Ieri ho urtato, senza volerlo, la sensibilità dell'adorabile Spiessli.
Per cui questo post è dedicato a lei.
Per un'occasione triste ha dichiarato il suo amore per il dialetto ticinese, qui: http://zetascafe.blogspot.com/2012/02/ciao-mariuccia.html.
Questo è anche un argomento su cui ritorno spesso, per una ragione particolare: il mio dialetto sta morendo, i giovani, diciamo quelli nati dopo il 1980 non lo sanno parlare, anche se lo capiscono.
Come sono cambiati i tempi: 30 anni prima noi incontravamo l'italiano solo quando iniziavamo la scuola! Davvero, anzi fuori dalla scuola si parlava solo piemontese. I primi immigrati si erano adeguati; e indovina un po': erano veneti, i meridionali sarebbero venuti dopo, allora eravamo troppo poveri, non potevamo permetterceli :)
Poi con il tempo oltre all'italiano ho acquisito una qualche conoscenza di francese (colpa principalmente di Françoise Hardy, magari un giorno lo racconto) e inglese (sì i Beatles, ma non solo). Ma la mia lingua è sempre il piemuntèis.
E il piemontese è cambiato in questi sessant'anni: quando ero piccolo non c'era bisogno di dire di quale paese eri, lo diceva il tuo modo di parlare, sia l'accento che le parole. Oggi qui si parla un cattivo torinese, cioè noi vecchi perché i giovani parlano un italiano televisivo.
L'estrema variabilità del dialetto ti invoglia (costringe) a accettare varianti più o meno ampie. Nel mio caso capisco quasi perfettamente il milanese, di meno il bergamasco (anzi per niente) o il bresciano. Va bene anche il dialetto di Piasensa, saltando Lisandria (i mandrögn lo fanno apposta! OPS altro flame qui se lo legge Enrico).
Il blog di Mariuccia e il video postato da Spiessli sono comprensibilissimi, senza vocabolario.
Però ci sono anche le trappole linguistiche, ve ne racconto una: la ruera.
Ecco per i milanesi (e immagino anche i ticinesi) significa macerie. Significato completamente diverso per noi torinesi. Peggio del caso compasso (it) compass (en).
Ecco due ruere, foto di oggi, approfittando che la neve si sta sciogliendo
Ecco, la ruera è la traccia lasciata dalla rua, la ruota.
Vero che è più logico il nostro lemma rispetto a quello dei milanesi? Oltretutto per le macerie c'è rümenta.
Poi a Türin, ma chissà se ce ne sono ancora e se il termine è tuttora in uso, le ruere erano le due strisce in pietra nel passo carraio dei palazzi signorili; il resto della pavimentazione era costituita da sternìa, fatta da sterne, ciottoli di fiume, quelli tondeggianti. Naturalmente sto parlando di quando c'erano le carrozze trainate dai cavalli --no non sono così vecchio!
Ma pensa te che con Google sono anche riuscito a trovare le foto, quasi, eccole
Un'ultima cosa un po' fuori argomento, ma sapete come sono. Guardando attentamente nell'angolo a destra in basso della foto delle ruere si possono vedere le orme nella neve degli uccelli che vanno a bere nel fosso lungo la strada. Eccole ingrandite:
OT: Spiessli indovina com'era una volta il mio avatar?
io infatti sono dispiaciuta perché il piemontese lo capisco bene ma praticamente non lo so parlare...
RispondiEliminaFai un salto allo Zeta's Café e dimmi come te la cavi con il ticinese.
EliminaSe poi vai a leggere il blog di Mariuccia vedi che è tutto ok, qualche parola scritta leggermente diversa da noi e dei modi di dire bellissimi.
Ma... che emozione! Grazie Juhan! Comunque non mi ero offesa, giürin giürèta! Ho solo pignoleggiato un po'.
RispondiEliminaQuesto fine settimana sono fuori portata di computer (e dal cellulare è un po' scomodo), ma lunedì rispondo con un postarello da me.
in anteprima: il nostro dialetto effettivamente assomiglia molto al lombardo, ma stranamente ruera qui non vuol dire niente.
Attendo lunedì, con impazienza. Poi se l'argomento piace avrei altre storie da raccontare.
EliminaHo guardato il video delle signore sul blog di spiessli e anche io ho capito quasi tutto! Molto gustoso, fra l'altro!
RispondiEliminaMi hai fatto venire in mente le rue. Una rua, due rue.
RispondiEliminaLe abbiamo a Modena, vuol dire strada, ci sono pure nella segnaletica stradale "Rua Pioppa" e via andando.
Pare sia un francesismo, o un gallicismo di qualche sorta.
PS: Abbiamo anche tanti canali, ma non si vedono, ci sono solo come nome delle vie: "Canal grande", "Canaletto", "Canal Chiaro","Canalino", pare di stare a Venezia, ma é tutto asciuttissimo. I canali c'erano una volta, sono stati coperti e trasformati in corsi, peró il nome é rimasto.
Rue in francese è la via nella città, fuori è route. Per i canali anche noi, servivano per gli incendi, quando nella città c'erano il fieno e la paglia per gli animali. Poi sono stati coperti anche per allargare le strade. A Torino via Garibaldi (una delle più belle) dai vecchi è ancora chiamata Doragrossa. Ops! dora (in dialetto doira) qua ci scappa un altro post!
EliminaLo sapevo, ma mi piace che il rue francese sia stato imbastardito in una "rua" singolare italianizzato. Il dialetto modenese é a volte molto francesizzante, e la cosa confondeva alcuni miei compagni di classe "ruspanti" a scuola, che tentavano di usare parole in dialetto sperando di prenderci.
RispondiEliminaI canali a Modena erano belli grandi e navigabili, la collegavano al Po' e al resto del mondo....sono stato coperti da moltissimo tempo, ma in alcune stampe antiche si vedono ancora i canali, e i barconi da trasporto. Sono rimasti i nomi, tipo "Strada Attiraglio", che era il traino dei barconi "a mano" lungo la riva, o "a buoi" lungo tratti difficili di canale...