sabato 10 maggio 2014

Il figlio di Michele Serra


Non so se avete sentito (e v'interessa) della nuova disavventura di Michele Serra.
Volendo seguire la via lunga, tipo tesina a scuola che si pensa venga valutata a peso, potete partire dall'origine, su la Repubblica: Caro falso Michele Serra, per favore lasciami libero e poi seguire googlando, ma esiste una via più breve, questo: Michele Serra, i furti d'identità e il «no» ai social.

Ma c'è un modo mooolto più sintetico:


Atz! C'è tutto, in meno di 140 caratteri. Perché se Michele non è più quello di una volta in più c'è che il suo datore di lavoro ha deciso che internet è il male. E non comprano più il giornale di carta e la pubblicità cala. Sì, potrebbero investire su internet, come ha fatto il Guardian, ma fanno le cose diversamente bene. E a volte sembrano come Studio Aperto quando c'era l'Emilio, guarda qui (no, non metto l'immagine, dai c'è un limite a tutto!

Anch'io non ho l'aiFon, ma sono quasi sempre a casa, non mi serve. Anche se in questi giorni ne ho usato uno, risposto a mail e tweet. Funziona, ma scomodo, non so scrivere con i pollici (sì sono opponibili anche i miei ma per scrivere mi ci dovrei abituare), poi ho bisogno di più libertà, ritornare indietro, correggere, modificare. Insomma di una tastiera come si deve, usando più dita (almeno 6). Ma non per questo mi metto a inveire contro le novità. E Michele lo lascio dire, lo sopporto. Diversamente da suo figlio, ah! l'amor filiale:


Uh!
a momenti dimenticavo, i link ai tweet


E se usate Twitter (mi sembra di avervelo già consigliato) fate come me, seguite figliodimicheleserra, rockz!

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