OK, forse è meglio se tiro il fiato, 7 respiri, e riparto.
Il Libro in questione è quello del titolo sopra, di Giancarlo Niccolai. Ne ho parlato a settembre (qui e qui) perché con Enrico ho partecipato alla correzione delle bozze.
Per questo avevo scritto che lo stavo rileggendo. Ma quella di adesso è una cosa completamente diversa, secondo me.
Leggere per andare a caccia di errori di battitura (qual'è il prulare di ciliegia? e di camicia? e di curriculum? e di mouse --uh! questo lo so: mice!) al 'puter per essere pronto a compilare la lista delle correzioni proposte è una cosa, leggere qualche pagina a letto tutt'altro.
E poi c'è che il Giancarlo mica si è fermato, anzi. Rispetto alle due bozze ha ancora limato, aggiustato qui e là, cose che non stravolgono l'impianto ma che limano e precisano il carattere dei personaggi.
Sì perché a me stupisce quanto sia pieno, quante cose è riuscito a metterci dentro.
Prendi, per dire, Midori-san. Tosta. OK, ne sono innamorato ma non ditelo a nessuno. E poi con una così mica è facile relazionarsi (si dirà, boh!). Fin da subito mi ero chiesto: "Ma quando dice `brutto procione` a qualcuno cosa vuol dire esattamente?". A suo tempo l'avevo chiesto a Giancarlo ma sapete che la mia memoria è quella che è e ho dovuto controllare tutta la serie di mail (visto come si fa quando non si sa il plurale? fortunati i giapponesi che non ce l'hanno!) e siccome nel libro non è scritto riporto qui la risposta:
Procione 野郎 << ya-rou -- il primo ideogramma è “campagna” (‘no’), o terre selvagge, e il secondo è procione (‘tanuki’) -- animale dispettoso e fastidioso -- insieme si pronunciano ‘alla cinese’ (on-yomi) “yarou”. MA “yarou” è foneticamente identico all’imperativo di fare (yaru -> yarou), e uno degli usi di “fare” in senso volgare, significa fottere (yaru ka? -- lo facciamo? -- si tromba?) -- quindi, il “procione selvatico” è una di quelle offese “antiche”, che equiparano gli uomini ad animali infimi, tipo “figlio di un cane”, che si diceva persino in latino -- e allo stesso tempo, veniva usato con un senso simile al “motherfucker” americano moderno, ossia, nel caso giapponese, fottitore, “buono solo a fottere”.
Chiaro? OK, secondo me sono uscito fuori tema ma --sempre secondo me-- il libro dovreste leggerlo. Lo trovate qui.
E te --pensa te-- il procione è un personaggio davvero importante, guardate qui: あらいぐまラスカル(STEREO) 主題歌 大杉久美子