giovedì 13 giugno 2013

Intervista esclusiva a Wolfgang Amadeus Mozart (1° parte)

Cari tamburisti e cari lettori, ho il piacere di annunciarvi che sono riuscito a fare un'intervista esclusiva nientepopodimeno che a Wolfgang Amadeus Mozart, un'intervista che va al di là delle leggi della Fisica! ;)


Questa è la prima intervista in assoluto che abbia mai realizzato.
Spero dunque che mi perdonerete nel caso non fossi stato all'altezza (tenete poi conto che avevo Mozart di fronte; non capita tutti i giorni)! ;)
Ma non perdiamo tempo in chiacchiere inutili; procedo subito a riportare l'intervista effettuata.
Bando alle ciance!!!

Buongiorno egregio signor Mozart, sono Leonardo, di Al Tamburo Riparato; volevo farle alcune domande perché i nostri lettori sono molto curiosi di saperne di più riguardo alla sua vita e alle sue maestose opere.

Ma certo, spari pure tutte le domande che desidera porgere. Sono disponibilissimo, anche a parlare a lungo. Sa, la mia esistenza terrena è stata sì abbastanza breve ma certamente ricchissima di esperienze.

Mi scusi. Lei a che età sarebbe deceduto? (Molto probabilmente starà pensando: "Questo qui viene a farmi un'intervista e la prima domanda che mi chiede è "quando sono morto?" Che insolenza!")

Sono nato, a Salisburgo, il 27 gennaio del 1756 e sono morto, a Vienna, precisamente 50 minuti dopo la mezzanotte del 5 dicembre 1791, dunque a soli 34 anni. Contento adesso?

La ringrazio della risposta rapida e concisa, nello stile del Tamburo. Ora vorrei chiederle, se non la metto troppo in inbarazzo, di raccontarci un po' la sua infanzia. Come è stata? Felice o travagliata? I suoi genitori inoltre cosa facevano?

Beh, mio padre, Leopold, era un musico di corte, oltre ad essere un uomo di gran cultura (aveva compiuto studi di filosofia e giurisprudenza).
In particolare, era un bravo violinista ed un eccellente ma assai pedante didatta.
Tutto il mondo lo conosceva per la sua opera Metodo per lo studio del violino.
Mia madre, Anna Maria Pertl, era invece figlia di un funzionario clericale di St. Gilgen, piccola cittadina austriaca.
Questi ebbero ben 7 figli ed io fui l'ultimo, il piccolino di casa!
Essi mi assegnarono un nome di battesimo assurdo: Joannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus Mozart.
Come diavolo si fa a dare a dei bambini 5 nomi di battesimo?
Comunque, ritornando seri, alla fine scelsi di utilizzare ufficialmente gli ultimi 3; tuttavia, "Theophilus" non era per niente di mio gradimento.
Così decisi di usare la sua forma latineggiante, ovvero Amadeus.
Vi svelo una piccola curiosità: il nome Wolfgangus significa letteralmente "camminare come un lupo" e mi è stato dato perché era il nome del mio nonno materno.


Non per vantarmi, ma già da poco più che bebè dimostravo una predisposizione pazzesca per la musica.
Come ha infatti descritto Marie-Henri Beyle (ma forse voi lo conoscete meglio come Stendhal) nella biografia dedicata a me, il grande e inimitabile Mozart:

"Nulla lo rendeva felice come trovare accordi armoniosi. Quando compì 4 anni Leopold cominciò, per gioco, a insegnargli facili brani; pochi minuti per imparare un minuetto. In meno di un anno il piccolo componeva pezzi di insolito fascino."

Che talento che possedevo, eh? :)
Anche mio padre, ovviamente, se ne rese conto e incominciò a tartassarmi con un'educazione rigida in campo musicale (forse voleva ottenere, attraverso di me, il successo che non aveva mai conseguito di persona).
Nel 1762 la famiglia Mozart, una famiglia di musicisti (anche i miei fratelli lo erano, ma sicuramente meno dotati di me!), si recò, su invito dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria, a Schönbrunn, la sua monumentale dimora.


E proprio durante cotal soggiorno strinsi amicizia nientemeno che con la figlia dell'imperatrice, Maria Antonietta (che, come tutti dovreste sapere, morì ghigliottinata durante la Rivoluzione Francese).
Devo confessare che, almeno per me, era un po' più che un semplice legame d'amicizia: mi ero preso, come si suol dire al giorno d'oggi, "una cotta" per lei, tanto da dichiararle: "Da grande, giuro, Vi sposerò".
Intanto, più passava il tempo, più le mie abilità si sviluppavano e maturavano.
Come potete andare a verificare nelle biografie scritte sul mio conto, già da molto piccolo ero capace di inserirmi come secondo violino in un quartetto sconosciuto, riuscivo con le mie orecchie a cogliere persino il "mezzo quarto di tono" e avevo composto addirittura un rudimentale concerto.
Nel 1763 dovetti affrontare un secondo viaggio, o meglio, un grande viaggio, che cominciò precisamente il 9 giugno.
Un grande viaggio poiché esso non è durato una manciata di mesi, bensì più di 3 anni, anni in cui sono stato lontano dalla mia Salisburgo.
Ho infatti girato tutta l'Europa; in ogni città in cui mi fermavo dovevo effettuare, tra l'altro, un'esecuzione o un concerto.
Sono stato a Monaco, Augusta, Heidelberg, Magonza, Francoforte, Bonn, Bruxelles, Parigi e in tante, tantissime altre località.
Per rispondere quindi alla sua domanda su come è stata la mia infanzia, io direi che è stata a dir poco errabonda.
Devo specificare che diversi mesi li ho trascorsi nella capitale francese, dove la nostra famiglia conobbe l'eminente scrittore Melchior Grimm, che ci mise sotto la sua egida.
Nel frattempo, mio padre fece pubblicare le prime Sonate da me scritte, le Sonates pour le clavecin avec l'Accompagnement de Violon K. 6-9.
Le sono sufficienti queste informazioni?

Davvero molto interessanti questi particolari della sua biografia.
Riporto qui sul blog un video relativo proprio alla Sonata K 6, in modo che possiate ascoltare un'ottima esecuzione dei primi 2 movimenti di una delle primissime composizioni del genio mozartiano:


Ha appena citato una delle sue prime composizioni (per cui le faccio i complimenti). Ciò mi ha fatto pervenire in mente un'interessante domanda: che cosa indica quella lettera K posta alla fine dei titoli di tutte le sue composizioni?

A dir la verità, l'idea di usare questa fantomatica K non è mia. Fu un certo Ludwig von Köchel ad introdurre tale particolarità.
In effetti, costui, appassionato delle mie opere (se penso che oggi c'è invece gente che va matta per il pulcino pio e il gangnam style, un po' di inc...avolatura mi viene!), decise di preparare un bel elenco di tutte le mie composizioni, il Catalogo Köchel appunto, la cui prima edizione risale al 1862.
Ecco dunque l'origine della K.
Essa, seguita da un numero intero positivo, serve proprio a numerare le mie opere seguendo un ordine cronologico, cioè, più il numero è basso, più la composizione è antica.
Ecco quindi perché le composizioni da me citate prima sono indicate con K compreso tra 6 e 9, mentre, ad esempio, il Requiem (il mio ultimissimo capolavoro) è designato con K 626.

Devo proprio constatare che ha descritto tale curiosità con una chiarezza straordinaria. Mi piacerebbe tuttavia, visto che ha dato la sua disponibilità a parlare a lungo, scoprire il proseguimento della sua biografia, narrata da chi l'ha vissuta in prima persona. Chiedo troppo?

Se proprio fa piacere a lei e ai lettori del Tamburo, andiamo avanti con il racconto. Quante cose sono accadute!


CONTINUA! ;)

12 commenti:

  1. Mitico prof.! (posso chiamarti prof. vero?)

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    1. Grazie mille!!! Riferirò i complimenti ricevuti anche a Mozart, se lo incontro di nuovo! ;)

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    1. Sono contento che il post ti sia piaciuto!!! :)

      P.S: L'esame (scritto) di analisi è andato benissimo: 27. Ora con l'orale punto al 30!!! :)

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    2. E vai! Non avevo dubbi che sarebbe andato bene.

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  4. Certo che...
    pensa che sto per fare una pagina musicale anch'io, prossimamente.
    Ma diversa, assay.
    Il link di Bruna e überbellissimissimo.
    Ah, 'na roba: Leo chiedi a Amadeus se il Flauto Magico doveva proprio farlo in tedesco, non che non vada bene ma sai com'è.

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    1. Se avrò la fortuna di incontrarlo nuovamente, glielo chiederò certamente! ;)

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