lunedì 21 ottobre 2013

La tragedia greca, il pettine e i miei capelli spettinati.

Non pensare, uomo meschino, che questo universo sia stato costruito per te. Tu, piuttosto, sarai giusto se ti aggiusti all'armonia dell'universo.


L'uomo è parte del tutto e non il dominatore del tutto. L'uomo è mortale.

L'uomo è iscritto in un tipo di temporalità. La temporalità ciclica.


Nella ciclicità il tempo si succede secondo una sua regolarità, sul modello del tempo dei contadini: Inverno, primavera, estate e autunno.

Poi il ciclo si ripete. Perciò chi ha visto tanti cicli, i vecchi, è depositario di sapere. Chi ha visto pochi cicli, invece, non ne dispone. Perciò questo sapere lo deve apprendere.


Il sapere si ricava dall'ordine naturale. Il compito di chi riflette è quello di catturare le leggi eterne della natura e sulla cui base costruire le leggi della città e le leggi dell'anima.



La natura è quel paradigma non creato, eterno, immutabile, regolato dalla categoria della necessità. La legge della natura è una legge dura e consiste nel fatto che l'uomo nasce, cresce e muore. Muore.

Non ci sono speranze ultraterrene nella mentalità greca. Il greco vive seriamente la morte. Vive in una dimensione tragica. L'uomo per vivere ha bisogno di produrre un senso in vista della morte, che è l'implosione di ogni senso.


L'uomo si porta dentro una doppia soggettività. Una che dice io, ego, intorno alla quale l'uomo costruisce la sua vita, i suoi progetti, cerca il senso. L'altra è quella della specie, che vede l'uomo solo come funzionale alla specie stessa. Essa gli fornisce  aggressività e sessualità nel periodo deputato alla procreazione: La sussualità per la procreazione e l'aggressività per la difesa della prole. Poi questi due elementi decadono e la morte dell'uomo diventa necessaria per la continuità della vita della natura.


La tragedia greca nasce da questo profondo conflitto tra queste due soggettività per cui, dal punto di vista dell'io, la morte è un assurdo perchè è l'implosione di tutto il senso che l'uomo ha costruito, mentre, per l'economia della specie, la morte è ciò che è necessario che accada.


L'uomo greco però non piange di fronte alla tragedia.

"Proprio perchè sono mortale non devo provocare gli dei". È questa la categoria del limite. Conosci te stesso e agisci secondo misura. Chi conosce il proprio limite non teme il destino. Perciò la dimensione tragica dà il senso della misura umana. Tu sarai giusto se ti aggiusti all'armonia dell'universo.

Alla Prossima.

5 commenti:

  1. Ma dove sei stato per tutto questo tempo?
    Il post mi è strapiaciuto!
    Sto cercando di capire quale è il tuo stile, ma i dati sono pochi e quindi, per farlo, ho bisogno che tu scriva almeno un'altra ventina di post come questo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bit fa un sacco di cose, anzi come fa a farle tutte?
      Poi quando crescerai scoprirai che ha addirittura creato una distro Linux, Lubit. E tante altre cose ancora (io non è che le so tutte poi ultimamente la memoria è quella che è).
      Però: sempre più vario il Tamburo, sta crescendo proprio bene, secondo me.

      Elimina
    2. É che mi aspettavo lo "smanettone" ma non il filosofo. Good!

      So di Lubit e so che ci stai anche tu in mezzo. Mi sembra anche di avervi fatto i complimenti una volta, pur non avendolo mai installato (mia culpa).

      Sulla varietà son d'accordo, è sicuramente una cosa molto positiva e il Tamburo ne giova sicuramente.

      Elimina
    3. Ma grazie! Ero a funghi. Ho trovato due chili di porcini. Mi sa che stasera ci scappa un buon risotto! :))

      Elimina
  2. Ecco dove sei finito. Ed io che pensavo all'eremo. Ok pianterò la mia tenda nel tuo giardino sotto la finestra della cucina... La tua criptonite... Quello che vive a Huawei...

    RispondiElimina