Lo scopo della missione scientifica dei Voyagers era l'esplorazione dei sistemi di Giove e Saturno, e poi, se possibile, Urano e Nettuno. Nel '79 arrivarono a Giove, nell'80 a Saturno; poi si divisero, Voyager 2 visitò Urano e Nettuno, Voyager 1 proseguì verso l'esterno del Sistema alla velocità di 1.500.000 km al giorno.
I Voyagers sono sonde molto sofisticate, al massimo della tecnologia degli anni '70. La sorgente di energia è data dal decadimento di una carica di Pu238, che genera calore, poi convertito in elettricità. Gli strumenti scientifici sono camere di imaging in varie bande spettrali, magnetometri, contatori di particelle.
La missione fu coronata dal più ampio e spettacolare successo, regalandoci le prime immagini ravvicinate dei pianeti esterni del Sistema Solare e di 48 dei loro satelliti, molti scoperti durante la missione. L'elenco delle scoperte dei Voyagers è così lungo che non provo neppure a riassumere; chi volesse approfondire trova moltissimo materiale qui e qui, che sono i siti di riferimento per seguire la missione; qui trovate le FAQ, davvero interessanti. Basta dire che le nostre conoscenze sul Sistema Solare sono state rivoluzionate da queste due missioni. Ecco Voyager 1 prima del lancio, nel '77:
Quello che non tutti sanno è che 35 anni e mezzo dopo il lancio i due Voyagers sono ancora operativi; in particolare, Voyager 1 è la sonda spaziale più lontana dalla terra, ed è il primo manufatto umano che lascierà per sempre il Sistema Solare, entrando di fatto nello spazio interstellare. Ora, la data è epocale, e merita un pò di approfondimento e di riflessione.
Cosa significa lasciare il Sistema Solare? Il nostro Sole irradia nello spazio luce e calore, ma anche una corrente di particelle detto vento solare. Queste particelle si portano dietro il campo magnetico del Sole. Il campo magnetico protegge l'interno del Sistema da una parte dei raggi cosmici, di origine galattica o estragalattica che siano. Dato che il Sole non è certo immobile, ma ruota attorno al centro galattico, nel suo movimento attraverso i gas ed i campi magnetici della Galassia produce una specia di onda di prua, dove il campo magnetico del Sole lascia il posto a quello galattico.Questa zona di influenza del Sole, ipotizzata ma mai misurata, è detta eliosfera.
Bene, Voyager 1 al momento si trova attualmente a 18,5 miliardi di km, ovvero oltre 123 volte la distanza Terra-Sole (detta Unità Astronomica). Le onde radio emesse da Voyager 1 impiegano 17 ore e 5 minuti a raggiungere la Terra. Nonostante questa spaventosa distanza la sonda è viva, alcuni strumenti funzionano (in particolare magnetometri e contatori di particelle), mantiene l'assetto e comunica con la Terra. La potenza della radio di bordo dei Voyagers è di pochi watt; vi lascio immaginare quali siano le difficoltà nel mantenimento del contatto.
Negli ultimi mesi i ricercatori che seguono Voyager 1 si sono accorti che il conteggio dei raggi cosmici e la direzione ed intensità del campo magnetico stanno rapidamente cambiando. La spiegazione probabile è che Voyager 1 stia lasciando l'eliosfera, e stia entrando in ragioni sconosciute, ove viene meno l'influenza diretta del Sole: lo spazio interstellare, appunto. Trovate i dati ed i dettagli qui
Ecco perchè le missioni Voyager sono importanti. Esse sono un tributo alla capacità di immaginazione e di realizzazione di tema di scienziati, ingegneri e tecnici che hanno saputo concepire, costruire e lanciare strumenti in grado di funzionare 40 anni nelle profondità del cosmo. Molti membri del tem originale sono ancora attivi, e fra loro Ed Stone (responsabile scientifico) e Susan Dodd, responsabile NASA del progetto, che qui ricevono un premio dalla rivista Popular Mechanics.
Mi mancano gli aggettivi per descrivere l'ammirazione che desta in me il raggiungimento di così alti risultati, all'apice di carriere quarantennali. In più, da italiano abituato alle nostre gerarchie mi stupisce che le persone che hanno fatto tutto questo fossero davvero giovani. Ed Stone aveva 41 anni alla data del lancio, e divenne responsabile scientifico della missione a 36 anni, avendo già alle spalle una carriera di tutto rispetto nell'esplorazione spaziale. Suzie Dodd entrò nel progetto più tardi, nell'84, e all'epoca aveva meno di trent'anni. Lo stesso di può dire di altri membri del team originale.
Loro possono forse permettersi di avere un curriculum vitae brevissimo: "I worked on Voyagers". Brrr. Sono le persone che hanno costruito e fanno funzionare i nostri primi messaggeri fra le stelle.
Per cui, Godsped Voyagers! Per il 2013 e per tutti gli anni a venire.
(Ulteriori considerazioni. Prima dei Voyager le lune di Saturno erano nove; oggi circa 62. Una volta aspettavamo ansiosi l'uscita di LeScienze (ma anche L'Astronomia, e Coelum) e oggi i siti NASA offrono tutto e di più. Una volta mi collegavo via modem al Celestial BBS di T.S.Kelso per avere le foto della NASA... e sbavare su quelle di Giove e Saturno. Tempora mutantur, nos et mutamur in illis - non bisogna perdersi nel passato).
Posto molto interessante, Marco. Complimenti! Quella pagina di giornale non c'è modo di renderla leggibile? Anche cliccandoci sopra, rimane piccola uguale.
RispondiEliminaAnnarita, grazie. L'articolo dell'Observer è in http://www.guardian.co.uk/science/from-the-archive-blog/2012/aug/20/1977-voyager-spacecraft-beyond-planets
RispondiEliminaMa puoi fare right-click sull'immagine, scaricarla e ingrandirla, diventa leggibile.