sabato 10 maggio 2025

Se i Savoia avessero conquistato Ginevra


Qualche anno fa, mi sono imbattuto in un interessante post di storia alternativa in francese, di cui vi riporto qua sotto una mia traduzione. Mi piace la storia regionale e trovo stimolanti i racconti ucronici ma devo ammettere che non sapevo nulla de “L'Escalade”, la celebrazione che si tiene il 12 dicembre a Ginevra per commemorare la vittoria contro l'attacco del Ducato di Savoia alla città nel 1602.

Nel post si raccontano le conseguenze di un esito dell'attacco favorevole al Ducato di Savoia dell'attacco, immaginando la nascita di un regno sabaudo neutrale a cavallo delle Alpi e della nascita un regno d'Italia unificato sotto la dinastia dei Borboni.

Cosa ne pensate di queste ipotesi storiche? Eravate a conoscenza de “L'Escalade”?

Ginevra e il regno di Savoia, una ucronia

La notte tra l’11 e il 12 dicembre 1602, ombre indaffarate ai piedi delle mura di Ginevra mettono assieme delle scale che poi vengono erette. L'avanguardia della forza di invasione organizzata da  Carlo Emanuele I, Duca di Savoia, scala le mura della città addormentata e senza ostacoli giunge alla Porte Neuve, che ilpetardo fa saltare. Mentre la guarnigione di Ginevra si sveglia a malapena, 2.000 mercenari partono all’assalto della città, che viene messa al sacco; le autorità di Ginevra, civili e religiose, sono impiccate; solo Beza, per l’età avanzata, sfugge a questo destino, ma muore in carcere poco dopo.

Savoia ride, Ginevra piange

Per Ginevra, è l'inizio di unagenerazione di lacrime: il calvinismo è vietato, il cattolicesimo reintrodotto a forza e in città si insedia un nuovo vescovo. I protestanti si incontrano in segreto, soprattutto in campagna o nei fienili nella borgata di Carouge. Invece, per Carlo Emanuele I, è finalmente la consacrazione! Entra a Ginevra il giorno di Natale 1602 e vuole farne la sua capitale; nel 1603 la corte Savoia si prepara - ancora una volta - a spostarsi.

Il problema è che la città è nell'estremo nord dei possedimenti dei Savoia e, inoltre, è minacciata da due  potenti nemici: la Francia di Enrico IV e i Bernesi, entrambi alleati di Ginevra protestante. Il duca di Savoia, pertanto, fa appello al suo alleato, Filippo III di Spagna, a cui fa comprendere l'importanza strategica e politica di Ginevra. Con l'aiuto di truppe spagnole (in realtà provenivano dal Milanese, spesso ancheveterani della conquista di Ginevra), la Savoia prende il Pays de Gex e si scontra con le truppe francesi, mentre i bernesi hanno molto da fare per gestire un duplice attacco a est e ad ovest del Lago di Ginevra (con, se non l’aiuto, almeno la buona volontà dei Vallesani).

Non è una sorpresa che il conflitto acquista, nelle parole del Duca e dei suoi prossimi, una connotazione religiosa molto forte ed è sostenuto, più o meno apertamente, dalle potenze cattoliche: il Papa benedice le truppe, i nobili francesi infelici (che un tempo avevano sostenuto la Lega) sono lieti di ostacolare un re così poco cattolico e anche i Friborghesi, alleati tradizionali di Ginevra, mantengono una neutralità imbarazzata. L'assassinio di Enrico IV nel 1610 porta un po’ di sollievo alla Savoia, che arriva a firmare nel 1623 una tregua con Berna, che gli cede (restituisce sarebbe più esatto) una grande parte di Vaud e Chablais.

Ma Carlo Emanuele deve fare concessioni ai protestanti e concedere loro tolleranza, vale a dire il diritto di culto. Il duca accetta con riluttanza e, in pratica, il cattolicesimo rimane la religione di Stato. Questa tolleranza comunque avrà l’effetto di calmare l'ardore rivoluzionario di un certo numero di Ginevrini (e Vodesi) e, in una certa misura, di rilanciare l'industria e il commercio della capitale. Al rigore del Calvinismo subentrano i fasti della corte dei Savoia, che fa costruire un palazzo sulle alture di Champels.

Impatti in Europa

In Europa, la rinascita della Savoia non è priva di conseguenze: attraverso la nazione alpina, in Europa cresce l'influenza spagnola (e del papa). Maurizio di Nassau, durante la guerra nei Paesi Bassi, non può fare di meglio che contenere le truppe spagnole e le Province Unite sono costrette ad accettare una pace difficile con confini ristretti e la rinuncia a gran parte dei loro sogni di colonie oltre mare. Da parte sua, la Francia, sotto la reggenza di Maria de' Medici e Luigi XIII, preferisce negoziare con questo potente vicino.

Ma per la Savoia, le cose si complicano con la morte di Carlo-Emanuele. Suo figlio, Vittorio Amedeo I deve gestire i rapporti turbolenti con il cognato, il re di Francia e muore dopo solo otto anni di governo, lasciando il trono a Francesco-Giacinto, di cinque anni che morirà dopo un anno di regno. Questo è un periodo di disordini per il Ducato, che vede ridursi alcuni dei suoi possedimenti in particolare nella Bresse e nel Delfinato.

Il regno di Carlo Emanuele II lascia a Ginevra un'impressione migliore rispetto a quello del suo predecessore omonimo. Protettore delle arti e delle lettere, il nuovo Duca decide di sviluppare la capitale e ha avviato una serie di grandi lavori, che culmineranno con la demolizione di parte delle fortificazioni e la costruzione dei quartieri della Terrassière, della Corraterie e delle Eaux Vives.

Per un secolo, la Savoia consolida il suo prestigio politico, diplomatico e culturale, al punto da eclissare talvolta la Francia, che è alternativamente alleata o rivale. Quando Vittorio Amedeo II ottiene la corona di Sicilia, a seguito della Guerra di Successione Spagnola (durante la quale Ginevra ha conosciuto una breve occupazione francese), contempla per un momento un’influenza mediterranea, ma negozia con l’imperatore Carlo VI la creazione del suo regno.

All’apice della sua potenza, il Regno di Savoia si estende da Nizza a Yverdon e da Bourg-en-Bresse ad Asti: un territorio ampio ma inospitale, che dipende molto dal transito tra la Francia e le città confederate a nord o il Piemonte a est. Soprattutto, il suo grande problema è una certa debolezza militare che di fatto lo rende quasi vassallo della Francia. Ginevra, capitale indiscussa del regno, conosce uno sviluppo economico e urbano che spinge la città a espandersi oltre le mura, la cui utilità viene sempre più messa in discussione. Un porto lacustre di grande capacità viene creato alla Jonction, a completamento del Canale di Entreroches e della sistemazione del Rodano tra Seyssel e Ginevra.

Savoia, nazione neutrale

Questo apice ha breve durata: il periodo rivoluzionario porta costanti problemi con le forze della Convenzione a Parigi e con le tensioni interne. Vittorio Amedeo III è costretto a cedere il trono a un governo rivoluzionario sostenuto da un savoiardo esiliato in Francia, Napoleone Bonaparte. La Savoia viene annessa alla Francia e recupera la propria indipendenza solo con la Restaurazione.

Grazie all’ambasciata estremamente attiva del futuro re Carlo Felice al Congresso di Vienna, assistito dal marchese Charles Pictet de Cartigny, la Savoia riottiene i suoi territori e anche di più: diventa, insieme alla Confederazione Elvetica (formata attorno alle città di Friburgo, Berna e Zurigo e agli stati alpini) e alla futura Belgio, uno Stato neutrale, una zona cuscinetto tra le ambizioni francesi e il resto dell’Europa.

Nel corso del XIX secolo, il Regno di Savoia vive, a causa delle rivoluzioni del 1830 e del 1848 (senza contare l’insurrezione fazysta del 1846, che darà alla città di Ginevra un proprio governo), diverse trasformazioni e diventa una monarchia costituzionale. Ma conosce una crisi importante quando i patrioti italiani vogliono che il re Vittorio Emanuele II salga sul trono d’Italia. Desideroso di sostenere le pretese di Napoleone III, il re si astiene tuttavia da qualsiasi intervento diretto e, dopo una lunga e sanguinosa guerra civile, è Francesco II di Napoli, con il sostegno dell’Austria, a diventare re d’Italia.

L’ultimo terzo del secolo è segnato da questa lacerazione, tra 
francesiaustriaci, questi ultimi soprattutto presenti nella parte transalpina del paese. Il bilinguismo nazionale viene ripetutamente messo in discussione durante scontri politici in Parlamento e in alcuni comuni, in particolare quelli di Nizza e Torino. Sfinito da questi intrighi politici, Vittorio Emanuele II muore nel 1878 e spetta al giovane Umberto I il compito di ricompattare un regno sempre più diviso. Ci vorranno però quasi vent’anni prima che una costituzione, basata su un sistema federale simile a quello belga, riesca a pacificare il paese.

È anche in questi anni che il paese trova, attraverso il turismo, il modo di valorizzare finalmente il proprio patrimonio alpino. Gli anni 1870-1920 offrono l’occasione per avviare grandi opere di sviluppo, in particolare la costruzione di strade e linee ferroviarie in tutto il paese.

Le due guerre mondiali

Anche se la Prima Guerra Mondiale si svolge lontano dalle terre della Savoia, il Regno non sfugge ai disordini: numerosi movimenti sociali di ispirazione marxista scuotono le sue città. Lo sfarzo della corte contrasta bruscamente con la condizione del mondo contadino, che fatica a entrare nel XX secolo, mentre gli ambienti operai di Ginevra, Grenoble o Torino e i circoli repubblicani fanno sentire la loro voce.

Il re Vittorio Emanuele III utilizza sia la forza che la negoziazione per reprimere i rivoluzionari più agitati e trattare con i moderati una nuova costituzione che, sotto la copertura di riforme amministrative, istituisce un regime molto conservatore. Il fatto è che il re è un convinto anticomunista e questa costituzione del 1919 è fortemente ispirata dai movimenti nazionalisti italiani, che porteranno poi Mussolini al potere.

Tutto il periodo tra le due guerre è segnato da una tentazione fascista, con un Partito Nazionale Savoiese e le sue 
camicie verdi, che ottiene quasi il 30% dei voti alle elezioni del 1931, ma le sue esplosioni di violenza sono molto mal viste dalla popolazione. La figura del re rimane molto popolare in Savoia e agisce da pacificatore: nonostante la crisi economica degli anni Trenta e i movimenti sociali che agitano i suoi due potenti vicini, le forze democratiche mantengono la maggioranza in Parlamento.

La Seconda Guerra Mondiale rappresenta una sfida molto più grande per la neutralità del paese: la sconfitta francese del febbraio 1941 pone la Savoia tra due nazioni fasciste alleate, che fanno entrambe pressioni affinché il Regno si unisca a loro. Il re esita, il Parlamento e l’opinione pubblica si dividono sulla questione e, a complicare ulteriormente le cose, si pone anche il problema dei militari francesi internati nel territorio del Regno, in particolare l’intera flotta francese rifugiatasi nel porto di Nizza.

Fortunatamente, la Germania è più preoccupata da ciò che accade a est e l’Italia fascista sa – per dolorosa esperienza, dopo la sua sfortunata avventura nei Balcani – di non essere in grado di affrontare da sola una nazione alpina. Prendendo tempo, il Regno riesce a evitare il peggio, ma Vittorio Emanuele III, ormai esausto, abdica in favore del figlio Umberto II nel 1943. L’Italia tenta allora di approfittare di quello che percepisce come un momento di debolezza e lancia un attacco.

Non è una buona idea: nel mese successivo, gli Alleati sbarcano in Sicilia, mentre le forze italiane faticano ad avanzare in Savoia. Ma se l’esercito savoiese resiste, le città e le industrie soffrono sotto i bombardamenti italiani e tedeschi. Nell’aprile del 1944, mentre Ginevra è minacciata da un corpo d’armata tedesco, il re decide di rompere la neutralità e annuncia che la Savoia si unisce agli Alleati; i porti del Mediterraneo, a cominciare da Nizza, vengono aperti alle truppe inglesi, americane e francesi, che recuperano la loro flotta neutralizzata (o ciò che ne rimane, dopo i siluramenti italiani).

La decisione di Umberto II è ancora oggi molto controversa, in quanto ha comportato ulteriori distruzioni per il paese (Losanna e Ginevra subiscono pesanti bombardamenti prima che l’aviazione americana possa difendere il territorio), ma la maggior parte degli storici militari concorda sul fatto che sia stata la scelta meno peggiore. Gli si rimprovera soprattutto di aver preparato questo cambio di alleanza da tempo (probabilmente già al momento della dichiarazione di guerra dell’Italia, forse anche prima) e, soprattutto, di aver preso la decisione senza informare il Parlamento.

In ogni caso, lo sbarco alleato in Savoia permette di attirare una forte concentrazione di truppe tedesche a sud, aprendo la strada alle operazioni anfibie in Normandia e accelerando la caduta dell’Italia fascista. Il 30 aprile 1945, la bandiera americana sventola sulle rovine del Reichstag, battendo per un soffio le truppe sovietiche, e una settimana dopo, la guerra in Europa è ufficialmente finita.

Ricostruzione e neutralità attiva

Con gran dispiacere degli americani, che avrebbero voluto installarvi alcune basi, il re non tarda a congedare le forze alleate stazionate sul suo territorio, non senza averle ringraziate, con altisonanti discorsi di amicizia indissolubile e riconoscenza eterna. Umberto II, a differenza di suo padre, ha una chiara idea di ciò che vuole per il suo regno e non sono né gli Stati Uniti né l'Unione Sovietica.

Presente alla conferenza di San Francisco, il re sogna una Savoia al centro di una nuova diplomazia mondiale e non esita a proporre la sua capitale come sede della nuova Organizzazione delle Nazioni Unite. Nonostante un ampio supporto da parte della maggior parte delle nazioni europee, è alla fine New York ad essere scelta, ma molte delle nuove organizzazioni di quello che diventerà il
sistema onusiano” si stabiliranno a Ginevra, in una frenesia di costruzione per sostituire i quartieri industriali di Sécheron distrutti durante la guerra.

In realtà, è tutto l'arco del Lago di Ginevra a beneficiarne, mentre le industrie tendono a migrare verso sud e il Mediterraneo. Se il modello consente una rapida ricostruzione del paese, mette in evidenza, già dagli anni '60, una frattura sociale geografica, con un nord del regno più ricco di professioni liberali e scuole superiori, e un sud proletarizzato. Ci vorrà il regno di Vittorio Emanuele IV, a partire dal 1976, per l'implementazione di una riforma territoriale di vasta portata, che va di pari passo con una decentralizzazione del paese.

Il secondo asse diplomatico della Savoia, sin dai primi anni '50, è la costruzione europea. Il regno è uno dei membri fondatori della Comunità europea del carbone e dell'acciaio e sostiene senza riserve tutte le iniziative per instaurare un'unione politica, fino ai trattati di Nizza e Lisbona.

Ora, dopo quattrocentodieci anni

Nel 2008, Vittorio Emanuele IV abdica per motivi di salute e suo figlio, Emanuele Filiberto I (40 anni nel 2012), sale al trono. La Savoia è membro dell’Unione Europea e la sua moneta è l’euro; indebolita dalla crisi economica che scuote l’Europa dal 2008, la sua situazione economica appare migliore rispetto a quella dei paesi vicini, principalmente grazie a una politica di bilancio definita prudente”, se non addirittura timorosa.

La Germania, controllata per tre quarti dagli Alleati alla fine della Seconda Guerra Mondiale, ha meglio digerito la sua riunificazione con il residuo stato dell’Est nel 1990. Quasi esclusivamente fiamminga (la parte francofona è stata annessa alla Francia nel 1815), Belgio e Paesi Bassi hanno finito per fondersi nel 1948, mantenendo solo il nome 
Nederland (Nééerlandes) in francese. La Confederazione Elvetica è composta quasi esclusivamente da cantoni germanofoni, oltre al Giura, una parte del Vallese e il Ticino.

 

mercoledì 25 dicembre 2024

ANCORA UNA VOLTA, UN ANNO IN PIÙ: AUGURI!!!


A dire il vero non ci speravo di arrivare ad augurare anche quest'anno, ai Tamburisti residui (se ci sono) e a tutti quanti un buon Natale - possibilmente tranquilli in famiglia - e un felice Anno Nuovo (arriverà finalmente un anno felice?)
 
 Be', come si dice qui: HASTA AQUÍ HEMOS LLEGADO... 

 TANTI AUGURI A TUTTI!

sabato 6 luglio 2024

Buon compleanno, Tamburo!

 



Non una torta ma un misero pasticcino... visto che nessun altro tamburista ricorda e festeggia il 13º compleanno del (a suo tempo glorioso) Tamburo Riparato, festeggio io sola con questa monoporzione...


  TANTI AUGURI, TAMBURO RIPARATO!


    








mercoledì 8 maggio 2024

"AMERICA"

 


Non riesco a capire come gli U.S.A. possano permettersi di chiamare se stessi "l'America" per antonomasia e che il resto del mondo li assecondi con questa definizione.

Per meglio dire, capisco benissimo che loro lo facciano, con la consueta tracotanza che li contraddistingue e la prepotenza di chi si sente padrone del mondo.

Quello che non capisco è che, a parte un po' di "mugugni" nelle nazioni americane non facenti parte delle colonie U.S.A., tutti gli altri accettino servilmente tale definizione. Certo, buona parte degli stati americani è in realtà una colonia U.S.A., con tanto di governi scelti e imposti da loro, magari tramite una rivoluzione "colorata" eterodiretta (come quelle che sono state realizzate negli stati ex-U.R.S.S. e come quella che si sta avviando in Georgia) e il ribaltamento del governo legittimo, ma gli stati tuttora "sovrani" potrebbero per lo meno obiettare, correggendo pubblicamente la stampa e l'informazione TV tutte le volte che il termine viene impiegato in modo così platealmente colonialista.

L'Europa ovviamente non obietta nulla e da decenni ha per lo più assimilato questa definizione (fino a poco tempo fa a dire il vero i giornali spagnoli parlavano di EE.UU. ovvero Estados Unidos, ma credo che anche qui ci si stia piegando al "padrone", soprattutto adesso con il governo succube perché bisognoso di appoggio esterno per reggersi).

Del resto, l'Europa già da tempo si sente collettivamente riunita nel termine N.A.T.O. che poi non sono altro che gli U.S.A. con il loro corollario di stati-colonia che corrispondono a quello che un tempo erano i "vassalli" rispetto al "Re", anche se alcuni si comportano più da "servi della gleba". Insomma si sente a suo agio come "back yard" degli statunitensi, che infatti in buona parte la vedono (e si comportano quando vi fanno turismo) come una immensa Disneyland al servizio del loro divertimento... 

da: Cartografica Visceglia, con le mie aggiunte

Ma cosa accadrebbe se a un tratto (per fare un esempio) la Cina iniziasse a autodefinirisi e a farsi definire dai media "l'Asia"? Il rapporto proporzionale è simile... Ma non credo che nazioni come l'India accetterebbero questa sminuizione senza proteste ufficiali! penso neppure il Giappone -che del resto è ormai un satellite degli U.S.A.... E una buona fetta dell'Asia del resto appartiene alla Russia, che si estende dall'Europa fino alle coste del Pacifico, e che pur essendo in buoni rapporti con la Cina non credo che lascerebbe passare un tale affronto...

Chiaramente le stesse obiezioni le farebbero gli stati africani se (sempre come esempio) il Marocco si definisse e venisse definito "Africa" per antonomasia: con che diritto?


sabato 23 dicembre 2023

Auguri a tutti!

 




Auguro a tutti, Tamburisti e lettori occasionali, un felice Natale e uno splendido Anno Nuovo




sabato 21 ottobre 2023

Inesorabilmente vecchia!

 

Non so se succede solo a me.

D'accordo, tutti noi siamo bersagliati da "pubblicità mirata", per esempio, partendo dalla mia età, mi hanno spesso, sempre più spesso, presentato un profluvio di pubblicità di pannoloni per incontinenti (!), assicurazioni di sepoltura, case di riposo, sedie a rotelle/tricicli/scooter a motore per disabili...


Però da qualche tempo -1 o 2 mesi- Facebook (oltre alla solita irritante presentazione ripetuta fino alla nausea nella settimana degli unici 5-10 post degli amici che mi consente, bontà sua, di vedere e che più o meno ogni settimana cambia con altri 5-10 ripetuti tutti i giorni fino alla nausea) mi presenta anche un altro tipo di post, non proveniente dagli amici né pubblicitario.

Si tratta di un filone (se posso chiamarlo così) unico ma con tre diverse sfaccettature.

La prima in ordine di apparizione è stata quella di sconosciuti personaggi centenari che festeggiano il compleanno con una magnifica torta di alta pasticceria, che orgogliosamente affermano essere opera loro: tutti (TUTTI) questi personaggi, a loro dire, si sono iniziati all'arte della pasticceria alla tenera età di 5 (CINQUE) anni. TUTTI, nessuno per esempio a sei anni.

Terminata questa ondata, durata all'incirca un mese, è iniziata, e tuttora di tanto in tanto rispunta, quella dei compleanni di altrettanto sconosciuti centenari/ultracentenari, spesso accompagnati nel festeggiamento da parenti ancora più vecchi.

Variante sul tema. In questo caso i parenti sono più "giovani". 



L'ultima ondata in ordine di apparizione è quella dei divi: giornalmente mi si presentano glorificazioni di attori o cantanti attempati, dai 65-70 anni circa in su, fino ai novantenni come Clint Eastwood, Sofia Loren o Michel Caine. 


Intendiamoci, sono personaggi simpatici (Jamie Lee Curtis, Bette Midler, Meryl Streep, Cher, Harrison Ford, Pierce Brosnan, Paul Simon, solo per citarne alcuni) delle cui interpretazioni ho goduto e godo tuttora (ho una collezione di almeno 600 titoli di film), a volte vengono presentati con la foto da giovane e quella più o meno attuale ed è interessante vedere come chi meno ha subito la chirurgia plastica sia chi si conserva più piacente.


Poi addirittura mi hanno presentato un misto tra il secondo e il terzo tipo: attrice centenaria - con tanto di prima e dopo!




Però mi chiedo: per quale motivo questo diluvio di vecchi?

Li presentano solo a me e ad altri quasi ottantenni o è un fenomeno diffuso anche tra i più giovani?

È un "memento mori"? "Mo me lo segno" (cit.)



Non vi preoccupate, solleciti angeli custodi di Facebook, so perfettamente di essere vecchia, non occorre che me lo ricordiate. Intanto però, se me lo consentite, continuerò a vivere come ho sempre fatto, assaporando ogni momento buono e anche quelli meno buoni.


AGGIORNAMENTO 1 novembre: stanno ricominciando i pasticceri cinquenni!