domenica 1 settembre 2013

Chi sono gli israeliti?

Chi sono gli israeliti? si chiedono nel quarto capitolo di The Bible Unearthed Israel Finkelstein e Neil Asher Silberman. Sì perché sto continuando da qui.

Domanda che per la Bibbia ha una risposta ovvia, anzi (qual è il superlativo di ovvia? mi mancano le parole!) più ovvia dell'ovvio, ovviamente: gli israeliti sono i diretti discendenti dei patriarchi, Abramo, Isacco e Giacobbe (o Giacobbo?)1.
Le dodici tribù non hanno dimenticato le loro radici in Canaan, nonostante 430 anni di schiavitù in Egitto. Hanno continuato con i loro costumi, in stretto collegamento con la loro relazione speciale con Dio. Mosè ha promesso loro una nazione e con Giosuè l'hanno ottenuta, anche se la Bibbia lì ha qualche contraddizione: si dice che l'hanno conquistata ma poi appaiono i filistei e canaaniti vari dappertutto. E ci sono anche questioni familiari: non sposarsi con quelli di Beniamino.

Ma se, come l'archeologia suggerisce, tutta la storia dei patriarchi e l'esodo sono leggende compilate tardivamente e manca qualsiasi evidenza dell'invasione di Canaan sotto Giosuè da dove nasce l'idea dell'antica nazionalità? Insomma chi sono questi qui?
L'archeologia suggerisce una risposta sorprendente: dallo scavo dei villaggi antichi risulta che erano indigeni che solo gradualmente svilupparono un'identità che permette di definirli israeliti.

La Bibbia ci descrive in dettaglio che finita la conquista Giosuè divide la terra tra le tribù. Ma poi salta fuori che restano i filistei e i fenici e gli ammoniti e i moabiti e altri ancora.
È tutta una guerra, con tutti. L'interpretazione teologica è chiara: se Israele resta separato dagli indigeni sarà compensato, altrimenti cesserà il patto di alleanza con Dio. Ma nel libro dei Giudici salta fuori che il popolo adora Baal e Ashtaroth. Ma è vero che dopo secoli di fedeltà a Dio gli israeliti scivolano nel politeismo dei vicini?

Fino a tempi recenti il ritrovamento di ceramica rozza sopra le distruzioni dell'Era del Bronzo è stata vista come prova di popolazioni seminomadi (come dovevano esserlo dopo 40 anni nel deserto). Potrebbe esserci stata non un'nvasione ma una "pacifica infiltrazione" come dice la scuola tedesca di Albrecht Alt negli anni '20. Secondo Alt all'inizio l'arrivo dei pastori israeliti è stato pacifico e solo in seguito i problemi con i canaaiti emersero. Ci sono anche testimonianze scritte, per esempio sugli apiru, popolo marginale, briganti e soldati di ventura, presenti anche in Egitto come salariati per opere governative. Il nome Apiru, Hapiru e Habiru ha commessioni linguistiche con Ibri, cioè Ebrei. E quindi gli apiru sarebbero come gli egizi chiamavano gli ebrei. ma oggi si sa che l'uso di questa parola è da riferirsi all'ambito socio-economico invece che etnico. Anche se chissà, può darsi che...

Gli egizi menzionano anche gli Shosu, pastori innumeri all'inizio del dodicesimo secolo A.C. Possono essere Israele chiamato con un altro nome?


La teoria della pacifica invasione di Alt venne contestata negli anni '70 in base a dati etnografi e antropologici. Salta fuori che i nomadi del deserto e i coltivatori e pastori erano essenzialmente un'unica società. E così si sviluppa, tra il '60 e il '70, un'altra teoria sull'origine degli israeliti, iniziata dagli americani George Mendenhall e Norbert Gottwald. La teoria propone che i primi israeliti non erano né invasori né infiltrati ma ribelli che fuggirono dalle città sulle colline disabitate. Dai documenti, principalmente le tavolette di Tell el-Amarna, risulta che la società canaanita era altamente stratificata con elevate tensioni sociali e disuguaglianze economiche. L'elite, locale e egiziana, a un certo punto divenne insopportabile.
Per cui, sostengono Mendenhall e Gottwald alcuni divennero apiru, si stabilirono in zone fuori dal controllo delle città e degli egizi, in queso modo con una società meno stratificata e rigida divennero israeliti. Gottwald suggerisce inoltre che queste idee potrebbero essere giunte con un piccolo gruppo proveniente dall'Egitto; questo gruppo potrebbe essere stato influenzato dalle idee religiose eterodosse degli egiziani (nota mia: Mosè e il monoteismo di Sigmund Freud diceva già qualcosa di simile, l'idea di approfondire l'argomento e finire a Finkelstein è partita da lì, grazie a Dario per i suoi suggerimenti) come quelle di Akhenaton del XiV secolo A.C.

La nascita di Israele sarebbe quindi il frutto di una rivoluzione degli oppressi contro i padroni feudali. Purtroppo questa teoria non ha evidenze archeologiche che la supportino, anzi l'evidenza la contraddice. Se i rifugiati fuggiaschi fossero appartenenti alle città sarebbero simili le stoviglie e l'architettura. Ancora più stringente recentemente si è visto che la società cittadine e rurale della tarda età del Bronzo aveva iniziato a impoverirsi dal XVI secolo A.C. Questo indebolimento e il diminuire della popolazione potrebbe aver giocato un ruolo importante nel collasso della cultura urbana. Quindi niente fuggiaschi dai villagi verso le alture in cerca di una nuova vita. E la questione "Chi sono gli israeliti?" va cercata in un'altra direzione.

Oh! così dicono Israel e Neil Asher, come vedremo prossimamente. 

Per intanto googlando per Giosia, l'autore della Bibbia, è saltata fuori Nadia, eccola


e per chi vuole saperne di più che la Wiki.
Come faremmo senza la Wiki? mi chiedo spesso2.



1. no, questa l'ho già detta, cancello.
2. anche lì la risposta non è facile, anzi!

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