sabato 6 aprile 2013

La vera storia del gatto di Schroedinger


Questo è un esperimento, non un "Gedankenexperiment", ma un esperimento mentale di tipo diverso.
                                                                       Il bel Post di Leonardo Petrillo
                   mi ha riportato alla mente pettegolezzi ascoltati anni fa, perciò ho pensato di riferirveli.
E’esperimento dove sta?  E’ un esperimento mentale, perché lo faranno le vostre menti: se non vi piacerà, morta lì;
                                  se vi piacerà potrebbe far parte di una serie dal titolo:

Pettegolezzi al-quanto relativi per aspiranti fisici burloni”


  Dunque anni fa in una vacanza in Tirolo conobbi il nipote della cameriera di Erwin Schroedinger, che mi  raccontò quello che gli aveva raccontato la nonna, che era stata la cameriera di Erwin. Fin qui spero di essermi spiegato bene, perché la roba è un po’ complicata e mi è stata raccontata in tedesco e io il tedesco lo capisco proprio per niente.

Voi saprete (e se non lo sapete ve lo dico io, che son pettegolo) che un bel ragazzo bavarese, tal Werner Karl Heisenberg, a soli 24 anni nel 1925 ebbe la bella idea di formalizzare la meccanica quantistica. La cosa gli era stata caldeggiata dal suo amico danese  Niels Bohr. Questo Bohr era un bell’uomo di buona famiglia, di grande cultura e di ottime frequentazioni  (nel 1922 conobbe il re di Svezia), ma che finì a vivere nella casa di un birraio*.
Il nostro Werner  da buon tedesco amava le cose precise e complicate e così (come voi certo saprete) usò un calcolo matriciale che obbedisce ad un’algebra non commutativa, cosa abbastanza impegnativa, che ebbe una grande risonanza negli ambienti scientifici, ma nessuna tra i tirolesi. Anche perché in Tirolo, come si sa, si preferiscono i gruppi abeliani a quelli non abeliani, come d’altronde si preferiscono i gruppi tirolesi a quelli non tirolesi.

   Orbene, il nostro eroe Erwin Schroedinger era invece viennese, nato suddito dell’ ex Sacro Romano Imperatore, allora Imperatore d’Austria e Ungheria Franz Joseph (qui da noi meglio conosciuto come Cecco Beppe, il marito della Sissi). Ma al di là delle Alpi non ci si prendevano  certe confidenze e il motto era sempre Austriae Est Imperare Orbi Universo: AEIOU

  Ora vi pare che a un viennese potesse star bene che un bavarese di provincia formalizzasse la meccanica quantistica con tutto quel casino? Ma ‘sti tedeschi restan sempre dei gran cafoni!
 Erwin allora si rivolse al duca francese Louis-Victor-Pierre de Broglie**.
Nel 1924, Louis (Duca e poi Principe) di Broglie aveva preso il dottorato con  una tesi dal titolo “Recherches sur la Théorie des Quanta “, in cui da buon francese faceva un bel potpourri  di onde e particelle. La maggior parte dei fisici    
del suo tempo fu tanto colpita da quella tesi di laurea che la definì “La Comédie Française”.

  Ma Erwin Schrödinger era un tipo sveglio (quanto sveglio ve lo racconterò dopo), capì che De Broglie non era uno stupidotto, e così per far dispetto a ‘sto ragazzino presuntuoso e cafone di Werner, nel 1926 pubblicò negli Annalen der Physik lo scritto "Quantisierung als Eigenwertproblem" , dove c’è la sua famosa equazione, che ora usano tutti, anche i droghieri bavaresi, perché è molto più semplice delle matrici.
                                   

                           Ma il bavarese non ci stette e l’anno dopo introdusse il suo famosissimo
                             principio di indeterminazione:

Principio usatissimo dai salumieri tirolesi: infatti quando fai la spesa è impossibile determinare contemporaneamente il peso e il prezzo di un pezzo di Speck.

  Insomma, per tutta la vita i due tipetti non riuscirono mai a sopportarsi dicendosi a vicenda cose tipo:  le tue formule fanno schifo! (e questo nei momenti di riappacificazione).
Il bello, lo sapete tutti, è che i due avevano scritto la stessa cosa, ma in due linguaggi matematici diversi.

Ora mi direte: ma che son pettegolezzi questi? Questo lo possiamo leggere quando ci pare su Wikipedia!
Al tempo, amici miei. Il preambolo serviva solo ad inquadrare lo scenario e i personaggi, ora passiamo al carattere del nostro Erwin e qui troverete cose che non ci sono né in Novella 3000 e nemmeno in Chi, ma nemmeno nell’Enciclopedia Britannica.

 Dunque Erwin non era un Adone, così pare a me dalle foto, così la nonna cameriera aveva raccontato al nipote mio amico, anche se ho il sospetto che sulla cosa la nonnina potesse aver fatto spallucce.
Però nell’amore l’aspetto non è tutto. In primis ci vuole la vis naturalis, poi subito dopo l’esperienza.
E infatti il nostro aveva combattuto la grande guerra in Friuli, più o meno negli stessi luoghi e nello stesso tempo in cui un tal Ernest si innamorava come uno straccio dando l’”Addio alle armi”.
Ma volete mettere un duro cacciatore, boxeur e alcolista americano con un eletto spirito mitteleuropeo? E non dico spirito a caso, non ho saputo in effetti quanto Erwin apprezzasse Bacco, però sicuramente era passato da Prosecco: Prosit!

Comunque quello che Erwin Schroedinger adorava era Venere !
Per questo era famoso e famigerato (e credo anche molto invidiato e sospirato!). Ménage à trois, avventure a destra e a manca, figli illegittimi sparsi in ogni dove, rimandato a casa da Dublino, (dove gli avevano dato una cattedra dopo la II guerra mondiale), perché non se ne lasciava scappare una che fosse una.

   Sapete certo che la sua famosa equazione vide la luce durante un misterioso e romantico fine settimana in una baita alpina con un’ amica ancora a noi sconosciuta. Spero che dopo nove mesi sia nato anche qualcos’altro, perché una povera donna che fa una fuitina e poi si sente snocciolare equazioni tutta la notte, a me mi fa un po’ pena.

Eccoci al fattaccio, è questo che il mio amico tirolese mi ha raccontato in gran segreto!
Una notte, in un impeto di passione, o meglio in uno dei suoi soliti ingroppamenti multipli, il premio Nobel (lo aveva ricevuto nel 1933: mannaggia l’anno dopo di Werner!!!), il nostro grande fisico -dicevo- con il suo instancabile fisicaccio, mentre si avvinghiava all’amante di turno, schiacciò il povero gatto della sua amatissima moglie.
Ohi, che guaio!
Ma: Cos'è il Genio? È fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità d'esecuzione.***
Non si prende mica un Nobel per aver smacchiato giaguari! Erwin Schroedinger mise in funzione le sue cellule cerebrali, che funzionavano meglio di quelle sessuali (ed è tutto dire).

 Si ricordò di una cosa accaduta tre anni prima al 6° Congresso Solvay a Brussels (francofono come De Broglie). Quella volta c’erano, tra gli altri, due personaggi molto importanti , che andavano molto d’accordo, si erano simpatici, si stimavano molto, ma discutevano sempre e si facevano i dispetti.
Una sera disputavano se si potevano prendere delle misure precise. La cameriera di Erwin -che faceva un po’ anche la sarta- era molto attenta a questi argomenti. La cosa le era stata raccontata, perché lei non c’era quella volta, ma pare che uno dei due signori in questione -un tipo con i baffi e i capelli tutti in disordine- avesse portato al suo amico -uno magrolino e con un viso lungo così e che parlava tedesco con un accento strano- una scatoletta con una finestrella chiusa, il tutto appeso ad una molla. Pare che i due discutessero tutta la sera in maniera pacata e pensierosa di fronte alla scatoletta. Poi andarono a letto: il baffuto tutto sorridente,  
quell’altro che si grattava la testa.
La mattina dopo appena il tempo di far colazione e  si ritrovarono accanto alla scatoletta, ma stavolta quello che la sera era perplesso era invece sorridente e con espressione sorniona prese con due dita la scatoletta e la tirò verso il basso. L’altro restò di sasso e si sforzò di sorridere, ma si vedeva lontano un miglio che gli rugava. ****

Ecco l’idea di Erwin: una scatoletta!

In un battibaleno mise il gatto morto in un contenitore d’acciaio, andò dalla sua cara Annemarie e le disse: “Unico amore mio, per un esperimento scientifico ho messo il nostro adorato micio in questa scatola dove ci sono  un contatore Geiger, una minuscola porzione di sostanza radioattiva, il relais di un martelletto che può rompere una fiala con del cianuro. Fra un’ora  puoi aprire la scatola, ma il gatto potrebbe essere morto. Se invece lasci la scatola chiusa il gatto sarà vivo/morto: sai bene come funziona la funzione ψ !”. Annemarie non aveva la minima idea di cosa fosse la funzione ψ  e quindi si guardò bene dall’aprire la scatola, perché voleva troppo bene al suo gattino e non voleva correre il rischio di vederlo morto.
.
Così la cameriera di Erwin raccontò al nipote la storia del gatto di Schroedinger. Aggiunse poi che quando la cosa si riseppe in giro, il suo padrone fu felicissimo, perché con ‘sta famosa scatoletta aveva messo in buca l’interpretazione di Copenaghen, che era la teoria prediletta di Bohr, il lungagnone amico di Werner.
Qui finisce il racconto del mio amico tirolese, ma credo che mi abbia nascosto qualcosa di piccante, perché in paese ho saputo che la cameriera di Erwin, che era di Alpbach, dopo la morte del grande fisico passò tutti i giorni a portare fiori sulla sua tomba e non credo che lo facesse per la formula che c’è scritta sopra.

                                                    >>>>>>>>>>>>>>><<<<<<<<<<<<<


*  Poco dopo il 1930 la famiglia di Bohr (premio Nobel nel 1922) si
   trasferì dalla casa accanto al n°15 di Blegdamsvej,  sede dell’Istituto
   Universitario per la Fisica Teorica.
  Andò ad abitare nel Palazzo Carlsberg, splendida dimora che
  il fondatore della famosa birra aveva per testamento destinato a
  residenza del più famoso scienziato danese vivente.




**  De Broglie era tanto francese e tanto nobile che, pur conoscendo benissimo sia il tedesco che l’inglese,  
      in Francia parlava  solo francese. Vive la France! Anche se vieni dal Piemonte (Broglia di Chieri).

***  Rambaldo Melandri (Gastone Moschin) dal film "Amici miei" di Mario Monicelli.

****  da “I trent’anni che sconvolsero la fisica” di  “Geo Geo”  George Gamow                
            http://www.massimobanfi.it/Sito/fisicamatematica/appunti/einstein_bohr.pdf

10 commenti:

  1. Son morto dalle risate!!! XD
    Un post straordinario e divertentissimo, che mi piacerebbe inserire nel Carnevale della Fisica n.42!

    RispondiElimina
  2. Dà', Luigi Dentista! invia la richiesta di partecipazione al Carnevale!
    Il post è veramente molto divertente, molto "tamburista", come quelli di Leonardo ma non solo...

    RispondiElimina
  3. Buffoni... se vi becca Anton (Zeilinger) vi fa vedere i fotoni verdi.

    RispondiElimina
  4. Da morir dal ridere. Gigi è una grande penna!

    RispondiElimina
  5. Anche io ho riso, abbastanza. Certo, con maggiori conoscenze avrei sicuramente riso molto di più (ma questa è colpa mia). Rimane il fatto che l'esperimento secondo me è ottimamente riuscito e quindi l'idea di una serie di post sull'argomento "pettegolezzi ... fisici burloni" mi sembra più che percorribile.

    C'entra poco, ma, non ricordo dove, tempo fa ho letto questa:
    "La versione per bambini del gatto di Schroedinger è la luce del frigorifero"
    Ho riso molto... forse perché era la versione ideale per me? :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      Elimina
    2. Sai bene che non so niente di matematica, ma mi piace la divulgazione scientifica.
      Il primo libro che ricordi di aver letto al proposito è quel "I trent'anni che sconvolsero la fisica" che ho citato nella quarta nota.
      Te lo consiglio; è vecchissimo e datato. Praticamente non ha una fine, perché quando è stato scritto la meccanica quantistica ed il modello standard stavano solo scaldando i motori, però Gamow è stato un grand'uomo, pieno di curiosità, ricco sensibilità, con grandi rapporti umani e con l' esperienza di un tempo irripetibile.
      "La mia linea di universo" è la sua incompiuta autobiografia e val la pena di leggere anche quella.
      Scrisse poi una serie di racconti di divulgazione, poi raccolti in volumi, con personaggio principale mr. Tompkins. Oggi sono ristampati in italiano con aggiunte che vorrebbero completarli, ma li snaturano.
      Gino Segré, professore di fisica negli USA, nonchè nipote del Nobel, è un ammiratore di Geo e in fondo in fondo gli dedica il suo "Faust a Copenaghen"

      Elimina
    3. Grazie per i consigli, ho preso nota.

      Elimina
  6. :-) !!!
    Questa storia dell'esperimento mentale la capiscono i soliti quattro gatti, vivi E morti.

    RispondiElimina
  7. Anch'io sono dell'idea che possa nascere una serie molto interessante. Anche perché i fisici sono, in fondo in fondo, umani. E Einstein e Feynman sono miniere inesauribili; il primo specie per i ragazzi, l'altro per i saputi. Ma mi raccomando: trattare bene gli animali, nèh! non ingiuriarne nessuno.

    RispondiElimina