Come la Scienza può aiutare a combattere il razzismo
[...] In una lectio magistralis la neuroscienziata Elisabeth A. Phelps della New York University, con un intervento pubblico dal titolo "Neuroscience of racism" (Le Neuroscienze del razzismo) ha esposto i risultati delle sue ultime ricerche. La scienziata ha dimostrato scientificamente quello che nessuna persona ben educata mai ammetterebbe. Il fatto che di fronte ad immagini di persone con un colore di pelle scuro e quindi di etnia diversa dalla nostra si attiva una parte del cervello che presiede alla paura. Questa zona è appunto l’amigdala che gestisce tutte le emozioni ed in particolar questo sentimento. Tuttavia questa sensazione di paura diminuisce quando il viso straniero diventa familiare. Difatti gli esperimenti neuroscientifici della E. A. Phelps hanno dimostrato che in presenza di facce conosciute come gli attori afro-americani l’amigdala aveva una attività ridottissima. La ricerca neuroscientifica ha pure dato delle indicazioni su come questo sentimento inconscio negativo può essere controllato allo scopo di evitare comportamenti razziali. Gli antidoti al razzismo sono la familiarità con persone di etnia diversa, i contatti sociali e la conoscenza di culture diverse dalla nostra. [...]I salutari effetti della bomba atomica
[...] Una review (o rassegna) è un articolo particolare, speciale per certi versi. Uno o più ricercatori si immergono nella letteratura su un dato argomento, mettono insieme i dati, li confrontano e cercano di utilizzarli per produrre una sintesi, una sorta di punto di vista unitario su un dato argomento. Si è dunque portati a fidarsi delle review, proprio per questa sorta di distacco che lo studio di molte fonti dovrebbe fornire. La review di Luckey del 2008, però, che si concentra su un argomento spinoso come gli effetti delle bombe atomiche giapponesi, quelle cadute su Hiroshima e Nagasaki, non si mette a revisionare tutti gli studi prodotti sull'argomento, ma una sua porzione:Questa rassegna esamina studi non pubblicizzati riguardo l'esposizione a basse dosi da bombe atomiche nei sopravvissuti giapponesi. [...]
Sopravvivere all’olocausto fa bene alla salute
[...] Qualche giorno fa, in occasione dell’anniversario del bombardamento di Hiroshima, il sempre bravo Gianluigi Filippelli ha scritto un interessante articolo dal provocatorio titolo "I salutari effetti della bomba atomica". [...] Cioè, se ignoriamo per un momento tutti gli ovvissimi effetti collaterali immediati delle bombe, incredibilmente i sopravvissuti hanno tratto dei benefici per la loro salute. Che è una cosa apparentemente fuori dal mondo, roba che se non avendo i risultati alla mano la reazione spontanea di una persona normale sarebbe ribaltare il tavolo ed andarsene.Ma, siccome io non sono normale, ho deciso di prendere quella di Dropsea come una sfida a trovare qualcosa di più inaspettatamente benefico per la salute. E come il titolo sopra dice, nella maniera più infiammatoria che mi venisse in mente: sopravvivere all’olocausto fa bene alla salute. [...]
Erwin Schrödinger: what is life?
[...] Oggi (12/08/2013) ricorre il 126esimo compleanno dello stratosferico Erwin Schrödinger, uno dei padri fondatori della Meccanica Quantistica. Nasceva, infatti, a Vienna il 12 Agosto 1887 e, nel 1933, otteneva il il Premio Nobel per la Fisica, insieme a Paul A. M. Dirac, per il fondamentale contributo dato alla meccanica quantistica, grazie ai suoi studi sulle proprietà ondulatorie della materia, e, in particolare, per l’equazione d’onda che porta il suo nome. La vedete raffigurata nel bel doodle, che giustamente Google gli ha dedicato. Ma in questo post non voglio parlarvi di ciò né del celebre esperimento mentale del gatto di Schrödinger, anch'esso presente nel doodle. Le note biografiche potete leggerle comodamente su Wikipedia. Vorrei ricordare, invece, un suo importantissimo contributo alla nascita della biologia molecolare, condensato nel saggio What is Life? The Physical Aspect of the Living Cell-Mind and Matter , Cambridge University Press, Cambridge 1944 [...]Di chi possiamo fidarci?
[...] Ram Neta, l'autore di questo TED-ed, è un filosofo specializzato in epistemologia interessato alla natura della conoscenza, così come riporta la breve biografia presente nell'università in cui lavora. Certo, un breve filmato non può rappresentare la summa del pensiero di uno studioso, però è ragionevole ipotizzare che Neta manifesti comunque le proprie convinzioni in questa animazione.La maggior parte delle cose che conosciamo le impariamo non per diretta esperienza ma perchè ci vengono dette, inizia Neta. Ma come facciamo a sapere di chi fidarci? La trasmissione delle conoscenze sotto forma scritta e orale è un aspetto fondamentale dello sviluppo culturale dell'umanità: sarebbe letteralmente controproducente riscoprire, a ogni generazione, tutto quello che è già stato scoperto, ci bloccherebbe in un ciclico ripercorrere lo stesso cammino. Dunque, dobbiamo fidarci di quello che ci dicono gli altri, e un'autorità in un certo campo è una fonte degna di fiducia, anche se non sempre. Come giudicare se un'autorità è degna di fiducia? Dai suoi precedenti. [...]
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