Gli italiani si dividono tra Settentrionali e Meridionali. Continentali e Isolani. Montanari e Costieri.
Gli italiani si dividono in mille modi diversi.
Noi e Voi.
Voi e Noi.
Chi siamo noi?
Chi siete voi?
Jane è una torinese di prima generazione. Sarà che io sono poco perspicace, anzi vado più sul gnugnu andante, ma se non lo diceva lei non me ne sarei mai intagliato.
Torinese come lei ce ne sono tanti, guarda qua:
presa da qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Template:Demografia/Torino |
Visto il salto tra il '51 e il '61?
Ma anche prima Torino ha continuato ad attirare gente, dal Piemonte e da fuori, alcuni si ricordano da dove vengono, altri no. Ma solo perché se lo sono dimenticati.
Per un po', diciamo una trentina d'anni sono stato torinese anch'io, ufficialmente; adesso continuo a considerarmi torinese anche se abito lontano, ben 25 km.
Per quelli come i genitori di Jane è stato difficile diventare torinesi, dovrebbero raccontarlo a tutti. Ultimamente stanno arrivando altri prossimi torinesi, ancora più disperati. Perché hanno scarse possibilità di diventare italiani come noi, c'è poco lavoro e non parlano italiano. Anche i genitori di Jane quando sono arrivati non parlavano la lingua del posto, probabilmente. E a Torino una volta (quando ero piccolo) era normalissimo parlare solo torinese, variante del piemontese, cosa che oggi trovi solo in posti particolari. Capita anche che in certi quartieri si usino dialetti di altre regioni, nella zona tra il Lingotto e piazza Bengasi senti i vecchi parlare veneto, più giù si parla calabrese.
E va bene, è la loro lingua. Poi ci sono le lingue che senti senza avere idea di quello che dicono: rumeni, peruviani, arabi, slavi, cinesi. Che entro breve imparano a parlare italiano e diventano indistinguibili da noi, avete presente gli albanesi? Ne avete visto qualcuno ultimamente?
Dalle mie parti, nella West Padagna, la situazione è diversa: il dialetto si sta perdendo, i giovani non lo parlano e i vecchi quando devono parlare con loro si sforzano e si adeguano; anche se spesso non gli viene tanto bene.
Tranne casi particolari, legati al lavoro e agli affari in genere, i forestieri sono visti male. Molto male. Però capita una cosa, almeno tra i contadini (io vivo con loro): quelli che adesso conducono le aziende vengono tutti da fuori, in genere dal cuneese. Io faccio eccezione: da parte di padre sono del pinerolese, da parte di madre delle Langhe. Ma i miei fratelli si considerano piobesini autentici: il nonno paterno ha comprato la cascina nel 1916, il bisnonno materno era arrivato qui dal paese vicino, anche se lì c'era arrivato da piccolo. E la bisnonna, sua moglie aveva il cognome della borgata.
E prossimamente, questione di qualche anno, due dei tre fratelli dell'azienda smetteranno di fare i contadini (non hanno figli maschi), si compreranno un alloggio in paese e faranno i cittadini. Come tanti contadini. L'azienda sarà forse tutta di Andrea, l'unico rampollo maschio o forse no: arriverà qualcuno da fuori, dal cuneese o anche da più lontano, chissà.
Questo post l'ho promesso a Jane, non mi piace com'è venuto ma non riesco a migliorarlo.
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