venerdì 10 ottobre 2014

Stefano Canali - Cervello e dipendenze



Voi genitori avete problemi a farvi ascoltare dai vostri figli adolescenti, che vi paiono vulcani emotivi in piena attività?
Niente paura.
Molto probabilmente, a livello neurologico è colpa del fatto che la loro corteccia prefrontale non si è ancora sviluppata del tutto, e lo farà solo verso i vent'anni.

Aspetta, ma perché ce lo dici?

Questo almeno ho capito io, ascoltando ieri Stefano Canali in una lezione alla Casa dello Studente di Pordenone, per la serie di incontri promossi all'insegna del tema Cervello, inganni e meraviglie...

Chi è Stefano Canali?

Stefano Canali si è laureato in filosofia presso l’Università La Sapienza di Roma e presso la stessa Università ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Epistemologia e Logica. È ricercatore in Storia della Scienza al Laboratorio Interdisciplinare della Scuola Internazionale di Studi Superiori Avanzati (SISSA) di Trieste, dove insegna Storia della Medicina e Storia delle Scienze al Master in Comunicazione Scientifica e Historical and Philosophical Foundations of Neuroscience ai corsi PhD in Cognitive Neuroscience. È stato docente di Storia della Medicina e Bioetica all’Università di Cassino e docente di Storia delle Neuroscienze all’Università di Roma “La Sapienza”.
Insomma, un dottorone, a quanto pare.

Ma perché è così importante la corteccia prefrontale?
Perché essenzialmente si tratta dell'amministratore delegato che ha il compito di dire "No!" alle nostre pulsioni più profonde.
Avevo già letto qualcosa sul libro di Michio Kaku, dove si parlava di un minatore sopravvissuto ad una esplosione perdendo parte del cervello, proprio la corteccia prefrontale.
Da allora, questo uomo, descritto come gentile e moderato, divenne aggressivo e impulsivo, fino alla sua morte.
Fu la fine del dualismo cartesiano "anima-corpo" e l'inizio dell'era delle neuroscienze, in quanto si capì che noi siamo il nostro cervello... anche se non ancora a tutti questo è chiaro, pare.

Ma stavamo parlando di dipendenze, no?
Tutto avviene a causa del sistema dopaminergico, che ci ricompensa con sensazioni di felicità e appagamento ogni volta che facciamo qualcosa di stimolante e nuovo...
Insomma, è la dopamina la responsabile della nostra felicità, e quindi della costruzione di quei circuiti mentali che finiscono con l'ingabbiarci all'interno di alcune dipendenze, che possono essere non solo affettive, ma anche quali il gioco d'azzardo, l'alcolismo, la droga e.. pure la dipendenza da social network!

È stato davvero un incontro interessante, e vi invito a partecipare ai prossimi, se siete della zona: giovedì prossimo sarà presente addirittura Dario Bressanini!

L'incontro è stato davvero breve, all'incirca 40 minuti, seguito dal botta e risposta con le domande del pubblico, in cui Stefano ha spiegato un po' come nascono, come si sviluppano e perché è così difficile uscire da una dipendenza...
Avrei voluto porgli un paio di domande, ma già alcuni prima di me hanno provato a chiedergli ciò che più mi interessava, ossia riguardo la dipendenza affettiva, in cui è coinvolta a suo modo proprio la dopamina.
Sembra che faccia di tutto, questa dopamina!
Addirittura creare nuovi neuroni e nuovi "circuiti" che col tempo fisseranno la dipendenza, in modo da dover ripetere nuovamente l'esperienza per riprovare il piacere che vi fu la prima volta.. ed è per questo che anche quando il piacere viene a svanire, si continua ossessivamente a ripetere quasi contro la propria volontà un atto che consciamente sappiamo ha delle conseguenze negative.

Purtroppo la mia relazione finisce qui.
Non sono uno scienziologo e non vorrei sforare di brutto riguardo alle cose che ci sono state dette, oltretutto ora io devo andare in "bibbioteca" e poi a tirar su e sistemare 9 quintali di legna dal mio giardino prima che piova!

Chissà se con qualche rinforzo positivo sarei più felice di dover fare queste cose... magari i baci di una bella ragazza, néh!

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