martedì 30 aprile 2013
Carnevale in musica
Oggi il nostro Leonardo ha postato il Carnevale della Fisica numero 42. Adesso non vi aspetterete certo che mi metta a raccontarvi della vita, l'universo e tutto il resto, vero?
Anche perché sto uscendo, facciamo che andate qua: Carnevale delle Fisica #42: personaggi e scoperte della fisica moderna.
E poi, a proposito di musica che ne dite di Lewis Sydney?
Trovato qui: Retro Geek Girl.
lunedì 29 aprile 2013
Piove
Piove. La settimana scorsa i paysan (contadini, dai si dice così anche in français) erano già tutti preoccupati per la meglia (mais). E adesso è così
L'eva s'la t'pa (l'acqua sulla zolla, OK, questa era difficile), non so come faremo, quest'anno! Cioè va a finire che si dovrà cambiare, seminare una varietà più precoce (in genere la cosa è prevista dai contratti d'acquisto delle sementi).
Non so se avete notato Pico che compie il suo dovere e ispeziona il territorio anche se si bagna tutto, cosa che detesta. Il guaio è che io devo accompagnarlo.
Non so se avete notato che sono arrivato fin qui senza dire: piove, governo Letta!
L'eva s'la t'pa (l'acqua sulla zolla, OK, questa era difficile), non so come faremo, quest'anno! Cioè va a finire che si dovrà cambiare, seminare una varietà più precoce (in genere la cosa è prevista dai contratti d'acquisto delle sementi).
Non so se avete notato Pico che compie il suo dovere e ispeziona il territorio anche se si bagna tutto, cosa che detesta. Il guaio è che io devo accompagnarlo.
Non so se avete notato che sono arrivato fin qui senza dire: piove, governo Letta!
Sogno d'essere
SOGNO D’ESSERE
Ed alzare lo sguardo di notte,
verso le stelle cominciando a contarle:
una, due, …, cento, …, mille,…, …
finendo poi per addormentarsi …
Ed alzare lo sguardo di notte,
verso le stelle cominciando a contarle:
una, due, …, cento, …, mille,…, …
finendo poi per addormentarsi …
“ Un camino, il fuoco
e sul tappeto due nudi corpi;
nel silenzio le cicche si spengono “
e sul tappeto due nudi corpi;
nel silenzio le cicche si spengono “
domenica 28 aprile 2013
La colza
Oggi passeggiata per disintossicarmi dall'installazione della nuova versione di 'buntu, la 13.04, Raring Ringtail. L'installazione è andata via liscia, veloce, meno di mezz'ora ma adesso sono alle prese con le personalizzazioni. Che sono miriadi di miriadi. E sono cambiate cose, in peggio pare.
Ma Pico non ha sentito ragioni: la domenica si fa la passeggiata!
E allora via verso Castagnole, ci sono almeno tre campi coltivati a colza. Di cui non so niente se non che ci sono questi fiori gialli e le api, tante api a giudicare dal ronzio.
OK, funziona anche Gimp, anche se per certe cose è peggiorato, secondo me.
Ma Pico non ha sentito ragioni: la domenica si fa la passeggiata!
E allora via verso Castagnole, ci sono almeno tre campi coltivati a colza. Di cui non so niente se non che ci sono questi fiori gialli e le api, tante api a giudicare dal ronzio.
Pero si è già seduto nel fosso pieno d'acqua. Di solito Pico lo cazzia di brutto ma oggi è troppo impegnato e non se n'è accorto. |
Fiatone, ora di tornare. |
Ormai la rete per l'irrigazione arriva dovunque. |
OK, funziona anche Gimp, anche se per certe cose è peggiorato, secondo me.
sabato 27 aprile 2013
(cit.)
Quando si copia qualcosa, non importa cosa o da dove si usa (cit.).
Senza citare la fonte, tanto si citano sempre le stesse cose, prese dalle stesse fonti che tutti conoscono e quindi sarebbe ridondante.
Io invece mi appresto a fare qualcosa di completamente diverso: copio spudoratamente da qui: 90 citazioni di Startupper di successo.
Matteo Rubboli di Vanilla Magazine rockz! E speriamo che me la lasci passare liscia, non se la prenda dell'eccessiva mia citalità.
Ma, 'spetta 'n'attimino: hacopiato citato anche lui. È la moda di questi anni 10.
Poi dalla prossima volta torno a quelle anonime, o alle pseudo citazioni apocrife, quelle di Einstein, Lincoln, Feynman. Perché così va il mondo (cit.).
Senza citare la fonte, tanto si citano sempre le stesse cose, prese dalle stesse fonti che tutti conoscono e quindi sarebbe ridondante.
Io invece mi appresto a fare qualcosa di completamente diverso: copio spudoratamente da qui: 90 citazioni di Startupper di successo.
Matteo Rubboli di Vanilla Magazine rockz! E speriamo che me la lasci passare liscia, non se la prenda dell'eccessiva mia citalità.
Ma, 'spetta 'n'attimino: ha
Poi dalla prossima volta torno a quelle anonime, o alle pseudo citazioni apocrife, quelle di Einstein, Lincoln, Feynman. Perché così va il mondo (cit.).
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venerdì 26 aprile 2013
Da dove vieni?
Non so se conoscete Jane Pancrazia Cole. Fareste bene a seguirla, davvero. Anche perché ha molte cose da raccontare, su tanti argomenti. Tipo questo post: Sono una Cole.
Jane è una torinese di prima generazione. Sarà che io sono poco perspicace, anzi vado più sul gnugnu andante, ma se non lo diceva lei non me ne sarei mai intagliato.
Torinese come lei ce ne sono tanti, guarda qua:
Visto il salto tra il '51 e il '61?
Ma anche prima Torino ha continuato ad attirare gente, dal Piemonte e da fuori, alcuni si ricordano da dove vengono, altri no. Ma solo perché se lo sono dimenticati.
Per un po', diciamo una trentina d'anni sono stato torinese anch'io, ufficialmente; adesso continuo a considerarmi torinese anche se abito lontano, ben 25 km.
Per quelli come i genitori di Jane è stato difficile diventare torinesi, dovrebbero raccontarlo a tutti. Ultimamente stanno arrivando altri prossimi torinesi, ancora più disperati. Perché hanno scarse possibilità di diventare italiani come noi, c'è poco lavoro e non parlano italiano. Anche i genitori di Jane quando sono arrivati non parlavano la lingua del posto, probabilmente. E a Torino una volta (quando ero piccolo) era normalissimo parlare solo torinese, variante del piemontese, cosa che oggi trovi solo in posti particolari. Capita anche che in certi quartieri si usino dialetti di altre regioni, nella zona tra il Lingotto e piazza Bengasi senti i vecchi parlare veneto, più giù si parla calabrese.
E va bene, è la loro lingua. Poi ci sono le lingue che senti senza avere idea di quello che dicono: rumeni, peruviani, arabi, slavi, cinesi. Che entro breve imparano a parlare italiano e diventano indistinguibili da noi, avete presente gli albanesi? Ne avete visto qualcuno ultimamente?
Dalle mie parti, nella West Padagna, la situazione è diversa: il dialetto si sta perdendo, i giovani non lo parlano e i vecchi quando devono parlare con loro si sforzano e si adeguano; anche se spesso non gli viene tanto bene.
Tranne casi particolari, legati al lavoro e agli affari in genere, i forestieri sono visti male. Molto male. Però capita una cosa, almeno tra i contadini (io vivo con loro): quelli che adesso conducono le aziende vengono tutti da fuori, in genere dal cuneese. Io faccio eccezione: da parte di padre sono del pinerolese, da parte di madre delle Langhe. Ma i miei fratelli si considerano piobesini autentici: il nonno paterno ha comprato la cascina nel 1916, il bisnonno materno era arrivato qui dal paese vicino, anche se lì c'era arrivato da piccolo. E la bisnonna, sua moglie aveva il cognome della borgata.
E prossimamente, questione di qualche anno, due dei tre fratelli dell'azienda smetteranno di fare i contadini (non hanno figli maschi), si compreranno un alloggio in paese e faranno i cittadini. Come tanti contadini. L'azienda sarà forse tutta di Andrea, l'unico rampollo maschio o forse no: arriverà qualcuno da fuori, dal cuneese o anche da più lontano, chissà.
Questo post l'ho promesso a Jane, non mi piace com'è venuto ma non riesco a migliorarlo.
Gli italiani si dividono tra Settentrionali e Meridionali. Continentali e Isolani. Montanari e Costieri.
Gli italiani si dividono in mille modi diversi.
Noi e Voi.
Voi e Noi.
Chi siamo noi?
Chi siete voi?
Jane è una torinese di prima generazione. Sarà che io sono poco perspicace, anzi vado più sul gnugnu andante, ma se non lo diceva lei non me ne sarei mai intagliato.
Torinese come lei ce ne sono tanti, guarda qua:
presa da qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Template:Demografia/Torino |
Visto il salto tra il '51 e il '61?
Ma anche prima Torino ha continuato ad attirare gente, dal Piemonte e da fuori, alcuni si ricordano da dove vengono, altri no. Ma solo perché se lo sono dimenticati.
Per un po', diciamo una trentina d'anni sono stato torinese anch'io, ufficialmente; adesso continuo a considerarmi torinese anche se abito lontano, ben 25 km.
Per quelli come i genitori di Jane è stato difficile diventare torinesi, dovrebbero raccontarlo a tutti. Ultimamente stanno arrivando altri prossimi torinesi, ancora più disperati. Perché hanno scarse possibilità di diventare italiani come noi, c'è poco lavoro e non parlano italiano. Anche i genitori di Jane quando sono arrivati non parlavano la lingua del posto, probabilmente. E a Torino una volta (quando ero piccolo) era normalissimo parlare solo torinese, variante del piemontese, cosa che oggi trovi solo in posti particolari. Capita anche che in certi quartieri si usino dialetti di altre regioni, nella zona tra il Lingotto e piazza Bengasi senti i vecchi parlare veneto, più giù si parla calabrese.
E va bene, è la loro lingua. Poi ci sono le lingue che senti senza avere idea di quello che dicono: rumeni, peruviani, arabi, slavi, cinesi. Che entro breve imparano a parlare italiano e diventano indistinguibili da noi, avete presente gli albanesi? Ne avete visto qualcuno ultimamente?
Dalle mie parti, nella West Padagna, la situazione è diversa: il dialetto si sta perdendo, i giovani non lo parlano e i vecchi quando devono parlare con loro si sforzano e si adeguano; anche se spesso non gli viene tanto bene.
Tranne casi particolari, legati al lavoro e agli affari in genere, i forestieri sono visti male. Molto male. Però capita una cosa, almeno tra i contadini (io vivo con loro): quelli che adesso conducono le aziende vengono tutti da fuori, in genere dal cuneese. Io faccio eccezione: da parte di padre sono del pinerolese, da parte di madre delle Langhe. Ma i miei fratelli si considerano piobesini autentici: il nonno paterno ha comprato la cascina nel 1916, il bisnonno materno era arrivato qui dal paese vicino, anche se lì c'era arrivato da piccolo. E la bisnonna, sua moglie aveva il cognome della borgata.
E prossimamente, questione di qualche anno, due dei tre fratelli dell'azienda smetteranno di fare i contadini (non hanno figli maschi), si compreranno un alloggio in paese e faranno i cittadini. Come tanti contadini. L'azienda sarà forse tutta di Andrea, l'unico rampollo maschio o forse no: arriverà qualcuno da fuori, dal cuneese o anche da più lontano, chissà.
Questo post l'ho promesso a Jane, non mi piace com'è venuto ma non riesco a migliorarlo.
giovedì 25 aprile 2013
Cibi genuini
Giusto per farmi un po' di nemici, fare un po' di casino, far crescere l'audience.
Avete pressente Alte Piscarte nella sua epoca d'oro, prima che saltassero fuori le storie con Moggi, quando incitava in modo seminascosto i suoi ospiti alla rissa. E pensare che non c'era ancora Tiziano Crudeli; ma c'era Maurizio Mosca con il pendolino.
Ecco questo post è fatto con quel format, avvisati nèh!
C'è un blog che alle volte sa essere molto volgare e finanche sgradevole ma che oggi è bellissimissimo. Sto parlando di The Oatmeal. Che comunque va seguito, secondo me. Il post, un guest post, è tutto in un'immagine, questa:
Trovate comunque tutto qui: How 99.9% of people judge the quality of their coffee.
Allora, prima di subito: no! non sono uno starbuckiano! Anche se, a dire il vero, il caffè mi piace lungo. Senza latte che ne cambia completamente il gusto, e poi io il latte non lo digerisco.
Ma la storia mi ha fatto scattare millemila associazioni (si può usare link qui?), ne cito qualcuna. SlowFood, e le sue intolleranze:
Ecco, a proposito della mozzarella (che non posso mangiare non la digerisco e comunque assaggiata ho visto che non mi piace, sulla pizza OK ma non sono fanatico nemmeno della pizza) ho una storiella.
I miei fratelli sono entrati in contatto con due fratelli campani che vengono qui a comprare maiali. Li scelgono a una a una (sì solo femmine), quelle senza grasso, non servono per fare salumi ma come sostitute della carne bovina (costa di meno). Parlano solo dialetto ma con i miei fratelli si capiscono e hanno instaurato un rapporto di amicizia. Tanto che si è arrivati a parlare dei prodotti locali, tra i quali, appunto, la mozzarella. E naturalmente hanno detto che qui la mozzarella buona non arriva, ma prossimamente... Difatti per l'ultimo carico è arrivato un contenitore in polistirolo pieno di mozzarelle di bufala campana DOP.
"Queste dovete mangiarle così, con solo un filo d'olio. Già l'olio, non quello che usate voi. Voi non sapete cos'è l'olio!"
Avete pressente Alte Piscarte nella sua epoca d'oro, prima che saltassero fuori le storie con Moggi, quando incitava in modo seminascosto i suoi ospiti alla rissa. E pensare che non c'era ancora Tiziano Crudeli; ma c'era Maurizio Mosca con il pendolino.
Ecco questo post è fatto con quel format, avvisati nèh!
C'è un blog che alle volte sa essere molto volgare e finanche sgradevole ma che oggi è bellissimissimo. Sto parlando di The Oatmeal. Che comunque va seguito, secondo me. Il post, un guest post, è tutto in un'immagine, questa:
Trovate comunque tutto qui: How 99.9% of people judge the quality of their coffee.
Allora, prima di subito: no! non sono uno starbuckiano! Anche se, a dire il vero, il caffè mi piace lungo. Senza latte che ne cambia completamente il gusto, e poi io il latte non lo digerisco.
Ma la storia mi ha fatto scattare millemila associazioni (si può usare link qui?), ne cito qualcuna. SlowFood, e le sue intolleranze:
- #sceltedicampo: un chiaro NO agli Ogm.
- L'imperatore è nudo! OGM False Promesse, fallaci Tecnologie.
- La Vera Mozzarella di Bufala.
Ecco, a proposito della mozzarella (che non posso mangiare non la digerisco e comunque assaggiata ho visto che non mi piace, sulla pizza OK ma non sono fanatico nemmeno della pizza) ho una storiella.
I miei fratelli sono entrati in contatto con due fratelli campani che vengono qui a comprare maiali. Li scelgono a una a una (sì solo femmine), quelle senza grasso, non servono per fare salumi ma come sostitute della carne bovina (costa di meno). Parlano solo dialetto ma con i miei fratelli si capiscono e hanno instaurato un rapporto di amicizia. Tanto che si è arrivati a parlare dei prodotti locali, tra i quali, appunto, la mozzarella. E naturalmente hanno detto che qui la mozzarella buona non arriva, ma prossimamente... Difatti per l'ultimo carico è arrivato un contenitore in polistirolo pieno di mozzarelle di bufala campana DOP.
"Queste dovete mangiarle così, con solo un filo d'olio. Già l'olio, non quello che usate voi. Voi non sapete cos'è l'olio!"
Auguri!!!
Oggi è l'onomastico di ben 3 dei nostri collaboratori. Rischia di passare inosservato in un giorno così, nascosto da altri festeggiamenti.
In genere qui al Tamburo non festeggiamo gli onomastici, tutt'al più il compleanno, almeno nel passato quando eravamo in pochi.
Però, trattandosi di tre, facciamo una eccezione:
In genere qui al Tamburo non festeggiamo gli onomastici, tutt'al più il compleanno, almeno nel passato quando eravamo in pochi.
Però, trattandosi di tre, facciamo una eccezione:
AUGURI, MARCO!
Mei Li e il Grillo.
Mei Li - Xin Kiang - Aprile 2002 |
Un fiore rosa tra i capelli. La bellezza è paradigma comune sotto tutti i cieli. Chissà se suo padre o sua madre avranno accusato qualcuno di revisionismo, brandendo un libretto rosso e urlando a qualche malcapitato: Pentiti, autoaccusati, confessa di essere andato a parlare al talk show, per il tuo orgoglio personale invece di servire il popolo e senza rispettare il volere delle masse. Mah, che mondo, difficile liberarsi di queste cose, rinascono sempre in luoghi e tempi diverse, malepiante perniciose che infestano i prati, come mali infettivi che non si riescono a debellare, Rimangono sopiti per anni, poi rispuntano perniciosi da qualche altra parte lontana, che si credeva sana ed immune. L'uomo è debole e la sua mente ancor di più. Ma riuscirà davvero a salvarlo la bellezza? Il nonno di Mei Li era ormai vecchio e andava ogni giorno al parco con una piccola gabbietta. Dentro un piccolo Grillo, che cantava, cantava. A lui piaceva sentirlo frinire, poi alla lunga è diventato davvero molesto. Lo ha schiacciato con la sua pantofola di raso nera.
mercoledì 24 aprile 2013
Mele norvegesi
Il post sulle mele era nato per via di un altro post che era nato per via di un altro post che --sì!
Ed è piaciuto anche a piergiu, che era per via del quale avevo dovuto scrivere il post perché i suoi post e la sua applicazione riescono a acchiapparmi parecchio.
Oggi Pier Giuliano (la sua maestra delle mentari dice che si deve chiamare così, anzi che andrebbe chiamato Nioi) svela due robe tutte di un colpo:
Uh! allora --ma com'è che a me nessuno le dice queste cose? i Röyksopp non li conoscevo fino a questa mattina, e anche Sigur Rós me li ha fatti conoscere piergiu-- andiamo per ordine.
Del gruppo Röyksopp potete vedere il loro sito, bellissimo e potete scegliere anche lo stile con cui volete visualizzarlo, qui.
Invece da Wikipedia (come faremmo se non ci fosse la Wiki?), in italiano si legge che:
Qui il mondo si divide in due categorie, per quel che l'esperienza si ostina a suggerirmi; ma voglio provarci ancora una volta, con la Wiki certo (come faremmo...):
Dai, un esempio facile: il fattoriale.
Per un numero N non negativo si chiama fattoriale di N e si indica con N! il prodotto di 1 * 2 * 3 * ... N; 1! e 0! valgono 1 (non chiedetemi perché, se proprio volete c'è .mau.).
Allora dicono i matemattitici: N! = N * (N-1)!
Verifichiamo? si ha, per N = 5:
5! = 5 * 4! = 5 * 4 * 3! = 5 * 4 * 3 * 2! = 5 * 4 * 3 * 2 * 1! = 5 * 4 * 3 * 2 * 1 = 120.
Difatti, con Gogle abbiamo
Ma perché ci racconti tutto questo? Ci sto arrivando, anzi ci sono. Toriniamo a piergiu: lui dice EPLE significa EPLE Programming Learning Environment. Chiaro no? E prima che qualcuno mi chieda per cosa sta la E iniziale sappia che sta per EPLE. Ricorsivamente.
Ebbene sì, c'è il video di Röyksopp, ricorsivo.
Ed è piaciuto anche a piergiu, che era per via del quale avevo dovuto scrivere il post perché i suoi post e la sua applicazione riescono a acchiapparmi parecchio.
Oggi Pier Giuliano (la sua maestra delle mentari dice che si deve chiamare così, anzi che andrebbe chiamato Nioi) svela due robe tutte di un colpo:
Uh! allora --ma com'è che a me nessuno le dice queste cose? i Röyksopp non li conoscevo fino a questa mattina, e anche Sigur Rós me li ha fatti conoscere piergiu-- andiamo per ordine.
Del gruppo Röyksopp potete vedere il loro sito, bellissimo e potete scegliere anche lo stile con cui volete visualizzarlo, qui.
Invece da Wikipedia (come faremmo se non ci fosse la Wiki?), in italiano si legge che:
I Röyksopp (da leggere come se fosse scritto in tedesco, quasi]) sono un gruppo norvegese di musica elettronica, originario di Tromsø, formato da Torbjørn Brundtland e Svein Berge nel 1998. Røyksopp è il nome in norvegese della vescia, ma la band ha aggiunto che la parola Röyksopp può anche evocare la nuvola a fungo dovuta ad un'esplosione nucleare.OK, dei Röyksopp abbiamo detto abbastanza, passiamo all'argomento successivo: la ricorsività.
Qui il mondo si divide in due categorie, per quel che l'esperienza si ostina a suggerirmi; ma voglio provarci ancora una volta, con la Wiki certo (come faremmo...):
In informatica viene detto algoritmo ricorsivo un algoritmo espresso in termini di se stesso, ovvero in cui l'esecuzione dell'algoritmo su un insieme di dati comporta la semplificazione o suddivisione dell'insieme di dati e l'applicazione dello stesso algoritmo agli insiemi di dati semplificati.Ecco, lo sapevo!
Dai, un esempio facile: il fattoriale.
Per un numero N non negativo si chiama fattoriale di N e si indica con N! il prodotto di 1 * 2 * 3 * ... N; 1! e 0! valgono 1 (non chiedetemi perché, se proprio volete c'è .mau.).
Allora dicono i matema
Verifichiamo? si ha, per N = 5:
5! = 5 * 4! = 5 * 4 * 3! = 5 * 4 * 3 * 2! = 5 * 4 * 3 * 2 * 1! = 5 * 4 * 3 * 2 * 1 = 120.
Difatti, con Gogle abbiamo
Ma perché ci racconti tutto questo? Ci sto arrivando, anzi ci sono. Toriniamo a piergiu: lui dice EPLE significa EPLE Programming Learning Environment. Chiaro no? E prima che qualcuno mi chieda per cosa sta la E iniziale sappia che sta per EPLE. Ricorsivamente.
Tutto ciò premesso
Ebbene sì, c'è il video di Röyksopp, ricorsivo.
Pensa te che il titolo che avevo pensato per questo post era "cosa c'è dentro?"; poi mi è venuto quello attuale che mi sembra meglio, con eple.
Infatti eple significa mela; quella che su al nord si chiama con qualche variante di apple. Ma, aspetta un attimino: piergiu ha fatto un'applicazione, quindi... No! adesso sei OT, ne sono quasi sigur.
Infatti eple significa mela; quella che su al nord si chiama con qualche variante di apple. Ma, aspetta un attimino: piergiu ha fatto un'applicazione, quindi... No! adesso sei OT, ne sono quasi sigur.
martedì 23 aprile 2013
Due segnalazioni
Ci sono tanti blog belli almeno quanto il nostro Tamburo Riparato. Quando finite di leggere qua fareste bene a leggere anche gli altri. Che sono tanti, una parte dei quali elencati qui a destra ma ce ne sono molti di più.
E ieri è stato un giorno fortunato: due post che mi sono piaciuti così tanto da sentirmi obbligato a segnalarveli, anche se oggi ho avuto una giornata davvero pesante (non sono più pimpante come una volta!).
Allora comincio con Gianluigi Filippelli che posta Rita Levi-Montalcini: an autobiography.
OK, non è di GLF ma grazie a GLF se si può leggere. E stupire!
Poi c'è Marco Delmastro con Una questione di spazio.
Siccome è troppo articolato (Marco è chiarissimo ma mai riassumibile) metto solo un paio di pezzettini, due teaser, come si fa nei trailer dei film:
- la A, la B o la C?
- la A di Ale (il fidanzato che non l'ha accompagnata).
- dimmi la dimostrazione dell'Ultimo Teorema di Fermat (quello dimostrato da Wiles).
Lei s'è un attimino impappinata, eliminata: dovevo scegliere la C di Carlo (Conti)!
Sì il C è meglio, vedi Kernighan & Ritchie. & Carlo Conti.
E ieri è stato un giorno fortunato: due post che mi sono piaciuti così tanto da sentirmi obbligato a segnalarveli, anche se oggi ho avuto una giornata davvero pesante (non sono più pimpante come una volta!).
Allora comincio con Gianluigi Filippelli che posta Rita Levi-Montalcini: an autobiography.
OK, non è di GLF ma grazie a GLF se si può leggere. E stupire!
Poi c'è Marco Delmastro con Una questione di spazio.
Siccome è troppo articolato (Marco è chiarissimo ma mai riassumibile) metto solo un paio di pezzettini, due teaser, come si fa nei trailer dei film:
Uno potrebbe chiedersi dove affondino le radici di questa cultura della lamentela che paralizzerebbe le nuove generazioni.e
[...] mi domandavo se una parte di responsabilità non fosse da cercare proprio tra quegli anzianotti che sembrano i soli a riuscire a immaginare il futuro come una possibilità di miglioramento. Mi viene da pensare che la generazione dei nostri padri (o nonni, a seconda dell'età. Insomma coloro che oggi hanno tra i 60 ed i 70 anni) questo problema di spazio non l'hanno sentito, perlomeno non con la stessa intensità. Anzi, sicuramente quello spazio l'hanno occupato e utilizzato, per molti versi soffocando le generazioni successive.Ecco, vista la differenza tra il mondo di Rita e quello nostro? Il mio in particolare, qui in fondo alla West Padagna. Dove capita anche roba come quella che vado a raccontarvi: una mia parente va a Punta il Dito. E le puntano il dito contro:
- la A, la B o la C?
- la A di Ale (il fidanzato che non l'ha accompagnata).
- dimmi la dimostrazione dell'Ultimo Teorema di Fermat (quello dimostrato da Wiles).
Lei s'è un attimino impappinata, eliminata: dovevo scegliere la C di Carlo (Conti)!
Sì il C è meglio, vedi Kernighan & Ritchie. & Carlo Conti.
lunedì 22 aprile 2013
Tutte le mele
È solo un gioco ma oggi ho provato a vedere (colpa di piergiu) come gli altri dicono mela.
per me vale pum, nèh!
L'orario
L’ORARIO
Mia la condizion e de lo mondo tutto,
che simil sia forse a quella di colui
che termin dà a lo suo sonno
su di treno che in notte vaga.
Di codesto viaggio la paura,
senza principio alcuno e sconosciuta meta.
La morte a far da limite a lo trambusto,
che spintonandosi, fan le domande continue,
perché d’una risposta alla ricerca.
Mia la condizion e de lo mondo tutto,
che simil sia forse a quella di colui
che termin dà a lo suo sonno
su di treno che in notte vaga.
Di codesto viaggio la paura,
senza principio alcuno e sconosciuta meta.
La morte a far da limite a lo trambusto,
che spintonandosi, fan le domande continue,
perché d’una risposta alla ricerca.
domenica 21 aprile 2013
La caccia allo snark
Non riuscirò mai a ringraziare come si deve Sua Pastosità FSM (il Prodigioso Mostro Volante degli Spaghetti) per aver ispirato TBL (sir Tim Berners-Lee) a creare il WWW (World Wide Web). Perché nel Web si trovano delle cose che poi ti domandi come avresti potuto farne a meno. O almeno come sarebbe stata meno bella la tua giornata.
Prendi ieri, ho trovato questo: The Hunting of the Snark / Lewis Carroll.
Talmente bello che ve lo voglio non solo segnalare ma copiarne un'immagine (la prima) e qualche riga, ecco.
Prendi ieri, ho trovato questo: The Hunting of the Snark / Lewis Carroll.
Talmente bello che ve lo voglio non solo segnalare ma copiarne un'immagine (la prima) e qualche riga, ecco.
“Just the place for a Snark!” the Bellman cried,E sapete come finisce? Ve lo dico perché non è un giallo, va letto in un modo completamente (anche se non espressamente e totalmente) differente.
As he landed his crew with care;
Supporting each man on the top of the tide
By a finger entwined in his hair.
“Just the place for a Snark! I have said it twice:
That alone should encourage the crew.
Just the place for a Snark! I have said it thrice:
What I tell you three times is true.”
[...]
Navigation was always a difficult art,
Though with only one ship and one bell
[...]
This was charming, no doubt; but they shortly found out
That the Captain they trusted so well
Had only one notion for crossing the ocean,
And that was to tingle his bell.
For the Snark was a Boojum, you see.W la Pasta, W la Salsa, RAmen.
sabato 20 aprile 2013
L'orto a primavera
Io sono solo un manovale poco, anzi per niente, qualificato. La mia mansione è quella di vangarlo a primavera, mettendoci anche il concime naturale, la drügia, cosa che diventa sempre più difficile. Non so se i fisici si siano già accorti che il terreno diventa sempre più pesante (il gravitone sta variando?) e poi anche il tempo (quello meteo non quello dei fisici) non aiuta, continua a piovere. Ma intanto la Luna non aspetta e Nonna (la mamma) è impaziente.
Comunque, come si vede dall'immagine, ieri ho finito le ultime due prös, quelle più scure a destra in alto.
Nel frattempo Nonna ha già messo a dimora melanzane, zucche, patate (solo poche, le altre sono fuori, in un campo tutto per loro) e altro ancora che non si vede. OK, prossimamente finiranno gli spinaci, i ravanelli, i porri, insomma altri lavori.
Ma sempre meglio che seguire gli intrighi dei politici: sia i furbetti che gli affaristi che gli incompetenti. E i pasticcioni.
Ah, sì, adesso sta piovendo, nuovamente.
Comunque, come si vede dall'immagine, ieri ho finito le ultime due prös, quelle più scure a destra in alto.
Nel frattempo Nonna ha già messo a dimora melanzane, zucche, patate (solo poche, le altre sono fuori, in un campo tutto per loro) e altro ancora che non si vede. OK, prossimamente finiranno gli spinaci, i ravanelli, i porri, insomma altri lavori.
Ma sempre meglio che seguire gli intrighi dei politici: sia i furbetti che gli affaristi che gli incompetenti. E i pasticcioni.
Ah, sì, adesso sta piovendo, nuovamente.
venerdì 19 aprile 2013
La sigla misteriosa
Non so se a voi capita mai di vedere qualcosa che sapete cos'è ma non riuscite a dargli un nome, un significato, un senso.
A me capita spesso, anche ieri. Adesso vi racconto tutto per bene e poi mi dite se, secondo voi, è grave o gravissimo o senza speranza ormai.
Sapete, spero, cosa sono i villaggi. Ma se non lo sapete ve lo dico io, tanto è facile: tecnicamente un villaggio è un condominio che invece di essere un palazzo è un set di villette, spesso a schiera. Un po' come se gli alloggi del palazzo fossero ancora da montare e fossero messi lì più o meno alla rinfusa.
Il villaggio per essere tale ha bisogno di due cose: 1) alberelli molto piccoli, cresceranno ma per adesso indicano che il villaggio è nuovo di pakka; 2) la recinzione, nel villaggio entra solo chi ci abita o chi ci deve entrare; ci sono quelli recintati come si deve con muri e cancelli e quelli (i più pheegy) invece con le sbarre tipo passaggio a livello del treno sulla strada d'accesso.
Io ieri sono entrato in un villaggio in macchina, guidata da un villaggiante. Subito dopo la sbarra d'accesso vedo dipinta sull'asfalto una scritta bianca, regolare, grande, GC. Poco più avanti una freccia, anche questa fatta da chi ha scritto GC, non professionale ma comunque bella e, combinazione, nella nostra direzione. Più avanti un altra scritta GC, questa volta non bianca ma violetta o rosa carico o fucsia o --quel colore lì insomma.
"GC" dico io, parlando tra me. "Sì", risponde il guidatore, "si sono sposati l'altra settimana e dobbiamo ancora far cancellare, hanno imbrattato tutto". Perché dovete sapere che nei villaggi ci si comporta in modo molto da persone per bene, non solo non si scrive sui muri ma neanche sulla strada, neanche quando ti sposi. A proposito: non ci sono i marciapiedi, tutti vanno in macchina; non ci sono negozi, bar e roba simile, devi uscire dal villaggio (d'altronde non ci sono nemmeno nel palazzo e il villaggio è un condominio, ricordate?).
OK, GC, mi ricordava qualcosa di importante ma non riuscivo a metterlo a fuoco. E la cosa è andata avanti anche dopo che sono uscito, non mi veniva proprio. Poi ci sono arrivato: la scritta non era completa, messa così avrebbe dato errore, doveva essere (GC) per andare bene. Questa sempre che fosse di una volta, tanto tempo fa quando ero giovane, oggi si scriverebbe (gc) anche se con le macchine nuove e le nuove implementazioni non si chiama mai esplicitamente. Ma è importante, è una delle cose che ogni linguaggio di programmazione ha adottato.
Perché non è concepibile un linguaggio come si deve senza il|la garbage collection!
Ma, dico io, proprio quelle iniziali dovevano avere quei due? Con 20 lettere a disposizione (sarebbero 26 ma è difficile che un nome cominci con X o Y o H, almeno da noi) si hanno 20 * 20 = 400 possibili combinazioni, proprio quella doveva capitare a me, cioè a loro?
A me capita spesso, anche ieri. Adesso vi racconto tutto per bene e poi mi dite se, secondo voi, è grave o gravissimo o senza speranza ormai.
Sapete, spero, cosa sono i villaggi. Ma se non lo sapete ve lo dico io, tanto è facile: tecnicamente un villaggio è un condominio che invece di essere un palazzo è un set di villette, spesso a schiera. Un po' come se gli alloggi del palazzo fossero ancora da montare e fossero messi lì più o meno alla rinfusa.
Il villaggio per essere tale ha bisogno di due cose: 1) alberelli molto piccoli, cresceranno ma per adesso indicano che il villaggio è nuovo di pakka; 2) la recinzione, nel villaggio entra solo chi ci abita o chi ci deve entrare; ci sono quelli recintati come si deve con muri e cancelli e quelli (i più pheegy) invece con le sbarre tipo passaggio a livello del treno sulla strada d'accesso.
Io ieri sono entrato in un villaggio in macchina, guidata da un villaggiante. Subito dopo la sbarra d'accesso vedo dipinta sull'asfalto una scritta bianca, regolare, grande, GC. Poco più avanti una freccia, anche questa fatta da chi ha scritto GC, non professionale ma comunque bella e, combinazione, nella nostra direzione. Più avanti un altra scritta GC, questa volta non bianca ma violetta o rosa carico o fucsia o --quel colore lì insomma.
"GC" dico io, parlando tra me. "Sì", risponde il guidatore, "si sono sposati l'altra settimana e dobbiamo ancora far cancellare, hanno imbrattato tutto". Perché dovete sapere che nei villaggi ci si comporta in modo molto da persone per bene, non solo non si scrive sui muri ma neanche sulla strada, neanche quando ti sposi. A proposito: non ci sono i marciapiedi, tutti vanno in macchina; non ci sono negozi, bar e roba simile, devi uscire dal villaggio (d'altronde non ci sono nemmeno nel palazzo e il villaggio è un condominio, ricordate?).
OK, GC, mi ricordava qualcosa di importante ma non riuscivo a metterlo a fuoco. E la cosa è andata avanti anche dopo che sono uscito, non mi veniva proprio. Poi ci sono arrivato: la scritta non era completa, messa così avrebbe dato errore, doveva essere (GC) per andare bene. Questa sempre che fosse di una volta, tanto tempo fa quando ero giovane, oggi si scriverebbe (gc) anche se con le macchine nuove e le nuove implementazioni non si chiama mai esplicitamente. Ma è importante, è una delle cose che ogni linguaggio di programmazione ha adottato.
Perché non è concepibile un linguaggio come si deve senza il|la garbage collection!
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Ma, dico io, proprio quelle iniziali dovevano avere quei due? Con 20 lettere a disposizione (sarebbero 26 ma è difficile che un nome cominci con X o Y o H, almeno da noi) si hanno 20 * 20 = 400 possibili combinazioni, proprio quella doveva capitare a me, cioè a loro?
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