domenica 22 febbraio 2015

Come si dice?

Ieri sera su Facebook Bruna chiedeva la traduzione di un modo di dire piemontese. Io ci ho provato e --ancora una volta-- ho visto quanto sia difficile. Anche e specie se conosci la lingua.


Notare come Rosa scrive il piemontese come si deve (dovrebbe) ma poi i forestieri non riescono a leggerlo giusto. La O si legge U e per scrivere davvero O si deve mettere l'accento. la J si legge come la I, quasi più lunga, come in "gioia" (che per noi sarebbe "gòj"). Sì come in tedesco e nelle lingue nordiche; a volte anche in olandese ma lì si va sul difficile: pensa te che c'è chi scrive Y al posto di IJ.

Tornando alle cose serie in questi giorni c'è un'iniziativa lodevole: Dillo in italiano.
Bello, firmate la petizione, tutti, subito. Dai!
Io sono cosciente di essere un pessimo esempio. Avete presente la storia della mela marcia? E peggio ancora: Il signor Blogspot mi dice che il Tamburo Riparato è visto in parecchi posti across the universe (cit.):

Ultimo mese

Sarà vero? Se sì capiranno quello che scrivo? Temo di no, non tutto almeno, secondo un ragionamento che adesso voglio esporvi.
Mi capita spesso di leggere cose in inglese e francese. Una volta riuscivo anche a parlarle facendomi capire, più o meno, adesso mi muovo molto di meno e ho meno occasioni. Sul Web l'inglese vince, anche per me. Ma --confessione qui-- lo uso anche su carta, per la programmazione da sempre, per la letteratura da quando è diventato molto più facile accedere ai libri in lingua originale (ahimè pochi e quasi solo inglese). Prendi Terry Pratchett, in italiano è tradotto solo in parte, i traduttori variano, spesso cambiano i nomi (dei personaggi e delle cose, oltre a quello del traduttore). Oppure prendete la trilogia della Guida Galattica (cinque volumi) e stupite. E --questo non riesco proprio a imenticarlo-- che dire del terzo volume del Ciclo Barocco di Neal Stephenson? Rizzoli ha tradotto --bene-- i primi due ma il terzo me lo sono dovuto leggere in 'mericano. Ed è stato difficile, parecchio. Anche Terry Pratchett a volte è difficile: scrive bene, comprensibile ma fa riferimento a cose che solo gli inglesi hanno sotto mano mentre per noi diventano indovinelli astrusi.

A dirla tutta ho ancora una lamentela, perso (da leggere come se fosse scritto "persò", lo usano qui vicino, a sinistra e va inteso come "personale"): alle volte devo tradurre e non ci arrivo proprio. Neanche facendomi aiutare da Google Traduttore, per esempio questo:


Non ho la frase intera, forse posso recuperarla ma era su carta e non da me. Comunque è stato un caso difficile; e non so nemmeno com'è finito.

In ogni caso Annamaria Testa ha ragione, dai, tutti a fare il proprio dovere.
Anch'io, anche se la mia lingua madre è un'altra.


Nota: pijte vàrda = non t'azzardare.
Anche se c'è IJ non è olandese. E potrebbe essere anche il meno perentorio fai attenzione.
Nèh!

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