domenica 30 novembre 2014

Che cosa ha scritto sui testicoli Gesù?

Ok, non si può essere sicuri di questo.
Gesù potrebbe non avere nulla di scritto sui suoi testicoli.
Ma sicuramente ha qualcosa di scritto sulla sua coscia, almeno se vogliamo credere al Libro dell'Apocalisse.

16 E sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome: RE DEI RE E Signore DEI SIGNORI. Apocalisse 19

 Qualcosa del genere:

Fonte

Ma dato che "coscia" è un eufemismo biblico per "testicolo"[citazione necessaria], e probabile che Gesù abbia la scritta Re dei Re e Signore dei Signori sui suoi testicoli (o più probabilmente, sul suo scroto).

Ve lo immaginate? Non sarebbe bellissimo?

Scommetto che ha la scritta "Re dei re" su una palla, mentre la scritta "Signore dei signori" sull'altra.

Sarebbe il tipo.

E scommetto gli starebbe benissimo con il resto della sua uniforme:

11 Poi vidi il cielo aperto, ed ecco apparire un cavallo bianco. Colui che lo cavalcava si chiama Fedele e Veritiero; perché giudica e combatte con giustizia. 12 I suoi occhi erano una fiamma di fuoco, sul suo capo vi erano molti diademi e portava scritto un nome che nessuno conosce fuorché lui. 13 Era vestito di una veste tinta di sangue e il suo nome è la Parola di Dio. 14 Gli eserciti che sono nel cielo lo seguivano sopra cavalli bianchi, ed erano vestiti di lino fino bianco e puro. 15 Dalla bocca gli usciva una spada affilata per colpire le nazioni; ed egli le governerà con una verga di ferro[1], e pigerà il tino del vino dell'ira ardente del Dio onnipotente. Apocalisse 19

Tipo così, no?

Fonte

... per finire, leggendo Apocalisse 19, mi è sempre più chiaro per quale motivo i cristiani stiano aspettando così ferventemente l'Apocalisse.
Ovvio: non desiderano altro che vedere i loro nemici divorati dagli uccelli.

17 Poi vidi un angelo che stava in piedi nel sole. Egli gridò a gran voce a tutti gli uccelli che volano in mezzo al cielo: «Venite! Radunatevi per il gran banchetto di Dio; 18 per mangiare carne di re, di capitani, di prodi, di cavalli e di cavalieri, di uomini d'ogni sorta, liberi e schiavi, piccoli e grandi».
19 E vidi la *bestia e i re della terra e i loro eserciti radunati per far guerra a colui che era sul cavallo e al suo esercito.
20 Ma la bestia fu presa, e con lei fu preso il falso *profeta che aveva fatto prodigi davanti a lei, con i quali aveva sedotto quelli che avevano preso il marchio della bestia e quelli che adoravano la sua immagine. Tutti e due furono gettati vivi nello stagno ardente di fuoco e di zolfo. 21 Il rimanente fu ucciso con la spada che usciva dalla bocca di colui che era sul cavallo, e tutti gli uccelli si saziarono delle loro carni. Apocalisse 19



Carne di schiavo? Con i tempi che corrono, forse meglio puntare sui precari.
Come sono amorevoli, questi cristiani.




Tradotto liberamente su ispirazione di un post di Steve Wells.

[1]


sabato 29 novembre 2014

La relatività spiegata a mia nonna!

Einstein una volta affermò: "Non hai veramente capito qualcosa finché non sei in grado di spiegarlo a tua nonna!".
Proviamo allora, qui sul Tamburo, l'esperimento di parlare dei rudimenti della teoria della relatività in maniera così chiara e semplice da essere comprensibile anche a nonne senza una solida cultura scientifica alle spalle.

Innanzitutto cara nonna desidero spiegarti da dove proviene l'espressione "relatività".
Nel 1905 un giovanotto di 26 anni che lavorava all'ufficio brevetti di Berna, pensando e ripensando ai principi fondamentali che sorreggono la natura delle cose, ideò 3 eccezionali articoli, che sarebbero stati pubblicati in un'importantissima rivista scientifica, "Annalen der Physik".
Quel giovane dalla straordinaria mente era nientepopodimeno che Albert Einstein, conosciuto ai più anche per la sua foto con la linguaccia!

L'ultimo di quella terna di imponenti articoli, dal titolo piuttosto astruso "Sull'elettrodinamica dei corpi in movimento", andava appunto a rivoluzionare il mondo della fisica con una nuova teoria, la teoria della relatività ristretta (chiamata anche speciale), decisamente differente da tutto ciò che era la cosiddetta "fisica classica".
Le implicazioni di tale teoria, infatti, portavano la fisica a divenire più il copione di uno scenario di fantascienza che di realtà!
Tra velocità allucinanti, dilatazioni temporali, contrazioni spaziali, buchi neri e chi più ne ha più ne metta, Einstein diventò una sorta di Steven Spielberg della fisica.
È sufficiente pensare che per quasi 3 secoli gli scienziati erano rimasti ciecamente convinti dell'assoluta validità delle teorie di Newton (1642-1727), colui più famoso per l'aneddoto (probabilmente neanche veritiero) della mela che gli cadde in testa che per tutto il resto!


Isaac Newton era convinto che lo spazio e il tempo fossero qualcosa di assoluto.
Cosa intendeva dire?
Che ogni singolo movimento di un certo corpo avviene sempre rispetto a una sorta di griglia immobile, immutabile, eterna.
Insomma lo spazio assoluto non dipende dagli eventi fisici che accadono, ma è invece un qualcosa in cui gli stessi eventi si verificano.
Il tempo assoluto è, per analogia, un tempo uguale per qualsivoglia entità e che scorre senza relazione a qualcosa di esterno.
Einstein era invece convinto che sia il concetto di spazio, sia quello di tempo dovessero essere rivisti.
In altre parole, lo spazio e il tempo risultavano relativi (da cui "relatività").
Cara nonna, devi sapere che spazio relativo significa che qualsiasi corpo, qualsiasi oggetto, persona, animale, ecc., si muove sempre in relazione a qualcosa.
Per esempio, nel tuo affaccendamento nel preparare la cena, compi diversi movimenti.
Se tu venissi osservata da Newton (attenta alle mele in sua presenza!), lui ti direbbe che tutti i tuoi spostamenti si verificano sempre in relazione a qualcosa di immutabile, lo spazio assoluto.
D'altro canto, Einstein potrebbe farti notare i tuoi spostamenti rispetto a una pentola, rispetto a un frigorifero, rispetto a un piatto situato sopra il tavolo.
I tuoi movimenti sono sempre relativi all'oggetto che si sta considerando come origine di un sistema di riferimento, non sono movimenti assoluti.
Addirittura, se considerassimo te stessa origine di un sistema di riferimento, nel TUO sistema di riferimento non ti staresti muovendo affatto!
Lo stesso accade all'automobile in questa chiarissima immagine:


In un sistema di riferimento centrato sull'automobile, sono la bicicletta e la casa a muoversi (precisamente ad allontanarsi da essa); può sembrare inaudito, sconvolgente, paradossale ma è così.
Aspetta nonna a fare il riposino, le sorprese su spazio e tempo non sono finite, anzi, a dir la verità, questa è solo la punta dell'iceberg!


Non solo quel genio capellone di Einstein ci ha detto che lo spazio e il tempo sono relativi, ma anche che sono fusi assieme!
EH? COSA?
Hai capito bene, la relatività ci dice che lo spazio e il tempo sono riuniti nel cosiddetto spazio-tempo.
Per farti capire meglio, immaginati un bambino nella sua culla.
Il bambino inizia a scoprire man mano che esistono 3 dimensioni spaziali: può rendersi conto sin da subito della lunghezza e della larghezza della costruzione.
Quando poi il birbantello riesce anche a scavalcare la culla ed uscire fuori, apprende che esiste anche una terza dimensione, che è l'altezza (o profondità).
Te ne puoi rendere conto anche tu; quando vai ad acquistare un mobile per la casa, dovrai prendere le misure per valutare dove e se posizionarlo nella tua dimora.
Quelle misure non sono altro che valutazioni delle 3 dimensioni spaziali esistenti.
A tutto questo Einstein ha aggiunto quella che apparentemente non sembra una dimensione ed è un concetto simultaneamente semplice e misterioso: il tempo.
Moltissimi hanno provato a definire cosa sia il tempo, nessuno è riuscito a trovare una definizione univoca e rigorosa.
Una nonna potrebbe definirlo come quella cosa che passa e determina i cambiamenti delle cose, della vita, passando dalla giovinezza alla vecchiaia (la comparsa delle rughe viene ad esempio additata come segno fondamentale del passare del tempo) fino alla morte, almeno per gli esseri umani, tuttavia sarebbe davvero limitante ridurre la definizione di tempo soltanto a ciò.


Sant'Agostino diceva: "Che cos'è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più".
Cara nonna, è il momento di un'interessante lettura, cioè un passo dal libro Dall'Eternità a Qui di Sean Carroll:

"La prossima volta che vi trovate in un caffé, o in aereo, o in coda all'ufficio postale, potete ingannare l'attesa chiedendo agli sconosciuti che vi circondano come definirebbero la parola «tempo». Sentirete probabilmente risposte interessanti: «il tempo è ciò che ci manda avanti nel corso della vita», «il tempo è ciò che separa il passato dal futuro», «il tempo fa parte dell'universo» e via discettando. La mia preferita è: «il tempo è ciò che ci dice quando accadono le cose». Tutti questi concetti afferrano solo una parte della verità. Potremmo trovare difficile esprimere il significato di «tempo» a parole, ma, come sant'Agostino, riusciamo ciò nonostante a servirci in maniera piuttosto efficace del concetto di tempo nella vita di tutti i giorni. La maggior parte delle persone sa leggere un orologio, stimare quanto tempo occorre per arrivare in auto al lavoro o per preparare un caffé, ed è in grado di organizzarsi per incontrare gli amici a cena più o meno a una data ora. Anche se non riusciamo facilmente a esprimere cosa intendiamo esattamente con «tempo», i suoi meccanismi fondamentali hanno per noi un senso a livello intuitivo. Come disse un giudice della Corte Suprema chiamato a emettere il suo verdetto su un caso di pornografia, sappiamo che cos'è il tempo quando lo sperimentiamo, e per la maggior parte degli scopi questo è sufficiente. Ma certi aspetti del tempo rimangono profondamente misteriosi. Conosciamo davvero il significato della parola? Il mondo non ci porge concetti astratti preconfezionati da elaborare per cercare di interpretarli e per armonizzarli con altri concetti. Ci presenta invece dei fenomeni, cose che osserviamo e registriamo, da cui ricavare concetti che ci aiutino a capire le relazioni tra quei fenomeni e il resto della nostra esperienza. Nel caso di nozioni sottili come l'entropia, il processo è abbastanza chiaro. Non ci imbattiamo nell'entropia camminando per strada; dobbiamo piuttosto osservare una varietà di fenomeni naturali e discernere una regolarità che può essere descritta nel modo migliore in termini di un concetto nuovo, battezzato «entropia». Armati di questo nuovo utile concetto, osserviamo altri fenomeni, che offrono lo spunto per raffinare e migliorare l'idea originale di entropia. Nel caso di un'idea primitiva e indispensabile come quella di «tempo», non è così ovvio che tale concetto sia una nostra elaborazione e non ci venga offerto già pronto per l'uso dall'universo: il tempo, infatti, è una cosa senza la quale non sapremmo letteralmente come fare a vivere. Ciò nonostante, tra gli scopi della scienza (e della filosofia) c'è anche quello di prendere la nostra nozione intuitiva di un concetto basilare come il tempo e renderla rigorosa. Lungo la strada scopriamo che non usiamo questa parola in modo univoco, ma le attribuiamo significati diversi, ciascuno dei quali merita un'accurata analisi. Il tempo ha 3 aspetti diversi:

1) Il tempo contrassegna gli istanti dell'universo. Il tempo è una coordinata: ci aiuta a localizzare gli oggetti.
2) Il tempo misura la durata intercorsa tra 2 eventi. Il tempo è ciò che viene misurato dagli orologi.
3) Il tempo è un mezzo attraverso cui ci muoviamo. Il tempo è l'agente del cambiamento. Noi ci muoviamo nel tempo o - equivalentemente - il tempo scorre intorno a noi, dal passato, attraverso il presente, al futuro.

A prima vista i 3 aspetti sembrano abbastanza simili. Il tempo contrassegna gli istanti, misura le durate e scorre dal passato al futuro - su questo siamo d'accordo. Ma scavando un po' più in profondità, queste idee non sono necessariamente collegate tra loro: rappresentano concetti indipendenti che per caso, nel nostro mondo, sono inestricabilmente legati. Per quale motivo? La risposta è più importante di quanto gli scienziati abbiano generalmente ritenuto finora. John Archibald Wheeler, l'illustre fisico americano a cui si deve il termine «buco nero», fu invitato un giorno a dare una sua definizione di «tempo». Dopo averci pensato qualche istante, disse: «il tempo è il modo con cui la Natura impedisce che le cose accadano tutte insieme». C'è molta verità, e non poca saggezza, in questa frase. Quando pensiamo al mondo, non da scienziati o da filosofi ma da persone qualunque, tendiamo a identificarlo con un insieme di cose situate in posti diversi. I fisici mettono insieme tutti i posti in un'unica entità che chiamano «spazio», e hanno modi diversi di pensare alle cose che esistono nello spazio: atomi, particelle elementari, campi quantistici, secondo il contesto. Ma l'idea alla base è la stessa. Siamo seduti in una stanza, ci sono diversi mobili, alcuni libri, forse del cibo o altre persone, sicuramente ci sono molecole d'aria...Tutte queste collezioni di oggetti, poste vicino a noi o nelle regioni estreme degli spazi intergalattici, costituiscono «il mondo». E il mondo cambia. Troviamo certi oggetti disposti in un certo modo, ma gli stessi oggetti li troviamo disposti anche in altro modo. Ma non vediamo le diverse configurazioni «tutte insieme», o «simultaneamente». Vediamo una configurazione - voi che sedete sul divano, con il gatto sulle ginocchia - e poi ne vediamo un'altra - il felino è saltato giù, seccato per la vostra mancanza di attenzioni, presi come siete dal libro. Il mondo ci si presenta cioè in sempre nuove configurazioni, che in un modo o nell'altro sono distinte. Fortunatamente siamo in grado di attribuire ad esse un contrassegno, per non fare confusione: il micio se ne sta andando «adesso»; era sulle vostre ginocchia «prima». Questo contrassegno è il tempo."

Dopo esserci chiariti un po' le idee sul tempo (ma neanche troppo), ritorniamo nonna al nostro Einstein e alla sua relatività.
Abbiamo detto che Einstein, nella sua descrizione della realtà, non considera le dimensioni spaziali e quella temporale come separate, bensì unite nello spazio-tempo.
A proposito di spazio-tempo, una decina di anni dopo aver introdotto la relatività ristretta, Einstein ampliò la sua teoria sviluppando la cosiddetta relatività generale.
La relatività generale è la chiave che consente di capire cos'è la gravità.
Tutti i giorni sperimentiamo gli effetti della gravità: ad esempio, quando il gatto sale sul tavolo e fa cadere un bicchiere, facendoti adirare, esso si sfracellerà a terra, rompendosi in mille pezzi, attirato dall'attrazione gravitazionale del pianeta Terra.
Come poi ha scoperto Newton, la gravità non è soltanto quella cosa (precisamente una forza) che fa cadere a terra la mela dall'albero, ma è pure quel "magico" effetto che permette ai pianeti di ruotare intorno al Sole o la Luna di girare attorno alla Terra.
Newton aveva capito però solo cosa faceva la gravità, non che cosa era precisamente.
Ebbene, nonna, per capire la gravità illustrata dalla relatività generale, devi immaginare di avere un telo elastico teso agli estremi su cui appoggiare dei palloni di peso molto differente.
Magari uno di questi palloni, quello assai pesante, può rappresentare il Sole, mentre quelli più piccoli i vari pianeti del Sistema Solare.
Ponendo il pallone grosso al centro del telo, esso determinerà una depressione, una curvatura nel telo.
Lanciando una pallina più piccola, essa comincerà a ruotare intorno a quella più grande per effetto di questa depressione.
Ecco il video seguente fa vedere cosa accade:


Ora supponendo che questo telo sia in realtà lo spazio-tempo, ne segue che si può definire la gravità come la curvatura dello spazio-tempo provocata da una certa massa.
Più grande è la massa, più grande sarà la depressione.
Se poi questa massa è troppo grande (molto ma molto più grande di quella del vero Sole), la depressione dello spazio-tempo diventa così imponente da generare un buco nero (anche al centro della nostra galassia, la Via Lattea, ne risiede uno gigantesco, che è stato chiamato Sagittarius A*).


Ritornando ai concetti di spazio e tempo, Einstein non si è limitato ad affermare che sono relativi e che sono fusi insieme.
Ha introdotto concetti come dilatazione temporale e contrazione spaziale.
Prima di chiarire cosa significhino, c'è da dire che la relatività impone che la massima velocità raggiungibile sia quella della luce, la quale ha un valore di circa 300.000 km/s (un valore altissimo ma comunque limitato).
Non a caso, la relatività è una teoria i cui effetti si avvertono in modo netto nell'ambito delle grandi masse (pianeti, stelle, galassie, ecc.) e delle grandi velocità (vicine a quelle della luce).
Nella realtà quotidiana gli effetti relativistici sono così minuscoli che noi non li avvertiamo neppure, eppure ci sono!
La dilatazione temporale è una parola la quale sta ad indicare che il tempo, su un corpo di grande massa oppure in viaggio a velocità prossime a quelle della luce, scorre molto più lentamente!
In altre parole, l'orologio di una persona che è in viaggio a una certa velocità scorre più lentamente rispetto all'orologio di un individuo che sta fermo!
Come anticipavo prima, detta così sembra un'eresia, giacché nella realtà quotidiana questo effetto non si nota, è trascurabile, ma considerando velocità relativistiche (o comunque elevate velocità) la dilatazione temporale diventa evidente, come nella figura seguente:
Se lo scorrere del tempo rallenta con le grandi velocità, lo spazio cosa fa invece?
Si contrae!
Ebbene sì, un corpo che viagga a velocità relativistiche subisce una contrazione della sua lunghezza (ovviamente dal punto di vista di un osservatore esterno)!
Più chiara di questa immagine credo non ci sia nulla:

Povero ritratto di Einstein, sarebbe stato meglio se restava fermo!
E a proposito di velocità relativistiche, se la velocità della luce è la massima raggiungibile, allora vuol dire che, essendo essa limitata, quando osserviamo un corpo celeste, la luce del suddetto non giungerà a noi immediatamente!
In sostanza, noi guardiamo sempre indietro nel tempo, persino quando tu, cara nonna, ti stai godendo la tua serie preferita in tv.
I tuoi occhi stanno osservando come era la televisione qualche infinitesimo frammento di secondo prima di com'è attualmente.
Quando invece si guarda il Sole, lo vediamo non come è adesso, ma come era 8 minuti fa!
Più in generale, quando guardi un cielo stellato, non stai osservando il presente di quelle stelle, ma il loro passato!
Te lo dicevo che la fantascienza è nulla in confronto alla relatività!
La differenza è che la fantascienza non è reale (o almeno non lo è nel presente in cui la si legge o la si vede, altrimenti non si chiamerebbe fantascienza), mentre la relatività sì, essendo stata confermata e riconfermata da numerosi esperimenti.
Ultima cosa nonna: la cosa più celebre che Einstein ha introdotto è la formula E = mc².
Essa mette in relazione l'energia e la massa.
L'equazione non ci sta dicendo che energia e massa sono uguali, ma che la massa può essere convertita in energia, o viceversa, attraverso un fattore moltiplicativo che è la velocità della luce al quadrato (c²), fattore tutt'altro che trascurabile.
Tale formula ha una grande importanza nella fisica nucleare, in quanto nelle reazioni nucleari c'è una dispersione di massa (rigorosamente un difetto di massa) la quale viene convertita in colossali quantità di energia.


Questo purtroppo rappresenta anche il meccanismo alla base degli ordigni nucleari sganciati su Hiroshima e Nagasaki.
Ecco adesso sei pronta per goderti anche un bel documentario su Einstein, assieme all'allegra compagnia dei lettori del Tamburo:



Alla prossima!

Manco a farlo apposta!



Giusto la settimana scorsa, avevo scritto questo post...
Manco farlo apposta, lunedì sera mio padre mi prende e mi porta via: una sua amica vuole offrirmi un lavoro! Yeeeah!

...oppure no?
No, infatti.

In realtà, la sera stessa, arrivati a casa sua, capisco già dove vogliamo andare a parare: mi si offre di accettare di far parte di una "grande multinazionale" (non ne farò il nome! come loro non ne hanno fatto il nome con me per tutta la prima volta...) che in cambio di sponsorizzazione dei suoi prodotti, ricambia i suoi "clienti" con una somma di denaro in cambio delle "cerchie" che gli abbiamo creato.

Ora, io già subodoravo la truffa, ma sono stato al gioco, anche perché mio padre ci teneva e dunque mercoledì scorso sono stato ad un convegno di questa "multinazionale che non ha un euro di debito"..

Il convegno è iniziato con un "simpatico" giovanotto tutto impomatato e tirato, che in poco meno di un quarto d'ora ci ha spiegato come è possibile fare soldi semplicemente arrivando a diffondere la sponsorizzazione almeno ad una ristretta cerchia di amici che ogni mese comprano questi stessi prodotti.
E quali sarebbero questi prodotti?
Ma ovvio, i soliti prodotti per la casa, i cosmetici e, come sempre, gli "integratori alimentari".

Ora, io ho letto qualche mese fa "Salute e bugie" di Salvo Di Grazia, e dunque non ho fatto che ridere sotto i baffi per tutta la "lezione" tenuta da una cinquantenne su quanto siano "necessari" gli integratori alimentari per il nostro corpo, la nostra salute e la nostra "giovinezza"...

Perché ne ridevo?
Perché, come ricordavo bene, gli integratori alimentari, che ammetto anch'io qualche volta assumo, sono praticamente INUTILI.
Potete leggerlo anche voi in questo nuovo articolo di Stefano su Wired...



Per finire, poteva non mancare il solito discorso del "manager partito dal nulla che ora fa i soldi col sistema" per imbonire gli allocchi?

Davvero, a veder ridere come oche i vari presenti ad ogni citazione della sua "immensa attuale ricchezza" un po' mi sentivo male... siamo davvero così stupidi noi veneti?



Ragazzi, non esiste la "gallina dalle uova d'oro", non certo se a proporvela è qualcuno che vi dice che vi farà ricchi dall'oggi al domani.
E poi, come ho già spiegato, questi non vogliono darvi un "lavoro", semplicemente vogliono che voi gli facciate pubblicità a bassissimo prezzo e che acquistiate ogni mese i loro prodotti.

Questa serata al "convegno della multinazionale che non ha un euro di debito" però mi ha convinto a ritirare fuori i miei vecchi libri e articoli sulla persuasione e sulle sétte, in quanto mi sembra che il meccanismo sia molto simile...

Alla prossima!

Ah.. a proposito di persuasione occulta.. ora al tg Salvini dice di essersi alleato con Il Fronte Nazionale per risolvere il problema della disoccupazione europea.. sì, sappiamo quanto ti interessa la disoccupazione, Salveenee.. deve essere proprio per questo che ti sei alleato con la Le Pen, immagino...

Solo un saluto: ci sono ancora!


Mi rifaccio vivo perchè non pensiate che sono uscito dal gruppo del Tamburo.
Il fatto è che un po' la pigrizia, un po' i problemi di lavoro e di salute, un po' il dilagare di Juhan e di Dario/Serpico/Baker Street Boy mi hanno tenuto lontano.
Non è che abbia molto da dire, eh!
Però qualche volta mi fa piacere condividere con voi alcuni dei miei pensieri.
Per esempio, soprattutto dopo aver dovuto cancellare una quantità di spam dal mio recapito pubblico di e-mail (quello che appare qui a fianco, ma ancora per poco), stavo pensando alla pubblicità come era un tempo e come è adesso.

Sono della generazione che ha fatto a tempo a conoscere il mitico Carosello, ancora oggi citato anche da chi non l'ha mai visto. Anch'io avevo i miei favoriti, per esempio Calimero, Jo Condor e "Carmensita sei già mia, chiudi il gas e vieni via"e  "la linea".
All'epoca erano divertenti, la pubblicità in TV era poca e così raggruppata tutta insieme a quell'ora (a letto dopo Carosello!) era sopportabile e anche gradita, anche se non sempre efficace: a volte il personaggio e le sue avventure avevano il sopravvento sul nome del prodotto, che magari non tutti sapevano abbinare allo spot.

Ricordo che quando appariva la pubblicità  (credo fosse un dentifricio) che diceva "Ti spunta un fiore in bocca"  mia madre commentava che le faceva venire in mente L'uomo dal fiore in bocca di Pirandello e che su di lei quella pubblicità aveva quindi un effetto contrario.

Oppure, tempo dopo,  c'era metti un tigre nel motore, trovata furba perchè rivolta soprattutto agli uomini (le donne ancora guidavano poco) che si sentivano più mascolini con quel tigre maschio.
Anche la famosa Golf color canna di fucile aveva avuto molto successo proprio per quella trovata del nome: se l'avessero chiamato grigio topo, come era,  pensate che avrebbero stimolato altrettanto il machismo di tanti travet che d'improvviso si sentivano quasi protagonisti di una caccia grossa?
Entrambe le pubblicità sfruttavano smaccatamente quella tipica  psicologia mascolina che scarica sull'auto velleità inespresse e insoddisfatte. (sì, a volte leggo anch'io la rubrica dello psicologo)  ;)

Purtroppo molte volte la TV  è servita per diffondere tanti "tormentoni", già il nome ne dà una valutazione negativa! Ora ho visto che neppure più ci si rende conto di stare usando frasi inventate da altri e ripetute pedissequamente (visto, AD? anche io, non solo Juhan, posso usare paroloni!).
Senza contare l'ignoranza di tanti giornalisti! ho sentito con le mie orecchie uno che diceva "redarre" (verbo inesistente, fatto derivare da redatto, che però è voce del verbo redigere!).
A volte questi modi di dire diventano così invasivi da non riuscire a sopportarli. Alcuni con gli anni spariscono (a livello di..., a monte), altri rimangono a galla e si ritrovano ancora, a distanza di decenni.
Odio particolarmente realizzare  per dire rendersi conto (brutta traduzione a orecchio dall'inglese, questo lo usa anche Juhan!), facilitare per intendere offrire o simili...  Non esiste! per me vuol dire che qualcosa non c'è proprio, non che è incredibile, e la metà di mille è cinquecento, non un gran numero generico...
Altre locuzioni fastidiose, mi danno la stessa impressione di una mosca insistente: per ora grazie che cosa diavolo vuol dire? avrebbe senso solo se seguita da qualcosa in cambio (regalo o restituzione di un favore), per non parlare dei recenti spalmato al posto di distribuito, che mi fa sempre venire in mente una fetta di pane con la Nutella, oppure l'orrendo piuttosto che per dire invece. Ora l'ultima moda è ma anche no: anche rispetto a cosa?
Ora c'è anche la moda (a meno che si tratti di pura sciatteria) di scrivere apposto (per me participio passato di apporre) per a posto, affianco (affiancare) per a fianco, avvolte (avvolgere) per a volte eccetera.
Lo sapete, io non sono certo un letterato, ho una cultura direi basica, ma "avvolte" mi sento un linguista in confronto a certa gente!

Dicevo che ancora per poco qui a destra vedrete il mio indirizzo, a partire da gennaio il recapito del tamburo sarà tamburo.riparato@gmail.com (è già funzionante), accessibile a tutti gli amministratori.
Sì, stavo pensando di lasciare il mio indirizzo, con questo continuo ricevere spam e phishing. Guardate qui, per esempio: notate quello più in basso, nore-ply! probabilmente variano l'indirizzo del mittente in tutti i modi possibili per non finire nell'antispam. Chissà poi perchè me ne hanno inviato uno anche in tedesco (o è olandese?), di cui non so una parola...


Ma anche questo inviato dal "Team di G-mail, che alterna spezzoni di frasi di senso compiuto a frasi che non stanno né in cielo né in terra:

notate "risposta alla domanda secerne"

Sì, è vero che mi fanno passare un po' il tempo con una bella risata, ma alla fine uno si stufa...



Una sera al Circolo

Non c'è verso che non ci vado! Anche se davvero mi sa che mi sono beccato l'influenza. E continua a piovere di quella pioggia fine fine ma fitta fitta che sembra di essere sott'acqua. E poi è già buio alle quattro (del pomeriggio, nèh!) ma è un'occasione unica. Mica puoi dirci di farlo d'estate, o a casa mia. Anche perché non so se avete presente la sede, magari vi dico qualcosa in proposito perché davvero meriterebbe.
Intanto mi premunisco: metto la camicia di Matt Taylor, ha le maniche corte ma tanto sopra ci metto il maglione pesante e il foulard (come si dice in 'taliano?) che con tutta quest'umidità...
OK, la faccio breve, arrivo con un quarto d'ora d'anticipo, vengo numerato (61, ehi! (reverse #x10), numero fortunato).


Entro e saluto la rockstar (sì, lo dico dopo ma Marco rockz!). Ecco la sala:


C'è posto, faccio in tempo a andare a recuperare il telefono, verificare che sia spento, lo uso come orologio e non so se...
Improvvisamente la sala si è riempita, la signorina (bravissima!) dei numerini chiude fuori tutti tranne i duecento (stima) che hanno trovato posto a sedere. Pochi giovanissimi, parecchie donne, non sono il più vecchio (uau!, wow!).
Puntualissimi alle sei (che sarebbero le diciotto) si parte.

qui
Bravi Marco, un comunicatore nato, e Fabio Geda (devo raccontarvi anche di lui). Si devono essere messi d'accordo prima perché Fabio finge che non ne sa niente (nada, zilch) ma in realtà cita robe che o ha letto il libro o ha facoltà che noi umani...

Fa caldo, anche Marco si è tolta la maglia, io sono seduto tra due signore (una studentessa che arriva direttamente dal convegno finito proprio oggi) e una coppia più avanti con gli anni, probabilmente professori. Realizzo che ho la camicia sbagliata, proprio come Matt. Tolgo il foulard dal collo ma sudo. Ma sono preso, come tutto il pubblico, s'impara sempre qualcosa di nuovo. Salta fuori il discorso del "vedere", l'esempio dell'uovo, la citazione che "il modello standard funziona benissimo, ed è sbagliato", la omega-meno-meno di Gell-Mann, il costo di LHC.
Ecco, forse c'è nel libro e me lo sono dimenticato o forse è nuova: il budget del CERN è pari a quello di un reparto d'ospedale (Marco cita   Ostetricia alle Molinette, siamo a Torino). Inoltre scopro che esiste Duplo, un Lego grosso il doppio, quello usato per costruire adroni, bosoni, maccheroni.


Ci sono altre cose. Per esempio, ci confessa il Marco, quando era giovane (ops! lo è ancora) appena arrivato al CERN si è occupato di Medipix.
Cosa ci porterà il CERN, ancora non lo sappiamo, ma --ok, c'è sul libro.
Insomma il tempo vola, (effetti relativisticistici?) sono le sette (diciannove).

Uh! adesso vi faccio vedere come trasformare un oggetto che ce ne sono tanti uguali in un pezzo unico. Serve un po' di coraggio, dimenticarsi della timidezza, e --più importante-- l'Autore:


Grazie Marco! E poi un tweet ancora.

E poi, per finire in bellezza, ecco, non è una meravigliosa meraviglia?


venerdì 28 novembre 2014

Imitando il Dottor Divago: RisPost

Un anonimo commentatore mi ha ripreso per quel che ho scritto nel post Sale e pepe :





Mi pare valga la pena di replicare con un risPost  ® , invenzione del blogger Dottor Divago:
"Dicesi “RisPost” una cosa che è partita come risposta ad un commento ma che, per deformazione dello scrivente, diventa lunga come un post, da cui l’elegante calembour."
Io in genere non mi dilungo quanto il Dottor Divago (un nome, una garanzia!), però in questa sede posso essere più chiara che con una semplice risposta nei commenti.

Gentile anonimo, la grammatica italiana non è un'opinione, ha le sue regole.

Così come lei non direbbe o scriverebbe (spero) IL psicologo, IL gnomo, IL spreco, IL zappatore (*), altrettanto non dovrebbe dire o scrivere IL pneumatico.


Lo so, leggendo articoli di riviste o giornali (anche libri!) o ascoltando la TV, avrà sentito quasi solo questa forma, ma il fatto che sia molto usata non vuol dire che sia corretta.  Per esempio: è molto diffusa la corruzione tra i politici di ogni nazionalità, ma lei la giudicherebbe corretta?



(*) Sì, il grande Leopardi l'ha scritto,  ma ricordo che l'insegnante ci ammoniva di non usare queste licenze poetiche finché non fossimo diventati poeti altrettanto grandi!






Scampato pericolo?


Ieri qui in Canarias l'Aemet (Agencia Estatal de Meteorología) ha diffuso l'allerta per maltempo, soprattutto per venti che si prospettavano piuttosto forti (dagli 80 Km/h della costa fino ai 120 Km/h e più sui monti (ricordo che la catena di monti che divide il sud e il nord dell'isola è sui 2.000/2.200 metri, mentre il Teide è alto 3.718 metri).



Già questa notte verso le 22 il vento è iniziato, accompagnato da pioggia, che è poi durata fino ad ora, a volte leggera a volte molto forte come nei giorni passati. Il vento però qui si è sentito poco, mi è sembrato abbastanza normale. Non così in altre zone dell'isola o nelle altre isole...



Leggo però che l'allerta è passata da arancione a rossa per domani, per alcune zone.

Spero proprio che non succeda come è capitato qualche anno fa, quando una di queste tempeste di vento ha spezzato o sradicato tutta un'intera foresta di pini, appena sotto la Corona Forestal del Teide.

Ora, ritirati tutti gli alberi morti, la zona appare brulla.





I frequenti incendi non fanno in genere altrettanto danno: il pino canario ha la caratteristica di resistere abbastanza alle fiamme, la corteccia brucia e annerisce ma la parte viva dell'albero rigenera in pochi mesi una bella chioma.





E speriamo che la smetta un po' di piovere, in meno di una settimana questo contenitore che teniamo in giardino (capacità 40 litri, diametro superiore 45 cm.) si è quasi riempito!





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giovedì 27 novembre 2014

Pinocchio e la tecnologia

Io sono vecchio. E quindi non ho più bisogno di essere aggiornatissimo e accessoriato di tutte quelle diavolerie che si usano adesso (OK, esagero non mi sono ancora padagnizzato completamente, anche se adesso c'è un revival). Per dire non sono ancora arrivato a quello che scriveva ormai tanto tempo fa il mitico Donald Knuth:
I have been a happy man ever since January 1, 1990, when I no longer had an email address. I'd used email since about 1975, and it seems to me that 15 years of email is plenty for one lifetime. (qui).
Mi riferisco semplicemente al telefono e a una storia che mi è capitata ieri, poteva avere conseguenze disastrose, o quanto meno imbarazzanti. Adesso vi racconto.


Ero appena sceso dalla metro e mi stavo recando alla fermata dell'autobus. Mi viene improvvisamente un'idea fantastica, davvero meravigliosa (anche se poi...) devo prendere un appunto che se non me ne dimentico. Tiro fuori di tasca un pezzo di carta e ci scarabocchio un memo (che sarebbero poi un paio di parole criptiche di quelle che poi ti chiedi cosa volessero dire). Tiro fuori il telefono per guardare l'ora, c'è tempo.
Tutto questo mentre ero fermo al semaforo rosso; sento suonare ma non era diventato verde, capita. Adesso dovreste sapere com'è via Nizza a Torino, stretta e trafficata. Che io sono lento di comprendonio credo lo sappiate già. Insomma cose che capitano. Poi attraverso e una macchina mi segue, accosta e mi chiama per nome (non la macchina, il passeggero che ha tirato giù il vetro e che non conosco). Mi fermo, mi giro per guardare e nel frattempo (sono lento) era sceso un tipo pimpante che scopro essere un amico che non vedevo da un millennio!

"Ciao, come va, non sei cambiato per niente (bugia!), ti ho visto al Linux Day ma eri impegnato (atz!), passa a trovarmi, ti lascio il mio numero".

Ecco io qui ho detto quello che dico sempre (quasi come Knuth): "non ho uso il telefonino". Che a pensarci bene è vero, ne ho un modello anteguerra (quella degli Orazi vs. Curiazi), non so memorizzare i numeri e non so il numero dello stesso. E poi lo tengo sempre spento. Per cui ho segnato il numero che mi dettava sullo stesso pezzo di carta già usato per il memo. Era una ricevuta che dovevo consegnare dove stavo andando (sì, mi hanno fatto una fotocopia, anche del retro, grazie!).

E qui il rischio techno: metti che mi arrivava un messaggio pubblicitario. Che figura ci facevo? Anche perché avrebbe suonato, mica sono riuscito a disattivare il suono (non è che ci abbia provato più di tanto).
Ma devo fare più attenzione, dire subito le cose in chiaro, come fa Don, "sensa cumparissiun" dicono qui quelli un minimo civilizzati.

Cinguettii - 32


Why the hell not ?

Nikola Tesla predicting today back in 1926

Fa credere al ragazzo di essere una pornostar

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Don't ever trust an atom

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Battaglie di civiltà

Toti, il tuo padrone


mercoledì 26 novembre 2014

Tema: l'autunno


Mi piace talmente tanto che devo dirvelo subito.
Non è roba mia, ovviamente. Ma è anche roba mia perché l'ho adottata. E se tanti fossero come Grant (cioè non uguali, con la stessa immaginazione, fantasia, capacità di visualizzare le cose, così insomma) il mondo sarebbe decisamente meglio.

Ecco, trovate tutto qui: A Sketch for Autumn.

martedì 25 novembre 2014

Computer & problemi relativi

"Non riesco a stampare! Come devo fareee?"
"È saltata fuori una finestra che michiede se voglio... Cosa devo fare...?"
"È sparito il programma per..."


Avete presente la storia del burlone che gridava sempre "al lupo", per ridere dei polli che correvano? No, non so se fosse padagno, ma questo non c'entra niente (nada, zilch).
Queste frasi ormai non le sento più; cioè sì anche perché sono urlate continuamente (se le sentite anche voi adesso sapete da dove arrivano).
Perché ormai il computer è obbligatorio, anche per il padagno qualunque (non ho detto qualunquista nèh!). Tante pratiche ormai si fanno con internet; a volte perché è più comodo (quando riesci a far funzionare tutto), a volte te lo impongono.
E ci sono casi che davvero... per esempio ti arriva un modulo già compilato ma devi firmarlo. Sembra semplice vero? Invece no: devi stamparlo, firmarlo, scannarlo e inviarlo. Cose che mica tutti sanno fare! E la stampante che non funziona, si accende ma solo per dirti che manca il giallo, che me ne frega del giallo! ("fregacazzi" direbbe Zerocalcare, ma in West Padagna non si usa). E poi inviarlo, com'è già che si fa?


Per cui, anche se alle urla di cui sopra ormai sono assuefatto, davvero non le asento (quasi), non mi danno nessun fastidio (davvero), fanno parte dell'ambiente, notizie come questa Top500: Linux domina con il 97%, che tra l'altro viene ripetuta ogni sei mesi, mi fa pensare che sia solo per farmi incazzare (sì, quando ci vuole sono capace anch'io di usare un linguaggio appropriato).

Perché poi, a dirla tutta fino in fondo, il computer di adesso è bello perché piccolo, tutto di un pezzo e lo chiudi proprio come il telefono e te lo puoi portare in giro, se la batteria è carica, ma se poi ci devi collegare la stampante multifunzione il gioco finisce.
E mica è facile da usare, adesso è cambiato tutto. Per dire non solo non c'è più il Windows di una volta ma nemmeno Word, quello per scrivere. Fortuna che c'è qualcuno che ci sa mettere su le mani, telefoni a M e lui te lo rimette a posto, proprio come si deve, carica XP, dice (davvero, succede).


Lo dico o non lo dico?

Dai devo dirlo tanto il post è su quella linea, se non lo dicessi sarebbe incompleto. E se qualcuno legge capace che lo dice lui nei commenti, sempre che si usi ancora commentare, pratica in via d'estinzione.

Com'era bello quando c'era il fax!
(Sono sempre i migliori che se ne vanno).