lunedì 9 dicembre 2013

Cose (di Scienza) dal Web #20


Prof., perché il colore del cielo è blu?

Ma torniamo al cielo di giorno ed al suo splendido colore blu! Molto semplicemente, un cielo diurno terso e privo di nuvole è blu perché le molecole dell'aria diffondono la componente blu della luce proveniente dal sole più di quanto non diffondano la luce rossa. Quando guardiamo verso il sole al tramonto, vediamo i colori rosso e arancione, perché la luce blu è stata diffusa al di fuori e lontano dalla linea visiva.
Luce blu, luce rossa, arancione provenienti dal sole? Eh sì miei cari ragazzi. La luce bianca del sole è "una miscela" di tutti i colori dell'arcobaleno, come è stato dimostrato da Isaac Newton, che usò un prisma per separare i diversi colori e così formare uno spettro...non quello dei castelli scozzesi ma lo spettro della luce visibile.


Visual elements periodic table

Puntando il mouse sulle figure appare la spiegazione della simbologia utilizzata, ad esempio, l'europio (1901), viene rappresentato dal simbolo dell'euro mentre l'antimonio, il mascara degli antichi Egizi, dall'occhio di Horus (il dio Falco). La tavola periodica vera e propria, che trovate su questa pagina, descrive tutti gli elementi indicando anche il livello di tossicità. Si possono creare dei filtri, evidenziando i metalli o, che so, i lantanidi. Si può vedere lo stato degli elementi a temperature differenti (per questo basta spostare il cursore della temperatura), mentre le altre pagine riportano informazioni storiche, podcast o video, realizzati sempre da Murray Robertson, utilities varie e altre curiosità, come la pagina dedicata all'antica alchimia.


Street View arriva al CERN

Al CERN, il laboratorio più grande al mondo di fisica delle particelle sito nella periferia di Ginevra, alcuni tra i migliori fisici e ingegneri al mondo stanno utilizzando avanzati acceleratori di particelle in grado di aiutarci a risolvere i più antichi e misteriosi quesiti sul nostro universo – di cosa è fatto? Come tutto ebbe inizio? Siamo entusiasti che il CERN abbia aperto le porte a Street View permettendo così a chiunque, in qualsiasi parte del mondo, di dare uno sguardo all’interno dei laboratori, dei centri di controllo e alla sua miriade di tunnel sotterranei che ospitano ricerche all’avanguardia su Google Maps. Street View permette anche ai ricercatori che lavorano sparsi per il pianeta di esaminare gli strumenti che utilizzano.


I numeri nella Piccola cosmogonia portatile

Come dichiara il titolo, l’opera è una cosmogonia, cioè un racconto delle origini dell’universo e della sua storia, dalle origini secondo le teorie cosmogoniche più recenti, fino all'invenzione dei computer. L’ossimoro è evidente: il nome cosmogonia implica un intento totalizzante che è contraddetto dagli aggettivi piccola e portatile. Si tratta in effetti di un’ironica presa di distanze, in quanto il poeta si mostra piuttosto scettico sulla sua impresa: nell'epoca della specializzazione delle ricerche e della frammentazione dei saperi, ogni velleità di spiegazione universale deve essere interpretata in modo parodistico e beffardo. Inoltre, per quanto l’opera non sia breve per gli standard contemporanei, i suoi 1388 versi non raggiungono la lunghezza di un singolo canto del suo grande precursore, il De Rerum Natura di Lucrezio.



La vescica: come il cervello decide quando (e dove) fare la pipì

La pipì viene prodotta in continuazione dai nostri instancabili reni, che filtrano e filtrano litri su litri di sangue. Ma dover stare lì a sgocciolare urina per tutta la giornata non sarebbe una cosa particolarmente piacevole; per cui la natura ha inventato la vescica, che si occupa di immagazzinare la pipì fino a quando non arriva il momento opportuno per liberarsene. La vescica riceve il suo rifornimento di urina tramite due condutture che scendono giù dai reni, gli ureteri.
Una volta entrata nella vescica, la pipì non può più essere riassorbita, né rimandata ai reni. Il suo unico possibile sbocco è il canale che connette la vescica al mondo esterno, l’uretra.
Nelle donne, l’uretra è piuttosto breve e scarica inosservata in mezzo alle labbra della vagina, attraverso un orifizio che nessun uomo è mai riuscito a localizzare. Negli uomini invece fa un tragitto più lungo e – prima di sfociare sulla punta del pene spruzzando a destra e a manca – riceve da testicoli e prostata un affluente dal flusso incostante, le cui acque biancastre e maleodoranti sembrano essere il frutto di qualche catastrofe industriale.


2 commenti:

  1. Ottimo servizio sugli zoo nell'ultimo numero di Focus... Equilibrato e ben fatto, come sempre

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  2. Focus è un'ottima testata che seguo mooolto volentieri. Qualche volta ne segnalo anche alcuni articoli, ma in genere preferisco non dare "molto spazio" a chi già ne ha tanto di suo e Focus di visibilità ne ha già parecchia.

    Riguardo a te invece, che ne dici se ci fai sapere chi sei? L'anonimato è sacro sul web, ma sai, alcuni sono restii a capirlo e preferiscono chiacchierare con chi si manifesta apertamente; io sono uno di quei restii.

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