domenica 9 giugno 2013

L'uccelletto in chiesa




L' UCCELLETTO IN CHIESA

Era d'agosto e un povero uccelletto
ferito dai pallini di un moschetto
andò a posarsi con un'ala offesa
sulla finestra aperta di una chiesa.

Dalle tendine del confessionale
il parroco intravide l'animale,
ma, pressato da molti peccatori
che volevan pentirsi degli errori,
richiuse le tendine immantinente
e si rimise a confessar la gente.

Mentre in ginocchio oppur stando a sedere
ogni fedele diceva le preghiere
una donna, notato l'uccelletto,
lo pose al caldo mettendolo nel petto.

A un tratto un improvviso cinguettìo
ruppe il silenzio nel tempio di Dio.
Rise qualcuno e il prete, a quel rumore,
il ruolo abbandonò di confessore,
s'arrampicò sul pulpito veloce
e di lassù gridò ad altra voce:
"Fratelli, chi ha l'uccello, per favore,
esca fuori dal tempio del Signore".

I maschi, un po' stupiti a tal parole,
lesti si accinsero ad alzar le suole,
ma il prete a quell'errore madornale
"Fermi!" – gridò "mi sono espresso male,
rientrate tutti e statemi a sentire:
solo chi ha preso l'uccello deve uscire".

A testa bassa e la corona in mano
cento donne s'alzarono pian piano,
ma mentre s'affrettavan di buon ora
il prete le gridò "Ho sbagliato ancora,
rientrate tutte quante figlie amate,
ch'io non volevo dire quel che pensate".

E riprese: "Già dissi e torno a dire,
solo chi ha preso l'uccello deve uscire,
ma mi rivolgo a voce chiara e estesa
solo a chi ha preso l'uccello in chiesa".

A tal parole, nello stesso istante,
le monache si alzaron tutte quante,
quindi, col viso pieno di rossore,
lasciarono la casa del Signore.

"Santa Vergine!" esclamò il buon prete
"Sorelle, su rientrate, state quiete,
perché voglio concluder, sissignori,
la serie degli equivoci e di errori,
perciò, senza rumore, piano piano,
esca soltanto chi ha l'uccello in mano".

Una fanciulla che col fidanzato
era nascosta in un angolo appartato
dentro una cappella laterale,
poco mancò che si sentisse male,
quindi gli sussurrò col viso smorto:
"Te lo dicevo, hai visto, se n'è accorto!".

                                              di Natale Polci (e non di Trilussa)


PS di Marco:
Suvvia, concedetemelo, oggi è il primo giorno di vacanza, la scuola è finita, lasciatemi "sbragare".
Era da un po' che volevo postare questa poesia, ma avevo il timore che i chiari doppi sensi potessero offendere qualcuno. Oggi mi son sbragato e ...via, ho postato (succeda quel che deve succedere).
Che poi la poesia vale, o almeno, ha una sua metrica ed un suo perché. Soprattutto, a me ha fatto scompisciare. In realtà (come molti), ne sono venuto a conoscenza grazie a questo video dove un Andrea Bocelli versione "attore consumato" (con la complicità del grandissimo Fiorello) rende il tutto assolutamente irresistibile.
 
 
 
OK, allora, mentre mi sorreggo ancora i salvagenti (c'è chi la chiama panzetta), auguro a tutti i tamburisti una splendida estate, magari piena di grosse, grasse risate.

PPS:
Della poesia c'è anche l'originale in romanesco.

 

10 commenti:

  1. Io l'avevo vista in prosa in inglese, dove al prete avete era sparito il gallo.

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  2. Sì, per questa volta sei perdonato, non si tratta di volgarità fine a se stessa! ;-)
    Del resto, ormai certi termini sono "sdoganati", li usano anche i bambini delle scuole elementari (confermi, Rosalba?)

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    1. Perdono accettato ☺
      La penso come te riguardo allo sdoganamento, e aggiungo che le cose volgari siano ben altre; l'elenco sarebbe lunghissimo. Qui si tratta solo di farsi una risata con una poesia comunque ben scritta.
      E poi, anche termini che presi da soli possono essere considerati volgari, vanno comunque sempre valutati nel contesto in cui si trovano e tenendo presente il reale messaggio che si vuole dare.

      PS:
      ho da poco preso coscienza che RISATA è un acronimo di SATIRA (e viceversa)

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    2. Rispondo a me stesso:
      somaro, acronimo de che? Ripetere millemila volte:
      anagramma
      anagramma
      anagramma
      ...
      PS:
      succede quando le dita si scollegano dal cervello

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  3. L'ho sentita la prima volta almeno negli anni 80. Poi ogni tanto ritorna a galla. Direi una evergreen. Come quella del ragazzotto che arrivato in un nuovo paese va a confessarsi e confessa di avere dei rapporti con una donna sposata del paese. Il prete che lo pressa chiedendogli se si tratti della moglie del vicesindaco, del farmacista o di altri 2. E lui che si rifiuta di confermare. Il prete allora non gli concede l'assoluzione. E lui uscendo dice ad un amico che lo aspettava che NON gli è stata concessa l'assoluzione ... ma almeno 4 buoni indirizzi di sesso extraconiugale SICURO. :(

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  4. http://www.youtube.com/watch?v=-7HP-dhUMLI

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  5. La poesia, dal titolo "Er Passero ferito", non è quella originale, che è, invece, scritta in vernacolo romanesco. Le ultime due sestine sono completamente inventate. L'originale è presente nel libro "Ner camposanto de la verità" del 1968. La poesia è stata composta nel 1951.

    Di seguito, un video, in cui la versione originale è recitata dagli Stornellatori: http://www.youtube.com/watch?v=3XMDcYoq1cQ

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    1. Grazie della dritta carissima.
      Effettivamente vanno in giro diverse versioni e sinceramente neanche io conoscevo quella "vera" (rafforzativo ☺) originale.
      Mi sono visto il video che hai linkato: carinissimo.

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  6. QUesta io l'avevo anche tradotta ma Fèisbukk me l'ha censurata. Eccola: The Chicken. Così ripassate l'inglese durante le vacanze.

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    1. FB che censura? Il mondo si sta proprio rivoltando ☺

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