Quando fa freddo l'acqua gela.
Dopo l'abbondante nevicata --non capitava dall'85, dicono, ben 40 cm, circa-- è arrivato il freddo. Tanto. Qualcuno ha detto -20°C. E lo zio Antonio parlava di "meno 20 sotto zero" che così fa più effetto e un brivido ti corre lungo la schiena, in aggiunta ai normali brividi per la temperatura.
I miei fratelli conducono una cascina in cui l'allevamento è l'attività principale. E gli animali devono essere alimentati due volte al giorno, alle 8 del mattino e alle 5:30 alla sera. Da parecchi anni ormai le operazioni sono quasi completamente meccanizzate, c'è un impianto di miscelazione e condotte di distribuzione che semplificano e velocizzano tutte le operazioni. Basta aver cura di tenere tutto in ordine, tener pulite vasche e condotte, fare la manutenzione e sostituire le parti difettose (per esempio deviatori e saracinesche si usurano facilmente). E poi c'è il problema del gelo. I tubi che viaggiano interrati di un metro sotto terra non gelano (OK, l'acqua all'interno di, dai!) ma all'impianto sono nudi e qui potrebbero sorgere i problemi. Infatti!
Il locale è in muratura e adiacente alla stalla, quindi più caldo che non l'ambiente esterno, ma mica poi tanto. E il portone è in lamiera, non coibentato. C'è una stufa per questo, stufa che ha un nome (il bruciatore) e una storia che voglio raccontare brevemente.
Il bruciatore è quello che rimane dell'essicatoio per il mais vecchio, sostituito da uno più grosso e tutto automatico. Siccome il bruciatore a gasolio era perfettamente funzionante, anche se ormai senza mercato, si è deciso di riciclarlo come stufa per il locale miscelatore dei mangimi.
Ma, ahimè, durante l'estate è stato rimosso e messo in magazzino (ardrisà), tanto non serviva. E il destino cinico e baro ha voluto che il freddo sia arrivato prima che a qualcuno venisse in mente di rimettere al suo posto il bruciatore.
Quindi tubi gelati, recriminazioni e rimpalli vari di responsabilità e necessità di ricorrere al metodo antico: carretto e secchi.
In questo caso vengo arruolato anch'io, come manovale addetto al trasporto secchi posso andare!
Adesso vi racconto cos'è successo la sera. Intanto si è iniziato un po' in ritardo, dopo il sul-sut (tramonto), faceva --diciamo-- frescolino. Dopo qualche minuto, dopo che con urla e scazzi si erano raggiunte le condizioni di regime (dai sono ing., questa devo dirla così) squilla il telefonino di Carlo, il capo. I contadini sono contrari a qualsiasi innovazione tecnologica, contrarietà di cui hanno nel loro DNA (cit.) il rigetto totale incorporato. Tranne per il telefono cellulare, che hanno adottato prima di subito e si portano sempre dietro, senza spegnerlo mai. Quando suona, bloccano qualsiasi attività e rispondono. Nel nostro caso era Beppe che telefonava dal digestore di Agri-Energy, impianto per la produzione di energia elettrica da biomassa. Questo impianto nuovo di pakka, anzi ancora in fase di collaudo per certe parti, è consortile: ne sono soci diversi contadini della zona. La conduzione, più che altro controllare che tutto fuzioni, viene fatta a turno tra i vari soci. Beppe appunto telefonava per comunicare che si era rotto un tubo per il gelo e che, secondo lui, era il caso di chiamare subito l'impiantista per la manutenzione.
L'altro fratello appena ha capito (realizzato direbbero i ggiovani) di cosa si stava parlando si è avvicinato a sentire, c'entra anche lui. Come c'entrano tutti i soci dell'impianto, quello che ho sentito io era più o meno così:
"Quel tubo è ancora in garanzia"
"Sì ma diranno tutti che è colpa del gelo"
"Ma la garanzia è garanzia"
"Ma il freddo..."
"Ma la garanzia..."
(ripetere ad libitum con variazioni e "mmm", "hummm", "già", "ma" e affini)
"Comunque dovresti dirlo a Paolo"
"Sì ma se telefono a Paolo poi quello me la racconta lunga e mi tiene fermo per chissà quanto..."
"Sì ma sai che Paolo ascolta solo te e poi io ci ho anche avuto da ridire l'altro giorno per..."
"E se gli facessimo telefonare da Tonio?"
"No, non si parlano per via che..."
"Senti se gli telefoni tu io lo dico a Dino"
"..."
"..."
....
Faceva sempre più freddo, era scesa la notte, spuntavano le stelle luminosissime, io avevo i piedi completamente congelati.
Anzi, smetto qui perché a raccontarlo mi è venuto freddo, tanto. Vado a riscaldarmi, la storia del bruciatore ve la racconto in un prossimo post, promesso.
Forse non tutti sanno che Li'l Abner è Padano al 100%
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