venerdì 17 ottobre 2014

La realtà secondo Carlo Rovelli

Questo è un tentativo di recensione di uno dei libri migliori letti quest'anno: La realtà non è come ci appare di Carlo Rovelli.
Ma prima una premessa. Lunga ma doverosa. E provvisoria l'anno non è ancora finito, chissà che non ne arrivi un altro da mettere nella lista, o in un addendum.
Non parlo delle riletture, il GEB mi ha tenuto impegnato parecchio ma tutti --tranne i giovani-- sanno, o dovrebbero sapere.
Non parlo dei fumetti --sono vecchio-- anche se Il fagiano crononauta e Dodici meriterebbero --OOPS! già fatto.
Non parlo neanche dei librini di 40k Altramatematica. Dovrei. Non so se ne sono capace e poi sono tanti e poi vi conviene leggerli, se non tutti almeno i migliori (cioè tutti).


Già raccontato ampiamente delle Particelle familiari di Marco Delmastro (che attendo a Türin per farmi firmare la mia copia, prima edizione, ormai esaurita, giustamente).


Non vi parlo neanche di Rai'an di Giancarlo Niccolai. Un po' perché ve ne ho già raccontato e poi perché (qui rischio grosso, lo so) non l'ho letto. Davvero. Ma ho letto due volte due versioni diverse delle bozze. Non fate come me, leggetelo. Giancarlo di mestiere fa altro (#ettipareva!!!11!) ma se non lo sapeste non ci credereste. Ah, sì, continua con Pillole di Rai'an, da seguire assolutamente (ma se non leggete il libro prima faticherete non poco a ambientarvi).


Quindi il Rovelli. Bello. E non facilissimo, io l'ho letto a pezzettini ma poi l'ho riletto più metodicamente.
Ne ho già parlato più volte, anche senza citarlo, per esempio le robe di Archimede (prossimamente continuo, forse) sono un effetto collaterale (side effect diciamo noi piemuntèis) anche se poco funzionale (ma posso smettere quando voglio, nèh!).


Ma oggi voglio essere più metodico. Quasi serioso. "La struttura elementare delle cose" recita il sottotitolo. E si riferisce a bruscolini che nessuno ha visto mai tanto sono piccoli, e forse nessuno mai vedrà. Molto più piccoli di quelli con cui ha a che fare Marco, quelle sono ancora quasi sensate. Anche se quando dice "vedere" bisogna vedere di estendere il significato della parola. Carlo va ben orltre. E arriva al dunque --la gravità quantistica-- partendo da Mileto, nel 450 a.C. Anassimandro, Ecateo, Leucippo inventano un nuovo modo di vedere le cose. "Io scrivo cose che a me sembrano vere; perché i racconti dei Greci mi sembrano pieni di contraddizioni e ridicoli". E via via Democrito, Leucippo, Zenone (sì lui, la storia di Achille e la Tartaruga non è come sembra) e poi la storia prende un altra via, perde tempo. E si arriva a Einstein.
Ma anche Einstein è diverso da come ce lo raccontano di solito. Cioè --vediamo se mi viene-- cos'è che ha consentito a Albert di proporre quello che ha cambiato il mondo? A volte osservazioni molto semplici, a disposizione di tutti da tempo ma ecco, ci voleva un osservatore speciale (la prima volta, poi è come la soluzione dell'indovinello, ah, sì! facile, ovvio). Ma prima di lui anche Newton, Faraday e Maxwell sono visti in modo nuovo (forse solo per me ma credo di essere in buona compagnia). Ecco l'idea di campo, Atz! ho spoilato, ma tanto non è un giallo, continuate a leggere (se volete ma dovreste).
Intanto il Novecento cambiavano le basi della fisica: i quanti. Bohr, Heisenberg e Dirac (chissà perché PAM è spesso lasciato in ombra nella divulgazione?). Ci sono anche figure tragiche Matvei Bronštejn e Ludwig Boltzmann.
Poi più vicini a noi John Wheeler e Bryce DeWitt e, a pagina 141, entramo nell'argomento principale: i quanti di spazio, quelli che mi hanno fatto fare un salto alto così quando li ho incontrati, sapete io sono vecchio e newtoniano (in fondo-in fondo). E il tempo, cos'è? mica quello che pensiamo, tutt'altro; ne ho parlato qualche tempo fa (frase da intendersi come pre-quantistica, ovviamente).
Si passa poi alla cosmologia, dove en passant, si vede come la scienza ha leggi particolari, migliori di quelle usuali. C'è la speranza che guardando lontano, cioè indietro nel tempo, si arrivi a una conferma della gravitazione quantistica, chissà. Intanto (e di questo vorrei saperne di più) i risultati del CERN hanno deluso gli stringhisti, almeno per adesso niente particelle supersimmetriche.
Esiste l'infinito? (nota personale: il trip su Archimede è partito da qui). Posso citare la fine di p.206? Ok, cito:
La gravità quantistica è una delle tante prosecuzioni dell'Arenario. Stiamo contando i granelli di spazio di cui è formato il cosmo. Un cosmo sterminato, ma finito.
L'unica cosa davvero infinita è la nostra ignoranza.
Ancora un capitolo sull'informazione, ne ho parlato in passato. E la chiusura con il mistero:
Ho raccontato come penso sia la natura delle cose alla luce di quanto abbiamo imparato. [...]
Siamo sicuri di tutto questo? No.
A p.229 cita Dante, come il Delmastro: chi ha copiato chi?
Facciamo che promossi entrambi. Anche perché hanno messo il "(cit.)", implicitamente.

Insomma, bellissimo. Rispetto alle Particelle è di lettura più difficile, secondo me si sente la mancanza di una signora delle lettere. Ma ok, lo stesso. Mica stiamo facendo il tema di tagliano.

E adesso?
Cose leggere? Io un'idea ce l'avevo, anzi oggi ero in partenza ma Peppa Pig e Marco Fulvio mi hanno dissuaso:

5 commenti:

  1. Interessantissimo, grazie.
    Poi è un libro della collana Scienza e Idee, che conosco bene, vedo, e dunque deve essere sicuramente un ottimo libro.
    Da recuperare, ma prima Rai'an, ecco...

    Ser

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  2. Forse a Rovelli manca una signora delle lettere, ma è rivolto ad una fascia ben diversa dalla Giulia di Marco. E secondo me è giusto che la lettura sia più difficile.
    Bravo Juhan, ottima recensione.

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    1. Grazie! Forse non l'ho detto abbastanza chiaramente ma verissimo che il target (sai a noi 2.0 queste parole piacciono parekkio) sia diverso è evidente.
      L'osservazione stilistica è che in certi punti ti sembra di leggere la trascrizione di una conferenza, va bene, tutto OK ma il Marco è più curato. Rovelli mi dicono sarà al Festival della Scienza a Genova, chissà se ci sarà lo streaming?
      OT: hai altri libri da consigliare?

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    2. Per ora no... troppe cose da fare. La terrò informata.
      Quanto a Genova, lì ho tanti amici e amicie nel giro del festival ecc.ecc. Se ti andasse di andarci, ci potrebbimo andarci insieme.

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    3. Sarebbe bello ma problemi di salute; confido nella diffusione in streaming o differita.

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