Per fortuna, non tutti i sacerdoti, cattolici o di altre religioni a scelta, sono o si comportano da ninja.
Oggi vi parlo di
padre Antonio, al secolo Antonio María Hernández Hernández.
Sono
atea pastafariana, come i miei amici sanno, però rispetto e apprezzo persone come lui, al di là della loro credenza religiosa o filosofia di vita.
Nato a La Orotava (Tenerife) nel 1936 (o 1933), durante la sua vita - conclusasi nel marzo di quest'anno a causa di un cancro - fu falegname, tappezziere, musicista, pugile (dicono che l'aver causato la morte in combattimento del suo rivale gli cambió la vita), frate, per poi arrivare al sacerdozio. Da quanto si sa, iniziò il suo lavoro in Sud America, per poi trasferirsi al Puerto de la Cruz, in Tenerife, dove inizia veramente la sua storia o leggenda, molto controversa (è stato anche alquanto osteggiato).
Un altro trauma psicologico, il suicidio di una anziana sola al mondo, lo convinse della necessità di fornire un tetto e assistenza ai tanti anziani che per un motivo o per l'altro (mancanza di parenti o loro noncuranza, miseria, malattie invalidanti...) finiscono con l'essere abbandonati a se stessi.
Fondò pertanto l'Hogar (= focolare) Santa Rita, dal nome della sua parrocchia, centro di accoglienza per vecchi e anziani in stato di necessità. L'attuale Hogar Santa Rita I appartiene al Vescovado.
Successivamente creò la Fondazione Hogar Santa Rita II, e riuscì a ottenere finanziamenti insperati, creando dal nulla un complesso enorme e stupendo, che accoglie un migliaio di anziani, tra cui 300 già ospiti del Santa Rita I, chiuso da tre anni a causa di un incendio (il Vescovado non ha ancora provveduto a riabilitarlo).
Proprio oggi siamo andati a visitare il Centro e a portare una sostanziosa donazione. Come ho detto, il complesso è enorme (come volumetria, direi almeno quanto la nuova sede della Regione Lombardia, forse più), suddiviso in vari corpi, cui a mano a mano si aggiungeranno altri: per ora, a una dozzina d'anni dall'inaugurazione, è formato da quattro corpi principali, più il "balneario" più capannoni per attività varie, più la zona di barbecue all'aperto, più giardini e giardinetti, più villette (per lo più di legno, prefabbricate) che vengono usate come foresteria, anche a tempo indefinito da persone che avendo buone possibilità economiche preferiscono questo accomodamento al vivere da soli .
All'interno dei corpi principali c'è di tutto: dalle sale mensa all'infermeria agli ambulatori medici, dal bar al parrucchiere al negozietto dove si vendono a pochi euro o centesimi gli oggetti che vengono donati, dalla sala congressi con palcoscenico, con capienza per 300 persone, alle sale per ritrovi comuni e festeggiamenti (ogni mese si festeggia il compleanno di tutti i nati in quel mese)...
I capannoni accolgono il laboratorio di infissi d'alluminio ad uso delle costruzioni in atto, un laboratorio tenuto da un volontario per aggiustare le numerosissime sedie a rotelle, sia quelle di proprietà degli ospiti sia quelle date in uso dal Centro, e altro. C'è la zona delle attività manuali (pittura, disegno, ricamo...): abbiamo visto sia gli album da colorare come quelli usati dai bambini sia le tele ad olio di apprezzabili pittori, ognuno fa quel che crede a seconda delle sue capacità. Si fanno recite e canti.
Tutti gli ospiti autosufficienti possono girare a loro agio per tutti gli edifici e anche uscire dal Centro, mentre i disabili fisicamente o psichicamente vengono seguiti dal numeroso personale.
Il "balneario", aperto a pagamento anche agli "esterni", comprende una piscina per nuotare, un'altra con getti d'acqua, una jacuzzi, una specie di sauna ad aria umida (non so come si chiami in italiano), la sala con tutta l'attrezzatura (biciclette statiche, step...) che si può trovare in una palestra, i camerini per i massaggi e la fisioterapia... Si svolgono corsi di aerobic, kungfu per bambini, ballo latino, perfino kickboxing!
Gli ospiti vengono accompagnati in Ospedale quando lo necessitano per visite specialistiche o ricoveri, ma anche a visite guidate di svago, come quella offerta tempo fa dal celebre Loro Parque.
È in progetto, ultimo grande sogno di padre Antonio, il Centro per i malati di Alzheimer la cui costruzione è ferma alle fondamenta e l'inizio del primo piano a causa di problemi burocratici e anche economici.
È vero che in qualche modo che tutti definiscono miracoloso padre Antonio è sempre riuscito ad ottenere i notevoli finanziamenti occorrenti: tra l'altro, è famoso per aver venduto "pezzetti di cielo" in cambio di oboli anche modesti. Ma ci sono stati anche finanziamenti più consistenti, e lasciti ereditari, e molto lavoro da parte di volontari.
Spero che anche l'ultima opera di un così grande uomo riesca a compiersi.