venerdì 24 luglio 2015

Interazioni sui social-cosi e considerazioni


I blog stanno morendo, quasi tutti. O almeno parecchi, tanti di quelli che seguo sono silenti (ahemmm, se non si dice consideratela una licenza poetica). Non tutti, p.es il Tamburo o l'Enrico o _____________.
Invece se si scrive qualcosa su Facebook almeno qualche Mi piace (in 'taliano Like) lo acchiappi. E certi argomenti sexy scatenano valanghe di commenti, non tutti significativi purtroppo: rivive il me too! di quando il web ancora non c'era (sigh!).
G+ invece è per solipsistici (si dice vero?). Chissà...

Ma tutto questo è solo una premessa per continuare a contare (e concludere) un fatto che mi ha visto diventare protagonista a mia (parziale) insaputa, la bufala di cui parlavo ieri, questa: Twitter per il debunk.

Ecco un esempio:


OK, questa è vanità, anch'io avevo diritto ai miei quindici minuti, come dice Andy.

Ma vorrei dire un'altra cosa, quello che continuo a rimuginare su questa bufala e che la rende (per me almeno) diversa dallo megazilione di bufale presenti nel web e nell'universo mondo (anche nei giornali di carta, nèh!): la fonte.

Io considero (ancora) the Guardian (versione online) uno dei giornali migliori in assoluto. Ecco anche il Guardian può sbagliare. Ma questo lo sapevamo vero? Altrimenti ecco:


Sì, fa caldo, e a qualcuno ci piace.

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