martedì 25 giugno 2013

La conquista di Canaan - II

I post sull'archeologia biblica, seguendo il Finkelstein (in inglese sperando che Carocci ristampi) sono faticosi perché bisogna leggere e riportare cosa c'è scritto. E c'è chi mi controlla, non posso sbagliare, mica come faccio di solito che metto giù la prima cosa che mi passa per la mente, spesso non sono neanche d'accordo con quel che i miei diti digitano sulla tastiera. Fortuna che Israel scrive davvero bene, chiaro, un modello.
Oggi riprendo da dov'ero arrivato in questo post: La conquista di Canaan - I.


Abbiamo parecchi documenti della Tarda Età del Bronzo  egiziana (1550-1150 AC) riguardanti gli avvenimenti di Canaan. (p.77)
Sono lettere diplomatiche, liste di città conquistate, bassorilievi di assedi nei templi egiziani, annali dei faraoni, opere letterarie e inni. La più dettagliata fonte di informazioni sono probabilmente  le lettere di Tell el-Amarna, Finkelstein ne è custode della maggior parte. Queste riguardano la corrispondenza diplomatica e militare dei potenti faraoni Amenhotep III e suo figlio Akhenaten che governarono l'Egitto nel XIV secolo AC.
Parecchie di queste 400 tavolette concernono città di Canaan che diventeranno famose nella Bibbia come Gerusalemme, Shechem, Megiddo, Hazor e Lachis. Risulta che Canaan era una provincia egiziana, con capitale Gaza. La Bibbia non parla mai di egiziani nelle battaglie della conquista di Canaan da parte degli ex-esodati, quelli di Giosuè, eppure risulta che gli egiziani curavano accuratamente gli affari della zona.

Le città descritte nel libro di Giosuè risultano dagli scavi archeologici pateticamente deboli, centri amministrativi per il re, la sua famiglia e i burocrati con la popolazione dispersa nel territorio circostante in piccoli villaggi. La città tipica ha un solo palazzo, un tempio e pochi edifici, probabilmente residenza degli alti ufficiali, taverne e altri uffici amministrativi. Niente mura cittadine. le formidabili città descritte nella storia della conquista non erano protette da fortificazioni! (Dice proprio così, p.77 in fondo).
Probabilmente l'Egitto controllava con sicurezza l'intera provincia e non v'era esigenza di fortificazioni. E i vari re locali, soggetti a forti tributi al faraone, non erano in grado di intraprendere la costruzione di grosse opere. Cioè siamo in un epoca che è solo l'ombra della prospera società della Media Età del Bronzo. Molte città erano state abbandonate e le altre si erano ristrette e la popolazione totale non doveva superare di molto le centomila persone. Una dimostrazione di ciò si trova in una delle lettere di Amarna in cui il re di Gerusalemme chiede al faraone di mandargli 50 uomini per "proteggere il paese". In un'altra lettere il re di Megiddo chiede cento soldati per proteggere la città dal re di Sechem.

Le lettere di Amarna descrivono la situazione un secolo prima della supposta conquista israelita. Non ci sono motivi per supporre che le cose siano cambiate nel frattempo. Altre evidenze archeologiche (mica posso tradurre tutto, comprate il libro, se lo ristampano) dimostrano come gli egiziani fossero presenti in forze su tutto il territorio e risulta inspiegabile come questi non siano intervenuti contro gli invasori, oltretutto fuggiti dall'Egitto.

Ma ci sono anche evidenze che il libro di Giosuè non è totalmente una favola, riflette accuratamente la geografia d'Israele, il corso della campagna segue un ordine geografico logico.
All'inizio del XX secolo un gruppo di studiosi scelsero i siti che si pensavano congruenti con la conquista israelita e cominciarono a scavare alla ricerca di resti di mura cadute, travi bruciate e grosse distruzioni.
Il più ragguardevole di questi fu William Foxwell Albright della John Hopkins University di Baltimora, un brillante linguista, storico, biblista e archeologo. La sua conclusione fu che i patriarchi erano personalità autentiche. E quindi anche i fatti relativi a Giosuè erano storici. Famoso il suo scavo a Tell Beit Mirsim che identificò con la città biblica di Debir. Poi risultò diversamente giusto ma i risultati dello scavo restano centrali per il dibattito storico. Dallo scavo risultò una piccola città ma dal tipo di ceramica grossolana rinvenuta, conosciuta anche in altri siti egli la identificò con gli israeliti.
Stessa situazione in parecchi altri siti. Poi negli anni 50, dopo la nascita dello stato d'Israele gli sforzi degli archeologi locali si concentrarono sulla questione della conquista della terra promessa. Yigael Yadin scavò Hazor, descritta in Giosuè come "il capo di tutti questi regni". Hazor copriva, nella Tarda Età del Bronzo, 80 ettari,   otto volte più di Megiddo e Lachis. Da una tavoletta si trovò il nome del re, compatibile con quello citato nella Bibbia (Ibni - Jabin). Lo scavo rivelò che nel XIII secolo, senza segni premonitori, la città fu improvvisamente attaccata, distrutta e rasa al suolo. Dopo un periodo di abbandono sulle rovine sorse un povero insediamento, le cui ceramiche assomigliano a quelle precedentemente descritte. Quindi, per la maggior parte del XX secolo, l'archeologia sembrava apparentemente confermare la versione della Bibbia.
Sfortunatamente il consenso degli studiosi alla fine si dissolse.


Come vedremo prossimamente. Non so voi ma questo giallo mi appassiona, molto più di Aghata Christie. Manca Dirk Gently, mai che ci si possa fidare di lui: Dirk sei licenziato.

2 commenti:

  1. Voto: Ottimo+++

    Bravo Juhan!!

    Ora che ho più tempo ritorno a scriverne anch'io!!

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    1. ho un'altra puntata pronta, per i prossimi giorni, appena ho tempo.

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