mercoledì 15 ottobre 2014

Kamut®: non è farina per il mio sacco


Domani (giovedì dunque, se riesco a consegnare questo post per domani.. nda) non riuscirò ad andare a Pordenone per l'incontro con Dario Bressanini.
Ma vi avevo promesso che sarei ritornato a parlare di Kamut®, prendendo spunto dal primo capitolo del libro "Le bugie nel carrello" di Bressanini.

Avevo posto alla vostra attenzione alcune domande nello scorso post:

Ad esempio, questo Kamut®... esattamente, che cos'è? Sarà vero che si tratta di un "grano antico" usato persino dai faraoni, riportato "magicamente" in vita grazie alla scoperta di alcuni semi? Perché si tratta in realtà di un marchio registrato? Dove viene coltivato esattamente? Sarà vero che lo possono mangiare anche i celiaci e che a suo modo è più digeribile agli intolleranti e agli allergici?Vale dunque la pena acquistarlo?


Cos'è il Kamut®?

La leggenda racconta che, subito dopo la seconda guerra mondiale, un pilota militare americano abbia trovato in un'antica tomba vicino Dashare, in Egitto, una manciata di semi vecchi di quattromila anni e che lì regalò ad un suo amico agricoltore del Montana, che vennero piantati e germinarono.
Con i suoi chicchi molto grandi (il doppio rispetto al frumento normale) venne portato in giro per le fiere agricole del Montana, e soprannominato "il grano del faraone Tut".
Ma la novità venne presto dimenticata.
Nel 1977 i Quinn, una famiglia di agricoltori di Big Sandy, sempre nel Montana, recuperarono dallo scantinato di un amico una scatola contenente quei semi, li seminarono e li moltiplicarono. Nel 1987 Bob Quinn, il più giovane della famiglia, dottore in patologia vegetale e dotato di una buona professione per gli affari, decise di usare un nome egizio per dare un'identita riconoscibile a quel grano e commercializzarlo. Consultando un dizionario di geroglifici, accanto alla parola grano e pane trovò la parola kamut, e quindi il 3 aprile 1989 Quinn registrò il nome di Kamut e fondò la Kamut International..
Kamut non è quindi il nome di una specie vegetale, ma un marchio registrato... Ah, e dimenticavo di aggiungere: ovviamente questa leggenda è falsa.

Il Kamut® però ancora oggi viene coltivato quasi esclusivamente nel Montana e poi importato in Europa da una società chiamata Ostara, che lo commercializza.
È dunque un po' strano che venga venduto nei negozi biologici, tanto attenti alla filosofia del km 0, visto che deve attraversare un oceano, dunque...! Resta il fatto che ad oggi l'Italia è il più grande mercato per il Kamut, con addirittura metà delle vendite globali, seguita dalla Germania.
Secondo Bressanini, un pacco di farina di Kamut costa all'incirca 4,40 euro, dunque più del quadruplo del suo equivalente di grano duro.
Forse sarà più buono e gustosto, ma ne vale davvero la pena?

Le speranze deluse dei celiaci

La celiachia - penso ormai sia sulla bocca di tutti - è una malattia cronica dell'intestino causata dall'intolleranza delle proteine del glutine presenti in alcuni cereali, in primo luogo il frumento, che causano alla mucosa intestinali diversi danni, la cui gravità dipende da diversi fattori genetici e ambientali.
La malattia provoca atrofia dei villi intestinali, diarrea, malassorbimento dei nutrienti, perdita di peso e, a lungo andare, un incremento del rischio di anemia, osteoporosi e linfoma intestinale.
Si pensa che i celiaci siano almeno il 2% della popolazione, anche se in molti casi la malattia non viene diagnosticata correttamente (e in alcuni casi, come ormai ho compreso da solo, viene addirittura autodiagnosticata..).
Almeno per ora, l'unico trattamento è evitare ed astenersi da cibi che contengono glutine, e posso dire per mia esperienza che in quasi tutti i supermercati e le grandi catene sono stati creati appositi scaffali o sezioni per alimenti "bio" privi di glutine, che ovviamente però costano molto di più!
E devo essere sincero, anche questa è una piccola nota e sfogo personale: ho visto la scritta "Gluten free" anche su un pacchetto di caramelle gommose.. non dovrebbe essere chiaro che lì di glutine non ce ne può essere? È dunque solo un altro trucco del marketing?
Pare di sì.
Ma torniamo a noi e al Kamut®.
Un gruppo di ricercatori ha analizzato il Kamut ed un altro grano antico, il Graziella Ra, confrontandoli con il Senatore Cappelli (usato per la produzione della pasta) e altri tre grani, frutto del miglioramento genetico moderno, e hanno scoperto che i primi due contengono una percentuale di gliadine (proteine del glutine) addirittura superiore.
Quindi il Kamut® non è affatto più salutare per i celiaci, e va escluso dalla loro dieta.

Vale dunque la pena acquistare il Kamut®?

Riporto il paragrafo finale del capitolo:

"In conclusione, se vi piace il Kamut acquistatelo, ma sappiate che il sovrapprezzo non è giustificato né dalle caratteristiche nutrizionali né da quelle sanitarie. Magie del marketing"



E con questo ho finito.
Solo una considerazione finale a termine.
Oggi questa cinquantenne mi ha fatto nuovamente innervosire quando un'altra donna ha parlato di una proteina del mais (???) che aiuterebbe a mantenere una vista formidabile... e lei è uscita con la frase "Ma bisogna stare attenti, lo sai che ormai tutto il mais è OGM...".
Madonna!!
Ogni giorno ne ha una nuova... e comunque non ne faccio colpa a lei, in quanto è una ipersalutista, ma alle riviste femminili di benessere che giocano con il concetto di "naturale" e dunque più sano, puro e non contaminato dalla pericolosissima chimica e biotecnologia....!!!


Vabbè, altro piccolo sfogo.
Questa volta per Juhan.
Ho notato che i miei post in cui mi sfogo contro i deliri di creotardi o religiosi in generale hanno poco seguito, mentre quelli in cui mi prendo la briga di approfondire un argomento specifico sono quelli più letti, condivisi e commentati.
Dunque, cercherò d'ora in poi di dare il meglio, senza pensare al Tamburo come ad un blog in cui ci deve essere per forza una certa periodicità nella pubblicazione.. anche perché non vedo la stessa preoccupazione mia dagli altri tamburisti.
Restando comunque il fatto che i post leggeri e di sfogo ci vogliono sempre, ecco.

Ah, proprio ultima cosa: è vero che non riesco ad andare all'incontro con Bressanini, ma se volete e siete della zona di Pordenone, potete andarci voi!
Io invece sono stato invitato ad un'altra lezione in una biblioteca del luogo, su ambiente ed inquinamento, proverò a fare una relazione su quello.. e Juhan, non serve che mi paghi per questo pezzo, ho preso a piene mani dal libro di Bressanini, che vi consiglio!!!

2 commenti:

  1. Domanda: perché la seconda parte è scritta in piccolo?
    Altre domanda: perché chiedi e ti rivolgi solo a me? Il tamburo è di tutti quelli che vogliono suonarci, senza disturbare la quiete pubblica. ovviamente (magari 'na frisa si può).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Perché è una nota finale che nulla c'entra col post.
      A dopo.

      Elimina