martedì 5 giugno 2012

MORBIDE COME L’OVATTA, BUONE COME LA PANNA


Da bambina vivevo in un’ampia casa su 3 piani il cui retro dava su un bellissimo giardino diviso, per mezzo di un recinto, da un campo di grano.
All’interno di questo giardino vi erano siepi di profumato rosmarino, fragoline e ribes,  fiori e rose rampicanti che riempivano di colori gli occhi e al centro un malinconico salice piangente a cui era legata un’amaca di corda.
Il giardino era il territorio di Fafner, il nostro cane alano, che permetteva ai gatti di addentrarsene solo per qualche passo di zampa ma a noi bambini ci faceva il giro del perimetro al galoppo sulla sua schiena.
D’estate il campo di grano si colorava d’oro e le nostre vacanze si facevano a casa perché di soldi per andare al mare non ce n’erano però a me poco importava … avevo i miei fratelli per giocare, cane e gatti da infastidire, farfalle da rincorrere, ribes e fragoline da infilarsi in bocca  … insomma  di attività per impegnarsi le giornate ce n’erano molte e tutte si svolgevano sotto il controllo fidato di Fafner che socchiudeva ogni tanto un occhio mentre faceva finta di dormire .


  


Nelle giornate più calde capitava che tutte queste attività mi facessero crollare stanca e sudata sull’amaca e dondolando, braccia dietro la testa, mi incantavo a  fissare il cielo che appariva e scompariva tra i rami del salice.
Iniziava così un gioco ancora più divertente: scorgere animali, visi, oggetti  tra le forme che le nuvole assumevano: ora un angelo, ora  un delfino e poi ecco una ciambella, una torta glassata  e una montagna di panna.
Assaporavo il gusto di quei dolci fatti d’aria: spumoso, zuccherino, soffice … arrivavo fin lassù con l’immaginazione per morderne un angolino o leccarne un pezzetto : dovevo assicurarmi che sapessero di  panna e che non si rivelassero del salato albume montato a neve perché se è vero che non tutto è come sembra anche qualche nuvola può non avere il gusto che ti aspetti …
Le nuvole, per me bambina, diventavano anche validi nascondigli … se venivo sgridata o se ne combinavo una particolarmente grossa  con il sedere ancora bruciante e offeso (tra l’altro ne approfitto per ricordare a tutti che i gatti non si possono lavare in lavatrice né tanto meno asciugarli in forno) , mi sedevo imbronciata ad immaginare di nascondermi dentro una nuvola e dall’alto osservare i “grandi” cercarmi dappertutto … sarei scesa solo a patto di tante e scuse, qualche caramella e uno pony tutto mio! Ovviamente il pony non è mai arrivato e le scuse alla fine le ho sempre fatte io imparando presto che con gli adulti di patti non se ne possono fare: vincono sempre loro!
Ora che anch’io sono entrata a pieni titoli nel mondo degli adulti , nonostante non abbia più alberi dove legare un’amaca, il gioco delle nuvole continuo a farlo lo stesso, certo i miei occhi (e forse il mio cuore) hanno bisogno di maggior esercizio per scorgere in cielo fantasiose forme ma la cosa bella e che posso continuare a farmi  scorpacciate di nuvole montate senza ingrassare di un etto!






3 commenti:

  1. Ricordo la casa, verso Pino. E la signorina più vivace di tutte: quella con i capelli neri a cui non piaceva la matematica.

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  2. Risposte
    1. vero, la mia napulotta preferita.
      Eravamo ggiovani allora!

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