...ovvero la banana di Canarias.
Purtroppo, in questi quindici anni,
abbiamo visto molti cambiamenti nella coltivazione delle banane.
Prima erano quelle tipiche, un po' più piccole, non molto
“cicciotte”, con la polpa leggermente giallo-rosata, non
biancastra, e dolcissime, e saporitissime...
Poi, sapete com'è, le regole del
mercato!
Innanzi tutto non ci sono più le
sovvenzioni europee alla banana canaria, per cui ora costano di più
di una volta. Inoltre, il mercato ora esige le banane grosse e
insipide, sul tipo della nota marca: infatti, proprio perché quella
marca e analoghe non avessero concorrenza, si è in pratica imposto
di non produrre più le altre varietà, con grande nocumento per la
diversità della specie. Chiaramente, chi produce solo per sé ha
potuto mantenere la varietà o cultivar che preferiva, ma le
piantagioni hanno cambiato a poco a poco tutto l'impianto. Vabbè...
Ora vi racconto un po' qualcosa di quel
che so sulla banana (Musa paradisiaca).
Il banano non è un albero, ma un
arbusto erbaceo, formato da diversi strati di foglie, disposte a
spirale una sull'altra, a formare uno pseudofusto (che qui chiamano
plantón). Produce un grappolo o casco di frutti alla volta,
poi la pianta madre muore, ma al suo piede ne è già nata un'altra
che mesi dopo produrrà a sua volta il frutto. Spesso si vede un
banano con 3 generazioni di pseudofusti: “nonna” , “madre” e
“figlia”. In un anno si possono avere, dalle distinte generazioni
della pianta, fino a tre caschi.
Le foglie del banano nascono lisce e
tondeggianti, poi il vento e le intemperie le sfrangiano.
Il suo fiore, dalle brattee violacee, è
in realtà un grappolo di fiori, dei quali i maschili si trovano
nella punta, mentre al disopra si schiudono a poco a poco,
arricciandosi, le brattee che ricoprono i fiori femminili, che
sembrano dei tubicini bianchi che inverdiscono alla luce una volta
scoperti, a sezione quadrangolare con il piccolo insignificante
fiore biancastro in cima.
Proprio perché i fiori femminili sono
disposti in gruppi sotto queste brattee disposte a spirale, il casco
(piña) maturo appare formato da molti giri di gruppi
(manos o manitas), che sono poi i grappoli che vediamo
esposti dal fruttivendolo, una volta staccati dalla rachide.
Una volta che i fiori femminili sono
stati fecondati e le piccole banane iniziano ad ingrandire, viene
tagliata la parte residua del fiore maschile, e prima ancora i
piccoli fiori femminili appassiti, perché marcendo non sciupino i
frutti (detti anche dedos, dita*).
In realtà nel banano si ha una
partenocarpia, ovvero il frutto si sviluppa anche senza
impollinazione. Del resto, non produce praticamente semi: sono
piccolissimi (quei puntolini che si possono apprezzare lungo il cuore
del frutto) e non funzionali.
Perché i frutti diventino più grossi
(para que granen) il casco viene spesso ricoperto (enfundado)
con un sacco microforato di plastica azzurra: non so se vada bene di
altro colore, ne ho visti solo di azzurri. Questa ricopertura oltre
a sfruttare meglio il calore nei mesi meno caldi ha anche il
vantaggio di rendere i frutti meno soggetti all'attacco di parassiti
e più puliti.
Il casco stesso poi viene mantenuto
separato dal fusto con una canna, perché non lo tocchi e non si
ammacchi quindi in alcun punto. Spesso il fusto, quando il casco è
già molto ingrandito, viene sorretto con bastoni perché non si
rompa per il peso (un casco può pesare fino a una sessantina di
chili...).
Una volta raggiunta la dimensione
massima dei frutti, rigorosamente ancora verdi, i caschi vengono
tagliati e, con cautela perché i frutti non si ammacchino (i camion
che li trasportano avvolti in coperte per protezione procedono con
lentezza esasperante!), vengono portati all'impianto di preparazione
(empaquetado).
Qui sono liberati dai frutti che
abbiano iniziato a ingiallire e da quelli ammaccati. Poi i caschi,
appesi a ganci, vengono lavati per togliere ogni residuo di pesticida
o di materiale vegetale che potrebbe sciupare le “mani”, che
vengono separate dalla rachide (tronco) e infine inscatolate
per la spedizione, per lo più all'estero.
il casco intero è già stato lavato, ora tocca alle mani |
Durante il trasporto inizieranno il
processo di maturazione che si concluderà al momento della vendita.
Le mani di banane vanno sempre disposte
con la parte convessa verso l'alto, per evitare che si ammacchino, e
per permettere nei primi tempi al latice di defluire dal taglio.
scarto (!) |
Le banane già leggermente ingiallite,
fuori misura e quelle di seconda categoria in genere hanno sbocco nel
consumo strettamente locale, mentre quelle sciupate e le rachidi
vengono utilizzate come mangimi per animali, soprattutto capre
(allevamento molto diffuso in queste isole).
Ma anche il fusto viene riciclato: la sua parte meno coriacea, ridotta a striscioline, viene utilizzata con il nome di badana
per legare la vigna, come altrove si usa il giunco.
In questa foto vedete un riassunto: il
casco separato per mezzo della canna, il fusto sorretto dal palo, una
pianta ancora in fioritura, sulla destra una pianta giovane, senza
frutto, con la figlia dalle foglie tuttora non sfrangiate che le
cresce al piede...
l'orto di una amica, c'è di tutto un po' |
* infatti la parola banana
deriva da un termine arabo che significa dito;
vattelapesca perché invece in Canarias, ma anche in Península, si
chiama soprattutto
plátano! che però in
spagnolo designa anche l'albero frondoso che tutti conosciamo. Nei
paesi latinoamericani, dove sono presenti entrambe le varietà, si
fa distinzione tra banana e
plátano (che indica
il tipo da cuocere, molto grosso e dalla polpa più ricca di fecola),
benché alcuni considerino le due parole sinonimi o li usino con
significato scambiato!
Ricordate: per apprezzare veramente una buona banana, occorre mangiarla ben matura, quando gli amidi che contiene si son trasformati in zuccheri: se dovete tagliarla con il coltello alla base per staccarla dalle altre, è probabile che non sia ancora abbastanza matura, dovrebbe bastare la semplice torsione con la mano...
Buon appetito!
Viva la banana! (che poi sarebbe come il maiale non si butta via niente!)
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