domenica 15 febbraio 2015
Michele Ferrero - un aneddoto
Forse posso raccontarla, tanto è una cosa molto vecchia --anni '80-- e poi ho perso di vista, anzi nemmeno ricordo i nomi, di chi me la raccontava.
Già allora, io ero giovane, era un mito, lui e la ditta, si confondevano.
E succedeva la stessa cosa che succedeva per Steve Jobs, fiorivano leggende. Io ne riporto una quasi sicuramente falsa, non so se circola o è circolata anche fuori, allora faceva parte di quello che tutti sanno che è vero, come il roskopo e la castagna in tasca contro il raffreddore.
Michele Ferrero non faceva indagini di mercato, no, nope, per niente, nianca na frisa: chiedeva al giardiniere, quello che diceva lui era quello che si doveva fare.
No, nessuno che ha pensato di assumere il giardiniere, raddoppiandogli la paga o peggio. Ma forse perché il nome di questo giardiniere davvero ultra-hyper-über lo conosceva solo Michele.
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Della Ferrero ricordo gli esordi, ero bambina. D'estate, in campagna, compravo al bar del paesello dei piccolissimi "cioccolatini" che di cioccolato avevano quasi solo il nome (non sono proprio sicura che fossero Ferrero, ma per molti anni i miei genitori ne hanno collegato il nome al surrogato di cioccolato, probabilmente a base di nocciole, di cui erano fatti), mentre i cioccolatini "veri" all'epoca erano i Perugina (il paesello è in provincia di Perugia). Non so quando sia nata la Nutella, all'epoca si trovava nell'unico negozio di alimentari una specie di crema solida bicolore di altra marca (provata una volta, mai più assaggiata, mentre ai miei cugini piaceva), la parte marrone rappresentava nominalmente il cioccolato - non che la Nutella attuale sia molto migliore da quel punto di vista, a me piaceva la crema gianduia della Novi. Mio genero anni fa (ora non più) quasi ci faceva il bagno nella Nutella, i suoi amici tra gli altri regali di nozze gli hanno regalato un barattolo che a occhio e croce sarà stato di due chili, chissà dove l'hanno scovato. Io adoro i Pocket Coffee, che mi hanno risollevato lo spirito innumerevoli volte, sia sul lavoro sia nel periodo della radioterapia sia... insomma, sempre! Purtroppo qui non si trovano, facciamo scorta quando andiamo in Italia.
RispondiEliminaAnche da voi si usa mettere il castagnone in tasca per prevenire il raffreddore come fa mio padre o sono io che ti ho contagiato con i miei status?
RispondiElimina;)
Da grande farò il giardiniere.
Si usa; per esempio ne ha parlato Enrico, se vuoi cerco il post sul suo blog.
EliminaCredo sia una credenza diffusa, almeno nel New Jersey (contatto perso, non posso citare il testimone).
E, importante: la castagna dev'essere d'India, quelle non commestibili.
Esatto. E io che pensavo fosse una stupidera tutta veneta..
EliminaSì, si usa anche qui, in periferia di Torino. Detta "castagna gingia" in slang familiare, storpiato da "d'India"
EliminaLa G per D è comune, p.es. qui vicino c'è Candiolo, in dialetto Cangiöl.
EliminaE che dire dei cugini francesi che usano DJ per dire (anche se non ci riescono G(i)?