martedì 4 novembre 2014

Lo "scandalo Moncler" visto dal figlio di un artigiano tessile

Cosa ci sarà sotto, néh?

# post velocissimo, sono di corsa

Oggi eravano tutti riuniti a tavola, quando con la solita salutista... No, non è uscito il discorso degli OGM né di altre menate "niueigg".
Però si parlava dello scandalo dei piumini Moncler.
Se avete visto Report domenica o aperto qualche social network di recente, non vi può non essere capitata sott'occhio questa vicenda.

Insomma, io ho visto solo parte della puntata, perché domenica, come d'abitudine ormai, la passo a commentare "Adam Kadmon: Rivelazioni" con un gruppo di amici, e ci si diverte parecchio...

Dunque ne so più o meno quanto voi.
Ma leggo che la Rete è indignata:




Davvero?

Non tanto per le oche seviziate e maltrattate, quanto per il fatto, almeno così pare dai tweet che ho visto, che un piumino Moncler che in negozio costa sui 1200 euro abbia un misero costo di produzione, che non supera i 30 euro.

Oh, ragassi: adesso ve ne accorgete?
Parlo da figlio di artigiano tessile, e dunque so benissimo che un capo viene tagliato e cucito per somme che non superano mai i 10 euro.. mio padre quando taglia divise per una nota azienda trevigiana non arriva a due euro l'ora, e a volte rimane occupato tutto il giorno per pochissimi capi.
Il lavoro gli frutta solo quando realizza e taglia tute da motocross, per cui il prezzo si aggira intorno ai 20 euro l'ora, ma mettici l'affitto, le tasse, le spese di gestione e tutto il resto, non gli rimane granché...

E voi vi indignate ora per dei capi che sono rigorosamente prodotti all'estero, allo scopo di risparmiare sì e no 10 euro e che poi verranno rivenduti a prezzi esorbitanti nei negozi per fighetti?

Lasciatemelo dire, il vostro concetto di "moda" e di lusso, cioè il solo applicare la firma di un noto stilista, a me pare abbastanza deviato.

Ho scritto la stessa cosa su Facebook, e subito sono stato rimarcato da un mio amico economista: è il mercato che fa il prezzo, non (solo) il costo di produzione.
Vero.

Ma io non stavo parlando di economia, ma di buon senso... davvero acquistereste un capo da mille euro solo per una dannata firma?

Voi che ne pensate?


# scritto in cinque minuti netti, devo uscire, scusate

2 commenti:

  1. Con me sfondi una porta aperta. Io mi vesto rigorosamente ai grandi magazzini (jeans intorno ai 7 euro, magliette di cotone cinesi 3-4 euro, camicette non più di 10 euro...) e se dovessi portare in giro il logo di "qualcuno" mi farei pagare per far pubblicità, altro che pagare io! Ricordo, un 30-40 anni fa, quando giù al paese, in Umbria, tutte le donne erano affaccendate a sferruzzare quei maglioni "fatti a mano" che poi sarebbero stati venduti cari nelle boutique; ricordo anche, pochi anni dopo, quando una paesana un po' più intraprendente si mise (dando lavoro così ad una decina di altre donne) a produrre tute e altri pezzi sportivi di una nota marca: le veniva fornita la stoffa e il modello dei vari pezzi, che venivano poi tagliati a macchina, assemblati e rifiniti. Credo ci fosse un controllo perché nessun pezzo finito venisse venduto sottobanco a prezzo equo, venivano ritirati tutti e venduti nei negozi ufficiali, logicamente a prezzo gonfiato. Però bisogna dire che loro erano contente, se non ci fosse stata questa opportunità non avrebbero avuto introiti. E peggio per chi è così ingenuo e così privo di personalità da dover portare a spasso una "griffe" o più per sentirsi "qualcuno" (questo vale per tutto, compreso il materiale elettronico e informatico: quanto credi che costino alla produzione gli iPhone da 700 euro?)
    Invece la produzione di piumini in generale, comprese coperte, mi ha sempre indignato per motivi etici. Non ho visto il programma che citi, non so se l'accento sia stato posto solo o principalmente sui guadagni assurdi o sia stato fatto anche notare che si tratta di un crimine.

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