venerdì 7 febbraio 2014

Dalle Historiae di Prepuzio Sottalnaso, Junior Secundo

PRO PRESIDENTE

Non di Napolitano intendo parlare, per quanto in molti di questo l’accusino ma in questo sia molto meno attivo di tanti suoi predecessori, bensì del Presidenzialismo, che sembra ormai un tabù accettato con rassegnazione – e almeno un motivo c’è – anche dalla Destra.
Eppure, eppure… eppure siamo alle soglie di una situazione in cui il tema dovrà tornare alla ribalta.
Perché se questa nuova Legge Elettorale – l’italianellum – non porterà come non porterà ad una sostanziale governabilità, si dovrà porre per forza il problema alla base: separarla dalla rappresentatività e dare finalmente poteri decisionali-legislativi al Governo, fatto salvo il potere del Parlamento di respingere e proporre alternative, ma non modificare i provvedimenti approvati dal Governo.

Governo “parte terza” fra Maggioranza e Opposizione, Governo al limite che cerca maggioranze “variabili” – e finalmente “legittime” – diverse da quelle che ne sostennero il progetto elettorale, il “Programma”, come si suol dire.
Immagino il raccapriccio del povero Genio Scalfari e di tutti i “nonsipuòfare perché nonsièmaifatto e dovesièfattoèandatamale”: siamo appesi non solo a quello che fece Mascellone col consenso dei nostri nonni, ma anche a quel che avrebbe potuto fare Briscolino se non fosse stato la vacuità che ancora è.
E qui veniamo al problema della Destra, che sul Presidenzialismo un tempo bandiera ora al massimo tartaglia perché – nelle imme camere caritatis – deve riconoscere che dietro all’Anziano Lider non c’è nessuno in grado di far minimamente pensare alla possibilità di farsi eleggere Presidente nella gara con chichessia.
E che lo stesso flambojante personaggio che mostrò il culone alla culona spacciandosi intento a risolvere la crisi kazaka o chissàcosa, venne sbranato una volta da Prodi e la seconda dovette esibire il corpo mistico per strappare un quasi pareggio, mentre con Ciccio Rutelli e Ciaccio Veltroni si guardò bene di confrontarsi, come sempre quando il nome poteva supplire alla faccia.
Eppure questi due personaggi – Mascellone e Briscolino – terrorizzano ancora la Sinistra.

Ora, la Sinistra “vera”, pura e ancora dura per quanto cresciuta come tutta la nostra generazione col culo nel burro, posso anche capirla: Mussolini ha fatto quel che volevan e dovevan fare i loro nonni, ma a modo suo, e Berlusconi ha impersonato la lotta contro il padronato decisionista, ma a modo loro.
Però, a quel resto di Sinistra radical-scic, a quei socialdemocratici nostalgici che da quando Schroeder è impiegato alla Gazprom e Blair si fa poco vedere in giro per pudore non sanno se guardare con speranza o meno ancora a Prodi oppure a Barca, a quei Boy Scout ingialliti che polemizzavano con i Compagni nelle assemblee scolastiche e poi si trombavano le capesquadra sotto le tende, a tutti quelli che sanno che per lavorare efficacemente in squadra ci vuole uno che guidi (non “una guida”, uno alla guida), non necessariamente un rompicoglioni, ma uno che nell’occasione sappia esserlo, che paura deve fare il fatto che ci sia “Qualcuno” alla fine delle braccia che si passano il secchio? (cit. Truman, mi pare).
Squadra non vuol dir Fabbrica e nemmeno Azienda, a volte – anzi, spesso – sono i battitori liberi i più funzionali al gioco di squadra, ma quel che qui pare non aver capito nessuno, per quanto tanti l’abbiano gridato nel vuoto per tanto tempo, è che è necessario imparare a giocar di squadra.
E dobbiamo imparare ad essere una Squadra che segue il Tecnico, non un Guru…

LEGGE ELETTORALE E REGOLAMENTI PARLAMENTARI

Son vecchi ragionamenti, in fin dei conti sono trent’anni che si ripropongono.
Una Legge Elettorale può portare al meglio la rappresentatività con due modelli, estremizzati e contrapposti: Proporzionale puro e Uninominale di Collegio.
Il Propozionale, praticamente puro, lo sappiamo per averlo avuto durante tutti i quarant’anni della Prima Repubblica, presuppone Partiti forti, radicati, ideologicamente o al limite territorialmente fortemente “sentiti” dal Corpo Elettorale come rappresentanti idee e istanze.
Il secondo esprime la frammentazione – naturale o artificiosa – delle svariate diversità e differenze costituenti il Corpo Nazionale.
L’Uninominale di Collegio è in effetti molto difficile gestire da parte dei Partiti, presuppone un radicamento capillare e una struttura locale più o meno autonoma da quella nazionale.
Piace al PD, tradizionalmente, ma attualmente non a Renzi che ha infatti come problema il definitivo controllo sulle sezioni periferiche del Partito.
Ammesso e non concesso che il Proporzionale Puro sia impraticabile in un Paese dove se gli presenti cinquanta liste c’è rischio che uno zero virgola qualcosa per mandare a Roma un Deputato l’ultima lista lo trovi sempre, volendolo usare ci vuole un solido sbarramento e lì si sa gli alti lai a che altezza stanno, variabile attorno al cinque per cento, diciamo.
Sull’applicazione ci si può sbizzarrire, e infatti l’han sempre fatto: Collegio unico nazionale, collegi multipli su base regionale e recupero dei resti su base nazionale, preferenze multiple, poi unica per i noti motivi di corrutelogenesi ricordati ne “Il Portaborse”, sbarramento su base nazionale o regionale (suppongo il cosiddetto “salva Lega”).
I due volponi hanno messo su un Proporzionale di Collegio (sui soliti Collegi mistofritto immagino) a lista corta, con sbarramento calibrato per non dover far tribolare troppo i piccoletti obbligati a schierarsi, altrimenti non arrivano al possibile ballottaggio fra i due gruppi di liste apparentate.

Ora, in questa strana espressione della Democrazia Occidentale, modificar le Leggi elettorali è considerato normale. È vero che anche la Francia con Mitterand cambiava Legge ogni volta che c’era un’elezione parlamentare, per limitare i danni della scoppola che gli volevano dare i Francesi più che con la speranza di vincere.
È questo in fondo che fece Calderoli lavorando il Porcellum, ma in fondo pure Mattarella escogitando lo “scorporo” dal Mattarellum non intendeva far altro che togliere potere al vincitore.
La Spagna, a quanto ne so, ha un sistema elettorale condizionato dalla tripartizione pseudo-federale delle tre Nazioni, la Grecia nia razza nia fazza è nel marasma più completo aspettando dei nuovi Colonnelli, la Germania ha i Collegi bloccati sugli antichi Regni del Kaiser e quello strano doppio metodo di attribuzione di voto, probabilmente a voler sottolineare la rappresentanza federale dei Cittadini, sempre del Kaiser ma non più come un tempo, il Belgio come al solito fa ridere i polli però intanto ha battuto ogni record senza Parlamento e non è successo niente... il bello dell'integrazione, eh...
I Paesi anglosassoni si sa, è il caso di lasciarli fare: il Maggioritario secco di Collegio è ancora sacro, per il momento chi è eletto sa ancora per far cosa.
Il nostro è l’unico Paese che adatta la Legge Elettorale alle esigenze dei Partiti, piuttosto che i Partiti ai dettami della Legge Elettorale.
Il fatto è, che i Partiti ne han bisogno perché – nella loro testa – già ci pensan loro a rappresentare le istanze (delle idee lasciam perdere) dei Cittadini: la Legge Elettorale deve garantire “Governabilità”.

GOVERNABILITÀ

Senza forzar troppo la lettera e lo spirito costituzionale, Partiti e Movimenti dovrebbero selezionare rappresentanti della Società Civile, sostenerne e organizzarne l’elezione, ed avvenuta eventualmente questa salutare e andar via.
I Parlamentari sono privi di “vincolo di mandato”.
Naturalmente ridevano all’osteria anche i Padri Costituenti che si fecero poi eleggere nei successivi Parlamenti, pensando ai Partiti che se ne stavano fuori dalle auguste aule a far cenni ai Deputati dentro come se fossero genitori che salutano i marmocchi a scuola.
Eppure difficilmente avrebbero potuto pensare quanto questa metafora sia ora straordinariamente lampante.
La Partitocrazia, qualunque Legge Elettorale si voglia imporre, è il risultato di una Repubblica Parlamentare che sta scivolando in una Repubblica Assembleare, soprattutto se il modello storico di Partito scivolerà verso quello – apparentemente più “moderno” – di Movimento.
Non penso che qualcuno s’azzarderà a chiamarlo “Movimentocrazia”, sarà comunque un’evoluzione della Partitocrazia, l’organizzazione sempre faziosa dell’impasto di emozioni, sentimenti e interessi.
Storie vecchie, ma in tutto ciò, la Governabilità?

La Governabilità come l’intendon lorsignori sono maggioranze solide e stabili alla Camera, che se riescono davvero a trasformare il bicameralismo perfetto castrando il Senato, già per questo passan alla Storia, il cancan sulla “rilegittimazione” di Berlusconi è poi tutto qui, la merda a galla non sempre puoi scansarla.
Maggioranze stabili, solide e collaborative col Governo, e questo a meno di non sterilizzare gli ormoni di tutti i membri della futura Camera, francamente non vedo come qualunque Legge Elettorale potrebbe fare.
Sempre 630 zucche sempre più vuote si andrà a trovar là dentro, sempre correnti oscure e bizantine percorreranno quei corridoi, finché il Potere verrà “gestito” legittimamente in quell’aula.
Il Governo dovrebbe essere un mero esecutore, in un sistema Parlamentare Perfetto come si vorrebbe questo, eppure tutti a inveire contro il Governo ladro e che fa piovere, o comunque è colpa sua se non ha fatto abbattere le nutrie, chissenefrega se Berlusconi s’ingroppava pure quelle…
Il Governo dovrebbe essere responsabile non si sa come dello spezzettamento burocratico-amministrativo provocato da decenni di legiferazioni sconsiderate quando non sconclusionate del Parlamento, spesso certo guidate da Governi che comunque, col Porcellum o col Mattarellum, le maggioranze – e cospicue – per governare in passato ce le hanno avute, poi se eran più bravi a prender voti che a saper cosa farne, vedremo pure al prossimo giro quant’è contato.
Quello che rischiamo di non veder mai, altro che morir democristiani, è una riforma decente dell’efficienza della macchina statal-regional-(provincial)-comunale.
Questa è La Riforma, la principale e prioritaria, per rimanere attaccati alla barca europea. E non perché sia prioritario rimanerci attaccati – che lo è, per civiltà se non altro interesse economico – ma perché è nostro stesso interesse VI-TA-LE!
Quanto l’elasticità del mercato del lavoro, l’equità fiscale e il matrimonio gay, ma da realizzare prima o contemporaneamente, non “dopo, che le priorità son benaltre”.
Benaltre sto par de ciufoli, benaltre! Su ‘sto carrozzone ci dobbiamo stare tutti, prima si bada alle balestre poi alle canzoni da cantare, come diceva domina Oroma Oostia, narra nelle sue Historiae Prepuzio Sottalnaso, Junior.

E qui torniamo al Principio di Rappresentatività. Io vorrei poter votare per qualcuno consapevole che Il Problema è questo, con tutti i suoi risvolti. Per tutto il resto poi ci si accorda, ma ciò a cui vincolo il mio voto è questa consapevolezza e i propositi su come metterla in atto.
Ora, come posso io pretendere di non trovare nel Programma di qualsiasi Partito il commosso ma fermo proposito di demolire il sistema che li foraggia davvero, il controllo cioè del sistema dei permessi, autorizzazioni, concessioni, appalti, gestioni e così via, piuttosto che trovar confessato il sistema per metterci le mani sopra?

Se me lo dice qualcuno che se gli si dà il potere di farlo lo fa, magari ci credo pure e poi sto attento a quel che davvero fa, ma finché dovremo dar retta alle menate dei Partiti o dei Movimenti, stiam freschi, a t’al decc me…

5 commenti:

  1. Io (me) vorrei davvero dire qualcosa su un post come questo.
    Ma poi se ci penso mi viene da pensare che potrei solo rovinarlo, aggiungere una banalità, o due, o più (sì sono logorroico, lo so).
    E allora non scrivo niente, neanche bravo Zeb!.
    Ma se lo meriterebbe tutto.
    nèh!

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    1. Grasie grasie... ma come dico, son robe poi vecchie, solo che ci tocca riproporcele continuamente e allora due considerazioni generiche messe giù così magari fan da punti un po' più fermi, per stare ben appoggiati sopra il vaterclaus dico...

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