martedì 21 ottobre 2014

Io e Einstein


OK, il titolo è fuorviante. Ma non me n'è venuto uno migliore. Se del caso stampate il post, bianchettate e mettetene uno migliore. Se poi me lo comunicate rimedio.

Ma quello che volevo dirvi è una cosa che ho scoperto leggendo Autobiografia Scientifica di Albert Einstein, Boringhieri, 1979 (Albert Einstein: Philosopher-Scientist, 1949), c'è tuttora. Viene a seguito del Rovelli e non è facilissimo, anzi!
Dentro ho trovato una cosa che mi ha ricordato Una mia scoperta, il mio contributo originale alla costruzione della Matematica, OK, sort of direbbero i 'mericani.

La fonte è stata questa:
All'età di dodici anni provai una nuova meraviglia di natura completamente diversa; e fu leggendo un libretto sulla geometria piana euclidea, capitatomi tra le mani al principio dell'anno scolastico. C'erano delle asserzioni, ad esempio quella che le tre altezze di un triangolo si intersecano in un sol punto, che - pur non essendo affatto evidenti - potevano tuttavia essere dimostrate con tanta certezza da eliminare qualsiasi dubbio. Questa lucidità e certezza mi fecero un'indescrivibile impressione. Il fatto che l'assioma dovesse essere accettato senza dimostrazione non mi dava fastidio.
Per me era sufficiente, in ogni caso, poter basare le dimostrazioni su proposizioni la cui validità non mi sembrava dubbia. Ricordo, ad esempio, che uno zio mi espose il teorema di Pitagora prima che il sacro libretto di geometria mi fosse capitato tra le mani. Con molta fatica riuscii a "dimostrare" il teorema servendomi della similitudine dei triangoli; e così facendo, mi sembrò "evidente" che il rapporto fra i lati dei triangoli rettangoli dovesse essere determinato da un solo angolo acuto.
Io invece avevo scoperto, al tempo in cui la signora Maestra Giovanna ci raccontava delle aree una cosa meravigliosa sui quadrati, questa.
1   3   5   7   9  11  13  15
1   4   9  16  25  36  49  64
La prima riga è l'elenco (adesso mi verrebbe da dire serie) dei numeri dispari. Quella di sotto l'area dei quadrati di lato 1, 2, 3 e così via.
Ecco, la mia scoperta (ho anche la dimostrazione: è autoevidente, CVD | QED): ogni area è uguale a quella del quadrato immediatamente più piccolo sommata al numero dispari corrispondente.
Esempio (che lo sapete che non sono velocissimo a capire le cose): il quadrato di lato 4, quarto elemento delle serie ha area 16 = 9 + 7; dove 9 è l'area del quadrato numero 3 e 7 è il quarto dispari.

Ricordo perfettamente come se fosse ieri che quando scoprii la cosa provai a raccontarla in giro. Non interessava nessuno, manco un po' (nianca 'na frisa)!
Poi da grande la ritrovai leggendo Galileo: atz! mi aveva preceduto, ero nato troppo tardi. E nel posto sbagliato. A differenza di Albert e Galileo. The West Padagna is a harsh mistress (cit.).

2 commenti:

  1. Wow! Complimenti al precoce genio matematico! Anzi, aritmetico. Bravo, bravo.
    Su Einstein, IMHO la biografia migliore è quella di Abraham Pais, proprio da leggere.

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  2. Vogliamo la dimostrazione, in stampatello per gli ipo-matematici ☺

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