Al di là di epoche, stili, correnti letterarie o biografie personali, si può con certezza affermare che esistono due tipi di scrittori: quelli che danno consigli su come scrivere e quelli che si fanno giustamente i fatti loro. È di questa meritoria categoria che mi voglio occupare nella mia breve nota, soprattutto per riscattare dall'anonimato ingegni sottovalutati e perseguitati dalla comunità letteraria, per la ragione di non aver mai voluto presuntuosamente insegnare la bella scrittura. Gli uni, i membri della cricca, sono convinti di poter dire qualsiasi cosa sulla poesia, sul racconto, sul romanzo, e così via, solo perché hanno avuto la fortuna di imbattersi in un editore compiacente. Gli altri invece non sono mai stati pubblicati, forse perché il loro anonimato deriva dall'inesistenza: l’insieme degli scrittori che non danno consigli è infatti da sempre inesorabilmente vuoto.
Estraggo da questo insieme alcuni nomi degni di menzione, perché i loro consigli provengono da una fonte che, non avendo una esistenza reale, li esclude automaticamente dal novero degli autori prodighi di suggerimenti. Senz'altro il più grande di tutti è Carlos Alvarez Noboa, il peruviano mancato autore di Cent’anni sulla pagina bianca, che sostenne con calore in una conferenza che “Il racconto orale non necessita di alfabetizzazione, quello scritto forse, ma non è detto”. Originale la visione di Jean-Paul Villamorceaux, noto per non aver scritto la trilogia Trois Ubus rois à Troyes, per il quale è necessario che le parole vadano scritte una di seguito all'altra e non sovrapposte, per una forma elementare di educazione verso chi legge. L’autore francese suggerisce a chi volesse adottare la tecnica della sovrapposizione di utilizzare almeno dei fogli trasparenti, uno per parola, o della carta da lucidi. L’ultimo suggerimento che riporto è quello del piemontese di Piobesi Carlo Alberto Bianco, il quale, nell'appendice del suo Tricofillina, mai inviato a Boringhieri, Einaudi e Garzanti, descrive l’idea di un amico di scrivere il testo su una superficie di colore diverso da quello dell’inchiostro usato, per agevolare la lettura e anche eventuali correzioni da parte dello stesso autore.
Consigli molto saggi, quelli degli scrittori citati!
RispondiEliminaSì, ricordo perfettamente il CAB anche se abitava dall'altra parte della città e quindi difficilmente raggiungibile, anche per questioni ambientali: noi abbiamo sei mesi di nebbione e sei mesi di zanzare; a volte ci sono sovrapposizioni e dovreste sentire come cristonano le zanzare che non vedono un'ostia!
RispondiEliminaIl CAB aveva pensato anche a Adelphi ma c'è il dubbio su come si scrive. Per esempio adesso, scritto così, Blogspot me lo segnala come errore. Ma segnala errore anche il suo nome.
RispondiElimina!
chiaro, concordo.
EliminaUn po' lungo.
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