lunedì 2 novembre 2015

La matematica di Jordan Ellenberg


Jordan da piccolo era un genio. E lo è tuttora. Ma non è per questo che mi piace. Prima di continuare con questo post che parla del suo ultimo libro date --se vi va-- un'occhiata a questo video dove parla delle cose che poi trovate anche nel libro.
Ecco per essere onesto io ho visto solo i primi 2 o 3 minuti, ma è sympassay! ❤ ☺
Il libro è vendutissimo nella 'Merica, da noi è appena uscito e io l'ho letto subitissimo (anche per via della flu).

OK, sto barando la copertina è quella originale, da noi si chiama I numeri non sbagliano mai, 780 pagine a ~0.02564 €/cad. Decisamente consigliato. Anzi se non siete d'accordo non vi faccio più 'mico, nèh!
Se avete visto il video vi siete fatti un'idea di cosa parla; io ho già postato un suo consiglio, qui.

Ecco di frasi come quella che ho fotocopiato il libro è pieno che versa (si dice o è dialettale? Ma rende l'idea vero?).
Jordan è davvero un prof di quelli che si vorrebbe avere; con lui --ci scommetto-- la mate non sarebbe più quella che blèèèh!

Ma però (si può dire vero?) non c'è rosa senza spine e allora, anche se confermo quanto detto, provo a dirgliene qualcuna.
Ha la tendenza a divagare, si perde facilmente in aneddoti e considerazioni che interrompono la sua lezione (ehi! è un prof e dovrebbe proffare! (forse)). Poi è 'mericano e racconta di cose che io qui in fondo alla West Padagna (o quella che era tale una volta, adesso situazione complicata ma in via di recupero) non sempre mi trovo preparato, tipo il baseball ma anche tutto lo sport come viene raccontato laggiù. Oppure la politica, sapete che loro non hanno neanche un Matteo? Idea: facciamo un bundle set {Don, Orfini, Renzi, Salvini} (ordine alfabetico, nèh!) e glielo mandiamo, l'aereo uno di loro ce l'ha.

OK, torno al dunque. Volendo ci sarebbe anche una cosa non sua ma della traduzione (non del traduttore): alle volte occorre non essere troppo fedeli, per esempio quando si parla delle anatre, le nostre sono profondamente diverse.

Alla fine del malloppo Jordan confessa che il libro deriva in parte da cose pubblicate su giornali importanti e siti online altrettanto prestigiosi. Ecco, io me n'ero accorto fin da quasi subito. Un conto è un post anche per un sito monomaniaco monotematico un altro un volume. Vengono in mente libri di blogger (non solo blogger, anzi) in cui questa pecca non c'è manco per nulla. Non sta bene fare nomi e allora non dirò di quello delle particelle, o quello del riso o altri ancora.
Uh! ho anche l'eccezione che conferma la regola (ma non in mate, nèh! lì una basta a far crollare tutto, c'è anche nel libro dove parla di Russell, p.es.): quello di un blogger che scrive anche sul Tamburo (purtroppo il post ha lunghezza troppo limitata per citarne il nome) che al ritorno da uno dei suoi soliti viaggi (è sempre in girula) raccoglie in volume. Ma lì si tratta di un caso particolare, anzi credo sia tutto premeditato (da indagare, avendo tempo).

Sulla specificità dei media mi verrebbe voglia di tirare in ballo il mio amico Marshall, ma sarei noioso, meglio un esempio pratico: ecco un post di Jordan con la versione originale della storia dei bambini prodigio che si trova poi riassunta nel libro.
Non so voi ma online è più sexy. Anche se il messaggio è lo stesso: non è necessario esserlo. Anzi copioncollo:
One of the most painful aspects of teaching mathematics is seeing my students damaged by the cult of the genius. That cult tells students that it's not worth doing math unless you're the best at math—because those special few are the only ones whose contributions really count. We don't treat any other subject that way. I've never heard a student say, "I like 'Hamlet,' but I don't really belong in AP English—that child who sits in the front row knows half the plays by heart, and he started reading Shakespeare when he was 7!" Basketball players don't quit just because one of their teammates outshines them. But I see promising young mathematicians quit every year because someone in their range of vision is "ahead" of them.
And losing mathematicians isn't the only problem. We need more math majors who don't become mathematicians—more math-major doctors, more math-major high-school teachers, more math-major CEOs, more math-major senators. But we won't get there until we dump the stereotype that math is worthwhile only for child geniuses.
Per dire io non sono mai stato un genio, anzi. Ma "quando il gioco si fa duro..." OOPS! dimenticato come continua; mai stato tanto bravo a imparare le cose a memoria.
Anzi --la memoria, sapete...-- chiudo perché non mi ricordo di cosa stavo scrivendo.

Addendum alla prima edizione: Un blogger di quelli --beh, sapete come sono i blogger polyblog-- mi fa notare che farebbe eccezione pure lui. Ecco, troppe eccezioni poi va a finire, senza farla cérémomial come quella di "bal chacal carnaval" che sarà anche confermatissima ma non riesco a recitarla neanche al festival. Piuttosto è doppiamente dott, lo metto nell'altra categoria (anche se non so se da piccolo).

3 commenti:

  1. «Uh! ho anche l'eccezione che conferma la regola: quello di un blogger che scrive anche sul Tamburo che al ritorno da uno dei suoi soliti viaggi raccoglie in volume. »

    Allora non sono io, non viaggio mai.

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    1. Dimenticato, sai la memoria...
      Provvedo per la prossima edizione ☺-- promesso (forse).

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  2. Oh raga, che mi tirate in mezzo, io sono un vero scrittore, neh. Mica balle. Il vero scrittore è quello che i libri, oltre che scriverli, li vende. E io li vendèi! Per ogni titolo pubblicato , ho una media di 5 copie vendute, e queste non sono mica chiacchiere. La matematica appunto non è un'opinione. Comunque domani mattina alle 6 parto e ho già cominciato a scrivere, tanto mi porto avanti col lavoro! Ciao neh!

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