mercoledì 14 maggio 2014

Il presiutto di Dogpatch

Essendoché Juhan ha parlato di traduzioni e Li'l Abner nel contesto della lectio magistralis di DRH, ed essendoci la fondamentale interconnessione di ogni cosa come Dirk Gently spiega molto bene, volevo aggiungere due parole anch'io, sperando di far felice la AD.

Al Capp, l'ideatore di Li'l Abner, era un conservatoraccio sudista - memorabile lo scazzmbio di opinioni con John Lennon durante il bed-in suo e di Yoko. Però era indubbbiamente un genio nel creare le avventure di quell'improbabile famiglia della Bible Belt, col protagonista che ha un importantissimo lavoro come collaudatore di materassi, il maiale Salomey che è parte della famiglia, e il prosciutto da cui si può tagliare fette a piacere perché tanto ricresce sempre come la coda di una lucertola. Però c'è un problema: il testo delle strisce era scritto in un americano praticamente incomprensibile, come si può vedere dalla vignetta di Wikipedia qui sotto.

E dunque come fare a tradurre in italiano un testo simile? Semplice: Ranieri Carano decise di farli parlare in una specie di dialetto emiliano. Una resa assolutamente favolosa: gli intenditori (o i nostalgici?) concordano che le traduzioni in italiano standard e corretto sono troppo blande e tolgono metà del divertimento. Ma a quanto pare purtroppo sono quelle che si possono recuperare oggidì...

Se volete sapere qualcosa di più su Li'l Abner, potete leggere Wikipedia in inglese oppure Comicsando in italiano. Non ve ne pentirete.

4 commenti:

  1. Dai, sul Tamburo si possono trovare cose che...
    Continuo quando mi passa l'attacco violento di nostalgia.
    Grassie .mau.!

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  2. Altra chicca analoga per i francofoni: è obbligatorio leggere Asterix in lingua. Tanti anni fa, in Corsica, ridevo da solo in spiaggia leggendo Asterix et les Corses (naturalmente). Ogni due vignette c'è un gioco di parole. Anche fra due lingue imparentate tradurre certe cose è difficilissimo e poi, su, non tutti sono Popinga!

    Violento attacco di nostalgia, anche qui.

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  3. Grazie, .mau.! sono commossa (il mio cuore notoriamente duro e perfido sa anche sciogliersi...)

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  4. Anch'io trovo molto divertente questa parlata, trascrizione di un dialetto americano. Ricordo che da ragazzina mi divertì molto "Huckleberry Finn" in originale, scritto riportando il modo di parlare della classe bassa dell'epoca; già "Tom Sawyer" riportava la parlata quotidiana, terra-terra, dei ragazzini protagonisti, ma si notava la differenza tra il parlare di Tom, di famiglia borghese, rispetto a quello di Huck e altri.
    Posso consigliare, in lingua originale, i fumetti di Li'l Abner che di tanto in tanto leggo anch'io.

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