Tribù Hadzabe - Tanzania - gennaio 2013 |
Quando ho cercato di spiegare a cinque rappresentanti della tribù Hadzabe, un piccolo gruppo di cacciatori raccoglitori che vive attorno al lago Eyase in Tanzania, che avevo seguito in una caccia all'alba nella foresta, la situazione politica italiana, ho avuto delle difficoltà, in particolare per la lingua, un dialetto del gruppo San piena di clik difficili da eseguire. Anche esporre i concetti non è stato di facile soluzione. Ho dovuto traslare le situazioni sulla base dei pochi modi di relazione conosciuti dalla loro etnia, faticando non poco ad adattarceli. Come dire infatti che un nostro aspirante capo tribù, quasi certo di essere nominato esponente decisore del villaggio, sicuro di essere scelto quasi all'unanimità dai cacciatori compagni non aveva avuto il diritto neppure di scegliere quali dovevano essere i futuri terreni di caccia. Che aveva eliminato il giovane e promettente ragazzo che colpiva ogni volta con frecce sicure le prede più piccole lontane tra i rami e adesso che non era in grado di comandare il villaggio, non voleva deporre l'arco e calare i pantaloni per essere deriso, come si usa tra le persone onorate. Che l'aspirante altro capo, che già era stato al comando per tante stagioni di caccia, pur rimanendo sempre dietro le frasche ad ingropparsi tutte le ragazzotte della tribù, aveva comunque raccolto consensi sufficienti ad impedirgli di comandare, promettendo a tutti i componenti della tribù e anche a quelli delle tribù vicine, carne a volontà sulle cacce future e la libertà di scegliersi mogli giovani a volontà. Che adesso non si riusciva neppure più ad uscire al mattino per andare a caccia, perché il giullare del villaggio pretendeva, col consenso di un terzo della tribù di diminuire le ore della caccia stessa, di stendersi al sole a dormire e di mandare a farsi coprire dagli elefanti quelli delle tribù vicine che avevano loro prestato frecce e pelli di impala, quando il fiume se le era portate via, anche se la versione giusta era che dopo essersi fumata quella roba buona della zona di NgoroNgoro, avevano ronfato per una settimana e non si ricordavano più dove le avevano lasciate. Non è stato facile ma, alla fine, credo che abbiano capito almeno il succo del discorso, perché hanno subito cominciato a dimostrare la danza della disperazione, che che fanno solo una volta ogni 120 anni quando le cose sono così impossibili da risolvere da dover invocare i sacri spiriti della foresta, gli unici capaci di salvare il salvabile.
Beh, la traslazione mi sembra ottimamente riuscita.
RispondiEliminaPiaciuto molto!
Non è che hai il tempo per una traslazione veloce anche per i diretti interessati: la (purtroppo) nostra "strana" tribù politica italiana?
Gli amici Hadzabe, mi hanno detto che stanti così le cose è meglio non parlare troppo. Ma non so se ho capito bene tutto. Sai la lingua dei clik è molto difficile e si fa confusione.
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