Una domanda, anzi una richiesta d'aiuto, disperatamente disperata, entro certi limiti.
L'occasione viene da un caso contingente ma vale anche in generale. E, per me, è importante sapere cosa ne pensate, come vi comportate, come dovrei comportarmi io secondo voi.
Nel web ci sono tanti social-cosi. Tanti ed è bello che sia così. Ma per ognuno di noi sono troppi. Che se li seguissi tutti non ti resterebbe più tempo per fare altro, anzi, dovresti chiedere aiuto a qualcuno che ti aiuti. Poi ci sono le barriere generazionali, culturali, gadgettali, linguistiche, whatever.
Per dirne una, ormai mi sono abituato a "Dai! davvero non usi Whatsapp! Non ci posso credere!!!11!". Davvero, è davvero così, giurin-giuretta. E ho il cellulare (detesto la parola "telefonino", uso "telefono" o "smartphone" a seconda dei casi, quest'ultima sono in casi in cui possa esserci ambiguità). E il mio telefono era pheego una volta, tanto tempo fa (no, non quando Berta filava, era già in pensione).
Quindi quando parlo di social-cosi mi riferisco a quelli sensati, anzi mi limito a tre: blog, Facebook e Twitter.
Comincio con
Twitter: ottimo per dire "ehi! guardate cosa c'è scritto là" o comunicazioni urgenti come "rave party da me questa sera costine alla brace, anche vegane, e birra per tutti, gratisss; portate tutte le vostre amiche". A dirla tutta l'ho sempre aperto. seguo 150 persone e sono seguito da altrettante. Niente di personale se non seguo chi posta troppo su cose personali, gattini e affini. Tento di leggere tutti i tweets, anche quelli che arrivano nelle ore notturne. Ma 140 caratteri sono pochini (ha ragione Michele Serra), da solo non basta.
I blog non sono più quelli di una volta. Sono stai dati per morti tante volte ma qualcuno resiste. Io ci credo. Vero che in genere durano poco, basati sul volontarismo e sugli interessi personali del blogger che variano con il tempo. Giustamente.
Una volta si commentava di più. E i commenti sono fondamentali, devo mica ricordarvelo, vero? Colpa di Facebook?
Facebook: tutti lo usano. Quasi tutti, a dire il vero. Per esempio c'è chi lo vieta ai suoi dipendenti. O se proprio vogliono farlo devono farlo di nascosto o comunque non dire mai niente dei mysteryousy segreti segretissimi del loro lavoro. Conosco peraltro un paio di amici (adesso anche amici di FB) che si sono convertiti (o arresi) da poco. Altri no.
Lì credo che il propblema sia tutto per come lo usi: i sono quelli che fanno collezione di amici --su Twitter si chiamano twitstar, su FB bimbiminkia--, quelli che postano gatti (ma non c'è Instagram apposta per quello, oltre che per il cibo, certo), quelli che portano avanti una battaglia di civiltà (i bio-amici e i cicappini, p.es.) e chi fa pagine dedicate a argomenti specifici. Per esempio la mia amica Jane Pancrazia con
Humans Torino o il Popinga che ha trasferito lì qualcuna delle sue attività (ma finisce sempre che parlo di lui; non sono invidioso, non tanto comunque).
E vengo a noi. Cioè alla causa di questa tirata:
Lubit. Lubit sta vivendo una fase efervescente della sua vita (lo dico o non lo dico? dai lo accenno "
百花齐放", scusate ma in questi casi non resisto, davvero, è più forte di me) ma i vari interventi sono, secondo me, troppo dispersi, rischiano di perdersi. E pensare che ci sarebbe una pagina apposta,
questa.
Vengo al dunque, domand
ae:
- centralizziamo lì?
- e per chi non segue Facebook cosa facciamo? diciamo all'amico the Freeman che deve iscriversi? chi incarichiamo di portargli l'ambasciata?
- o invece usiamo uno dei blog che già ci sono, apposta per quello?
- e (questa me l'aspetto e gioco d'anticipo) perché tu (nel senso di io, me) hai postato su questo blog?
Come tentativo di risposta per l'ultima domanda potrei accampare che forse, anzi quasi certamente, non è solo il caso di Lubit. O no?