Mai come quest'anno mi sono sentita estraniata dall'euforia e la pregustazione per le feste natalizie che negli altri noto perfino ora, in questa atmosfera surreale.
Forse sono troppo, irrimediabilmente, invecchiata? ho perso il piacere dell'attesa del domani, la fiducia, l'amore per la vita?
No, non credo, noto che quando sono nella nostra terra, magari faticando come un mulo e arrampicandomi su per i muretti e il terreno sconnesso (con il rischio di cadere e farmi veramente male, del resto di qualcosa bisogna pur morire...) sento la vita, la fiducia, la speranza nel futuro fluire in me come linfa vitale.
Forse è solo questo periodo cupo, che mi ricorda sempre più, di giorno in giorno, il romanzo (? non piuttosto profezia?) 1984.
Poi, si sa, il Natale si "sente" di più quando ci sono bambini in casa, si hanno parenti vicini con cui ritrovarsi a chiacchierare.
Non che non abbiamo anche noi la nostra "famiglia" vicina, anche se pelosa: le nostre due gatte che vivono con noi, e la Famiglia Nera.
Si tratta di Gatto, dolcissimo, il primo che si è avvicinato a noi, seguito poi dalla sorella Gatta, che è arrivata giorni dopo, solo quando è stata sicura dell'assenza di pericolo: ci siamo poi resi conto che stava allattando, infatti due settimane dopo ci portò anche il suo piccolo (non sappiamo se unigenito o unico spravvissuto, Gatta è rimasta incinta molto giovane, a quanto pare e infatti è rimasta ben più piccola del fratello). Infine, dopo alcune rapide scorribande al piatto dei croccantini, con fuga precipitosa quando ci sentiva arrivare, si è fatto vedere, sempre più spesso finché ieri si è fatto perfino avvicinare, Padre. Lo chiamiamo così perché è indubitabilmente il padre del piccolo Trip (ora non più tanto piccolo, ha una pubertà ritardata per cui a circa 9 mesi è solo grande come sua madre, però in larghezza è il doppio!).
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Trip con Gatta: ancora a ciucciare a sei mesi! |
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Padre |
Ma sto divagando, quello che volevo dirvi è che sento tanto poco queste feste che ho montato l'albero solo su reiterata richiesta di mio marito, verso metà mese. Poveretto, ormai monta e rimonta e chiudi nella scatola è un po' spelacchiato...
Anche del pranzo natalizio avrei fatto volentieri a meno, ma il dovere è dovere.
Quindi ieri, oltre al tradizionale tiramisù per la famiglia del vicino, ne ho fatto uno anche per me e ho preparato il "pollo arrosto uso tacchino", ovvero la versione rimpicciolita del tacchino ripieno che tanti anni fa facevo per tutta la famiglia di 5 persone più due gatti...
Ho preso un bel pollo già pulito, ho preparato il ripieno di salsiccia (in Lombardia luganega, qui longaniza) con aggiunta di due manciate di salvia fresca tritata finemente insieme a uno spicchio d'aglio e qualche castagna spezzettata. Ho riempito bene anche la zona del collo, ho chiuso bene il tutto ripiegando la pelle e "cucendola" con stecchini, ho punzecchiato con un altro stecchino i punti più grassi della bestiola (si nota il grasso sottopelle, è biancastro), ho ricoperto il tutto con fette sottili di pancetta e via in forno.
Oggi ho dovuto solo ritirare la pancetta perché potesse colorirsi bene anche il petto, aggiungere una buona dose di patate e di nuovo in forno, verso la fine della cottura ho aggiunto delle castagne -nostre- già precedentemente lessate e sbucciate. Le castagne con il loro sapore dolciastro e la salvia che dà un tocco un po' di "selvatico" fanno sì che il sapore risultante ricordi molto il tacchino.
Un piatto piuttosto pesante per i nostri stomaci quasi ottantenni, ma vabbè.
Stasera brodo e frutta!
Però, anche se lo spirito natalizio latita, voglio farvi ugualmente i miei auguri.