martedì 31 gennaio 2012

I social-cosi: Facebook, Goggle+, Twitter et al.

In questi giorni, con la complicità di Bruna, ho condotto un piccolo esperimento, di cui ora vi vado a rendicontare.


Avere un blog è bellissimo, tanto bello che io ne ho due :D
Avere un blog è impegnativo, richiede costanza e ordine, per questo i miei blog sono condivisi con persone costanti e ordinate.


Avere un blog può essere faticoso: OK panico che ha post impegnativi non lo sto aggiornando, ho bisogno di tempo e concentrazione, e in questi giorni proprio mi mancano.

A questo punto credo sia opportuno introdurre un post piccolino ma denso di Alessio, un giovane blogger di lunga e molteplice esperienza, fate un salto qui.

Tornati? OK!
Vale tutto quello che dice il dottor Bl@ster, anzi, di più: per due post, qui al Tamburo, ho provato a non segnalarne immediatamente su FB e G+ l'uscita e il numero di visite è stato decisamente inferiore. Per quello sulle etichette le visite sono rimaste ferme a 5 fino alla canonica segnalazione.

Allora? Non si usano gli RSS? Una mia amica mi ha costretto in passato a fare almeno tre post sull'argomento, poi abbiamo fatto una sessione assieme, così s'impratichiva e dopo un po' mi ha chiesto com si faceva a cancellare quelli vecchi che ne aveva più di mille (o millemila, non ricordo).
Una precisazione: non è che andiamo (parlo anche a nome di Bruna e Archibald) alla ricerca di un numero di visite sempre maggiore, i post sono fatti per noi, prima di tutto. Ovvio ci piace sentire le reazioni che sciuscitano, nascono nuove amicizie virtuali che potrebbero portare a contatti personali, già successo più volte.


Ci piacciono i commenti, anche le critiche certo, non ci sono censure (se non per lo spam). Ma è OK anche per chi non vuole commentare, per questioni di privacy o quant'altro.

Oggi su G+ ho trovato questo

Non è il nostro caso; per noi vale il pochi ma buoni. Anche per il numero di post.
Ecco una cosa che capita è che i blog hanno una vita precaria: sono ormai parecchi quelli che seguivo che sono scomparsi o quasi o sono cambiati così tanto da non attrarmi più.

Cosa che speriamo non succeda per OK, panico e il al Tamburo Riparato.

Dai, è solo uno sfogo, torno a cose sensate, si torna alla normalità.



Per quel che ne so "social-cosi" l'ha coniato Peppe Liberti.
Sì sono di nuovo sparite le emoticon! (ne ho lasciata una, chissà).


Ghiaccioli - candlot

Dopo la neve (tanta, troppa) ecco il freddo e lungo le grondaie i ghiaccioli.
In giro per il mondo ci sono un sacco di grotte con le stalattiti; noi che non abbiamo le grotte (con o senza stalattiti, da noi è tutto piatto, bidimensionale) abbiamo i ghiaccioli, stalattiti effimere che però ritornano, quasi ogni anno.
Ecco quelli che si usano oggi


Anche con effetti speciali, anche con spin = 1/2 :P

C'è un vento gelido ma Pico dice che la passeggiata mattutina ci vuole



domenica 29 gennaio 2012

È arrivata la neve


Sta nevicando. Da ieri pomeriggio. E adesso viene giù forte.
Per Pico è una festa, la neve lo mette di buonumore, corre (a balzelloni), divertentissimo.


Nonna (la mia mamma adesso si chiama Nonna; se uno vuole essere proprio preciso Nonna Michela --no non si usa più Michelina--) anche lei è soggetta all'influsso. Mi sono dovuto alzare presto urlando "la spalo io! prendo un caffè e arrivo" perché era già uscita e con la scopa stava spazzando i cespugli davanti casa. La pala per la neve è pronta perché è da dicembre che circola lo slogan "ci sono tutte le marche della neve" e la saggezza popolare raramente sbaglia.


Pico e Pero aiutano, fare la lotta su un mucchio di neve è divertente quanto farla su un mucchio di fieno.


"Ho tutti i piedi bagnati e freddi" dice Nonna; per forza è uscita con le ciabatte, la frenesia da neve.


OK, finito di spalare, tutto sudato, tolta davanti ai box che alle 10:30 si parte con le macchine per andare a messa grande. Pazienza che Bernard dirà "Un lavoro fatto male così non l'avevo ancora visto", anche questo fa parte del gioco.


"Un disastro" (questa frase va bene sempre).
"Capace che lo dice anche la tele".
"Devo ricordarmi di accendere la radio, al Gazzettino del Piemonte lo dicono senz'altro".


Per gli amici anticreduloni del CICAP: visto che la strologia funziona, quando c'è il Sole nel Capricorno o nell'Acquario viene la neve, prima o poi, sicuro.
Per i locali: io vedo già le marche della neve per l'anno prossimo, Maya permettendo.
Per il blog adesso vado a fotografare, mica capita tutti i giorni che nevica.
Per Bruna: io direi "ha nevicato" invece che "è nevicato". Che poi da noi la neve si chiama fioca.



venerdì 27 gennaio 2012

Insalata di parole



No, oggi non vi spiego una ricetta surrealista!  ;)

Mi ricollego ai commenti che stavamo scambiandoci con Juhan sul suo post Parole.
Il tempo stringeva, inoltre non volevo dilungarmi troppo in quella sede, ma ho visto che a Juhan interessavano le mie osservazioni, per cui le riprendo e amplio qui.

Si parlava della bussola e credo che possiamo dare per esaurito l'argomento, salvo interventi esterni da parte di voi amici: avete qualcosa da aggiungere?



Si diceva poi del vocabolo spagnolo bodega con il significato di locale sotterraneo dove si conservano soprattutto i vini, quindi quel che noi chiamiamo cantina. Per estensione designa da un lato l'osteria, dall'altro lato la stiva delle navi.

Anche la parola derivata bodegón ha vari significati, cioé trattoria rustica, osteria o taverna (detta anche taberna in spagnolo come in latino) e la "natura morta", cioè la rappresentazione pittorica di utensili di cucina e alimentari (frutta, verdura ma anche piccoli animali morti da cucinare); quest'ultima accezione probabilmente nasce dal fatto stesso che nei bodegones si preparan anche cibi semplici per accompagnare il vino, tapas (cfr.il mio post sull'argomento).  Esiste la locuzione "darla con queso" (ingannare) perché il formaggio offerto come accompa-gnamento del vino non buono ne nasconde i difetti.

Abbiamo poi visto che il vocabolo bodega deriva dal latino apotheca (magazzino, luogo per conservare). Da quest'ultima derivano anche altre parole (basti pensare al francese boutique, negozio, al tedesco Apotheke, farmacia, e al francese apothicaire, farmacista, che in spagnolo si chiamano anche botica e boticario, con la stessa etimologia, così come il botiquín, piccola farmacia casalinga o cassetta del pronto soccorso).
Ma sempre dallo stesso vocabolo latino discendono gli italiani bottega e bottegaio (è vero che al giorno d'oggi il farmacista non è più uno speziale, ma solo un bottegaio venditore di prodotti già preparati).

Allora, se non bodega, come si dirà in spagnolo la bottega o negozio? No, non negocio come qualcuno tradurrebbe ad  orecchio  e che  invece (direttamente dal latino negotium)  vuol dire attività commerciale  o economica (è scarsamente usata l'accezione di bottega, luogo per vendere merce),  bensí tienda (il venditore è il tendero). *

Ma allora la tenda, quella che copre le finestre? Si chiama cortina! oppure visillo se è di quelle leggere, semitrasparenti. Una finestra ben vestita sfoggerà visillo, cortina e galería (la nostra "mantovana" che non voglio neppur sapere da cosa abbia preso il nome!).

Galería? E allora...come si chiama il traforo attraverso cui passa una strada o una ferrovia?
Túnel! (anche noi diciamo tunnel, no?).


Tornando ai negocios, come pensate che si chiami il luogo che noi chiamiamo ufficio (nel senso di luogo dove si svolge una mansione, un'incombenza legata all'attività lucrativa?) Oficina.
Chiaramente non si tratta di quello che in italiano si chiama officina, ovvero luogo dove si eseguono lavori di meccanica: questo significato in spagnolo lo riveste la parola taller (pron. tagliér) che ovviamente non è altro che l'atelier italiano (studio d'artista, laboratorio, bottega) mutuato dall' atelier francese, che riveste tutti i significati qui visti: bottega, officina, laboratorio, studio o ufficio.


Officina deriva dal latino opyfex (artefice) da cui discende anche l'opificio (fabbrica). Non così fucina, che deriva invece dal latino focus!
Per questa volta non voglio ficcarmi in ulteriori gineprai parlando di usine, fabrique, fabbrica, fabric...


Infine, per rispondere a una perplessità di Juhan sull'italiano parlato in Argentina: cinta con quel significato di orto non appare nel dizionario panhispanico della RAE, forse è una voce dialettale derivata dall'italiano recinto; ternero (sì, proprio con la N) invece è il vocabolo spagnolo che indica il vitello (da tierno = tenero).
Tutto quadra, ora?

* una botteguccia senza pretese si può chiamare, almeno in Canarias,  venta (vendita) o ventita


















Le etichette stanno finendo

"Come le dicevo al telefono le etichette stanno finendo, massimo tre-quattro giorni e non ne abbiamo più".
"Siamo qui per questo..."
"Però vorrei cambiare 'na frisa, quella vecchia --non che non vadi bene-- ma un po' mi ha stufato. Ho fatto un disegno di come dovrebbe venire, ha presente Vetril?"
"Bene ragioniere, anzi abbiamo una grafica nuova, bravissima, adesso glie la presento".
Urlando: "Siiimooo!!!"

"Ecco, hai presente Vetril? Una cosa così, che dia l'idea della pulizia e lucentezza, fatta come si deve, scrivi 1000 ml invece di 1 l che viene meglio, metti la E europea che ci vuole, dobbiamo stamparla entro domani"

Simo è coscienziosa e ha ancora il cristallo che a scuola era piaciuto tanto, e sa fare i riflessi, ...
"No questo non riusciamo a stamparlo, riempi gli spazi vuoti, scrivi grosso il nome, tutto maiuscolo, ammoniaca in piccolo, sai puzza..."

"Togli questi riflessi che vengono male, con il blu è il giallo che risalta bene..."

"Metti un cerchio giallo con dentro il logo, lo so che è quello che è ma è quello"

"Le scritte grandi in giallo, con il contorno rosso-arancione..."

Simo ha trovato lavoro da un'altra parte, continua a fare la grafica ma diversamente.

Tutto è bene quel che finisce bene.
No! mi diceva l'altro giorno suo padre: "Con il fidanzato nuovo si sono lasciati"



giovedì 26 gennaio 2012

Compleanno


Oggi è il mio compleanno, è tradizione festeggiare i nostri compleanni con un buon pranzetto scelto dal festeggiato. Io ho tenuto conto anche dei gusti di mio marito, e così la scelta è caduta sul pollo alla cacciatora come lo faceva la bisnonna Veronica, un contorno e il gelato di tamarillo.

Innanzi tutto, per preparare questo piatto è meglio scegliere pezzi che abbiano anche osso, per cui escludo il petto, polposo sì ma anche meno saporito e "stoppaccioso" come direbbe Obelix ;) . Però non è neppure il caso di sbilanciare troppo il rapporto osso/polpa, per cui alla fine scelgo sempre quel che viene chiamata sovracoscia, che poi in realtà, lo sapevate?, è la vera coscia del pollo (quel che chiamiamo coscia è il polpaccio). Si può cuocere anche con la pelle, ma preferisco toglierla e eliminare anche il grasso sottopelle, per motivi dietetici.
Metto il pollo nel tegame con un po' d'olio e qualche spicchio d'aglio. Faccio rosolare bene il pollo da ambo i lati. Salo poco (chi può a questo punto può aggiungere una macinata di pepe nero).




Quando appare ben colorito aggiungo una manciata di salvia, fresca o secca, la lascio appassire appena un po' e bagno con un bicchiere di vino rosso, che poi lascio sfumare. A questo punto aggiungo una scatola di pelati a pezzetti, copro e lascio cuocere a fuoco basso una oretta.










Per il contorno ho scelto broccoli al vapore (a me piacciono così come sono, senza condimento! ma si possono condire a piacere).







Per il dessert, gelato di tamarillo.
La preparazione: si toglie il peduncolo ai tamarilli, si lavano, gli si fa un taglietto con la punta del coltello, e si cuociono con la sola aggiunta di un bicchiere d'acqua finché si rompono. Si passano al moulinette per eliminare semi e bucce, e si aggiunge zucchero a piacere (se si macinano ancora caldi basta mescolare bene, se il passato è già freddo occorrerà scaldarlo per far sciogliere lo zucchero). Il sapore ricorda un pochino quello del gelato di maracuya.

profumatissimi fiori di tamarillo














Stasera invece ravioli ai funghi (comprati fatti, della Rana) conditi con altri funghi: piatto unico!

Per completare la piacevole giornata, tra poco alla TV i campionati di pattinaggio artistico, e stasera l'unico serial che seguiamo.

mercoledì 25 gennaio 2012

Certe cose non c'interessano

"Che cosa facciamo domani, Prof?"
"Quello che facciamo sempre, Mignolo: cerchiamo di conquistare il mondo!"


Oggi è di nuovo capitato, non qui, sull'altro blog. E io ho fatto come al solito, segnalato come spam e cancellato, senza nemmeno leggere fino in fondo (cosa che non si dovrebbe fare: non so se era una vecchia conoscenza).

OK, parto dall'inizio. Questo blog e il suo fratello OK, panico qualche visitatore lo attirano (bravi, siete i benvenuti!). Ma attirano anche chi ti propone di aumentare in modo esponenziale (cioè tanto quanto vuoi) il numero di visite. E se accetti la pubblicità puoi guadagnare tanti $oldi e il blogroll dovrebbe essere fatto bene, con scambi mirati, non così e ...

No! Sono sicuro di parlare anche a nome di Bruna e Archibald (e futuri collaboratori) e dire che questo non c'interessa. Nemmeno un po'. E non vogliamo nemmeno discuterne. Basta.

Questo blog vuole raccontare quello che vediamo, che ci piace o ci succede. Ci consente di esprimere in rete le nostre opinioni e interagire con gente interessante che ci trova interessanti. Ecco. Qualcuno commenta, altri no (e poi vedi qualcuno che ti dice: "xxxx" (non so se sono autorizzato a dirlo)); qualcun altro ha anche un suo blog, uno per tutti avete visto questi fermacapelli?

I blog sono transienti, purtroppo. A volte il/la blogger si stufa, a volte sopravviene la mancanza di tempo, cambiano gli interessi o cos'altro e il blog muore. Poi c'è gente che non partecipa, gente che si è conosciuta ma non si è in contatto, lontani fisicamente e che sarebbe bello raggiungere con i blog --OK ci sono i social-cosi come Facebook-- non sempre è possibile ma va bene anche così. Mica è obbligatorio stare su Internet come non è obbligatorio andare ogni sera al bar o a messa grande la domenica (tranne a Piubès, che poi ti sparlano dietro).

OK, sia che commentate che no va bene. Non vogliamo invece ricorrere a certe pratiche.


No.


martedì 24 gennaio 2012

Il prof Apotema

Una recensione, una specie di recensione.
Difficile, di suo e poi io non sono tanto buono per queste robe qua.


Allora intanto occorre partire da Platone. Quello che c'è giunto di lui è in forma di dialogo. E mi ha sempre affascinato leggere questi dialoghi, anche quando racconta tavanate che poi permettono a Giacobbo di straparlare di Atlantide, pagato (tanto, troppo) da noi.


OK, dopo Platone la forma dialogica l'hanno usata altri, Scie Sach Shakespeare e Galileo, per citarne un paio.


Ecco, quello che Giacobbo fa con Platone Zichichi lo fa con Galileo. Gli piace tanto e ha anche dimostrato che aveva ragione anche nella sua controversia con la chiesa; non che la chiesa avesse torto, si è comportata benissimo, anzi meglio ma se gli avesse dato ragione si sarebbe comportata meglio ancora, benché si sia comportata meglio che più meglio non si può. Darwin invece aveva, ha e avrà sempre torto marcio anche quando sembra che i fatti gli diano ragione, secondo Zichichi.


OK, sono fuori tema torniamo a noi. Vado!

Uno dei blog di cui non potrei più fare a meno è Gli studenti di oggi  di zar. Ecco Zar, sotto lo pseudonimo di Roberto Zanasi è l'autore di Verso l'infinito, ma con calma (lo trovate nel blog).
Questo è un libricino piccolo e con neanche tante pagine ma è grande dentro. Io l'ho letto più volte e sono grato all'autore e all'editore --sono anche 'mico di Fèisbuk di Daniele Gouthier--. Uh! è lo stesso che ha pubblicato il gatto nero di Keplero di Popinga (Keplero o Popinga? ve lo spiego un'altra volta che se no perdo il filo del discorso che ci ho tutto qui).


OK, tornando al dunque, lo Zar nel blog e nel libro fa interagire un prof (proooof nel suo caso) e uno studente senza nome ma sveglio, tosto, come vorrei essere io. Non ci siamo ancora ma ci stiamo avvicinando a grandi balzi, preparatevi.

Allora lo scorso dicembre il suddetto zar introduce il prof Apotema, dice che l'idea del dialogo è sua e  (visto che ci siamo arrivati?) sapete cosa dice

Insomma, anche questo è un testo consigliatissimo.

Io ho seguito il consiglio, anche per il precedente (sì Apotema ne ha scritti due e promette di aggiungerne, sappia che io ci sono). Ed è stato meraviglioso.

Il prof Apotema ha una classe ganza in cui lui insegna matematica e gli studenti sono i migliori possibile (presente Leibniz?) ognuno con le sue caratteristiche caratteriali e il suo nome omen.

Ora io qualcosa di simile devo averla già vista un quarant'anni orsono, non tutta, fatta in modo diverso, ma più o meno quella. Sì perché qui ci sono i numeri iperreali che sono una cosa normalissima, tranquilla a parte il nome. E raccontata in quel modo, anche con qualche pizzico di comicità, la mate diventa una cosa divertente, che vorrei rifare davvero invece di leggerne qualche pagina alla sera. E addormentarmi sognando limiti, funzioni, asintoti e cose così. Purtroppo lo sto finendo, chissà a che punto è il prossimo?

OK, la recensione seria l'ha fatta, benissimo, lo Zanasi, la trovate qui