martedì 25 agosto 2015

Una cosa per volta


Uno sfogo, per niente originale ma devo farlo.
C'è chi ha trattato l'argomento --tutt'altro che originale-- molto meglio ma devo dire la mia.

Uno degli inconvenienti di Internet è che siamo sommersi da una valanga di informazioni di proporzioni colossali, non siamo in grado di resistere, ci tavolge.
E forse non è solo l'Internet, vedi i non connessi ma dotati di telefono, anche quelli che non messaggiano, chattano, instagrammano o altro, quelli che urlano soltanto.
Ma non voglio generalizzare, parlo di me.

Ieri mi sono quasi arrabbiato (cioè ho risposto male) a un amico di web che non aveva altra colpa di arrivare ultimo in una stringa di due giorni in cui tentavo di risolvere un puzzle di quelli da programmatori. Una cosa per niente divertente quando, sono stato chiamato in causa perché c'è di mezzo un mio antico contributo e per me funzionava tutto (quasi, almeno così mi pareva).

Quando salta fuori un bug nella programmazione la prima cosa da fare è di trovare un caso riproducibile.
Subito dopo si deve localizzarlo, cercare di restringere l'ambito in cui si verifica.
Poi c'è un aspetto non sempre piacevole: come devo fare per visualizzarlo e --infine-- correggerlo. Devo installare cose? Posso farlo sul mio computer o no?
Metti in conto che sono anche avventato, dico sì troppo in fretta, mi fido del mio intuito, ...
Naturalmente non funziona. E allora sono scambi di telefonate, mail con allegati e vieni qui che proviamo.
Alle fine si è visto che il caso era più articolato di quanto prevedibile, non era un bug ma una nidiata di bugs.

Ma il guaio, come dicevo all'inizio, non ho perso il filo, è che fai --tenti di fare-- quello facendo contemporaneamente altre cose: controlli Twitter e le visite sui blog (per via di un'anomalia recente) e arrivano le mail.
Una volta, quando ero giovane, una lettera --l'antenata della mail-- ci metteva minimo tre giorni, poi ti prendevi il tempo a rispondere sapendo che prima di avere un riscontro erano altri tre giorni (via telefono). Poi è arrivato il fax --anzi no, c'erano anche i BBS, antenati di Internet.
Ieri invece mentre rispondevo a una mail ne arrivava un'altra, o più di una e il plugin del browser beeppava. Ma se salvavo la bozza per andare a sbirciare cosa stava arrivando perdevo il filo di cosa stavo facendo ancora di più.

Poi anche la cosa di rispondere immediatamente alle mail, come se fossero telefonate o messaggi su smartphone è da riconsiderare. Non è che hai sempre pronata la risposta, anzi quasi mai.
E alla fine rispondi male a chi capita. Magari con ottime intenzioni.

Alla fine, scoperto cosa non andava (meeting fisico, non si possono fare certe cose telematicamente --si dice ancora?-- almeno non con me che sono vecchio), mi sono ripromesso di prendere provvedimenti:
  • occuparmi di meno cose, tanto non dipende da me;
  • diminuire drasticamente il mio contributo al lollaggio con Twitter;
  • Twitter può benissimo stare chiuso quando faccio qualcosa;
  • i giornali italiani (forse solo quelli perché capisco cosa c'è scritto) sono deprimenti, molto;
  • argomenti che non conosco bene posso affrontarli solo se non sono troppo specialistici (certi fisici, certi economisti, ma non solo loro);
  • più di tanto comunque non si riesce a fare, dopo un po' mi stanco, pausa;
  • quelli che usano Windows (tutti) sono nel giusto;
  • non devo prendermela con gli altri per cose che dipendono da me (uh, sempre).
Oggi ho cancellato qualche contatto, di quelli non essenziali o che trattano argomenti non miei; poi magari li rimetto.
Adesso devo andare a controllare Twitter, chissà cos'è successo nel frattempo.

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