Devo scusarmi per il ritardo con Lucia Marino che mi
ha invitata al gioco dei libri che imperversa su Facebook.
Già ho partecipato due volte, non ci
pensavo più, anche per questo forse non mi sono accorta della
notifica: del resto, sono stata in viaggio, collegandomi
sporadicamente, e si sa che su Facebook “panta rei”! Solo per
caso ho sfogliato le notifiche vecchie.
Da quanto mi è stato detto la prima
volta, si tratta di elencare 10 libri di narrativa che ci sono cari:
successivamente ho visto il gioco trasformarsi come avviene con
quello infantile del telefono senza fili (ad ogni passaggio si ha una
variazione, più o meno voluta, per cui all'ultimo passaggio la
parola risultante è completamente diversa da quella iniziale).
Pertanto non mi sono stupita quando, per
alcuni, i libri da narrativa sono passati a saggistica, o quando ho
letto la definizione “i libri che mi hanno cambiato la vita”.
Bene, io non credo che alcun libro in
particolare mi abbia “cambiato la vita”: OGNI cosa che ho letto
ha contribuito in modo più o meno incisivo a fare di me ciò che
sono ora ed mi resta tempo, forse, per evolvere ancora.
Perciò elenco qui solo alcuni della
miriade di libri che ho letto nella mia lunga vita, e neppure questa
volta in ordine di importanza.
Ricordo, per esempio, il bellissimo “La
famosa invasione degli orsi in Sicilia” di Buzzati, con disegni
dell'autore, che ha allietato la mia infanzia e la prima adolescenza.
“Il vagabondo delle stelle”
di Jack London, letto da bambina quando probabilmente non ero ancora
in grado di comprenderlo, è una storia che contiene altre storie: un
prigioniero “evade” coi sogni dalla sua situazione, vivendo (o
rivivendo? mi par di ricordare che fossero reincarnazioni) altre
vite, in altri contesti storici e geografici. Scusate, non ricordo
molto di più, in fondo son passati quasi sessant'anni!
Leggendo “Fahrenheit 451” in quanto
appassionata lettrice mi sono molto immedesimata nella storia, anzi
mi sono chiesta quale libro avrei potuto io imparare a memoria per i
posteri, nel caso si verificasse quanto ipotizzato, poi mi son resa conto che la mia memoria
risibilmente labile non mi permetterebbe neppure di imparare a mente una poesiola...
“1984”
l'ho letto la prima volta da giovane e già avevo notato che molte di
quelle fantasie erano profetiche: riletto pochi anni fa sono rimasta
stupita delle capacità di previsione dell'autore dalla storia
riscritta giorno per giorno -ma già Stalin aveva fatto cancellare
Trotksy perfino dalle foto!- al controllo costante anche visivo del
cittadino). Oggi direi che si è avverato in pieno tutto quanto...
Anche
“La fattoria degli animali”
è piuttosto realistico!
“Io uccido”
di Faletti: a parte la curiosità per l'autore e l'interesse per una
trama poliziesca (sono un'appassionata del genere), mi è piaciuto
non tanto per la prosa, decisamente sovraccarica, quanto per i
divertenti e fantasiosi paragoni!
“El manuscrito carmesí “di
Antonio Gala è la biografia romanzata dell'ultimo re “moro”
Boabdil, fino alla caduta di Granada che pose fine a più di mezzo millennio
di dominio musulmano in Andalusia.
“Via col vento” anche ha uno
sfondo storico, ma mi è piaciuto (e per questo l'ho riletto! un giorno o l'altro devo proprio vedere il film -l'ho su DVD- sperando che non mi deluda)
soprattutto per il carattere deciso e impetuoso, sia pure piuttosto
egocentrico, dell'intrepida protagonista Rossella.
Tutto il contrario del “Dottor
Zivago” (che infatti non mi è piaciuto), il cui protagonista,
così debole di carattere, indeciso e “mollacchione”, è una vera
iattura per le povere donne che inspiegabilmente l'amano.
Confesso che anche “Madame Bovary
“ l'avrei presa volentieri a schiaffoni fino a ridurle il viso
come un pallone... altro libro che non mi è piaciuto, quindi.
Mi è invece piaciuto molto, sia per
l'ambientazione storica, sia per il carattere degli indimenticabii
personaggi, ma soprattutto per lo stile di scrittura, “Cien años
de soledad” che ho avuto la fortuna di poter leggere in lingua
originale, senza perdermi perció dettagli della prosa dell'autore.
Anche “The adventures of
Huckleberry Finn”, ancor più di “Tom Sawyer” le ho
trovate godibilissime in lingua originale ancor più di quando ne
avevo letto la versione in italiano: soprattutto per il linguaggio
usato dall'autore, leggermente diverso nei due libri perché la
narrazione vien fatta da personaggi di ceto e cultura diversi.
Be`, mi pare di aver superato i 10
libri, pertanto mi fermo qui.
E chiaramente interrompo qui la catena: odio le catene!
E chiaramente interrompo qui la catena: odio le catene!
Sì! Anch'io gli orsi. Con De Ambroiss (dai sono passati 50 anni, non ce l'ho più e la memoria è quella che è).
RispondiEliminaUn 8,5 a "1984" e un 8 a "La fattoria degli animali".
RispondiEliminaDi quelli "non tecno-didattici", ovvero letti allo scopo di imparare qualcosa, sicuramente "Cent'anni di solitudine" è stato tra i più belli: un 9 pieno.