Da bambina vivevo
in un’ampia casa su 3 piani il cui retro dava su un bellissimo giardino diviso,
per mezzo di un recinto, da un campo di grano.
All’interno
di questo giardino vi erano siepi di profumato rosmarino, fragoline e ribes, fiori e rose rampicanti che riempivano di
colori gli occhi e al centro un malinconico salice piangente a cui era legata
un’amaca di corda.
Il giardino era
il territorio di Fafner, il nostro cane alano, che permetteva ai gatti di
addentrarsene solo per qualche passo di zampa ma a noi bambini ci faceva il
giro del perimetro al galoppo sulla sua schiena.
D’estate il
campo di grano si colorava d’oro e le nostre vacanze si facevano a casa perché di
soldi per andare al mare non ce n’erano però a me poco importava … avevo i miei
fratelli per giocare, cane e gatti da infastidire, farfalle da rincorrere,
ribes e fragoline da infilarsi in bocca … insomma di attività per impegnarsi le giornate ce
n’erano molte e tutte si svolgevano sotto il controllo fidato di Fafner che
socchiudeva ogni tanto un occhio mentre faceva finta di dormire .
Nelle
giornate più calde capitava che tutte queste attività mi facessero crollare
stanca e sudata sull’amaca e dondolando, braccia dietro la testa, mi incantavo
a fissare il cielo che appariva e scompariva
tra i rami del salice.
Iniziava così
un gioco ancora più divertente: scorgere animali, visi, oggetti tra le forme che le nuvole assumevano: ora un
angelo, ora un delfino e poi ecco una
ciambella, una torta glassata e una montagna
di panna.
Assaporavo il
gusto di quei dolci fatti d’aria: spumoso, zuccherino, soffice … arrivavo fin
lassù con l’immaginazione per morderne un angolino o leccarne un pezzetto :
dovevo assicurarmi che sapessero di panna e che non si rivelassero del salato
albume montato a neve perché se è vero che non tutto è come sembra anche
qualche nuvola può non avere il gusto che ti aspetti …
Le nuvole, per me bambina, diventavano anche validi
nascondigli … se venivo sgridata o se ne combinavo una particolarmente grossa con il sedere ancora bruciante e offeso (tra
l’altro ne approfitto per ricordare a tutti che i gatti non si possono lavare
in lavatrice né tanto meno asciugarli in forno) , mi sedevo imbronciata ad
immaginare di nascondermi dentro una nuvola e dall’alto osservare i “grandi”
cercarmi dappertutto … sarei scesa solo a patto di tante e scuse, qualche
caramella e uno pony tutto mio! Ovviamente il pony non è mai arrivato e le
scuse alla fine le ho sempre fatte io imparando presto che con gli adulti di
patti non se ne possono fare: vincono sempre loro!
Ora che anch’io
sono entrata a pieni titoli nel mondo degli adulti , nonostante non abbia più
alberi dove legare un’amaca, il gioco delle nuvole continuo a farlo lo stesso,
certo i miei occhi (e forse il mio cuore) hanno bisogno di maggior esercizio
per scorgere in cielo fantasiose forme ma la cosa bella e che posso continuare
a farmi scorpacciate di nuvole montate
senza ingrassare di un etto!
Ricordo la casa, verso Pino. E la signorina più vivace di tutte: quella con i capelli neri a cui non piaceva la matematica.
RispondiEliminasono io ... la napulotta!!!!
RispondiEliminavero, la mia napulotta preferita.
EliminaEravamo ggiovani allora!