I cani di città si accontentano di una passeggiata al giorno, a volte due. E la fanno al guinzaglio. I miei no.
Tutte le volte che vuole fare la pipì Pico si mette a guaire e piangere che sembra la Fornero (a proposito l'ha candidata qualcuno?) e non smette finché facciamo una passeggiata corta. Roba di 150 m, va bene se uso la bicicletta, deve solo marcare il palo della luce, la cassetta della posta e i ciuffi d'erba vicino all'imbocco della strada comunale.
Poi ci sono le passeggiate lunghe, una al giorno, a volte al mattino presto, a volte la sera. E lì bisogna fare attenzione ai possibili incontri perché lui parte caricando e se il malcapitato (di solito un jogger o un ciclista) dimostra di avere paura sono guai perché c'è Pero. Pero sarebbe contento di farsi accarezzare, si metterebbe subito a scodinzolare ma se Pico carica lo fa anche lui. E essendo sordo non puoi fermarlo, per cui devo essere prudente al massimo.
Poi capita come ieri: c'era poca visibilità, nebbia eppure è partito velocissimo a inseguire Maté. Come abbia fatto a scorgerlo è un mistero, a meno che sia stato l'odore. Perché Maté (gli abbiamo dato il nome del suo proprietario, almeno provvisoriamente fino a quando scopriremo quello vero) è grosso la metà di Pico, nero con le zampe e il muso marrone. Piccolo ma coraggioso: si avventura da solo per 2-300 m da casa sua.
Pico si è lanciato, grande corsa ma solo fino a un punto preciso, evidentemente la sua zona finisce lì. E poi è tornato trafelato e contento, a farsi fare i complimenti.
Pero non ha afferrato subito cosa stava succedendo, si è fatto una corsetta, ma solo per fare qualcosa.
Insomma, alle volte capisco chi preferisce i gatti. O è colpa mia che non sono riuscito a educarlo?
Aggiornamento delle 11:50: Maté era di nuovo nella zona di Pico. Appena mi (ci?) ha visti arrivare è fuggito. Coraggioso il piccolo! E temerario.
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