Da qualche tempo mi pare che su Facebook ma non solo ci sia molta gente che parla solo perché ha la bocca, ma evidentemente a volte dimentica di collegarla al cervello.
Qualche giorno fa era l'argomento principe, ora se ne parla meno ma tornerà presto alla ribalta: parlo dei post e i commenti dei feisbucchisti sul problema dello "ius soli" (a me piace di più scrivere jus, secondo obsoleta regola).
Per esempio,c'è chi dice, senza neppure farsi scappare una risatina, che i romani davano la cittadinanza (e la libertà di culto, aggiungo io) a tutte le popolazioni che andavano sommettendo mentre ampliavano l'impero.
Vero. Ma a parte il fatto, di un'evidenza lampante, che erano loro che invadevano altre terre inglobando i loro abitanti e non il viceversa come avviene ora con le migrazioni, posso ricordarvi che negli ultimi duemila anni ci sono stati alcuni cambiamenti?
Provate oggi a dire agli USA che accettino come migranti i delinquenti in fuga dall'Europa, gli avventurieri, le prostitute al loro seguito, i fanatici religiosi in cerca di libertà di culto... eppure, è con questo tipo di gente che sono stati popolati quei territori nel 1500-1600-1700, parallelamente al genocidio delle popolazioni autoctone...
È vero, i nati negli Stati Uniti hanno la cittadinanza per ius soli, e infatti anche là stanno meditando di passare allo ius sanguinis:
"Si è quindi aperta una discussione sull'opportunità di modificare i criteri di acquisto della cittadinanza statunitense, con l'abbandono dello ius soli in favore dello ius sanguinis, che è invece prevalente in Europa e in Asia. La modifica servirebbe ad arginare i continui flussi migratori e i tentativi di donne incinte di partorire sul territorio degli Stati Uniti in modo da avere un permesso legale di residenza a causa dell'acquisizione automatica della cittadinanza da parte del nascituro." (wikipedia)
Ma non è l'unica stupidaggine che ho letto in questi giorni.
Per prima cosa, tutti indistintamente si riferiscono ai "diritti" dei migranti mentre non ho MAI visto neppur un sia pur timido accenno ai "doveri" (un dovere, per esempio, sarebbe quello di rispettare le norme vigenti, tipo pagare il biglietto del treno o dell'autobus -norma che attualmente ha pochissimi fans tra i migranti, legali o illegali che siano- o non farsi il bidé nelle fontane pubbliche -"bufala" ben documentata da foto- o anche semplicemente non coprirsi il viso rendendosi irriconoscibili -ricordo che un tempo erano vietate perfino le maschere di carnevale che coprissero completamente il volto).
Il fatto di accettare il sottrarsi a questi doveri in nome della peculiarità di essere migranti mi appare un accettare di fatto che gli stessi abbiano diritti che i cittadini italiani non hanno, ovvero dei privilegi.
Ma no, secondo questi benpensati della tastiera il privilegio sarebbe quello degli attuali cittadini italiani: cioè quello di esserlo solo perché nati in Italia da italiani (ci si dimentica di parlare, ovviamente, dei numerosi immigrati legali che hanno ottenuto la nazionalità a norma delle leggi vigenti).
C'è chi la butta sul tragico: "stranieri a vita"! come ho detto ed è facilmente dimostrabile, è una menzogna, i rifugiati possono ottenere la cittadinanza dopo soli 5 anni di residenza regolare, i migranti economici dopo 10 anni, come quasi ovunque. Certo, per ottenere la residenza occorrono alcuni requisiti: per esempio, un certificato di nascita (è chieder troppo? ) che ovviamente i maggiorenni che si spacciano per minorenni per avere agevolazioni, o quelli che dichiarano false generalità non hanno voglia di presentare... un altro requisito (orrore!) è avere la fedina penale pulita, è chiedere troppo?
Ma c'è chi vorrebbe che tutto venisse loro regalato dall'alto, con una generosità che parecchi non dimostrano per il proprio vicino di casa.
E già, perché già ora e da tempo un migrante può ottenere la nazionalità italiana, seguendo le apposite norme. Anzi, pochi anni fa tali norme sono diventate più elastiche, proprio per favorire i "migranti" attuali, di cui, ricordiamo, solo una piccola percentuale sono "rifugiati" in fuga da un paese in guerra o da persecuzioni personali.
Per lo più si tratta di persone che vogliono trovare una società sviluppata e libera, i cui cittadini si sono già costruiti, con secoli di lavoro e lotte sociali, i diritti di cui godono (e, come si è visto, i nuovi arrivati ne pretendono anche di più, di diritti: quale cittadino italiano nato da genitori italiani, nipote di nonni italiani, ha automaticamente il diritto a un alloggio -sia pure una baracca- e al vitto? ditelo ai tanti vecchietti sfrattati o che rovistano nei resti dei mercati e supermercati per mangiare qualcosa,
Come no? anche gli italiani sono stati migranti economici, così come altri popoli europei (spagnoli, irlandesi e altri). Emigravano in cerca di lavoro, disposti a sopportare qualsiasi sacrificio, e non trovavano certo un'accoglienza sul tipo di quella che trovano ora le vostre "risorse".
Ci raccontava un nostro muratore che dovette anche lui emigrare per qualche anno in Inghilterra (all'epoca le Canarie non conoscevano ancora il benessere del turismo, la popolazione prevalentemente agricola pativa la fame). Ebbene, a parte il fatto di essere "alloggiato" in baracche affollate senza né riscaldamento né quasi servizi, dopo il lavoro giornaliero da edile (lui era addetto all'installazione di prese elettriche) doveva, di notte, alla luce delle lampade, col gelo, raccogliere cavoli... e non credo che a questa mano d'opera venisse offerta, non dico automaticamente ma neppure a richiesta, la cittadinanza. In effetti, credo che non ottenessero nulla più del nudo permesso di soggiorno, ammesso che non li assumessero in nero (a quanto pare, tutti gli europei hanno sempre avuto una certa propensione ad approfittare delle altre popolazioni per avere schiavi o mano d'opera a buon mercato ed è questa, credo, la chiave di lettura per comprendere questo attuale aprire anzi spalancare le frontiere da parte dell'Italia).
Non mi sembra proprio che i requisiti attuali per ottenere la cittadinanza siano così restrittivi o proibitivi: si tratta, per gli europei, degli stessi requisiti che vigono in altre nazioni europee, e per gli extracomunitari poco di più.
Anzi, spesso e volentieri, da quanto ho visto con i miei occhi, almeno in Spagna si è più generosi con i provenienti dall'Africa che con i cittadini europei, per esempio ho assistito personalmente a una intervista dell'impiegata a un aspirante cittadino, il quale aveva bisogno di un conterraneo per tradurre, e ovviamente non è stato sottoposto alla trafila di domande per valutare la sua conoscenza della storia, geografia e costumi della Spagna.
Comunque, già ora per i nati in Italia esiste una forma di ius soli:
"PER NASCITA E RESIDENZA IN ITALIA (IUS SOLI): può acquistare la cittadinanza italiana lo straniero nato e residente in Italia senza interruzioni fino ai diciotto anni e che dichiara, entro il compimento del diciannovesimo anno, di voler acquistare la cittadinanza italiana.
Si tratta di una forma “condizionata” di ius soli, suscettibile di trovare applicazione soltanto in presenza dei tre suddetti requisiti: nascita in Italia, residenza ininterrotta fino al compimento della maggiore età, dichiarazione entro un anno dal compimento della maggiore età.
Il Ministero dell’Interno, con una circolare del 7 novembre 2007 ha, tuttavia, chiarito che l’iscrizione anagrafica tardiva di un minore presso un Comune italiano, può considerarsi non pregiudizievole ai fini dell’acquisto della cittadinanza italiana ove vi sia una documentazione atta a dimostrare l’effettiva presenza del minore nel nostro Paese nel periodo antecedente la regolarizzazione anagrafica (es. attestati di vaccinazione, certificati medici in generale etc.). Pertanto, se in periodi successivi alla nascita si rilevano brevi interruzioni nella titolarità del permesso di soggiorno, al fine di favorire la possibilità di dimostrare la permanenza continuativa sul territorio italiano, l’interessato potrà produrre documentazione integrativa, quale certificazione scolastica, medica o altro, che attesti la sua presenza in Italia.
In ogni caso la circolare precisa che l'iscrizione anagrafica deve essere ragionevolmente ricollegabile al momento della nascita e quest'ultima deve essere stata regolarmente denunciata presso un Comune italiano da almeno uno dei genitori legalmente residente in Italia. Su tale punto è di recente intervenuta la giurisprudenza (Tribunale di Imperia, sentenza del 10 settembre 2012), pronunciandosi a favore di un'interpretazione estensiva della norma. Ad avviso dei giudici del tribunale ai fini della concessione della cittadinanza italiana, occorre valutare che l’interessato sia nato in Italia e vi abbia risieduto fino al compimento del 18° anno di età, in base a tutti gli elementi a disposizione (certificati anagrafici, di vaccinazione, medici, scolastici, ecc.) mentre la residenza legale in Italia di almeno uno dei genitori al momento della nascita, costituirebbe soltanto uno dei molteplici indici suscettibili di valutazione, senza assumere valore esclusivo.
L'articolo 33 del Decreto legge n 69 del 21 giugno 2013 recante “Disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia” (così detto Decreto del fare) ha previsto alcune semplificazione per l'acquisto della cittadinanza per lo straniero nato in Italia.
In primo luogo, recependo i più recenti orientamenti giurisprudenziale, la norma ha chiarito che allo straniero nato in Italia che al compimento dei 18 anni chiede l’acquisto della cittadinanza, non sono imputabili, ai fini di dimostrare la residenza legale ininterrotta per tutta la minore età, inadempimenti riconducibili ai genitori (es. iscrizioni anagrafiche tardive o mai effettuate dai genitori) o agli uffici della Pubblica amministrazione. Il possesso del requisito della residenza ininterrotta potrà, pertanto, essere dimostrato con ogni possibile documentazione idonea.
Altre importante novità è contenuta nel secondo comma dell'articolo 33 il quale impone agli Ufficiali di Stato Civile di comunicare al neo-diciottenne straniero, nella sede di residenza che risulta all'ufficio, la possibilità, in presenza dei requisiti, di richiedere la cittadinanza italiana entro il compimento del diciannovesimo anno d'età. In mancanza di tale comunicazione, tale richiesta potrà essere fatta anche oltre il diciannovesimo anno di età."
La normativa vigente in altre nazioni europee:
- SPAGNA (ottenendo la cittadinanza spagnola si perde quella precedente)
- FRANCIA
- SVIZZERA
- GERMANIA (prevede la doppia nazionalità)
Insomma, da sempre un immigrato regolare ripeto chiunque, sia europeo, sia americano, sia asiatico o africano, dopo alcuni anni (del resto necessari per apprendere la lingua e gli usi e costumi della nazione ospitante nonché integrarsi) può ottenere la cittadinanza.
Perché solo ora ci si preoccupa di farla ottenere in modo più rapido e facilitato?
Un'altra domanda che mi perplime assay (come direbbe Juhan): perché i numerosi cinesi che vivono in Italia (idem in Spagna) non fanno parte dei coccolati "migranti", si arrangiano per conto loro a trovarsi alloggio e lavoro (con un tasso di occupazione maggiore di quello degli italiani!), non creano tafferugli o proteste più che gli italiani, ma soprattutto per lo più non chiedono la cittadinanza italiana?
Insomma, da sempre un immigrato regolare ripeto chiunque, sia europeo, sia americano, sia asiatico o africano, dopo alcuni anni (del resto necessari per apprendere la lingua e gli usi e costumi della nazione ospitante nonché integrarsi) può ottenere la cittadinanza.
Perché solo ora ci si preoccupa di farla ottenere in modo più rapido e facilitato?
Un'altra domanda che mi perplime assay (come direbbe Juhan): perché i numerosi cinesi che vivono in Italia (idem in Spagna) non fanno parte dei coccolati "migranti", si arrangiano per conto loro a trovarsi alloggio e lavoro (con un tasso di occupazione maggiore di quello degli italiani!), non creano tafferugli o proteste più che gli italiani, ma soprattutto per lo più non chiedono la cittadinanza italiana?
da L'Espresso 2 novembre 2016 |
(Ovviamente, tutto quanto scritto sopra non ha valore per gli immigrati irregolari, i cosiddetti "clandestini", ma da quando in qua le leggi devono tutelare chi se ne sottrae?)
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