Qualche giorno fa Max Inturri, attivista pro-animali, ha lanciato su Facebook un appello perché rispondessimo a un suo commentatore alquanto agguerrito. Si trattava in effetti di R.D., con cui ho avuto in passato alcune scaramucce verbali allo stesso proposito.
L'argomento del contendere era la ricerca sperimentale sui farmaci secondo il modello animale, su cui già mi sono intrattenuta in passato varie volte in questa sede, ma anche su Facebook, con il risultato lì di attirarmi le ire e le aggressioni verbali di molti commentatori fautori della stessa.
Questa volta in particolare, il R.D. citato obietta agli argomenti del post di Max con alcune considerazioni interessanti.
Per esempio, a chi afferma che il metodo di sperimentazione animale venga usato a preferenza dalle aziende farmaceutiche perché meno costoso, ribatte che in realtà è più costoso dei metodi alternativi o sostitutivi. Cita ad esempio questa tabella (australiana) di costi di animali da laboratorio.
Ora, pur non essendo del mestiere, come invece si dichiara lui, ho facilmente trovato anch'io una tabella di costi (in realtà è un argomento su cui pare si mantenga un notevole riserbo, anche nella pubblicizzazione da parte delle aziende “produttrici” ovvero allevamenti): mi pare che ci sia una notevole discrepanza tra i prezzi segnalati da R.D. (in dollari, non si sa se australiani o USA, prezzi 2012) e quelli di un altro produttore (in rupie, e riferiti al 2005, d'accordo, ma considerando l'attuale cambio rupia/dollaro, si hanno cifre decisamente minori: l'animale più caro in assoluto della tabella indiana -coniglio bianco neozelandese- costa 1.500 rupie, pari a 28,58 USD o 28,80$ australiani, il meno caro 70-80 rupie, ovvero meno di un dollaro e mezzo).
Ma non è questo il punto. Il fatto è che innanzi tutto la sperimentazione animale viene finanziata da vari enti (vi dicono niente Telethon, AIRC ecc.?) e quindi risulta più economica per le Farmaceutiche, e in secondo luogo, data la normativa esistente, l'uso del modello animale tutela comunque l'industria farmaceutica dal pericolo di dover sborsare cifre astronomiche per risarcimenti ai danneggiati. Sono rarissimi infatti i casi in cui i tribunali le condannano, purché possano dimostrare di aver seguito il protocollo.
Ma cos'è questo Protocollo? È una legge divina? È una legge di natura? Niente di tutto questo, sono procedimenti che pochi decenni fa l'industria farmaceutica ha deciso siano validi per la produzione dei farmaci e che si è autoimposta in modo unilaterale (anche se accettati poi dagli Stati, che hanno legiferato a questo proposito, o organismi di controllo quali la FDA statunitense). Questo protocollo potrebbe benissimo essere variato in qualunque momento (figuriamoci, perfino le Costituzioni degli Stati possono essere modificate o abrogate!), per esempio per sostituire il modello animale con i metodi alternativi, molto più sicuri per l'uomo.
Un altro punto che a quanto pare sta a cuore al citato R.D. (copio-incollo: come fai a misurare un DL50 senza animali, usi i bambini?) è quello della DL50. La determinazione di questo parametro è uno dei passi indispensabili dell'attuale protocollo di sperimentazione secondo il modello animale, prima di passare alla fase di sperimentazione clinica, ovvero sull'uomo.
Consiste nel determinare quale sia la dose del farmaco studiato che sia letale per “solo” il 50% degli animali da laboratorio; ovviamente, è un dato piuttosto “ballerino”, perché ad ogni specie, compresa l'umana, corrisponde una differente dose letale, e per questo l'industria farmaceutica, quando ha deciso di commercializzare comunque un nuovo farmaco e passare quindi alla fase di sperimentazione vera (quella in vivo sull'uomo) sceglie opportunamente la specie animale su cui calcolare la DL50. Vi lascio quindi immaginare quanto valore intrinseco abbia tale parametro... meno di zero!
Potete immaginare quanto sia consolante per un genitore veder morire il proprio bambino (anche noi sappiamo parlare di bambini!) a causa di un farmaco ma sapendo che lo stesso era stato letale solo per il 50% degli animali da laboratorio cui era stato somministrato!
Sarebbe molto più sicuro studiare una nuova molecola con i metodi sostitutivi, in modo da arrivare alla sperimentazione clinica con molta più sicurezza, per esempio con la possibilità che il farmaco possa risultare letale solo su meno dello 0,1% degli umani! (non si pretende che un farmaco non sia mai letale, pur essendo una contraddizione in termini, in fondo anche molti alimenti naturali possono risultare letali per alcune rare persone).
Va da sé che comunque, dopo le varie fasi di sperimentazione che richiedono il modello animale, si arriva inevitabilmente al momento di sperimentare un nuovo farmaco clinicamente, ovvero sull'uomo, prima su esemplari sani (teoricamente volontari) e successivamente su quelli affetti dall'infermità da curare. Dico teoricamente volontari perché si sono saputi alcuni casi (la punta dell'iceberg) in cui questa sperimentazione è stata fatta illegalmente su individui ignari. Cito ad esempio il noto caso della GlaxoSmithKline che è stata multata per sperimentazioni illegali su oltre 15.000 bambini argentini anche minori di un anno di età, o quello della Pfizer che solo dopo 13 anni è stata condannata a risarcire i danni (dei 200 bambini nigeriani usati per le prove cliniche, 11 morirono e 181 rimasero menomati: un bel risultato, vero? considerato che il farmaco era stato dichiarato efficace e sicuro dopo le prove su animali!) per rispondere a R.D. “sì, i fautori della sperimentazione animale usano i bambini!”.
Un altro commentatore su Facebook, contestando che fosse vero il ritiro di un farmaco per gravi effetti collaterali (ricordo, si considerano gravi praticamente solo la morte o l'invalidità permanente) obiettava ironicamente “Urcah! 32) Hanno ritirato il domperidone (motilium) dal mercato?!? Corro a dirlo al mio farmacista che me l'ha appena venduto... Gia' che ci sono lo dico anche all'agenzia per il farmaco, che non lo sanno neppure loro di averlo ritirato... “
A lui ho risposto riportando questo comunicato http://www.farmacovigilanza.org/pediatria/1104-06.asp
Si noterà che chi l'ha stilato (medici il cui lavoro è appunto la sperimentazione clinica dei farmaci - non quindi i fanatici animalisti che vengono spesso citati dai battaglieri fautori del modello animale) tra l'altro afferma
“Il rigurgito ricorrente raramente è nocivo e, di solito, scompare spontaneamente dopo il primo anno di vita”,“Nell’arco di un anno, in un reparto francese di neonatologia, 31 bambini (neonati e lattanti di età compresa tra i 2 e 42 giorni....sono stati trattati con una dose media di domperidone” , “Il domperidone presenta gli stessi effetti avversi dose-dipendenti dei neurolettici utilizzati in psichiatria, tra cui disturbi extrapiramidali e aritmia cardiaca.” “I casi di aritmia ventricolare, alcuni dei quali fatali, hanno portato al ritiro dal commercio del domperidone per via iniettabile nel 1986” (il grassetto è mio) e infine “Il reflusso gastroesofageo fisiologico nei lattanti è transitorio e privo di pericoli. Pertanto, non è giustificato esporre i neonati e i lattanti agli effetti avversi del domperidone, specialmente ai suoi effetti avversi cardiaci potenzialmente severi.”
Tutto ciò, tradotto in italiano corrente, significa che si è sperimentato su bambini (per i quali tanto si dimostrano a parole preoccupati gli sperimentatori secondo il modello animale); che la sperimentazione clinica ha dimostrato che il farmaco (che aveva già passato tutte le fasi della sperimentazione animale, e quindi dichiarato efficace e sicuro) in realtà era pericoloso; che inoltre c'è la tendenza a “inventare” nuove malattie rinominando normali processi fisiologici, allo scopo di creare un target di potenziali pazienti cui vendere sempre più farmaci.
Tutti noi conosciamo, ad esempio, l'estendersi a macchia d'olio della “malattia” ora chiamata “iperattività infantile” che procura lauti benefici alle industrie farmaceutiche. È la stessa “malattia” che fino a pochi anni fa veniva chiamata “vivacità” e che si “curava” mandando i bambini a giocare fuori all'aria aperta, invece di chiudersi in casa a giocare con congegni elettronici...
Un altro esempio che tutti conosciamo è quello dell'ipertensione. Ebbene: sono abbastanza vecchia da ricordare che quando ero una ragazzina la pressione arteriale sistolica ideale si calcolava aggiungendo a 100 il numero d'anni d'età, per cui un sessantenne per esempio era OK se la sua pressione massima era 160. Si sapeva anche che l'ipertensione si poteva tenere a bada o perfino curare ...udite udite! ...variando l'alimentazione. Però già negli anni '60 è iniziata l'offensiva delle case farmaceutiche, che hanno convinto i medici dapprima e attraverso loro i potenziali pazienti che i valori di riferimento dovessero essere più bassi, e soprattutto che per raggiungere tali valori si dovesse assumere farmaci. (Pensate se un giorno le case farmaceutiche per vendere più antipiretici convincessero medici e potenziali pazienti che la temperatura giusta per il corpo umano è tra 35º e 36º!).
Ora vi racconto la mia personale esperienza al proposito. Come sapete, sto assumendo un medicamento che teoricamente dovrebbe salvaguardarmi da un risorgere del cancro, per lo meno fino alla “guarigione” ufficiale (curiosamente, viene considerata guarigione la sopravvivenza di 5 anni a partire dall'inizio delle cure, ma chi muoia di cancro dopo 5 anni e 1 settimana non rientra nelle statistiche, e verrà considerato morto per altre cause, ma guarito dal cancro). Orbene, tra i numerosi e fastidiosi effetti collaterali dell'anastrozol – non appare nei prospetti, ma mi è stato confermato da amiche – c'è anche, oltre all'aumento del colesterolo, questo sì riportato, anche l'aumento di peso (una mia amica in 6 mesi aumentò di 18 chili! Io solo 7-8 che però non son più riuscita a perdere). È un effetto che ci si può aspettare, in fondo il meccanismo d'azione è simile a quello della menopausa...
Allora, che c'è di strano se al tempo stesso aumenta anche la pressione arteriale? Ciononostante, la mia pressione (quella di prima è riportata sul mio vecchio libretto di donatrice di sangue) è passata da 120-130/70-80 a 140-150/80-90, che data la mia età un tempo sarebbe stata considerata perfettamente normale. La mia dottoressa di base invece non la pensava così: grazie al costante imbonimento, si è convinta che la pressione corretta non debba mai superare 140/80, che già considera a rischio, per cui mi ha praticamente costretta (io avevo fatto la controproposta di una dieta dimagrante, considerato quanto sopra) ad assumere un medicamento (Indapamide) che ha definito come “blando diuretico”, con il patto che lo avrei provato per 1 mese. Non so in altri pazienti che effetto faccia, a me ha provocato, tra l'altro :
gonfiori alle gambe tipo elefantiasi, che tuttora a intervalli persistono, dopo più di un anno da quel famoso mese
aumento dei problemi su pelle e mucose creati dall'anastrozolo
aumento di peso (più di 2 chili in un mese e un altro chilo abbondante dopo smessa la “cura”)
e, dulcis in fundo... aumento della pressione fino a 210/105!!! per fortuna, smesso il medicamento almeno questo valore è tornato alla normalità, intendo la “mia” normalità, non penso certo di poter mai più ottenere la pressione di un giovane.
Credete che la dottoressa abbia preso nota di questi effetti avversi e li abbia comunicati al produttore? Ovviamente no.
Considerate che gli effetti collaterali avversi comunicati dai pazienti ai dottori curanti raramente vengono segnalati a chi di dovere, e quindi raramente vengono aggiunti nel prospetto chiamato popolarmente “bugiardino”, e soprattutto non entrano mai a far parte delle statistiche. Così come non rientrano nelle statistiche degli effetti gravi (letali o con invalidità permanente) quelli che non vengono osservati nelle sperimentazioni cliniche (in genere in ospedale, comunque sotto stretto controllo), ma direttamente dal paziente.
Le statistiche vanno sempre prese con cautela, perché siano attendibili occorre che i dati vengano raccolti completamente e correttamente, non scegliendo fior da fiore...
Le statistiche sulla mortalità in un ospedale ad esempio non riportano le numerose morti avvenute non in ospedale ma a casa, dopo che il paziente è stato dimesso, ufficialmente per concedergli con generosa umanità di poter morire in pace nel suo ambiente accanto ai suoi cari (questo trucco statistico me l'ha rivelato mio cognato, ex primario, e mi è stato indirettamente confermato nel mio ospedale).
Ma, del resto, ragioniamo un po': esiste una cura contro il cancro (contro gli innumerevoli tipi di cancro, tanto diversi come localizzazione, e tanto diversi come eziologia)? Ovvero un farmaco che faccia sparire completamente la malattia e non limitarsi a mantenerla latente? (del resto non si è ancora riusciti a trovare una cura per il raffreddore...).
No, dopo tanti decenni di “ricerca scientifica” e tanti miliardi usati, e tanti milioni di vite animali sacrificate, e tante morti umane sia a causa della malattia sia a causa delle sue “cure”, il massimo che si è ottenuto è di posporre la morte per cancro, a volte per così tanti anni che sopravviene prima quella per altre cause, tra cui la vecchiaia fisiologica (molti cancri hanno un decorso lento, soprattutto negli anziani). La remissione completa è rarissima, e le sue cause sono tuttora sconosciute. Questi risultati si sono ottenuti quasi solo con mezzi diversi dal farmaco: con la prevenzione che ne ritarda l'insorgere, con i metodi di diagnosi che consentono un intervento precoce, con la chirurgia, sempre più specializzata, con la radioterapia...
Ci sarebbe molto altro da dire, ma almeno per oggi mi fermo qui.
Consigli di lettura:
http://www.altrodiritto.unifi.it/ricerche/marginal/menicali/index.htm con particolare riferimento al Cap. II
http://web.mit.edu/newsoffice/2012/cancer-particle-0404.html
http://attentiallebufale.it/informazione-scientifica/atto-i-un-postulato-la-fiducia/
http://attentiallebufale.it/informazione-scientifica/trial-clinici-di-farmaci-atto-ii-la-genesi-di-un-farmaco-il-trial/
http://www.nopazzia.it/dainterattiva/articoli/105-esperimentisui_bambini.html
https://www.facebook.com/notes/max-inturri/le-malattie-inventate/305066206844
Veramente un bell'articolo, chiaro e denso d'informazioni. Nonostante questo, credo che ormai, chi si è convinto che sia buona e giusta la sperimentazione su animali, non verrà toccato da questi fatti incontrovertibili. E' una sorta di fede, cieca e irrazionale, come quella di chi si ostina ad affermare che il nucleare non è pericoloso di fronte alle immagini di Fukushima. Con questa gente, purtroppo, è una battaglia persa.
RispondiEliminaAnna
Ciao Bruna, interessantissimo anche questo post. Mi fai pensare ad un sacco di cose, così scrivo qui le mie considerazioni sparse! :-)
RispondiEliminaÈ indubbio che si abbasserebbero i costi utilizzando tecnologie diverse dalla sperimentazione animale; altrettanto normale è che ci siano discrepanze tra l'effetto sulla cavia e quello sull'uomo, è inevitabile.
Bisognerebbe davvero investire nelle nuove tecnologie, svincolarsi da interessi consolidati da troppo tempo e fare una ricerca farmaceutica nuova. Credo che la strada sia ancora lunga, ma ci arriveremo.
Questi discorsi sull'uso delle cavie, mi hanno fatto ripensare al caso del piccolo Albert: era il 1920; oggi nessuno userebbe bambini come cavie nei laboratori e sono passati poco più di 90 anni.
Per chi non sapesse di cosa sto parlando, wiki ci aiuta:
http://it.wikipedia.org/wiki/Comportamentismo#Il_caso_del_piccolo_Albert
Qualcuno potrebbe obiettare che oggi è anche peggio, visti i casi della Pfizer e della Glaxo, ma mi sembra un altro (grave) aspetto del problema.
Come dicevo ieri, in un certo senso, siamo tutti un po' "cavie" quando esce un nuovo farmaco o un nuovo vaccino. La mia generazione ha fatto da "cavia" per il vaccino anti-epatite B; le 12enni di oggi, sono le prime a sperimentare il vaccino anti-HPV, le donne degli anni '60 hanno sperimentato per prime la pillola contraccettiva. Il rischio c'è sempre, anche senza arrivare ai casi limite delle sperimentazioni illegali.
L'uso delle cavie comunque non è limitato ai laboratori farmaceutici. Si utilizzavano anche nel laboratorio di igiene dove ho fatto la tesi: assistere ad un prelievo di sangue è stato bruttissimo, me lo ricordo ancora. Si usava il sangue della cavia, estratto con un prelievo dal cuore, perchè era alla base di una procedura utilizzata per identificare il virus. Il vaccino influenzale si prepara utilizzando uova embrionate di pollo. Per questo chi è allergico alle proteine dell’uovo non può fare il vaccino anti-influenzale.
Il discorso sulla pressione mi ha colpito. Sapevo che i valori erano “ritoccati al ribasso” ma non sapevo che una volta il valore ottimale venisse calcolato come hai descritto tu. Molto interessante; sono sempre stata convinta che i valori ottimali vadano correlati all'età (e non solo per la pressione) e che sia molto più semplice e salutare intervenire sull'alimentazione e sullo stile di vita. Il problema però è doppio. Da un lato abbiamo parametri ormai standardizzati al ribasso. Dall'altro abbiamo potenziali pazienti che vogliono il farmaco. Purtroppo è una questione culturale: la maggior parte delle persone a rischio (con valori di pressione da tenere sotto controllo) preferisce il farmaco, per comodità. Per non rinunciare alla cena, al cibo saporito o per evitare di fare attività fisica.
Sì, lo capisco, una di quelle persone che preferiva il farmaco alla dieta era mio padre, iperteso per costituzione (comunque è morto di tutt'altro). Poi però ci sono persone che non sono soddisfatte se il medico non ricetta almeno 4-5 medicine alla volta, perché solo così si sentono accuditi e "curati". Ovviamente così come non si conoscono gli effetti di UN farmaco finché non è stato provato a lungo su un numero sufficiente di persone, ancor meno si conoscono gli effetti di UN COCKTAIL di farmaci, e così possono capitare grossi disastri o come minimo si sviluppa una allergia grave (è successo a mia suocera, che non ha quindi potuto essere operata quando le è stato necessario, e ha perso la vista da un occhio: ora ha problemi per quasi tutti i farmaci, alla sua notevole età poco male, ma se avesse ancora tutta una vita davanti...).
EliminaPer quanto riguarda l'uso degli animali, si può e si deve limitarlo al massimo e se possibile abolirlo: in fondo, per fare un esempio, il sacrificio di rane e conigli, spesso con risultati falsati, per rilevare una gravidanza non è stato forse sostituito da una più affidabile e pratica reazione in provetta?
Dico solo una cosa: nel 2007 la US National Academy of Sciences ha pubblicato un rapporto, Toxicity Testing in the 21st Century: A Vision and a Strategy, che prevede un futuro non troppo lontano in cui quasi tutti i test di tossicità di routine saranno effettuati con cellule umane o linee cellulari in vitro valutando le risposte cellulari in una suite di test di tossicità che utilizzano percorsi analitici ad alta efficienza, che potrebbero essere attuati anche con assistenza robotica. Purtroppo l’ostracismo del mercato delle cavie e di certi ricercatori un po' ottusi non agevolano di certo soluzioni così virtuose e dal 2007 non abbiamo fatto tutti questi progressi ...
RispondiElimina(http://dels.nas.edu/resources/static-assets/materials-based-on-reports/reports-in-brief/Toxicity_Testing_final.pdf)
Chissà perché invece per valutare la tossicità delle acque reflue industriali si utilizzano da tempo e con successo colture di Daphnia Magna e altri microorganismi che forniscono esiti più che soddisfacenti, compresi test portatili e da campo che possono effettuarsi senza particolari attrezzature da laboratorio?
Uno dei problemi più gravi in tutte le attività umane è la mancanza di onestà. Dati che a volte vengono corretti, aiutati o addirittura modificati solo per interessi economici e organismi che dovrebbero controllare che spesso non fanno il loro lavoro. In questo modo paghiamo due volte, una volta per gli inganni dei venditori e una volta per la negligenza (o peggio) dei controllori. Già mi ricordo che a suo tempo Ivan Ilich parlava di nemesi medica, i miglioramenti della vita umana non risiedono nella medicina ma nell'igiene e nella disponibilità di cibo. Comunque non dimentico che in qualche caso ho visto funzionare le terapie mediche e anche quelle chirurgiche.
RispondiEliminaLa scienza sarebbe una gran bella cosa, sono a volte gli scienziati e i burocrati che la sporcano.
Eh, sì, manca una vera sorveglianza, se lo dice perfino Garattini! e si sa che i soldi riescono a tramutare il bianco in nero...
EliminaPer la mia esperienza (personale, familiare, di amici e conoscenti) è di gran lunga più efficace attualmente la chirurgia, che ha fatto passi da gigante, della terapia farmacologica. Un buon medico però, di quelli che sanno ascoltare e che sia un buon diagnostico, può sopperire alle carenze dei farmaci, scegliendo quello giusto per quel particolare paziente e per quella particolare malattia. Purtroppo la maggior parte, oberati, non possono che applicare il rimedio standard per quei sintomi (non dimentichiamo che la malattia *non* equivale al sintomo).
In un paesino dove nessun medico della mutua voleva andare, Gesù decise di scendere almeno per un po' nell'ambulatorio per dare una mano a quelle povere brave persone. Immediatamente la voce si diffuse ein breve l'ambulatorio si riempì di pazienti in attesa. Entra la prima vecchietta , quasi paralizzata e ricurva che camminava a fatica. Gesù le chiese. Credi in me figliola? Alzati e cammina. E la vecchietta miracolata si avviò all'uscita sgambettando felice. Gli altri in attesa le chiesero: Com'è questo nuovo dottorino? Come gli altri non mi ha neanche visitata e non mi ha prescritto neanche un po' di pastiglie.
RispondiEliminaLa gente è fatta così bisogna farcene una ragione e in generale concordo con quanto hai scritto e sui difetti del sistema, ma non si può negare che una volta tutti schiattavano verso i 60 mentre oggi arrivano quasi tutti agli 80. Comunque che il fatto che la ricerca con animali sia un business non lo può negare nessuno.
Bel post Bruna, oggi ho scoperto nuove cose grazie alle informazioni che ci hai dato. Io non sono una consumatrice abituale di farmaci, ma credo che spesso possano aiutarci a vivere meglio. Per quanto riguarda la sperimentazione sugli animali la penso proprio come te! Povere bestiole!!!Credo anche che purtroppo ogni cosa su questa terra sia sempre governata in primis dal danaro e da chi riesce a guadagnarci di più, senza tenere conto di etica, di morale o più semplicemente del prossimo...
RispondiEliminaCiao, ho appena scoperto questo blog tramite Edvige! Post molto interessante! Non ne so nulla sull'argomento, tuttavia penso che la sperimentazione animale forse non sia del tutto eliminabile, riducibile all'osso sì, ma eliminabile temo di no. Grazie comunque della riflessione!
RispondiEliminaChiara