martedì 15 maggio 2012

L'ingiustizia [la mia parola per Quello che (non) ho]

Io non so sempre bene cosa sia l'ingiustizia. O meglio, finchè ne subisco una io stesso so benissimo cos'è, ma se cominciamo ad allontanarci da me non sempre so cosa sia. Spesso, per riuscire a capirlo, là dove non c'è una legge o una norma che lo spiegano, devo immedesimarmi nella situazione, e immaginarmi come se l'avessero fatto a me. Allora, qualche volta, riesco a capire cos'è un'ingiustizia patita da qualcun altro.

Quando capita a me, lì è facile: tutto quello che mi fa arrabbiare o va contro ciò che io voglio fare è un'ingiustizia. Sono portato a giudicare tutte le situazioni di conflitto con gli altri come un'ingiustizia ai miei danni: è ingiusto che il vigile mi elevi la multa per divieto di sosta, perchè mi sono fermato solo pochi minuti, ed è ingiusto che quel tizio mi passi avanti in fila alla cassa, perchè c'ero prima io. Io so sempre quando ho subito un'ingiustizia ma, come detto, non lo so sempre quando qualcun altro ne ha subita una. Per esempio, ho parcheggiato velocemente nel posto rimasto libero ma dopo mi sono accorto che c'era un altro davanti a me che stava facendo manovra in retromarcia per parcheggiare. Va bene, c'era prima lui ma io non l'avevo visto! Ci avrei pure parlato e avrei certamente chiarito ma poi lui ha cominciato a inveire e allora l'ho mandato al diavolo e l'ho lasciato lì. Anche in questo caso, io sono sicuro di aver ricevuto un'ingiustizia, perchè il tizio ha cominciato a insultarmi, e allora mi sono sentito autorizzato a compiere la mia piccola ingiustizia, ma solo perchè lui aveva compiuto prima la sua.

Ed è così per tutto, io so sempre quando ricevo  un'ingiustizia. Quando osservo le cose che accadono agli altri invece, non so mica sempre chi ha commesso un'ingiustizia, e verso chi. Se vedo due che litigano e strillano allo stesso modo e sono alti più o meno uguali e all'incirca della stessa età io non so assolutamente dire chi ha commesso o chi ha subito un'ingiustizia. Invece, se vedo un'anziana signora discutere animatamente con un brutto ceffo, allora lì lo so chi ha subito l'ingiustizia. Anche se vedo un bambino che piange e una madre che sgrida capisco chi ha subito l'ingiustizia, ma poi capisco che non è sempre così come sembra, che l'ingiustizia che quel bambino ha subito è invece una giustizia, è il giusto rimprovero per una marachella, e servirà alla sua formazione.
In quei momenti capisco anche che non tutte quelle che subisco sono vere e proprie ingiustizie, alcune sono anche cose giuste, solo che a me dà fastidio dover ammettere di aver sbagliato o che l'altro ha ragione, insomma questa cosa qua è proprio difficile, è quasi un'ingiustizia.
Il senso che noi abbiamo per le ingiustizie subite è legato alla nostra sopravvivenza. Tutto ciò che la minaccia diventa un'ingiustizia. Ma non lo è in senso assoluto bensì in senso relativo. Esistono anche ingiustizie in senso assoluto, ma la maggior parte delle volte l'ingiustizia che subiamo è relativa. Questo accade perchè l'altro, il più delle volte, farà l'esatto ragionamento, e tutto ciò che tenderà ad impedire la sua volontà, così come accade a noi, sarà vissuto come un'ingiustizia. 

C'è il rischio che il concetto di ingiustizia ne risulti inflazionato? Una volta, la micia mi portò in regalo nelle fauci il piccolo corpicino senza vita d'un uccellino. Per lei era un regalo e penso ne fosse lieta perchè lo depositò davanti a me e cominciò a fare le fusa tutta contenta. Non ne fui turbato più di tanto e cominciai ad accarezzarla mentre quel piccolo corpo se ne stava posato in terra senza vita. Improvvisamente apparve un altro volatile, un po' più grosso, che si fermò per un attimo poi sparì. Immaginai che fosse la madre e ne fui colpito. Ma non riuscii ad arrabbiarmi con la micia. Lei non era cattiva, seguiva solo la sua natura, alla quale non poteva opporsi per nessun motivo. 
Allora pensai: forse in natura non esiste l'ingiustizia.
E poi dopo pensai: dobbiamo aver creato qualche cosa di altamente innaturale se vi si trova qualcosa che forse non c'è nemmeno in natura.

3 commenti:

  1. Complimenti, Paolo, stupendo esordio nel Tamburo!
    Noto che qui, rispetto al tuo blog Questione della Decisione, scrivi in modo più, come dire, "personale" forse perché sai di rivolgerti a un pubblico più limitato formato in gran parte da amici.
    Grazie.

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  2. Non è proprio personale, Bruna, bensì un po' più informale. Comunque hai fiuto...e grazie per le tue parole (importanti)

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