Questo è un esperimento, non un "Gedankenexperiment", ma un esperimento mentale di tipo diverso.
Il bel Post di Leonardo
Petrillo
mi ha riportato alla mente
pettegolezzi ascoltati anni fa, perciò ho pensato di riferirveli.
E’esperimento dove sta?
E’ un esperimento mentale, perché lo faranno le vostre menti: se non vi
piacerà, morta lì;
se vi piacerà potrebbe far parte di una serie dal titolo:
se vi piacerà potrebbe far parte di una serie dal titolo:
“Pettegolezzi al-quanto
relativi per aspiranti fisici burloni”
Dunque anni fa in una vacanza in Tirolo conobbi il nipote
della cameriera di Erwin Schroedinger, che mi
raccontò quello che gli aveva raccontato la nonna, che era stata la
cameriera di Erwin. Fin qui spero di essermi spiegato bene, perché la roba è un
po’ complicata e mi è stata raccontata in tedesco e io il tedesco lo capisco
proprio per niente.
Voi saprete (e se non lo sapete ve lo dico io, che son
pettegolo) che un bel ragazzo bavarese, tal Werner Karl Heisenberg, a soli 24
anni nel 1925 ebbe la bella idea di formalizzare la meccanica quantistica. La
cosa gli era stata caldeggiata dal suo amico danese Niels Bohr. Questo Bohr era un bell’uomo di
buona famiglia, di grande cultura e di ottime frequentazioni (nel 1922 conobbe il re di Svezia), ma che
finì a vivere nella casa di un birraio*.
Il nostro Werner da buon tedesco amava le cose precise e complicate e così (come voi certo saprete) usò un calcolo matriciale che obbedisce ad un’algebra non commutativa, cosa abbastanza impegnativa, che ebbe una grande risonanza negli ambienti scientifici, ma nessuna tra i tirolesi. Anche perché in Tirolo, come si sa, si preferiscono i gruppi abeliani a quelli non abeliani, come d’altronde si preferiscono i gruppi tirolesi a quelli non tirolesi.
Il nostro Werner da buon tedesco amava le cose precise e complicate e così (come voi certo saprete) usò un calcolo matriciale che obbedisce ad un’algebra non commutativa, cosa abbastanza impegnativa, che ebbe una grande risonanza negli ambienti scientifici, ma nessuna tra i tirolesi. Anche perché in Tirolo, come si sa, si preferiscono i gruppi abeliani a quelli non abeliani, come d’altronde si preferiscono i gruppi tirolesi a quelli non tirolesi.
Orbene, il nostro eroe Erwin Schroedinger era invece viennese,
nato suddito dell’ ex Sacro Romano Imperatore, allora Imperatore d’Austria e
Ungheria Franz Joseph (qui da noi
meglio conosciuto come Cecco Beppe, il marito della Sissi). Ma al di là delle
Alpi non ci si prendevano certe
confidenze e il motto era sempre Austriae Est Imperare Orbi Universo: AEIOU
Ora vi pare che a un viennese potesse star bene che un
bavarese di provincia formalizzasse la meccanica quantistica con tutto quel
casino? Ma ‘sti tedeschi restan sempre dei gran cafoni!
Nel 1924, Louis (Duca
e poi Principe) di Broglie aveva preso il dottorato con una tesi dal titolo “Recherches sur la
Théorie des Quanta “, in cui da buon francese faceva un bel potpourri di onde e particelle. La maggior parte dei
fisici
Ma Erwin Schrödinger era un tipo sveglio (quanto sveglio
ve lo racconterò dopo), capì che De Broglie non era uno stupidotto, e così per
far dispetto a ‘sto ragazzino presuntuoso e cafone di Werner, nel 1926 pubblicò
negli Annalen der Physik lo scritto "Quantisierung als
Eigenwertproblem" , dove c’è la sua famosa equazione, che ora usano tutti,
anche i droghieri bavaresi, perché è molto più semplice delle matrici.
Ma il bavarese non ci stette e l’anno dopo introdusse il suo
famosissimo
principio di indeterminazione:
principio di indeterminazione:
Principio usatissimo dai salumieri tirolesi: infatti quando
fai la spesa è impossibile determinare contemporaneamente il peso e il prezzo
di un pezzo di Speck.
Insomma, per tutta la vita i due tipetti non riuscirono
mai a sopportarsi dicendosi a vicenda cose tipo: le tue formule fanno schifo! (e questo nei
momenti di riappacificazione).
Il bello, lo sapete tutti, è che i due avevano scritto la
stessa cosa, ma in due linguaggi matematici diversi.
Ora mi direte: ma che son pettegolezzi questi? Questo lo
possiamo leggere quando ci pare su Wikipedia!
Al tempo, amici miei. Il preambolo serviva solo ad
inquadrare lo scenario e i personaggi, ora passiamo al carattere del nostro
Erwin e qui troverete cose che non ci sono né in Novella 3000 e nemmeno in Chi,
ma nemmeno nell’Enciclopedia Britannica.
Dunque Erwin non era un Adone, così pare a me dalle foto,
così la nonna cameriera aveva raccontato al nipote mio amico, anche se ho il sospetto che sulla cosa
la nonnina potesse aver fatto spallucce.
Però nell’amore l’aspetto non è tutto. In primis ci vuole
la vis naturalis, poi subito dopo l’esperienza.
E infatti il nostro aveva combattuto la grande guerra in Friuli,
più o meno negli stessi luoghi e nello stesso tempo in cui un tal Ernest si
innamorava come uno straccio dando l’”Addio alle armi”.
Ma volete mettere un duro cacciatore, boxeur e alcolista americano con un eletto spirito mitteleuropeo? E non dico spirito a caso, non ho saputo in effetti quanto Erwin apprezzasse Bacco, però sicuramente era passato da Prosecco: Prosit!
Ma volete mettere un duro cacciatore, boxeur e alcolista americano con un eletto spirito mitteleuropeo? E non dico spirito a caso, non ho saputo in effetti quanto Erwin apprezzasse Bacco, però sicuramente era passato da Prosecco: Prosit!
Comunque quello che Erwin Schroedinger adorava era Venere !
Per questo era famoso
e famigerato (e credo anche molto invidiato e sospirato!). Ménage à trois, avventure a
destra e a manca, figli illegittimi sparsi in ogni dove, rimandato a casa da
Dublino, (dove gli avevano dato una cattedra dopo la II guerra mondiale),
perché non se ne lasciava scappare una che fosse una.
Sapete certo che la sua famosa equazione vide la luce
durante un misterioso e romantico fine settimana in una baita alpina con un’ amica ancora a noi sconosciuta. Spero che dopo nove mesi sia
nato anche qualcos’altro, perché una povera donna che fa una fuitina e poi si
sente snocciolare equazioni tutta la notte, a me mi fa un po’ pena.
Eccoci al
fattaccio, è questo che il mio amico tirolese mi ha raccontato in gran
segreto!
Una notte, in un impeto di passione, o meglio in uno dei
suoi soliti ingroppamenti multipli, il premio Nobel (lo aveva ricevuto nel
1933: mannaggia l’anno dopo di Werner!!!), il nostro grande fisico -dicevo- con
il suo instancabile fisicaccio, mentre si avvinghiava all’amante di turno,
schiacciò il povero gatto della sua amatissima moglie.
Ohi, che guaio!
Ma: Cos'è il Genio? È fantasia, intuizione, colpo
d'occhio e velocità d'esecuzione.***
Non si prende mica un Nobel per aver smacchiato giaguari!
Erwin Schroedinger mise in funzione le sue cellule cerebrali, che funzionavano
meglio di quelle sessuali (ed è tutto dire).
Si ricordò di una cosa accaduta tre anni prima al 6°
Congresso Solvay a Brussels (francofono come De Broglie). Quella volta c’erano,
tra gli altri, due personaggi molto importanti , che andavano molto d’accordo,
si erano simpatici, si stimavano molto, ma discutevano sempre e si facevano i
dispetti.
Una sera disputavano se si potevano prendere delle misure
precise. La cameriera di Erwin -che faceva un po’ anche la sarta- era molto
attenta a questi argomenti. La cosa le era stata raccontata, perché lei non
c’era quella volta, ma pare che uno dei due signori in questione -un tipo con i
baffi e i capelli tutti in disordine- avesse portato al suo amico -uno
magrolino e con un viso lungo così e che parlava tedesco con un accento strano-
una scatoletta con una finestrella chiusa, il tutto appeso ad una molla. Pare
che i due discutessero tutta la sera in maniera pacata e pensierosa di fronte
alla scatoletta. Poi andarono a letto: il baffuto tutto sorridente,
quell’altro che si grattava la testa.
La mattina dopo appena il tempo di far colazione e si ritrovarono accanto alla scatoletta, ma
stavolta quello che la sera era perplesso era invece sorridente e con
espressione sorniona prese con due dita la scatoletta e la tirò verso il basso.
L’altro restò di sasso e si sforzò di sorridere, ma si vedeva lontano un miglio
che gli rugava. ****
Ecco l’idea di Erwin: una scatoletta!
In un battibaleno mise il gatto morto in un contenitore
d’acciaio, andò dalla sua cara Annemarie e le disse: “Unico amore mio, per un
esperimento scientifico ho messo il nostro adorato micio in questa scatola dove
ci sono un contatore Geiger, una
minuscola porzione di sostanza radioattiva, il relais di un martelletto che può
rompere una fiala con del cianuro. Fra un’ora
puoi aprire la scatola, ma il gatto potrebbe essere morto. Se invece
lasci la scatola chiusa il gatto sarà vivo/morto: sai bene come funziona la funzione ψ !”. Annemarie non aveva
la minima idea di cosa fosse la funzione ψ e quindi si guardò bene dall’aprire la
scatola, perché voleva troppo bene al suo gattino e non voleva correre il rischio di vederlo morto.
.
Così la cameriera di Erwin raccontò al nipote la storia del gatto di Schroedinger.
Aggiunse poi che quando la cosa si riseppe in giro, il suo padrone fu felicissimo,
perché con ‘sta famosa scatoletta aveva messo in buca l’interpretazione di
Copenaghen, che era la teoria prediletta di Bohr, il lungagnone amico di
Werner.
Qui finisce il racconto del mio amico tirolese, ma credo
che mi abbia nascosto qualcosa di piccante, perché in paese ho saputo che la
cameriera di Erwin, che era di Alpbach, dopo la morte del grande fisico passò
tutti i giorni a portare fiori sulla sua tomba e non credo che lo facesse per
la formula che c’è scritta sopra.
>>>>>>>>>>>>>>><<<<<<<<<<<<<
* Poco dopo il 1930 la famiglia di Bohr (premio Nobel nel 1922) si
trasferì dalla casa accanto al n°15 di Blegdamsvej, sede dell’Istituto
Universitario per la Fisica Teorica.
Andò ad abitare nel Palazzo Carlsberg, splendida dimora che
il fondatore della famosa birra aveva per testamento destinato a
residenza del più famoso scienziato danese vivente.
trasferì dalla casa accanto al n°15 di Blegdamsvej, sede dell’Istituto
Universitario per la Fisica Teorica.
Andò ad abitare nel Palazzo Carlsberg, splendida dimora che
il fondatore della famosa birra aveva per testamento destinato a
residenza del più famoso scienziato danese vivente.
** De Broglie
era tanto francese e tanto nobile che, pur conoscendo benissimo sia il tedesco
che l’inglese,
in Francia parlava solo
francese. Vive la France! Anche se vieni dal Piemonte (Broglia di Chieri).
*** Rambaldo
Melandri (Gastone Moschin) dal film "Amici miei" di Mario Monicelli.
**** da “I
trent’anni che sconvolsero la fisica” di
“Geo Geo” George Gamow
http://www.massimobanfi.it/Sito/fisicamatematica/appunti/einstein_bohr.pdf
Son morto dalle risate!!! XD
RispondiEliminaUn post straordinario e divertentissimo, che mi piacerebbe inserire nel Carnevale della Fisica n.42!
Dà', Luigi Dentista! invia la richiesta di partecipazione al Carnevale!
RispondiEliminaIl post è veramente molto divertente, molto "tamburista", come quelli di Leonardo ma non solo...
Buffoni... se vi becca Anton (Zeilinger) vi fa vedere i fotoni verdi.
RispondiEliminaDa morir dal ridere. Gigi è una grande penna!
RispondiEliminaAnche io ho riso, abbastanza. Certo, con maggiori conoscenze avrei sicuramente riso molto di più (ma questa è colpa mia). Rimane il fatto che l'esperimento secondo me è ottimamente riuscito e quindi l'idea di una serie di post sull'argomento "pettegolezzi ... fisici burloni" mi sembra più che percorribile.
RispondiEliminaC'entra poco, ma, non ricordo dove, tempo fa ho letto questa:
"La versione per bambini del gatto di Schroedinger è la luce del frigorifero"
Ho riso molto... forse perché era la versione ideale per me? :)
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaSai bene che non so niente di matematica, ma mi piace la divulgazione scientifica.
EliminaIl primo libro che ricordi di aver letto al proposito è quel "I trent'anni che sconvolsero la fisica" che ho citato nella quarta nota.
Te lo consiglio; è vecchissimo e datato. Praticamente non ha una fine, perché quando è stato scritto la meccanica quantistica ed il modello standard stavano solo scaldando i motori, però Gamow è stato un grand'uomo, pieno di curiosità, ricco sensibilità, con grandi rapporti umani e con l' esperienza di un tempo irripetibile.
"La mia linea di universo" è la sua incompiuta autobiografia e val la pena di leggere anche quella.
Scrisse poi una serie di racconti di divulgazione, poi raccolti in volumi, con personaggio principale mr. Tompkins. Oggi sono ristampati in italiano con aggiunte che vorrebbero completarli, ma li snaturano.
Gino Segré, professore di fisica negli USA, nonchè nipote del Nobel, è un ammiratore di Geo e in fondo in fondo gli dedica il suo "Faust a Copenaghen"
Grazie per i consigli, ho preso nota.
Elimina:-) !!!
RispondiEliminaQuesta storia dell'esperimento mentale la capiscono i soliti quattro gatti, vivi E morti.
Anch'io sono dell'idea che possa nascere una serie molto interessante. Anche perché i fisici sono, in fondo in fondo, umani. E Einstein e Feynman sono miniere inesauribili; il primo specie per i ragazzi, l'altro per i saputi. Ma mi raccomando: trattare bene gli animali, nèh! non ingiuriarne nessuno.
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