domenica 3 aprile 2016

Ancora su Apple


Il post sui 40 anni di Apple pare sia piaciuto. Allora insisto con un altro, completamente differente.

Prendo coraggio e parlo del mitico Steve Jobs, l'idolo dei fanboys e dei giornalisti (non solo di Repubblica ma quelli tutti, in modo particolare).
Due premesse (due addirittura!), nel senso che al solito riporto cose non mie, ma dopo le commento e poi sui social-cosi, qui Twitter, si trovano degli über-nerds che wowww!!!

Allora vado, ecco: Unfortunately he was a notorious micromanager who did not practice this.
Symbo1ics qui si limita a riportare il cinguettio di Florence (non la seguo) evidenziante l'abisso tra la teoria e la prassi. Poi ognuno di noi ha provato nella vita più volte questa cosa delle direttive come-dire che arrivano dall'alto e non si possono nemmeno --no, per niente!
Tipo: "quando dico a qualcuno 'salta' voglio sentirmi chiedere 'quanto in alto?' o 'per quanto tempo?' non 'perché?'" (citation needed, ma non riesco a trovarla).
Poi tra certe categorie di persone certi miti sono molto poco mitici; pensa te che c'è chi non ci piace il Silvio, Salvini, Carlo Conti, Moggi et al. De gustibust non est sputandum, neanche se non ti piace, manco un po'.

Che poi girulando tra quelli lì che dicevo capita di leggere anche considerazioni sullo stato --pessimo-- in cui siamo ridotti, p. es. questa: Twenty years ago, we had Steve Jobs, Johnny Cash and Bob Hope.

Oh! io ci provo ma parto svantaggiato per ragioni di telligenza e non sono nianca 'mericano.
Vabbuò, si fa quel che si può.
(notata la rima?)

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