sabato 17 gennaio 2015

Dico anch'io la mia



Dopo tutta la serie di post di Juhan sull'argomento, non avrei voluto intervenire, ma non vorrei che mi si attribuisse un pensiero diverso dal mio, anche se allineato con la maggioranza.

Su Charlie Hebdo, specifico che come tutti sono rimasta scossa emotivamente dall'accaduto, esattamente come per tutte le carneficine (numerose ad esempio quelle compiute da gente fuori di testa ma con diritto indiscutibile a portare un'arma da fuoco solo perché cittadini USA... in genere uccidono innocenti senza la minima provocazione, spesso minorenni a scuola).

Ecco, io non dico come alcuni che i vignettisti  “se la sono andata a cercare” e reputo che la libertà d'espressione debba avere come unico limite legale il delitto di diffamazione. Pertanto condannerei chi pubblicasse menzogne diffamatorie, ma non chi al contrario pubblicasse verità conclamate anche se denigratorie su qualcuno. 
In particolare mi sembra giusto che possano essere oggetto di satira o di censura i personaggi che si pongono volontariamente alla ribalta, quali i cosiddetti “famosi” e ancor più i politici o i governanti -in questo caso, essendo pagati [in Italia profumatamente] dal popolo, il loro comportamento anzi dovrebbe essere passato al setaccio minuziosamente e ogni mancanza “sputtanata” (scusate il termine) il più pubblicamente possibile.



In quanto alle religioni, non mi disturba affatto che siano oggetto di satira, alla stessa stregua di qualunque altra credenza più o meno logica o illogica o risibile: si può fare, ed è stata fatta, satira sul darwinismo o sul creazionismo, sul complottismo o sullo scientismo, sugli OGM o sulle scie chimiche, sugli UFO o sugli oroscopi...

Quello che non mi piace però è che questa satira valichi i limiti del buon gusto o contenga insulti gratuiti. Per esempio, avrete sicuramente tutti ben presente la famosa vignetta di C.H. sulla trinità cui credono i cristiani: ebbene, a parte il fatto che non ci trovo nulla di spiritoso, è decisamente un esempio di grande cattivo gusto, evidentemente disegnata solo come azione di disturbo, così come molte delle vignette sull'Islam. (spero non sia vero: ho letto da qualche parte che C.H., così solerte nel satireggiare la religione musulmana e quella cristiana, non ha mai toccato quella ebraica...)

In quanto al “se la sono cercata”, è vero e non è vero. Non è vero se si reputa come me che tutti abbiano il diritto di dire la loro, è vero se si ricorda che gli islamici stanno da molto tempo minacciando vendette contro chi offenda sia Allah sia Maometto (o anche solo li illustri graficamente, cosa proibita dalla loro religione,: gli “arabeschi”, disegni bellissimi, sono nati probabilmente proprio dal tabù di rappresentare nell'arte figurativa il corpo umano e a maggior ragione le figure sacre).
Quindi i disegnatori francesi sapevano bene a cosa si esponevano.

Oggi il grande Dario Bressanini ha pubblicato su Facebook questo post



Mi trovo completamente d'accordo con lui.
In particolare l'incauto comportamento di queste due sprovvedute mi ha fatto venire in mente la moda ottocentesca seguendo la quale le signorine “bene” cercavano di procurarsi una romantica consunzione per tisi (tubercolosi) bevendo aceto o digiunando. (Le ragazze del ceto popolare invece si ammalavano loro malgrado a causa dell'ambiente malsano e delle privazioni)

Più recentemente, pochi decenni fa, le giovani romantiche si buttavano a corpo morto nell'impresa di “salvare” dalla droga il bello e dannato di turno... spesso col risultato di lasciarsi invischiare e finire drogate a loro volta.

Ecco, ora la moda invece è di rischiare la vita propria e l'altrui andando a ficcarsi in situazioni che evidentemente giudicano, nei loro cervellini, “romantiche”: forse vedono i ribelli islamici come gli eroi di certi romanzetti stile Delly (pseudonimo di due scrittori di romanzi rosa, in voga nella prima metà del secolo scorso). Da bambina ho letto anche roba del genere, lo confesso (i libri non mi bastavano mai, e molti mi erano proibiti). C'era spesso la fanciulla ingenua che riusciva a domare il misterioso eroe alto e bruno, dallo sguardo magnetico... in questo caso in più si aggiunge il fascino dell'esotico...


Ma queste due ragazze non hanno più quattordici o quindici anni, non sono scusabili (a parte il fatto che al giorno d'oggi non è più lecito essere così ingenue e sprovvedute neppure a una undicenne!). E non mi venite a dire che erano convinte, con la loro impreparazione, di poter essere utili: e poi, a chi? ai ribelli islamisti? A quanto pare, l'intenzione era, tra l'altro, di  fornire supporto al Free Syrian Army, anche con la distribuzione di kit di salvataggio  ai combattenti anti-Assad .



Tanta sospetta ingenuità dà adito al complottismo: ho letto che c'è chi crede che tutta la faccenda del rapimento e conseguente pagamento del riscatto sia stata orchestrata apposta, per fornire fondi ai ribelli islamisti. Sia come sia, è un dato di fatto che è servita a finanziarli, con i soldi di tutti.



12 commenti:

  1. Non concordo in nulla ma anche questa è libertà di espressione in fondo.
    E sì, il limite è la diffamazione.

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    1. Immaginavo che non avresti concordato con me. Probabilmente per te quelle due ragazze sono due eroine. Per me continuano ad essere due scemolotte, che credevano di conoscere bene l'ambiente, ma evidentemente non si sono mai rese conto di una verità che avrebbero potuto imparare anche solo leggendo i fatti di cronaca e ascoltando i discorsi della gente: per i musulmani la donna è meno della polvere che calpestano, serve solo a scopi sessuali e riproduttivi o, come in questo caso, per sfruttarne l'ingenuità. Era prevedibile (anche da parte loro) che le ragazze sarebbero state subito emarginate dalla loro "missione" e solo utilizzate come merce di scambio.
      Per quanto riguarda C.H., penso che le loro vignette erano in gran parte squallide, alcune di estremo cattivo gusto, solo alcune degne di essere condivise: ciononostante, avevano tutto il diritto di disegnarle e pubblicarle senza per questo venire uccisi o anche solo censurati. Chi, come me, non apprezzava particolarmente la loro satira, poteva tranquillamente non leggerli...

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  2. Non entro nello specifico del caso delle due ragazze, anche se, per quel poco che mi è dato capire, in effetti dire che come minimo sono state "sprovvedute" non credo sia molto lontano dalla realtà.

    Non sono invece d'accordo sul "pesare" la satira in base al buon gusto. Questo benedetto "buon gusto" è come il prezzemolo o il Mercoledì, sempre lì in mezzo a dettar legge. Ma chi decide cosa sia di buon gusto? Il gusto in se è qualcosa di strettamente personale, stabilire quindi quando è buono o non è "genericamente e totalitariamente" impossibile. E una cosa impossibile non può essere posta a limite invalicabile di qualche altra cosa, soprattutto della satira.
    La diffamazione? Si, quella (almeno da un punto di vista legale) può essere un limite, anche se non sempre è facile comprovarla visto che un'altro aspetto intrinseco della satira è "l'interpretazione": quello che posso cogliere io da una vignetta può essere completamente opposto da quello che puoi cogliere tu o qualcun altro.
    La satira scrive tra le righe e gioca con i detto e non detto, se poi (come nel caso dei fumetti) ci metti anche le immagini allora diventa ancora più complicato accertare il rapporto logico tra immagine e testo.
    La satira è nella testa (e nel cuore) di chi la fa; noi possiamo essere solo semplici spettatori che, ridendo, si costruiscono un'immagine del messaggio, un'immagine che spesso e volentieri non è quella da cui è partito l'autore.

    In conclusione, (secondo me) mettere nella stessa frase le parole "limite" e "satira" è un controsenso non solo logico, ma soprattutto "libertario".

    "Opportunismo". Ecco, questa si che è una parola che si potrebbe approfondire legandola alla satira. Ma sempre lasciando all'autore la libertà di considerarlo: "Ma si può sempre fare un’altra battuta"

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    1. Non intendo "pesare" la satira in base al buon gusto soggettivo o al mio personale senso dell'umorismo: semplicemente, ci sono oggettivamente certe situazioni che per tutti non possono che essere disgustose o repellenti. Metti che per esempio qualcuno per fare uno scherzo posi su una tavola imbandita, davanti agli altri commensali che già si accingono a mangiare, non alcuni di quei gadget carnevalizi dal colore bruno e dalla forma evocativa, ma i corrispondenti originali, dall'olezzo inconfondibile... non ti parrebbe di estremo cattivo gusto? eppure, uno scherzo è uno scherzo, ognuno ha il diritto di farlo, e in fondo una cacca vale quanto un'altra cacca... Ecco, secondo me (parere soggettivo, eh, non lo impongo a nessuno!) c'è un limite, sia pur soggettivo, anche allo scherzo o alla satira.
      Il limite della diffamazione (che esula completamente dalle vicende di Parigi, non si può certo applicare a una credenza o un'opinione quale di fatto è una religione) invece è riconosciuto anche dalla legge proprio perché altrimenti chiunque potrebbe inventare qualunque accusa su altra gente: l'obbligo della prova impedisce certe prevaricazioni. Poi, chiaro, ci sono certi giornalisti che si inventano l'escamotage del punto interrogativo: pubblicano qualsiasi invenzione, ma ponendo alla fine un bel punto interrogativo, come se non si trattasse di un'informazione (ciò che il pubblico recepisce) ma di un dubbio...
      Spero che con "opportunismo" (atteggiamento riprovevole) intendessi dire "opportunità" o "senso dell'opportunità" ovvero convenienza relativa alla situazione contingente.

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    2. Si si @Bruna, intendevo opportunità; chiedo venia ☻☻☻

      Riguardo allo scherzo di cattivo gusto son d'accordo con te, se un singolo (o un gruppo) di imbecilli eccede ci sta bene anche un calcio nel deretano (non di più ☺). Ma credo e spero di non sbagliarmi facendo un distinguo tra "scherzo" e "satira" che non metterei sullo stesso piano, soprattutto se la satira a farla è un personaggio o un organo pubblico, uno che di mestiere fa comunicazione.
      Cerco di spiegarmi come posso:
      se io (che di mestiere non faccio comunicazione) faccio una vignetta su di te quella non la considero Satira con la "S" maiuscola, ma semplicemente uno scherzo o un'offesa a seconda del motivo per cui l'ho fatta e tu hai tutti i diritti di incavolarti e prendere i provvedimenti del caso (mai la violenza).
      Se invece a farla è Forattini, Vauro, Silvia Ziche, Zero Calcare, Davide la Rosa,... C.H., i "professionisti della satira" o comunque gente che usa il fumetto per comunicare, beh allora la vignetta assume un valore ed un peso diverso, diventa Satira con la "S" maiuscola. Da qui in poi scatta tutto il meccanismo della libertà di espressione (che è di tutti) e soprattutto libertà di stampa (che è di pochi).
      Se invece io (sempre il perfetto sconosciuto) faccio una vignetta su Berlusconi, allora anche la mia va considerata Satira con la "S" maiuscola, perché il personaggio pubblico ha scelto di essere pubblico e quindi anche giudicabile" con i diversi mezzi a disposizione tra cui la Satira è certamente uno dei più "forti".

      Spero di non essermi incartato troppo.

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    3. Siamo d'accordo sul fatto che qualsiasi personaggio pubblico possa essere oggetto di satira (solo però sulla base di fatti reali, altrimenti è diffamazione) e lo stesso dicasi per qualsiasi opinione, religione o teoria (in questi casi, come ho detto non può esserci diffamazione trattandosi di astrazioni di cui è impossibile dimostrare verità o falsità).

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    4. A proposito di cattivo gusto, totalmente gratuito perché non serve neppure a far ridere (anzi è raccapricciante) segnalo questo, che ho scoperto stasera (per mia fortuna non ne avevo mai sentito parlare, famoso o no).

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  3. Ettipareva! Vanno bene anche Aldo, Giovanni e Giacomo e Avvenire, ovviamente. Al limite anche Gasparri. Ovvio che il buon gusto in questi casi lo metto da parte; anzi non solo lui. Dai Poretti, candidati, in Senato ti troverai bene (c'è Gasparri per dire).

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  4. A parte Avvenire e Poretti di cui non so e poco mi interessa, il link ce l'avevo tra le mani via social e mi è parso idoneo al discorso "opportunismo" non fosse che per il titolo e la conclusione dell'articolo.

    Con la satira è così, o te la becchi tutta così com'è e senza limiti alcuni (che è quello che penso io) o se proprio si vuol discutere certo non lo facciamo cercando eventuali limiti ma al massimo (ma proprio al massimo) possiamo provare a parlare di opportunismo, che comunque dovrebbe rimanere sempre libera scelta di chi la satira la fa.

    PS:
    fermo restando tutto il rispetto per la libertà di pensiero ed espressione di chiunque e della zia @Buna in questo caso

    PPS:
    ho letto l'ultima di Gasparri. Ma è un caso particolare o son tutti un po' così quelli che girano tra quelle stanze?

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    1. Non so nulla sull'ultima di Gasparri, mi racconti? (da lui mi aspetto qualunque cosa...)

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    2. Ah sì, l'avevo visto, ma avevo pensato ovviamente a una bufala da parte di quella pagina e perfino che fosse una bufala che Gasparri se la fosse bevuta (non seguo Twitter), tanto è grossa!

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