martedì 7 maggio 2013
FRAN!
Max: Finché una serata di primavera, fra Genova e New York, proprio in mezzo all'oceano, cadde il quadro.
Venditore: Come sarebbe a dire "cadde il quadro"?
Max: Nonno, non te lo sei mai chiesto perché cadono i quadri?
Venditore: No, veramente.
Max: A me m'ha sempre colpito tutta questa faccenda dei quadri.
Venditore: Ma che cazzo c'entra il quadro!
Max: C'entra! Perché a Novecento quella famosa notte andò come va per i quadri: stanno su per anni, e poi senza che accada nulla, ma nulla dico, FRAN, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, però loro a un certo punto FRAN, cadono lo stesso. Nel più assoluto silenzio con tutto immobile intorno, non una mosca che vola e loro FRAN! Non c'è una ragione, perché proprio in quell'istante? Non si sa. FRAN! Cos'è che succede ad un chiodo per farlo decidere che proprio non ne può più? C'ha una anima anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, il chiodo? Erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere da anni, poi hanno deciso un data, un ora, un minuto, un istante preciso? O lo sapevano già dall'inizio, i due, era già tutto combinato! "Guarda, io mollo tutto fra 7 anni". "Per me va bene". "Allora intesi, per il 13 maggio". "Ok". "A mezzogiorno". "Facciamo a mezzogiorno e tre quarti". "D'accordo, allora buonanotte". Sette anni dopo, il 13 maggio, a mezzogiorno e tre quarti... FRAN! È impossibile da capire, è una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, sennò esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli, un mattino, e scopri che non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi "Io devo andarmene da qui". Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando una sera in mezzo all'oceano Novecento alzò lo sguardo dal piatto, mi guardò negli occhi e...
Novecento: [Nel passato] Domani a New York scenderò da questa nave.
Max: [Di nuovo al venditore] FRAN!
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PS: di Marco
Valeva la pena postare l'intero testo di questo fantastico dialogo ma, ancora di più, vale la pena gustarsi la scena del film (magari con il volume a palla):
Che poi la teoria del chiodo e del quadro la si può tranquillamente "trasferire" su diversi aspetti e situazioni della vita quotidiana.
Parallelismi cercasi (per chi vuol provare)
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E' una faccenda di meccanica quantistica, alla fine. Nessuno sa (nè può sapere) quando si romperà il chiodo. Poi alla fine il quadro è mezzo appeso e mezzo caduto, finchè non lo guardi, ovviamente.
RispondiEliminaQuesta è una visione molto vicina alla mia prima impressione, poi, come Max, mi son fatto un sacco di domande e mi sono reso conto che davvero questa storia del chiodo e del quadro si ripresenta spesso sotto diverse "vesti". E non è solo una questione di Fisica, è un po' tutto quello che si racconta inserendo la frase "e poi, all'improvviso...". Ma davvero le cose succedono all'improvviso? Non c'è sempre un prima, durante ed un dopo? E quando il dopo è un FRAN beh, forse è perché non si è ben indagati il prima ed il durante.
RispondiEliminaSicuramente Max, grazie a tutte quelle domande (e si spera, alle risposte trovate), quando dovrà appendere un quadro (o qualsiasi cosa che questo rappresenti) cercherà di prendere delle precauzioni, cercherà di fare in modo che se FRAN deve essere, che lo sia il più in la possibile. Appenderà il quadro in modo sicuramente più consapevole.
Ricordandosi che i quadri da appendere non sono solo oggetti vincolati alla Fisica, ma anche sentimenti, rapporti... Insomma, ci vuole il giusto chiodo per ogni tipo di quadro.
PS:
non so se si è capito qualcosa, certo è che mi interesserebbero interpretazioni e pareri diversi.