Ieri ho letto su Facebook un fazioso (e bugiardo) intervento del gruppo Biotecnologie Basta Bugie (complimenti vivissimi per la scelta azzeccata del nome!).
Antefatto.
Da qualche tempo i pro-SA sono costretti alle arrampicate sugli specchi più del solito: quasi ogni settimana stanno mettendoli alle corde nuove scoperte o tecniche biotecnologiche che in un futuro non molto remoto potranno affiancarsi ai già esistenti numerosi metodi sostitutivi della sperimentazione animale, con migliori prospettive di efficacia e affidabilità di quest'ultima, provatamente pochissimo affidabile. Per questo i pro-SA stanno spargendo fango su chiunque non sia della loro idea.
Una ditta produttrice di alimenti animali ha avuto l'ardire di affiancarsi a gruppi anti-SA per chiedere la fine della stessa. Tale affronto non poteva restare impunito!
Questo è quanto pubblica BBB:
Biotecnologie Basta Bugie ha condiviso la foto di A Favore della Sperimentazione Animale.
Evviva l'onesta (?) intellettuale!
Viene messo in evidenza che le scatolette di mangime contengono vari tipi di carne.
Trattandosi di cibo per cani e gatti, carnivori, non mi pare né strano né tantomeno scandaloso.
La maggior parte dei veri animalisti (non quelli che si inteneriscono davanti alle foto dei micini ma poi non smuovono il c*** neppure per firmare una petizione) è vegetariana o vegana, ma ciò non comporta che cibino i propri amici carnivori cani e gatti con verdure! Senza parlare di chi vegetariano non è e si trova a dover alimentare tali animali. Occorre quindi comunque che vengano prodotti questi alimenti. Del resto, con solo una parte degli scarti di varie specie animali uccise per il consumo umano si possono ben nutrire molti animali domestici carnivori, senza aggiungere ulteriori uccisioni.
Gli animalisti premono perché venga limitato e col tempo magari eliminato l'allevamento intensivo, una vera tragedia per gli animali (già da prima dell'abbattimento) ma anche un danno notevole per l'ambiente e paradossalmente una delle cause di fame nel mondo. Auspicano che molti altri si uniscano alla schiera dei non-carnivori (che è in lento ma costante aumento) ma ovviamente anche tornando ad allevamenti eticamente e ambientalmente sostenibili ci sarà sempre una notevole quantità di gente che non rinuncerà alla carne, come del resto è suo diritto, per cui non mancherà mai materia prima per la fabbricazione di mangimi per animali carnivori. In fondo, in natura i carnivori cacciano e mangiano altri animali, eticamente non è condannabile. Personalmente, preferisco dare al mio gatto direttamente carne e pesce, non scatolette, ma è una scelta che non tutti possono fare non tanto per motivi economici (spendo meno io) quanto per motivi pratici.
Quindi questa prima accusa rivolta è senza fondamento.
Esaminiamo l'altra.
Certamente, l'ho sempre sostenuto, gli anti-SA sbagliano nel rinfacciare il loro "profitto" alle imprese (farmaceutiche e non) che sperimentano su animali. Come sempre dico, è giusto che qualsiasi impresa abbia il suo profitto, che serva non solo a coprire tutte le spese, dal materiale alla pubblicità, nonché gli stipendi degli addetti, e lasci al tempo stesso un certo margine perché possano guadagnare anche gli azionisti investitori e i dirigenti. Così funziona in tutte le imprese private, se non c'è un sufficiente margine di guadagno chiudono, lasciando a spasso i lavoratori.
Non vedo quindi nulla di male neppure nel "profitto" della ditta Almo Nature, benché sia probabilmente ben lontano dalle vagonate di denaro che muove l'industria chimica in generale, quella farmaceutica in particolare (probabilmente a questo si riferiscono nel post sotto accusa).
Non ci credete alle "vagonate di denaro"?
Be', basta pensarci un attimo. Non solo ne viene "macinato" parecchio per le spese vive di produzione, dal materiale (tra cui milioni di animali, altro che "un esiguo numero di animali"!) agli stipendi degli addetti, siano operai, siano impiegati, siano ricercatori (sì, anche i "ricercatori", gli autonominatisi "scienziati", pur essendo puri spiriti dediti solo al bene del prossimo, mangiano e hanno famiglia!), dall'impacchettamento ai trasporti.
La vera e propria "sperimentazione" (ovvero il torturare in vario modo gli animali nella vana speranza che quel che serve per cancellare in loro i sintomi di una malattia indotta, tutt'affatto diversa da quella umana, serva anche per l'uomo) in confronto è la parte meno costosa, basata com'è su tecniche ormai antiche e ripetitive.
Ma una gran fetta viene dedicata alle spese pubblicitarie, che sono enormi.
Infatti, con la numerosa quantità di medicamenti nuovi sfornati ogni anno (necessari per sostituire quelli il cui brevetto sia ormai scaduto e quindi ormai producibili da chiunque), è indispensabile convincere i medici in primis e attraverso loro i potenziali utenti della inderogabile necessità di usarli.
Ecco allora gli spot in TV (costano caro!), la pubblicità su riviste e giornali, nonché -grande trovata perché esclusiva della case farmaceutiche- le rivistine più o meno "mediche" che vengono distribuite gratuitamente in ambulatori, studi medici, farmacie. Si tratta di almeno svariate centinaia di migliaia di copie ogni anno, in tutto il mondo. Chiedete a un aspirante scrittore quanto costi farsi pubblicare un singolo opuscolo in poche copie...
Ma che dire dell'altra pubblicità, quella che mira direttamente ai medici, a convincerli a diagnosticare malattie più o meno di fantasia, allo scopo di ricettare sempre più e sempre più nuove medicine?
Questo argomento lo conosco a fondo, ne ho parlato abbastanza con una amica mia, pediatra ospedaliera. Si tratta dei famosi e famigerati "convegni" cui vengono invitati relatori di prestigio nelle varie specialità (spesati di tutto e ben retribuiti per il disturbo) e numerosi medici delle stesse specialità, anch'essi spesati di tutto e alloggiati in alberghi da almeno quattro stelle nelle più note località turistiche. La mia amica nei primi anni partecipava ad almeno 4-5 convegni all'anno, ma ormai ha visitato tutte le località che le interessavano per cui partecipa solo a pochi dei vari proposti. Di questi congressi quindi se ne svolgono in ogni nazione alcuni ogni anno per ogni specialità, pertanto con un numero complessivo mondiale piuttosto elevato (migliaia?).
Lascio a voi immaginare la spesa, se avete un'idea di quanto costi la pensione completa per tre giorni in un hotel 4* a Ibiza o a Capri (più il viaggio). Se lo scopo non fosse quello che è, di assicurarsi la complicità dei medici nel ricettare farmaci, sarebbe molto più conveniente, pratico e efficace svolgere corsi di aggiornamento on-line...
Certo, a questo occorre aggiungere un'altra spesa che però non ricade sulle aziende farmaceutiche ma sulla Sanità nazionale, quindi anche su voi e me: i medici partecipanti ai convegni sono considerati in servizio, non devono chiedere ferie e vanno sostituiti dai loro colleghi, che vengono retribuiti con pagamento di ore straordinarie.
Ciononostante, malgrado tutte queste spese di pubblicità e accessorie, l'industria farmaceutica non è certamente in crisi. Quante industrie farmaceutiche hanno chiuso da quando c'è la crisi mondiale?
Con tutte le spese che gravano a monte su ogni scatoletta di medicinali, potreste pensare che ai farmacisti toccano solo le briciole, vero? Bene, io non ho mai visto in vita mia che una farmacia chiudesse, neanche ora che ogni giorno vedo un negozietto, un bar, un ristorante, un'edicola chiudere a causa della crisi, per non parlare di industrie di altri settori che licenziano a grappoli.
Nella mia farmacia oltre sporadicamente alla proprietaria farmacista lavorano non meno di 6-7 commessi stipendiati, ciononostante la mia farmacista può permettersi un SUV BMW da più di 70.000 euro...
Che i sostenitori della sperimentazione animale in ambito farmaceutico rinfaccino il "profitto" di chiunque mi pare quindi una disgustosa ipocrisia.