domenica 30 agosto 2015

La dura vita del blogger

Juhan si preoccupa perché sono in pochi a commentare, e forse si preoccupa perché qui sono in pochi a scrivere. Da un certo punto di vista lo capisco: non è mai bella quella sensazione di sentirsi da soli e pensare che tutta la fatica che si fa - sì, perché comunque scrivere non è certo come cliccare il tastino "condividi" su Faccialibro. Quello sono capaci di farlo quasi tutti, persino i pentastellati - è inutile. Quando scrivi, non solo devi ovviamente trovare qualcosa di presumibilmente interessante, ma devi anche spiegare perché lo trovi interessante, senza contare che se la fonte non è in italiano devi magari metterci un minimo di riassunto, insomma non è una passeggiata. Magari a scuola facevi anche fatica a riempire due paginette per un tema. (io scrivevo direttamente in bella e in un'ora e mezzo al massimo consegnavo, mica potevo perdere tempo con quelle sciocchezze).

Però secondo me il punto è esattamente l'opposto. Io scrivo sui blog perché ho voglia di mettere le cose nero su bianco: se a qualcuno dei miei ventun lettori piace, tanto meglio, ma so che molte delle cose che scrivo sono fondamentalmente solo per me. Poi commento o perché ho voglia di scrivere una freddura (occhei, cancellate questo) o perché c'è qualcosa che voglio aggiungere o puntualizzare, e quindi non è detto che li faccia sempre anche se apprezzo quello che ho letto. Una volta interiorizzato questo, si riesce ad accettare e apprezzare i post e i commenti anche se sono pochi.

E poi, meno roba si scrive meno cazzate si leggono.

2 commenti:

  1. Bravo, bravissimo.
    Grazie del bel pensiero che hai condiviso con noi.

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  2. Mi viene proprio da cercare i bottoni "mi piace (assay)" e "condividi".

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