sabato 19 maggio 2018

Money money money






Come tutti sanno, l'uso del denaro non è un'invenzione nata con l'uomo. All'inizio doveva sicuramente venir usato il baratto di beni, poi si è aggiunto lo scambio di lavoro per merci, infine si è pensato di fissare un valore per alcuni beni, di facile scambio data la loro ridotta dimensione (pezzetti di metallo, conchiglie, denti di animali, piume di uccelli, pietre...) in modo da evitare discussioni sull'equità di uno scambio: a un dato bene di consumo o a una data quantità di lavoro si poteva così attribuire un valore univoco, equivalente a una data quantità di questi pezzetti, che assumevano pertanto un valore intrinseco dovuto alla  difficoltà di ottenimento o alla appetibilità sociale.

Certo, ogni civiltà umana aveva il suo tipo di oggetto di scambio, come accennato sopra,  ma evidentemente pian piano prevalse ovunque il metallo, se non altro per la sua relativa inalterabilità  nel tempo.  Se ne coniarono  di vari metalli poco o molto preziosi (il loro pregio è sempre stato definito non solo dalla rarità o difficoltà di estrazione del metallo, ma anche dalla appetibilità ovvero dalla richiesta sociale, più che altro dovuta credo a criteri estetici).

Tralascio tutta la storia della moneta e dell'etimo della parola così come il significato di soldo, assoldare, soldato (come già dissi una volta, spesso i soldati romani erano pagati...con sale -preziosissimo- da cui la parola salario).

Quando però ci si trovava a dover pagare una grande quantità di denaro a cambio di un bene, oppure quando si doveva affrontare un viaggio -che comportava oltre al rischio di essere derubati strada facendo anche il disagio del trasportare pesi- si iniziò a ricorrere a un sistema che potremmo definire "virtuale", cioè alle lettere di credito: in pratica, documenti in cui il detentore di un bene (conosciuto e affidabile) prometteva per iscritto il versamento di una definita quantità di monete a cambio di un servizio o un bene, assumendo così un debito che veniva saldato al momento della consegna delle monete. La lettera di credito poteva anche passare di mano in mano, sempre come compenso di qualcosa, fino a ritornare nelle mani dell'emittente che a quel punto doveva onorare il debito.

Stiamo parlando dell'antenato delle cambiali ma anche delle banconote.

Con la diffusione della stampa e la nascita delle banche quindi si diffuse, a fianco dell'uso delle monete, quello delle banconote. Certo, erano facili da contraffare ancor più delle monete (che già avevano il problema di truffe per mezzo di mescolanze con metalli meno pregiati o di "limature" del metallo per rubare decigrammi o grammi sul peso previsto) per cui pian piano si sono escogitati mezzi preventivi sempre più sofisticati: carte speciali, filigrane, ologrammi, strisce iridescenti, inchiostro cangiante... (vd. Wikipedia per ulteriori informazioni)

Le banconote  però potevano essere emesse solo da chi possedesse il controvalore in un bene solido, tipicamente l'oro, metallo pressoché inalterabile e ritenuto prezioso fin dai primordi. Per questo gli Stati hanno sempre mantenuto grandi riserve di oro, in modo da poter garantire il denaro circolante con uguale valore di un bene fisico.



Parlo al passato, perché  ormai, come si sa :

1- gli Stati non emettono più moneta direttamente, sono le banche centrali (private, non lasciatevi ingannare dal nome Banca d'Italia, Banco de España ecc.) a coniarla e stamparla per poi prestarla al rispettivo Stato.

2- le banche centrali non garantiscono il denaro con la corrispondente quantità di bene fisico (oro) per cui possono produrne quanto e quando vogliono, creandolo dal nulla (al solo costo fisico della stampa o conio, inferiore al valore nominale, che comunque fanno pagare dagli Stati). Una delle cause del debito pubblico è il fatto che gli Stati non possono più emettere denaro attraverso la propria banca statale, garantendolo con la riserva d'oro, ma devono farselo prestare dalle banche centrali private, pagando i relativi interessi




3- Gli Stati a poco a poco stanno dismettendo le loro riserve auree, in un primo momento affidandole agli USA che teoricamente le conservava a Fort Knox o presso la FED, poi alcuni Stati hanno pensato bene di richiederlo indietro, forse non fidandosi molto, infatti si dice che innanzi tutto le grandi quantità che un tempo erano lì conservate siano andate diminuendo, e in secondo luogo  pare che i lingotti puri possano essere sostituiti facilmente con lingotti di tungsteno  placcati d'oro.







4- Sono state inventate e largamente diffuse anche altre "monete" totalmente virtuali (Bitcoin ecc.), che costano uno sproposito  in energia per essere mantenute e che comunque non vorrei proprio comprare. Vi immaginate se tutto a un tratto "qualcuno" decidesse di azzerare tutte le monete virtuali del mondo? Informaticamente è possibile...

5- Il denaro "fisico" è comunque destinato a sparire, come si è potuto vedere in questi ultimi anni, perché i governi (ovviamente schiavi delle banche, soprattutto le "centrali", ripeto private) con la scusa della sicurezza stanno sempre più obbligando a utilizzare i pagamenti attraverso conti correnti (obbligando quindi anche gli ultracentenari con Alzheimer ad aprire e gestire un conto corrente).
In questo modo, non solo danno una prova di forza togliendo sempre più libertà di decisione alla gente, ma possono anche sapere tutto dei cittadini: quanti sono in famiglia, se hanno animali di compagnia, se ci sono bambini, se ci sono donne in età fertile, se ci sono vecchi incontinenti, se sono onnivori, vegetariani o vegani, se hanno qualche malattia, perfino al limite se un coniuge tradisce l'altro. Avete mai pensato che ogni volta che pagate con una carta di debito o credito i vostri acquisti, dettagliati, vengono registrati insieme ai dati anagrafici del titolare della carta? ovviamente a abbinare ai dati anagrafici un volto ci pensano le millemila videocamere di vigilanza sparpagliate capillarmente su tutto il territorio... poi magari vi stupite se su Facebook o sul cellulare trovate una valanga di pubblicità "ad hoc". Pensateci bene: chi ha tutti i dati ha controllo, e chi ha in mano il controllo ha il potere.

6- Comunque, ad ogni buon conto, in Europa si stanno già facendo sparire parecchie "pezzature" di euro. A parte il caso della Finlandia che ha emesso le monete da 1 e 2 centesimi solo per i collezionisti, in edizione limitata, ora in varie nazioni europee si sta cercando di eliminare tali spiccioli, se non altro tramite l'arrotondamento dei prezzi: l'ho notato in Italia già da tempo, mentre qui da noi si trovano ancora in abbondanza. (*) Quello che invece è sparito è il taglio da 500 euro, diventato quasi fuorilegge con la scusa che poteva essere usato dalla delinquenza organizzata: be', i "grandi" delinquenti, quelli che comandano, non usano neppure le carte di credito, lavorano in genere attraverso intermediari anonimi, con transazioni per via telematica. Quelli di "mezza tacca" useranno forse i biglietti da 500, da qualche parte saranno pure finiti una volta ritirati dal flusso, no? non mi risulta che siano stati bruciati come si fa con le banconote fuori corso. Le banconote da 200 euro qui non si trovano più da anni, quelle da 100 ogni tanto si vedono, portate in pagamento da turisti di altre nazioni europee. Quando tutta la valuta circolante sarà sparita, sarà facile per chi comanda soggiogare la gente, costretta a obbedire pena la cancellazione del conto corrente... Forse si tornerà al baratto di beni o di lavoro, ma di nascosto perché diventerà illegale.

Ovviamente, parlo della situazione europea, dell'euro insomma, ma non dimentichiamo che se davvero i delinquenti, come vogliono farci credere, hanno bisogno di banconote di grosso taglio per i loro maneggi, basta che usino le vecchie (ma tuttora in corso legale) banconote da 10.000 dollari o quelle più "sfiziose"  da 10.000 dollari del Brunei, pari almeno a 15.000 euro...





Capite ora perché tutto sommato non è una follia  chiedere la cancellazione di una parte o addirittura l'azzeramento del debito pubblico? È già stato fatto, altrove.

E poi, come si chiedeva un tizio nella web: se tutte o quasi le nazioni del mondo hanno attualmente un forte debito pubblico estero, con chi ce l'hanno il debito? con i marziani?  😄 se l'hanno tra di loro, perché non compensarlo azzerandolo? insomma, come la storiella del biglietto da 50 euro che passando di mano in mano e ritornando infine al primo del giro, estingue a ogni passaggio un debito. (ingenuo, il debito ce l'hanno non con le altre nazioni, ma con le "banche centrali").




(*) Questo mi ricorda l'epoca in cui erano sparite le monete da 1 e da 2 lire: a quanto si diceva, non avendo più valore utile, venivano usate come "anima" dei bottoni ricoperti di stoffa, essendo più economiche dell'equivalente in plastica... Del resto, anche le altre monete erano sparite dalla circolazione in quegli anni, sostituite dai più economici  (in quanto a materiale e produzione) "assegnini" da 50, 100, 150, 200 lire emessi da innumerevoli banche locali, da cui era nato un collezionismo, con prezzi al pezzo anche decuplicati o centuplicati rispetto al valore nominale per gli esemplari più rari.




lunedì 18 maggio 2015

Poi non dite che non vi avevo avvisato!



Da qualche tempo sto cercando sottilmente di prevenire gli amici su una brutta "tegola" che sta per abbattersi sulle nostre teste.
Ho notato che pochi hanno letto un mio post  di qualche tempo fa, in cui esaminavo l'attuale situazione politico-economica mondiale. Le reazioni, a parte alcuni commenti scherzosi, sono state nulle.
Ritorno alla carica, perché nel frattempo la situazione è peggiorata, e mi sembra che pochi ancora se ne rendano conto: solo alcuni contati -sulle dita di una mano e avanzano- amici di Facebook ne parlano e postano articoli sull'argomento.

Uno degli amici che ne accenna è il prof. Francesco Erspamer "Perché l’euro, come il TTIP (non sapete cosa sia? informatevi, avrà molto più impatto sulla vostra vita del nome scelto come presidente della Repubblica), ha il solo scopo di imporre la globalizzazione e il libero mercato, ossia il regime delle grandi corporation, dei media e dei supermiliardari".

Eppure, ne va del futuro di tutti quelli che sono più giovani di me: in effetti, su di me e coetanei la situazione potrebbe avere poche ripercussioni, calcolo che il punto di non ritorno si avrà tra cinque-dieci anni, quando a me ne resteranno pochi (*) da vivere.

Riepilogando.
Checché ne pensino i miei amici Tamburisti e la maggior parte degli amici di Facebook, sebbene non esistano i “complotti” propriamente detti (tipo scie chimiche, per intenderci), esiste però una organizzazione, per chiamarla in qualche modo, che trascende le nazioni e i governi e che li manovra come marionette.

Si tratta del network delle grandi banche, in mano a pochissimi “gruppi” o “famiglie”, forse una dozzina in tutto il mondo. Avrete certo notato, se non siete stati in coma negli ultimi quarant'anni, che a poco a poco queste grandi banche hanno assorbito o eliminato tutte quelle piccole e medie che esistevano una volta.

Avrete anche notato che in periodi di crisi, come quella che stiamo vivendo grosso modo dal 2008, tutti gli Stati (a parte l'Islanda, che infatti sta uscendo dalla crisi) aiutano finanziariamente le banche, cioè le dirette responsabili di suddetta crisi.

Quanti di voi si saranno chiesti, come me, perché mai questi aiuti finanziari, che uscivano dalle tasche dei cittadini costretti a sacrifici e rinunce, non venissero dati come prestiti direttamente alle aziende di produzione (fabbriche, imprese di costruzione ecc.) perché potessero continuare a impiegare i lavoratori invece di doverli licenziare? È semplice: per accentrare sempre di più il potere economico su quelle poche banche, che il cittadino medio crede possedute dallo Stato in cui operano e che in realtà sono private, in mano appunto a quelle poche famiglie di cui parlavo. O credete forse che la Banca d'Italia appartenga allo Stato italiano e quindi in minima parte anche a ciascuno di voi?
Disilludetevi. Lo stesso vale per le Banche degli altri Stati. 

Non solo: gli Stati (voi ed io cioè) pagano parecchio per ottenere da queste Banche Centrali il denaro fisico che usiamo finora per gli scambi.

Tranquilli: il denaro fisico è destinato a sparire nel giro di pochissimi anni. Come sapete, già sono state poste limitazioni pesanti alla circolazione dello stesso: in alcune nazioni già non si può usare per pagamenti al di sopra di una certa cifra, variabile a seconda dello Stato ma abbastanza limitata; è fatto pertanto l'obbligo di pagare attraverso conti bancari (ma no? davvero? nuovamente le banche?) anche per chi non sappia proprio da che parte iniziare a chiedere un conto corrente.
Anche i versamenti su conto corrente sono monitorati e limitati: per esempio, qui in Spagna è schedato chi versi da 1.000 euro in su alla volta sul proprio conto corrente. Le banconote da 500 euro, dapprima demonizzate come legate alla malavita organizzata, sono ormai sparite dalla circolazione, come pure silenziosamente quelle da 200 euro.

Anzi, pochi giorni fa abbiamo letto un avviso in un centro commerciale che avvertiva che tali banconote non sarebbero state accettate. Ma anche quelle da 100 euro stanno sparendo, io personalmente non ne vedo più da almeno sei mesi, pur avendole richieste alla mia banca mi sono state negate con scuse ridicole.
Stiamo contando le settimane che passeranno prima che anche il ritiro del denaro per mezzo del bancomat venga ancor più limitato. Già ora occorre andare più volte, in giorni diversi, per accumulare sufficiente denaro per comprare in contanti, che so, un frigorifero o un buon computer...

Ovviamente, questo obbligo di pagare solo telematicamente comporta che le banche conoscano tutto sui nostri consumi, comprese le scelte. Già del resto siamo tutti controllati attraverso i nostri telefoni cellulari (non a caso per operare con una banca per internet è d'obbligo fornire il numero del proprio cellulare, cui perverrà l'SMS con il codice di sicurezza da inserire) da tempo con SIM nominativa (sempre per ragioni di sicurezza, eh!) e collegati in ogni momento a una rete che definisce con l'approssimazione al massimo di pochi chilometri la nostra ubicazione fisica. Anche navigando in internet (ogni computer è individuabile univocamente) facciamo conoscere i nostri gusti, sia che si tratti di una ricerca su Google sia che si scriva uno “stato” su Facebook. Ricordo che anni fa, all'epoca in cui sul Tamburo scrissi alcuni post sulle scarpe, tutti i giorni su Facebook mi venivano proposti negozi online di scarpe (di cui non mi importa nulla, detto per inciso).
Del resto, fra telecamere in ogni negozio e per strada e ora anche i droni, siamo controllati in ogni nostro movimento (anche in casa, per chi possiede una Smart TV), esattamente come previsto dal grande George Orwell.



Dicevo che le grandi banche hanno assorbito o eleminato quelle medie e piccole. Lo stesso è stato fatto con le imprese di produzione, che sono sempre più accentrate nelle cosiddette Multinazionali, che posseggono ormai (fatto salvo il piccolo artigianato) quasi tutta la produzione, dalle auto agli elettrodomestici, dall'alimentazione all'abbigliamento, dalla farmacologia a lla comunicazione, passando per tutti i comparti della produzione e della commercializzazione.

Indovinate? Queste grandi ma relativamente poco numerose Multinazionali a chi appartengono?  Già: per lo più alle grandi banche... non vi illudete, quando comperate le azioni di questa o quella industria, di questa o quella banca, siete solo una formichina tra una miriade, che porta diligentemente la sua briciola al grande formicaio che sempre continuerà ad appartenere per almeno il 51% ad un'unica formica regina titolare del diritto di decidere per tutto il formicaio (anche chi dovrà sacrificarsi per il “bene comune”).



E cosa hanno architettato le banche attraverso le loro multinazionali per asservire ancor più il pubblico?
Nientemeno che il TTIP (Transatlantic trade and investment partnership - Partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti), di cui recentemente il grande statista Renzi si è dichiarato sostenitore -e basterebbe questo per capire che è una fregatura solenne! 

Già dal 1994 gli USA hanno stretto, unitamente al Canada, un accordo economico, detto NAFTA (North American Free Trade Agreement) con il Messico. Bene, malgrado i trionfalistici proclami della stampa (lo sapete, vero, che praticamente tutta la stampa mondiale, insieme ai network televisivi, appartiene, guarda caso, alle banche di cui parlavo?), ogni tanto si alza qualche voce discordante , ad affermare che non è tutt'oro quel che riluce... e si chiede "Did NAFTA help Mexico?" 


Ora, si vorrebbe applicare all'Europa un trattato forse ancora peggiore se è possibile, che se da un lato
potrà portare grandi benefici agli USA dall'altro sicuramente affosserà l'economia già compromessa della zona europea (non dimentichiamolo mai, compromessa grazie alla crisi creata dalle grandi banche).
Per esempio, lo sapete che grazie al TTIP qualsiasi Multinazionale potrebbe far stravolgere di fatto le leggi nazionali  degli Stati aderenti, a proprio favore naturalmente? se per esempio l'Italia o la Spagna avessero una legge che proibisca l'uso di certe sostanze tossiche nei cibi, ecco che il produttore di tali sostanze, o il produttore che le utilizzasse, potrebbe far causa all'Italia o alla Spagna... e sicuramente vincerla! chiedendo risarcimenti miliardari per il danno economico subito... Ovviamente ciascuno stato aderente al TTIP si affretterà ad adeguare la propria normativa al diktat delle Multinazionali.

Anche i promessi vantaggi sull'occupazione dei cittadini europei sono opinabili, già ora vediamo come tante fiorenti industrie europee, una volta assorbite dalle Multinazionali, han proceduto a massicci licenziamenti e decentramenti della produzioni in Paesi più economici e più compiacenti dal punto di vista legislativo.
Vi invito a leggere alcuni articoli sul famigerato TTIP.

Poi alcuni commenti (ne ho trovati centinaia, simili a questi) :






Anche qualche video:




Non c'è da stupirsi che il grande pubblico ne sappia così poco:


Ma sì, Renzi dice che non dobbiamo lasciarci sfuggire l'occasione! brindiamoci sopra! con acqua, se potremo permettercela, dopo che le multinazionali -tipo Nestlé- avranno finito di comprare tutte le fonti: del resto, “l'acqua non è un diritto"!



Sì cari ragazzi, stiamo per diventare (parlo dell'Europa, non solo l'Italia) tante copie di Winston Smith: il romanzo 1984 ci ha messo un pochino di più del previsto ad avverarsi, ma l'ha fatto senza fretta e senza pausa, come si dice qui. “la menzogna diventa verità e passa alla storia”, “chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato”. Ho già avuto modo di vedere, negli ultimi 50 anni, parecchi "rifacimenti" della storia.

Ora scrollate pure le spalle, ridete dei questa vecchia pazza complottista e continuate pure a interessarvi di chi vince lo scudetto o presenta Sanremo o della polemica sugli OGM...

Nel frattempo si sta "cucinando" con altrettanto segreto  l'equivalente TPP  per i paesi che si affacciano sul Pacifico, con gli stessi inconvenienti del TTIP per "quasi" tutti i partecipanti...

dalla pagina www.ustr.gov





Sì, lo ammetto, provo una profonda antipatia per la Nazione che ospita molte di quelle poche famiglie che stanno diventando proprietarie del mondo intero e sta loro permettendoglielo e facilitandolo: si tratta di una nazione guerrafondaia, aggressiva, razzista, che sfrutta il terrorismo che essa stessa crea per sottomettere psicologicamente, economicamente e militarmente tutte le altre nazioni, mentendo spudoratamente e impunemente su tutti gli altri Stati che non si allineino ai suoi diktat.
Del resto, poco si poteva sperare dal suo popolo: le sue origini provengono in primis da quelle stirpi di militari sanguinari che hanno asservito e annichilato le popolazioni autoctone. A quelli si sono a poco a poco aggiunti i delinquenti europei in fuga dalla giustizia dei loro paesi d'origine, i fanatici religiosi anch'essi più o meno in fuga, e poi i trafficanti d'armi, i cercatori d'oro in senso lato (tra cui truffatori , biscazzieri e avventurieri), le prostitute al loro seguito ecc. ecc. 
Se il sangue non è acqua e se l'educazione forma l'individuo, cosa ci si poteva aspettare da un tale coacervo?
Sicuramente l'apporto di schiavi da altri continenti non è servito a diluire quel sangue e quella mentalità... anche perché un popolo così razzista e fanatico tende a mantenere almeno negli strati sociali di chi comanda la sua “purezza” WASP. A quanto pare neppure l'apporto di menti eccelse (gli scienziati per lo più europei che per un motivo o per l'altro hanno preferito o sono stati obbligati operare in quella Nazione) è servito ad elevare molto il livello mentale e culturale di un popolo che ha forse il più alto numero di sette, pseudoreligiose o no, dedito mediamente a propagare il creazionismo e altre leggende.
Ma la mia antipatia è suffragata dai fatti, a disposizione di chiunque voglia vederli.

(*) non sono abbastanza importante e influente, come non lo è questo blog, per pensare che quanto ho scritto qui me ne diminuisca il numero, semmai sappiate che vi ho voluto bene! ;-)



domenica 17 maggio 2015

Finiamola con le inesattezze!


Incomincio a essere stufa di leggere tanti travisamenti della realtà.
Un'amica di Facebook ha postato l'altro giorno queste parole


Ecco, c'è da dire che fondamentalmente quanto dice è almeno in parte inesatto..
Si vuol far credere che l'INPS sia in grave deficit esclusivamente a causa delle pensioni erogate ai dipendenti pubblici e delle cosiddette “baby pensioni”.
Non conosco, lo ammetto, la situazione dei dipendenti parastatali, comunali ecc., ma ricordo sufficientemente bene quale fosse la situazione degli statali.
Purtroppo per vari motivi non ho più la raccolta di normative che era il mio pane -del resto la normativapensionistica non era parte delle mie mansioni- posso solo affidarmi alla mia memoria.

All'epoca l'ente previdenziale nel settore statale era l'ENPAS. Offriva assistenza sanitaria (tramite rimborso parziale, tempo dopo, delle spese mediche e farmaceutiche certificate da documentazione: insomma, già si pagava il “ticket”).
Offriva anche prestiti agevolati, tramite il “piccolo prestito” senza particolari requisiti e la “cessione del quinto” per cause documentate (mutuo per la casa, spese universitarie dei figli, spese mediche non coperte e altro).
Ma il compito principale era previdenziale, ovvero il pagamento della pensione a fronte delle contribuzioni versate. Fino ad una certa epoca i conti dell'ENPAS sono sicuramente rimasti in attivo. 

Poi a quanto pare lo Stato ha iniziato a non versare più i contributi dovuti, benché iscritti in Bilancio.

Vedete, in ogni bilancio ci sono alcune voci che fanno parte delle cosiddette "partite di giro": sono cifre stanziate in entrata, provenienti da una fonte ben precisa (nel caso dei contributi previdenziali ed assistenziali provengono dalle ritenute sulla misura lorda degli stipendi dei dipendenti), mentre in uscita devono apparire le stesse identiche cifre, fino al centesimo, da destinare a un ben preciso scopo (nel caso delle ritenute assistenziali e previdenziali, devono essere versate agli Enti previdenziali, per i fini statutari).

Lo Stato invece a quanto pare versava solo la parte direttamente a carico del dipendente, mentre tratteneva la parte che non appare sul cedolino ma che per Legge avrebbe dovuto accantonare a monte del calcolo dello stipendio lordo.

Dove sono finiti i miliardi stanziati per questa voce delle partite di giro e mai trasferiti in uscita agli Enti previdenziali?

credo che le frecce indichino esattamente questo: i contributi versati che ritornano sotto forma di pensione


Intendiamoci, questo comportamento ogni tanto si è scoperto anche nei datori di lavoro privati, infatti è bene che ogni tanto il lavoratore dipendente controlli presso l'INPS la propria situazione contributiva, per non scoprire eventuali "buchi" contributivi quando è ormai troppo tardi anche per far ricorso. A volte anzi si è scoperto che perfino la parte a carico del dipendente, regolarmente ritenuta dal lordo dello stipendio, non era mai stata versata.

(Ora pare che il deficit portato in eredità all'INPS dall'INPDAP si sia colmato)

Nel settore privato esistevano l'INAM (per la Salute) e l'INPS a coprire queste previdenze.
Ora si grida tanto allo scandalo perché l'età pensionabile è stata portata per tutti a 67 anni circa: bene, quando esisteva ancora l'ENPAS e anche dopo, quando è stato sostituito dall'INPDAP, l'età anagrafica richiesta ai dipendenti statali per ottenere la pensione di vecchiaia era di 65 anni, per uomini e donne.
Nella stessa epoca per l'INPS era di 50 anni per le donne e di 55 per gli uomini, portata poi rispettivamente a 60 e 65. (non mi risultano sollevazioni popolari e scioperi per protestare contro questa sperequazione). Ora a poco a poco il divario si va colmando.



Un'altra differenza tra il settore pubblico e il privato era che l'età anagrafica per la pensione di vecchiaia dovesse essere raggiunta nel primo caso in costanza di servizio, mentre per il settore privato un dipendente poteva dimettersi, una volta raggiunto il numero voluto di anni di servizio, ed attendere l'età pensionabile per richiedere la prestazione. Nel caso del settore scuola inoltre il pensionamento poteva essere richiesto solo a fine anno scolastico (attualmente il 31 agosto).

Per la pensione di anzianità (cioè legata al numero di anni di contribuzione) l'ENPAS poi INPDAP richiedeva un minimo di contributi di 19 anni 6 mesi e 1 giorno che calcolati per eccesso figuravano come 20 (come nel settore privato), per le donne sposate o con figli c'era uno “sconto” di 5 anni (esattamente come per tutte le dipendenti nel settore privato) che portavano il requisito a 14 anni 6 mesi e 1 giorno.
Cioè in pratica, mentre nel settore privato il requisito per la pensione di vecchiaia era più favorevole, il requisito per la pensione d'anzianità era quasi identico nel settore pubblico e nel settore privato.
La grande, sostanziale, sperequativa differenza era che nel settore privato la pensione veniva erogata solo al raggiungimento dell'età anagrafica richiesta per la pensione di vecchiaia, mentre nel settore pubblico veniva erogata da subito: questo creò il fenomeno delle baby pensioni. Io stessa ho conosciuto donne andate in pensione nel 1982, con 10 anni 6 mesi e 1 giorno di lavoro effettivo + 4 anni di riscatto della laurea (all'epoca poche centinaia di lire al mese) e con età anagrafica di 35 anni... il calcolo della pensione fino a quell'anno comprendeva la percentuale relativa a 20 anni di lavoro per la voce stipendio e quasi l'intera somma per la voce IIS (indennità integrativa speciale, quella che nel settore privato venne chiamata “la contingenza”)! poiché quest'ultima voce nel settore pubblico faceva la parte del leone nello stipendio in busta, si può capire quanto fosse conveniente questo pre-pensionamento.
A partire da quell'anno però si aggiustò un po' questa ingiustizia, perché anche l'IIS nelle pensioni venne erogata in percentuale sugli anni di contribuzione.
A proposito del riscatto della laurea, voglio ricordare che nel settore pubblico, a differenza che nel settore privato, poteva essere riscattata solo se richiesta dal proprio profilo professionale: per esempio, alcuni miei colleghi collaboratori amministrativi, profilo per cui non è richiesta la laurea, non poterono accedere al riscatto della medesima, pur avendola conseguita.

Penserete che quanto sopra esposto dia ragione all'amica di cui sopra.

Be', non è così. In effetti già ben prima che l'INPDAP ex ENPAS confluisse nell'INPS quest'ultimo aveva deficit spaventosi, vere voragini, mentre l'Ente dei dipendenti pubblici era abbastanza in salute: infatti solo poche migliaia di dipendenti, soprattutto donne, hanno fruito di una baby pensione, mentre dall'altro lato conosco vari casi in cui i dipendenti pubblici hanno chiesto e ottenuto di permanere in servizio fino al conseguimento del numero massimo di anni di contributi (all'epoca 40), anche oltre il raggiungimento dell'età anagrafica per la pensione di vecchiaia (65 anni).

Inoltre nel settore pubblico non esisteva la figura della “cassa integrazione” cui tanto allegramente e disinvoltamente hanno attinto i datori di lavoro del settore privato (vengono subito alla mente Agnelli e De Benedetti, ma ce ne sono stati una miriade). Idem per quanto riguarda l'"indennità di disoccupazione".
Nel settore scuola pubblica, per esempio, ancora all'epoca delle mie dimissioni (1996) un insegnante, pur nominato su posto vacante, veniva retribuito e quindi contribuiva solo dal momento dell'effettiva nomina -in genere ottobre- fino alla fine delle lezioni -fine giugno comprendendo gli scrutini- mentre rimanevano scoperti ai fini retributivi e contributivi i mesi di luglio, agosto e settembre. A quanto mi dicevano, questi docenti precari non avevano accesso alla “indennità di disoccupazione" e ovviamente, non sapendo neppure se sarebbero stati riconfermati nell'anno scolastico successivo, non potevano rischiare di impegnarsi economicamente, per esempio per sposarsi o accendere un mutuo per la casa...

Bene, io credo (ma è confermato da più parti) che la voragine attuale nei conti dell'INPS sia dovuta, oltre che al mancato versamento da parte dello Stato delle quote contributive a suo carico,  da un
lato a questa “cassa integrazione” e le indennità di disoccupazione e dall'altro alle pensioni di falsa invalidità, così comuni almeno fino a quando ero in Italia.
Anche le integrazioni al minimo” di tante pensioni nel settore autonomo sono sicuramente responsabili.

Ricordo, più di vent'anni fa, il nostro meccanico si lamentava di avere una pensione che gli bastava “solo per comprare le sigarette” (evidente esagerazione). Quello che solo accennava era il fatto che per tutti gli anni di lavoro aveva versato contribuzioni ridicole, di poche centinaia di lire mensili (a fronte per esempio delle svariate migliaia di lire mensili a carico dei lavoratori dipendenti): certo, il calcolo dei contributi veniva fatto sul reddito dichiarato ai fini IRPeF, e a quanto pare il tizio si era dimostrato abbastanza timido e reticente in queste dichiarazioni... Ma niente paura, riusciva lo stesso a vivere bene, non faceva che “bullarsi” della villa che aveva comprato in Kenia, completa di servitù locale!

Ricordo anche un esempio di un'altra pratica abbastanza diffusa, che sfociava anch'essa nella integrazione al minimo della pensione spettante: la moglie di un celebre allenatore di calcio, i cui figli frequentavano una palestra insieme ai miei, mi disse una volta che a suo tempo avrebbe avuto diritto ad una pensione, sia pur minima ma integrabile, pur non avendo lavorato un solo giorno in vita sua - neppure nella sua lussuosa casa-  perché tramite i genitori negozianti versava una ridicola somma mensile come contributo sul suo “lavoro dipendente” nel negozio. (esempi analoghi li ho
conosciuti con i “lavoratori” agricoli)

Insomma, continuare a gettare la colpa del deficit previdenziale sui dipendenti pubblici mi sembra perlomeno azzardato!



La mia esperienza personale.
Mi sono dimessa dal mio lavoro (che amavo e svolgevo con passione) per seguire mio marito all'estero. Non c'era possibilità per me di un trasferimento, per cui per qualche tempo ho valutato la possibilità di chiedere un'aspettativa temporanea per motivi di famiglia (senza assegni e senza contribuzione), ma mi son poi resa conto che si trattava di una scelta senza ritorno e ho rassegnato le dimissioni. All'epoca però (ho iniziato a lavorare fuori casa solo dopo cresciuti i figli) avevo maturato solo poco più di 18 anni di contributi, non bastanti quindi ai fini pensionistici con i requisiti che andavano crescendo di anno in anno più di quanto potessero crescere i miei contributi.
Ho pertanto chiesto e ottenuto che i contributi da me versati allo Stato attraverso l'ENPAS/INPDAP venissero riversati all'INPS. Ho quindi potuto chiedere di accedere ai versamenti volontari
per il raggiungimento del minimo contributivo (altra istituzione inesistente all'epoca nel settore pubblico) e una volta versato quanto dovuto e raggiunta l'età anagrafica di 60 anni ho ottenuto la mia pensione (piccola sì, ma giusta per i miei 20 anni di contributi).




P.S. Curiosamente, l'amica di cui ho pubblicato le parole è favorevole al “reddito minimo garantito”,
così simile alla “integrazione al minimo” di chi non ha praticamente versato contributi...




martedì 7 ottobre 2014

Meno male!





Sembra che quest'anno non sia ancora iniziata  su Facebook  la consueta invasione di post demenziali crittografici, con gente che parte per i posti più esotici per un numero di giorni o mesi  che neppure nelle più rosee speranze ha a disposizione come ferie, oppure che dichiara "30 centimetri, due minuti" o altre frasi sibilline.

Aspetta un po', a meno che non facciano parte del solito giochino, di cui bisogna tenere all'oscuro "gli uomini" ( ricordate?) anche  alcuni rari post in cui qualcuno ha dichiarato di volersi trasformare in questo o quell'animale... sarà così? il solito giochino scemo? (io direi senza  mezzi termini "stronzo") che consiste nel tradurre la propria data di nascita o quel che si ha in borsetta o che so io in un messaggio criptico, con l'assoluta proibizione di spiegarlo, soprattutto agli uomini, allo scopo di "sensibilizzare" l'opinione pubblica sul problema del cancro al seno.


Come già ho detto più volte, qui e altrove, facendo così non si sensibilizza proprio un bel niente.



Il miglior modo invece è parlarne chiaramente, spiegando soprattutto quanto siano importanti la prevenzione -per quanto si può- e la diagnosi precoce. Per questo ogni anno in tutto il mondo in ottobre (il giorno fissato è il 19) si svolgono attività di informazione sul problema.


Ben vengano quindi anche spettacoli frivoli come questo:



Spero solo che la cifra raccolta serva per le mammografie che, ricordiamo, negli USA sono a pagamento e quindi non accessibili a tutte.
(Temo però che in gran parte se non nella totalità andrà alla solita "ricerca" farmacologica su cui come sapete sono molto scettica, perché incentrata soprattutto nella chemioterapia ovvero nel cercare molecole che danneggino le cellule cancerose  su qualunque organismo soprattutto non umano e qualunque sia stata la causa scatenante, e pazienza se nel contempo si danneggiano tutte o quasi le cellule sane.)

È comunque un bene che se ne parli, quanto più diffusamente possibile, perché a tutt'oggi i maggiori risultati si sono ottenuti proprio con la diagnosi precoce, che permette di intervenire a tempo con la chirurgia e la successiva radioterapia, mentre ancora moltissime donne non sanno neppure i rudimenti della prevenzione (non sempre è efficace, d'accordo) e tantomeno conoscono le tecniche come la autopalpazione.

È bene poi che anche gli uomini, soprattutto in età di andropausa, si rendano conto che può toccare anche a loro.

A proposito di uomini, anche loro andrebbero "sensibilizzati" sul grave problema del cancro di prostata, che mediamente uccide in età avanzata, d'accordo, può progredire lentamente, d'accordo, ma è pur sempre al primo posto tra i tumori nell'uomo.

La maggior parte degli uomini non vuol neppure sentir parlare delle visite di controllo, memori forse dell'epoca in cui praticamente l'unico metodo di diagnosi era la palpazione diretta (tra l'altro, efficace solo in uno stadio già "palpabile" ovvero avanzato).

Ora non ci sono più scuse, se il medico lo ritiene opportuno basta un semplice esame del sangue (PSA) da aggiungere a quelli rutinari annuali, per indicare se sia il caso di esami più approfonditi (es. ecografia o i test PCA3 e -2proPSA, al limite la biopsia) o comunque di un seguimento nel tempo per valutare l'evoluzione dei dati.


Pertanto, affianco al "nastro rosa" simbolo della lotta contro il cancro al seno, la "cravatta verde" simbolo analogo per la lotta contro il cancro di prostata.











Esempio di manifestazione nella Giornata Mondiale di lotta al Cancro di Prostata (11 giugno)










Una curiosità -non c'entra per nulla: Ellen DeGeneres condivide con me il giorno del compleanno

venerdì 7 settembre 2012

Marziani su e giù per i Canali


Approfondisco un argomento accennato da Bruna in Cerchiamo la vita.

Oggi ha interesse solo storico ma c'è stato un periodo in cui l'esistenza dei marziani, l'equivalente dei terrestri (ahemm, noi) per il Pianeta Rosso era presa in seria considerazione da tanti, anzi c'era chi aveva le prove. Poi si è visto che, ahimè, non era vero ma c'è rimasto un fondo culturale, diciamo marziani per dire extraterrestri e la fantascienza ci marcia.

Non voglio trattare delle fantasie letterarie, a partire da Luciano di Samosata via via sino ai nostri giorni. E ci sarebbero anche le religioni: per i Mormoni anche il Sole è abitato, presumibilmente da altri mormoni. Oggi vorrei rimanere entro la storia della scienza ufficiale, riservandomi in futuro di raccontare qualcosa di qualcuno di questi illusi.


Il primo personaggio che vi voglio presentare è Giovanni Schiaparelli, (1835-1910). Astronomo all'osservatorio di Brera iniziò nel 1877 lo studio di Marte, individuando una serie di linee scure che ricoprono il pianeta. E variano con il tempo, hanno un andamento stagionale (marziano). Troppo piccole e deboli per essere fotografate (mica c'erano le diavolerie che usa il nostro Marco allora!) ma le cartografa e pubblica.


Da notare l'aspetto razionale della rete, i canali non s'intersecano tra loro ma confluiscono in punti particolari. Hanno diritto a nomi, ricavati dalla mitologia classica, diventeranno definitivi.
Successivamente scopre un ulteriore aspetto, interessantissimo: i canali principali a primavera si sdoppiano rimanendo paralleli, la geminazione. Ma allora è chiaro: l'acqua che si scioglie dalle calotte polari scorre e alimenta la vegetazione prima lungo l'asse del canale per poi espandersi.


Possiamo così passare a Percival Lowell,  (1855 - 1916). È meno rigoroso di Schiaparelli ma ha diversi vantaggi: è fratello del presidente della Harvard University, proviene da una famiglia ricca di Boston. Subisce l'influenza di pseudoscienze occulte e di divulgatori à la Giacobbo come Camille Flammarion (non erano ancora di moda divulgatori seri come Piero Angela o scienziati capaci di raccontare anche a noi quello che fanno, per esempio Carl Sagan, Neil deGrasse Tyson, Amedeo Balbi e Marco Delmastro per citarne alcuni)  e finisce per fondare l'osservatorio Lowell di Flagstaff in Arizona. Lui ai canali (chiamati in inglese canals, quindi artificiali; quelli naturali sono channels) ci crede. E trova Marte pieno di configurazioni non naturali. Ecco, i marziani.


Marte occuperà Lowell per 23 anni, fino alla morte. È sepolto a Mars Hill (collina di Marte), nei pressi dell'osservatorio.

simbolo astronomico di Plutone
Nel 1930 Clyde Tombaugh scoprirà Plutone, sempre all'osservatorio di Flagstaff, quasi dove previsto da Lowell stesso 15 anni prima. Questa sarebbe un'altra storia da raccontare. Notato come inizia il nome di Plutone? E, pensa te che sfiga: adesso Plutone, l'unico pianeta americano, è stato retrocesso a pianeta nano!

Oggi sappiano com'è davvero Marte. che può anche riservarci sorprese, ecco l'opera di mulinelli (diavolo di sabbia, dust devil, tourbillon de poussière in francese e türbii in piemontese)


e frane dovute a liquidi (acqua?)


Poi c'è chi ancora vede altre cose, come questa


ma questa è un'altra storia, ci credono quelli che seguono Giacobbo. E sono sicuro che Giacobbo, lui, non ci crede.

Questo post partecipa all' Edizione Unificata dei Carnevali Scientifici  di Settembre presso Scientificando, di Annarita Ruberto

martedì 4 settembre 2012

Cerchiamo la vita


Non so nulla o quasi di chimica, di fisica, per non parlare di matematica, però credo di poter rappresentare il parere del cittadino medio, diciamo la “casalinga di Voghera” ® ...
Sono per natura scettica, alcuni dicono pessimista, in realtà sono solo realista, ovvero non mi lascio portare eccessivamente da rosee e immotivate speranze.

In questi tempi (grazie anche a molti blogger) si sta parlando della ripresa alla grande della ricerca di vita extraterrestre, il cui interesse nel pubblico è stato rinfocolato dal recente ammartaggio del Curiosity.
Infatti uno degli scopi principali dell'invio di sonde, orbiter, lander, rover su Marte (e oltre) è la ricerca della vita.

Nel nostro intimo (di tutti gli uomini) c'è questo dubbio o speranza che non siamo soli nell'Universo, che in uno degli innumerevoli pianeti esistenti anche solo nella nostra galassia ci sia, ci debba essere una qualche forma di vita. Quanto più si prova a immaginare la sconfinata vastità di ciò che ci circonda, tanto più ci sentiamo soli se non ci sorregge questo dubbio..
Ma solo nel trascorso secolo XX si è potuto iniziare a sperare che l'umanità possa un giorno raggiungere la certezza assoluta di questa esistenza.



Temo però che nella maggior parte delle menti umane le parole “vita intelligente aliena” si identifichino con i famosi e famigerati “omini verdi” della fantascienza! complice “A princess of Mars” un libro che compie ora cent'anni, pubblicato con uno pseudonimo da Edgar Rice Burroughs (*), in cui venivano descritti così gli abitanti di Marte. Comunque è diffusa in tutta la fantascienza e nell'immaginario collettivo l'aspettativa di alieni umanoidi (lo stesso ET!).


A quanto pare, molti danno per scontato che un'eventuale vita aliena sia basata su una chimica organica del carbonio: e se l'esobiologia fosse fondata su altri elementi, che so, silicio o addirittura (per quanto improbabile) un elemento ancora sconosciuto a noi e non prevedibile sulla base della Tavola Periodica degli Elementi? E la presenza di acqua, è un presupposto indispensabile? Consiglio questa lettura.


Di fatto almeno una volta è parso che effettivamente ci fosse vita (e intelligente!) là fuori. È notorio l'episodio del segnale soprannominato WOW! (dalla nota a margine dello scienziato che vide in una serie di segnali un pattern che avrebbe potuto indicare un invio voluto di un messaggio): l'episodio risale al 1977, proprio in questi giorni ho letto che nel 35º anniversario di WOW! qualcuno ha “risposto” dalla Terra per mezzo di tweet (!) collettivi, dallo stesso radiotelescopio di Arecibo da cui già si inviò un famoso messaggio nel 1974.

il messaggio sulla placca d'oro
Ma non è certo il primo invio allo spazio di un nostro messaggio, nella speranza che “qualcuno” lo intercetti e interpreti, già in passato: il citato messaggio di Arecibo, l'anteriore placca d'oro a bordo del Pioner 10, lanciato nel 1972 e in viaggio al di fuori del sistema solare dal 1983...


Non so se questi messaggi possano in qualche modo essere interpretati da una eventuale intelligenza extraterrestre...Magari io avrei inviato anche una raffigurazione grafica della sequenza di Fibonacci, dal momento che pare faccia parte dell'architettura di tutto l'universo conosciuto...



Ecco, qui interviene il mio (squallido?) realismo. Non credo assolutamente che sia possibile, non certo in questo secolo e neppure forse nel prossimo, arrivare a intercambiare con altri esseri intelligenti dell'universo anche solo un saluto.

Mi spiego.
È molto probabile, diciamo che rasenta la certezza, il fatto che in altri innumerevoli mondi lontani a piacere si sia sviluppata una qualche forma di vita, innumerevoli forme di vita.
È pure abbastanza probabile che di queste forme di vita molte si siano sviluppate al livello almeno della nostra tecnologia.
Che poi alcune di queste forme di vita intelligenti possano essersi evolute in tempi tali da permetterci di osservarne almeno i segnali “fossili”, già qui scaliamo molto l'ordine di probabilità.

L'uomo esiste da tanto poco tempo, in termini assoluti, e finirà tra tanto poco tempo da poter essere considerato non più di un lampo istantaneo nel tempo e nello spazio (infiniti o no che essi siano). Altre eventuali civiltà sarebbero o sarebbero state altrettanti lampi.

Le probabilità che possiamo ricevere un qualche segnale, il cui lancio sarà stato sicuramente molto, molto remoto nel tempo, con apparecchiature che sia pure sempre più sofisticate non è detto riescano a cogliere tutte le lunghezze d'onda possibili, sono abbastanza infime.
Se poi vogliamo ammettere che si riesca effettivamente a ricevere un “segnale WOW!” non ipotetico, che si riesca ad interpretarlo (o anche no) e che si riesca a trasmettere (verso quale porzione di spazio? possiamo determinare la zona di origine, visto che l'universo non è certo statico?) una risposta come quella tentata con Twitter, quasi sicuramente non si potrà mai avere la certezza che ci sia tuttora “qualcuno” là fuori a riceverla... (un buon esempio è il già citato messaggio di Arecibo, che pur essendo un primo invio, non una risposta, richiederà 25.000 anni solo per giungere a destinazione: l'uomo esisterà ancora sulla Terra? la Terra stessa, esisterà ancora?).
Per tutto quanto esposto sopra, penso che il SETI, lungi dall'essere un progetto inutile come potrebbe apparire dalle mie parole (qualunque ricerca scientifica è utile se batte sentieri nuovi!) ha però poche possibilità di raggiungere il suo specifico obiettivo: trovare vita intelligente extraterrestre.




Molto più fondata e destinata al successo è invece la ricerca di vita, presente o passata, in senso lato. Anzi, forse si potrebbe trovare vita “terrestre” su qualche pianeta del sistema solare. Qualcuno ipotizza che forme di vita terrestre molto semplici, resistenti a temperature estreme, alla mancanza di ossigeno, alle radiazioni esterne all'atmosfera terrestre, possano essere arrivate fortunosamente per esempio su Marte, sospinte dai venti solari.

E non solo forme di vita semplici quali i batteri, addirittura un gruppo di scienziati svedesi ha inviato nello spazio in qualità di passeggeri di una sonda dell'ESA (ma soprattutto studiato al loro ritorno, vivi) animali pluricellulari dalle straordinarie caratteristiche: si tratta dei tardigradi, resistenti a temperature e pressioni estreme, nonché alle radiazioni cosmiche, che il mancanza d'acqua si essiccano in una “criptobiosi” con possibilità di ripristinare tutte le funzioni vitali quando le condizioni cambino favorevolmente. Mi è caro a questo proposito il ricordo del mio professore di zoologia , il grande prof. Giuseppe Scortecci, che era un appassionato studioso di questi metazoi.

batteri da Marte?

(Vero è che, al contrario, si è anche ipotizzato, sulla base di uno studio di un meteorite datato 4,5 miliardi di anni fa, in cui è parso di vedere batteri fossili, che sia stata invece la Terra a ricevere dallo spazio la vita...)



A parte queste ipotesi di trasferimento diretto di vita terrestre, fatta salva anche qui l'obiezione sul tipo di chimica organica cui ci si potrebbe confrontare, credo personalmente che potrei perfino io vivere a sufficienza per vedere una prima dimostrazione che su Marte ci sia stata in qualche momento (o ci sia tuttora!) vita, nel senso di molecole organiche formanti cellule in grado di riprodurre se stesse. Per quanto riguarda i pianeti al di fuori del nostro sistema solare, sia pure all'interno della nostra galassia, temo che i tempi siano un pochino più lunghi, forse neppure i miei figli potranno vedere quel momento...

(*) autore del più celebre”Tarzan delle scimmie” e di numerosi romanzi ambientati su mondi alieni (Marte, Venere...) una specie di Pratchett con il suo Mondo Disco, insomma, siamo nel nostro elemento, eh, Juhan?


Questo post partecipa all' Edizione Unificata dei Carnevali Scientifici  di Settembre presso Scientificando, di Annarita Ruberto



giovedì 28 giugno 2012

Al tempo!

OK, il titolo non c'entra niente, non mi è venuto niente di meglio, sapete il caldo, l'Alzheimer...


In questi giorni c'è un grosso colossale evento per tutti i geek e nerd e affini dell'intero pianeta. È il Google I/O 2012 in svolgimento a San Francisco, la città più geek che ci sia; avete presente Piubès? ecco tutto diverso, tutto nèh!

Qualcuno dei blogger che seguo c'è andato, qualcuno abita là o nei dintorni: fortunati. Ma io un'idea me la sono fatta, da qui, senza nemmeno collegarmi in streaming. C'è il liveblogging del dottor Bl@ster.


Tosto l'Alessio! (domanda OT: ma il nome "Alessio" omen? Viene da chiederselo perché recentemente ho parlato di un altro Alessio, Alexintos e poi c'è anche al3hex).

Tutto molto bello (mooi), fantastico (phantastyko), chi l'avrebbe mai immaginato ancora poco tempo fa!


Anche se sono proprio queste cose che mi fanno sentire vecchio. Il mio 'puter è un desktop, vecchio di ormai cinque anni, lo schermo non è panoramico e, per gli standard attuali, piccolino. Il cellulare è minimale e lo tengo quasi sempre spento. Non uso tablet, ho il kindle non touch per leggere i PDF quando sono lontano dal PC (prossimamente ne parlo, forse) e basta.

Ma sono contento che il mondo vada avanti, anche se non è più tutto per me. Sì, questo in polemica con tutti quelli che continuano a rimpiangere le cose e la vita di una volta.


Viviamo nel futuro. Non vi basta Google per convincervi? Ho un'altra prova schiacciante, definitiva. Viene da Doc Emmett Brown, eccola: