giovedì 21 novembre 2013

"Postlogo" a Chimica e letteratura



Sì, dovevo chiamarlo così, il "prologo" si scrive prima, ho dovuto coniare il termine adatto....Sì, lo so, si dice postfazione, ma a me piace inventare neologismi...

Spiego qui, a parte, perché la lettura è così importante per me.

Come dicevo nel post, uno dei momenti più felici della mia vita è stato quando mi sono resa conto che potevo connettermi con il mondo, che ancora non conoscevo, attraverso la lettura.

Ovviamente non ricordo né il momento preciso (chiaro, non un "momento" ma una serie di acquisizioni) in cui ho iniziato a leggere, né il momento in cui me ne sono resa conto coscientemente.

In casa mia tutti leggevano spesso e volentieri, ricordo solo di quando con piacere e già rendendomi conto che si trattava di parodia! (di cui ho assimilato il concetto prima ancora di conoscere la parola che la definisce) leggevo degli opuscoletti - non so se comprati a parte oppure allegati a qualche giornale o rivista comprata dalla famiglia - che nell'ultima pagina parodiavano le più note canzoni, illustrandole con caricature.

Poco dopo ho iniziato a seguire "il signor Veneranda" di Carlo Manzoni, rubrica del giornale satirico "Candido", quindi a leggere anche i caratteri in corpo piccolo.



 Non so, come dicevo, in che momento preciso ho iniziato a collegare i segni scritti con i suoni, penso che sia stato nel mio 4º o  5º anno di vita, so che a 5 anni  o prima leggevo i libriccini da bambini, quelli con pagine di testo a caratteri grandi alternate a pagine di disegni esplicativi, i primi libri di mia proprietà! (ora forse avrei posseduto un eReader...).
Mentre mia sorella, di due anni più giovane, fingeva di leggere avendo imparato a memoria le storielle, io potevo leggerle sul serio, era una cosa entusiasmante! (anche lei ha imparato presto a leggere, per cui posso perfino ipotizzare di aver avuto anche meno di 4 anni all'epoca, la lettura è stata la mia compagna da allora, non riesco proprio a ricordare il remoto tempo in cui non sapevo leggere).


 "Tuoni, lampi, l'aria è scura,                                        
nel pollaio Mara va.                                                                            
I pulcini avran paura
ma la chioccia cosa fa?                                                                
sotto l'ala li ripara
perché l'acqua non li tocchi.
Altrettanto - pensa Mara-
posso far coi miei balocchi.
Orsacchiotto, bambolina,
palla, ochetta, tutto è messo
sotto l'ampia gonnellina.
È tranquilla Mara adesso"      da:  "Mara in fattoria"



"Son Pippino Pippotto e Pippetto
tre bei vispi anatrini gemelli
che dividono tavola e letto
come suole tra bravi fratelli.
Ma Pippotto è un po' dormiglione,
mentre il sole da tempo è spuntato
e i fratelli fan già colazione
ei se'n dorme al calduccio, beato"

 È proprio vero che a una certa età magari si dimentica per che motivo si sia andati in una stanza un attimo prima, ma si ricordano nitidamente cose del lontanissimo passato.

Quel che non capisco è come e perché solo pochi mesi prima di compiere i 6 anni, al momento di sostenere l'esame per l'accesso alla 2ª elementare, non conoscessi ancora il segno di interpunzione "punto e virgola". Ricordo ancora con vergogna (la prima volta in cui mi sono sentita assolutamente inadeguata, poi sono venute moooolte altre volte...) che durante il dettato, al momento di scrivere "punto e virgola" scrissi  . , proprio così, un punto e virgola sdraiato a terra!  (ora potrete prendermi in giro a volontà)

 Anche i miei figli hanno iniziato a leggere presto, ricordo quando mio figlio iniziò a interessarsi di quei segni che catturavano la mia attenzione (forse troppo) e come gli spiegavo cosa significassero (la A della puntA, la E del pettinE...), all'epoca aveva 2 anni, iniziò a leggere verso i 3. Chiaro, il fatto che noi gli insegnassimo le lettere con il loro suono, non con il loro nome ("M", non EMME...) facilitò molto: come si può pensare che un bambino possa collegare EMMEAEMMEEMMEA a MAMMA?


Anche la prima figlia iniziò più o meno a quell'età, mentre la piccola, con grande spasso nostro e di amici, aveva circa un anno e mezzo quando iniziò a capire che a ogni segno corrispondeva un suono e fingeva di leggere additando le lettere: il fatto è che non si è sbagliata mai, non ha mai finto di leggere simboli estranei,
sempre e solo le lettere, ovunque fossero (es. bicchieri pubblicitari)! a due anni leggeva le letterine di plastica sulla loro lavagnetta magnetica, anche al rovescio (come i suoi fratelli) e verso i due anni e mezzo iniziò a scrivere (solo in stampatello maiuscolo, che pretendete?) però DA DESTRA A SINISTRA! ho ancora qualcuno dei suoi disegni, in cui i cani facevano UAB UAB.





3 commenti:

  1. Tutti precoci nella tua famiglia!
    Anche io ho iniziato presto a leggere, tra i 4/5 anni (da quello che mi dicono). E voglio sottolineare un punto che hai scritto e che secondo me è molto importante: "Chiaro, il fatto che noi gli insegnassimo le lettere con il loro suono, non con il loro nome ("M", non EMME...) facilitò molto: come si può pensare che un bambino possa collegare EMMEAEMMEEMMEA a MAMMA?". Assolutamente d'accordo con te. E un altro errore che si fa con i bambini piccoli è quello di sostituire le parole "reali" (quelle che poi userà tutti i giorni) con suoni senza senso o addirittura con altri termini. Es: bumbum=acqua, pupu=cacca ecc.

    Chiudo poi riferendomi all'immagine con le calamite/lettere che hai inserito nel post (se vedi non c'è nessun numero):
    a parte la mia esperienza personale dove mio padre me le ha comprate credo verso un anno e mezzo e dove (inizialmente) erano presenti solo i numeri; con mia madre s'era inventato la scusa che sono meno (costano quindi meno) ma in fondo l'ha fatto perché convinto "servissero di più" (e qui si aprirebbe una discussione che è meglio lasciar perdere)
    Quello che cerco di dire è che sin da piccoli, genitori ed alcuni insegnanti, scavano nella testa dei bambini un solco separatore tra lettere e numeri, un solco talmente profondo che poi porta (da adulti) alla sbagliatissima contrapposizione tra materie umanistiche e scientifiche.
    Ecco, quello che bisognerebbe fare è insegnare sin da piccoli ai bambini che non esistono lettere e numeri, ma caratteri, simboli, ognuno con un suo specifico significato. E che se devi scrivere un tema o fare un'operazione matematica alla fine sempre nella cassetta dei simboli devi andare a cercare.
    Spero di essere riuscito a spiegarmi; sui commenti è tosta e poi oggi il cervello mi si è messo in sciopero a singhiozzi.

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    1. Sono perfettamente d'accordo con te, comunque i miei figli avevano anche i numeri...

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